8 Marzo 2023

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    Così aerotaxi e vertiporti cambieranno gli spostamenti nelle città

    Taxi volanti che facilitano gli spostamenti delle persone da un capo all’altro di città congestionate, evitando il traffico su strada. Ambulanze che solcano i cieli per portare i malati in ospedale, o ancora mezzi che consentono un più veloce trasporto delle merci. I velivoli a decollo e atterraggio verticali (Vtol, Vertical takeoff and landing) potranno svolgere tante funzioni, cambiando il nostro modo di muoverci: non solo renderanno i nostri lunghi viaggi in città più veloci, ma anche meno inquinanti, visto che sono sviluppati per essere alimentati a idrogeno e batterie elettriche. Si tratta di una tecnologia avveniristica e servirà ancora molto tempo prima che si diffonda, soprattutto per mancanza di infrastrutture adeguate. Tuttavia, startup e aziende stanno pianificando l’apertura di reti di vertiporti in diverse città del mondo. Anche in Italia ne è stato da poco inaugurato uno a Fiumicino, dove è stato testato con un viaggio di prova anche il volocopter, che promette di rivoluzionare la mobilità cittadina.

    Urban air mobility

    Questi velivoli sono pensati per operare in ambienti diversi, ma sono adatti per volare nelle città visto che non necessitano di una pista di decollo e atterraggio come per gli aerei, si legge sul sito del World economic forum. Anche se sono simili agli elicotteri, si distinguono da essi perché sono dotati di ali, e quindi possono volare più a lungo e a una maggiore altitudine rispetto ai mezzi con i rotori. Come spiegano dalla società Aurealia aerospace, con sede negli Stati Uniti: il loro modello Q1 può volare fino a 2,5 ore e ha un raggio di venti chilometri.

    Secondo gli esperti della European Union Aviation Safety Agency (Easa), inizialmente  questi mezzi saranno guidati da esseri umani, ma in futuro potrebbero essere controllati da remoto grazie allo sviluppo della tecnologia. “Forse in dieci anni da adesso, i piloti saranno gradualmente sostituiti e questi velivoli saranno controllati da terra”, spiegano. “E in una successiva evoluzione, potremmo vedere taxi aerei autonomi, senza l’intervento dell’uomo durante il volo”.

    In base ad alcune stime dei ricercatori, il mercato della Urban air mobility potrebbe raggiungere i 7,6 miliardi di dollari nel mondo entro il 2027, con in testa Stati Uniti, Cina, Giappone, Canada ed Europa. Un settore che ha grandi potenzialità, in grado di generare 90mila nuovi posti di lavoro nell’Unione europea secondo l’Easa.  

    I tempi

    Per vedere volare questi mezzi sulle nostre città sarà però necessario dotarle di piattaforme specifiche, collegate con le stazioni di treni e autobus, e con gli aeroporti. Proprio la mancanza di infrastrutture dedicate è uno dei principali ostacoli allo sviluppo dei velivoli elettrici a decollo e atterraggio verticale secondo la startup britannica Urban-Air Port: la società punta ad aprire oltre 200 vertiporti nel mondo, e ha già sviluppato dei piani per alcuni siti a Londra, Los Angeles, Australia, Sud Corea, Francia, Germania, Scandinavia e Sudest asiatico.

    L’azienda ha realizzato anche un primo test nella città britannica di Coventry per tre settimane nell’estate dello scorso anno. L’aeroporto pensato per droni elettrici e taxi volanti ‘Air-One’ è stato il risultato della partnership tra la startup e l’amministrazione della città. E non è l’unica iniziativa. La società spagnola di trasporti ferroviari Ferrovial sta pensando di costruire una rete di 10 vertiporti in Florida e di oltre 25 vertiporti nel Regno Unito. LEGGI TUTTO

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    Fondi Ue, stanziati 350 milioni per i cieli digitali

    Il programma europeo Sesar3 ha selezionato 48 progetti di ricerca nell’ambito del suo ambizioso programma di ricerca denominato Digital European Sky, il cui obiettivo è rendere la gestione del traffico aereo in Europa più intelligente e più sostenibile. 

    I progetti selezionati

    Alle iniziative individuate – sei sono italiane – andrà un investimento complessivo di 350 milioni di euro da parte dell’industria aeronautica e dell’Unione europea attraverso Horizon Europe. Dei 48 progetti, 30 sono di ricerca industriale e riguardano aree critiche, come riduzione delle emissioni, automazione resa possibile dall’intelligenza artificiale, soluzioni per l’integrazione di droni (U-space) e servizi urbani per la mobilità aerea. I restanti 18 progetti sono di ricerca innovativa non ancora applicata a processi industriali e mirano a promuovere idee nuove e innovative per trasformare la gestione del traffico aereo in Europa, nonché a incoraggiare lo scambio coordinato di conoscenze e stimolare la futura forza lavoro qualificata. I progetti sono stati selezionati a seguito di un invito a presentare proposte nel 2022, seguito da una rigorosa valutazione da parte di esperti indipendenti. 

    “L’ambito dei progetti selezionati riflette le priorità di ricerca e innovazione delineate nel programma di lavoro pluriennale del programma Sesar3 – si legge in una nota – Coprono un’ampia gamma di tecnologie necessarie per realizzare il Digital European Sky entro il 2040, sul solco del Green Deal europeo e dell’iniziativa comunitaria Europe fit for the digital age”.

    Le iniziative italiane

    Tra le iniziative italiane c’è il progetto Galaad guidato dall’Enav (con 3,8 milioni di euro di finanziamento), il cui obiettivo è mettere a punto un nuovo concetto per le rotte aeree per rendere le operazioni di controllo del traffico aereo più sostenibili e flessibili. A questa stessa categoria appartiene anche il progetto Fcdi guidato da Leonardo, che mira a sviluppare le future tecnologie di comunicazione, navigazione e sorveglianza per supportare e gestire i servizi operativi grazie a uno stanziamento di quasi 12 milioni di euro.

    Ci sono infine quattro progetti tricolori (dei 18 progetti di ricerca esplorativa selezionati) coordinati dall’azienda italiana Deep Blue: “Aeroplane” (finanziato con 992 mila euro), per mitigare l’impatto sul clima dell’aviazione e migliorare la resilienza del settore ai cambiamenti climatici; “Coda” (1,9 milioni), per sviluppare un assistente digitale basato sull’intelligenza artificiale in grado di prevedere il traffico aereo futuro e valutare i livelli di stress e la capacità di attenzione dei controllori di volo, per supportarli e gestire al meglio il carico di lavoro; “Engage 2” (3,7 milioni), che proseguirà il lavoro del progetto predecessore nel condividere le risorse e i risultati del programma di ricerca di Sesar e di trasferirli verso applicazioni tecnologiche; “Hucan” (998 mila euro), che propone un approccio nuovo per la certificazione e l’approvazione di tecnologie sempre più automatizzate e abilitate dall’intelligenza artificiale.

    Partnership pubblico-privata

    Sesar è una partnership pubblico-privata che ha come obiettivo quello di modernizzare il controllo del traffico aereo in Europa. Essa coordina tutti gli enti che all’interno dell’Unione europea si impegnano nella ricerca e sviluppo di questo settore per migliorare i costi, la capacità, la sicurezza e l’impatto ambientale della gestione del traffico aereo. Il primo programma di finanziamenti, Sesar1, si è concluso nel 2016. Quello successivo, Sesar2020, arriverà al 2024, mentre il Sesar3 è stato lanciato nel 2021 e prevede investimenti per 1,6 miliardi di euro entro il 2030. LEGGI TUTTO

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    Mobilità sostenibile: rafforzati i contributi per le colonnine

    Più che un’opportunità, si tratta ormai di una necessità. Tra i cambiamenti climatici sempre più evidenti e gli indirizzi comunitari in tema di transizione energetica, il decollo della mobilità sostenibile non è più rinviabile. Per questa ragione si è deciso di irrobustire la dotazione finanziaria per le colonnine di ricarica elettriche, con 713 milioni di euro provenienti dal Pnrr.

    Come ottenere i contributi

    Sulla Gazzetta Ufficiale sono stati pubblicati i due decreti messi a punto dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica che definiscono le modalità per l’aggiudicazione dei contributi. Sono ammissibili al beneficio i progetti avviati successivamente alla data di presentazione della domanda di contributo. 

    Il richiedente deve risultare in possesso di tutte le autorizzazioni, anche da parte di eventuali proprietari del suolo. Quanto agli interventi sulle superstrade, sono ammissibili le spese relative all’acquisto e la messa in opera di infrastrutture di ricarica da almeno 175 kW di potenza, con un costo specifico massimo di 81 mila euro per ciascuna infrastruttura. Sono ammissibili i costi per la connessione alla rete elettrica (compresi quelli per la progettazione, direzione lavori, messa in sicurezza e collaudi), nel limite massimo del 40% del prezzo totale previsto per fornitura e messa in opera dell’infrastruttura di ricarica. 

    Mentre, per quanto concerne i centri urbani, sono ammissibili al beneficio l’acquisto e la messa in opera di stazioni di ricarica da almeno 90 kW di potenza, le spese per l’installazione delle colonnine, gli impianti elettrici, le opere edili strettamente necessarie, nonché gli impianti e i dispositivi per il monitoraggio. In questo caso il costo massimale per ciascuna colonnina non può superare i 50 mila euro e anche in questo caso lo Stato interviene fino al 40% delle spese.

    I beneficiari

    La domanda può essere presentata da singole imprese o reti temporanee di imprese che, al momento di presentazione dell’istanza, dimostrano di aver gestito infrastrutture di ricarica operative sul territorio comunitario, in misura pari ad almeno il 5% del numero di infrastrutture di ricarica per cui vogliono fare domanda. Questi benefici non sono cumulabili con altri incentivi statali per la costruzione delle medesime colonnine. 

    I vincoli europei

    Il report Italia Bilanci segnala che nel 2022 la quota di auto full electric in Italia è scesa al 3,75 del totale contro il 4,6% del 2021, mentre di pari passo sono cresciuti i modelli ibridi, dal 29 al 34%. Ora occorre cambiare passo, dato che l’Unione europea ha fissato il divieto di vendere auto a combustione interna a partire dal 2035, con l’obiettivo di ridurre sensibilmente le emissioni del comparto automobilistico. Un traguardo tutt’altro che di là da venire per la filiera automotive, chiamata sin da ora a ripensare il proprio modello di business. LEGGI TUTTO

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    L’Ue alza l’asticella per contrastare il greenwashing

    La strada per fare dell’Unione europea la prima area del mondo a neutralità climatica passa anche per un contrasto chiaro al greenwashing, termine utilizzato per indicare le pratiche di comunicazione “amiche dell’ambiente”, alle quali corrispondono iniziative solo di facciata, incapaci di incidere a fondo nel cammino verso la transizione ecologica.

    Commissione Ue al lavoro

    L’ultima novità in tal senso riguarda una proposta di direttiva alla quale sta lavorando la Commissione europea che promette di contrastare pubblicità ed etichette dei prodotti e servizi presentati come sostenibili. Secondo uno studio di Bruxelles su claim pubblicitari dell’area, oltre la metà delle informazioni fornite è risultata vaga, fuorviante o infondata. Un’enormità che rischia di minare il fattore più importante nel processo di transizione green, vale a dire la fiducia dei cittadini e dei consumatori. Oltre a penalizzare le aziende che invece mettono in campo davvero azioni sostenibili, talvolta anche sopportando dei costi nel breve termine, che finiscono col pesare sulla marginalità dei conti.

    Verso standard di valutazione condivisi

    In base alla proposta, le aziende che affermano che il loro prodotto ha un impatto ambientale positivo devono anche dichiarare eventuali impatti negativi in altri ambiti. Anche in questo caso non si tratterà di comunicazione generiche, bensì occorrerà compilare un form preimpostato con 16 categorie da considerare, tra le quali l’impatto sulla qualità dell’aria e quello sui cambiamenti climatici. In merito all’ultimo ambito, l’obiettivo è limitare soprattutto le comunicazioni di soluzioni presentate come “climate neutral”, ma fanno riferimento a valutazioni difficili da verificare e la cui efficacia è fortemente messa in dubbio dalla comunità scientifica. 

    Le criticità applicative

    Secondo la bozza della Commissione Ue, verrà istituito un sistema di verifica, che dovrà essere effettuato da enti indipendenti, anche se su questo punto sono state sollevate diverse critiche da parte degli analisti. Non si discute la ratio dell’intervento, ma piuttosto la capacità di individuare tempestivamente le comunicazioni fasulle, in modo da evitare che i cittadini siano tratti in inganno. Fondamentale per la riuscita del piano sarà anche l’aspetto sanzionatorio e a questo proposito si sa soltanto che i criteri punitivi verranno stabiliti sulla base di criteri comuni che includano “la natura e la gravità dell’infrazione”, nonché “i benefici economici che ne derivano” e il potenziale danno ambientale causato. 

    L’iniziativa italiana

    Sempre in tema di greenwashing, va segnalata l’iniziativa di Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che ha istituito al proprio interno una task force sulla finanza sostenibile che si è data un ruolo di avrà di “facilitatore” per garantire il necessario supporto agli operatori finanziari, alle autorità vigilanti e di controllo, nonché alle imprese nel contrasto al greenwashing.

    Il tema della lotta alle comunicazioni sostenibili non veritiere e il ruolo degli enti pubblici è stato affrontato anche alla Cop26 (l’ultima conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici), nel corso della quale è stata sottolineata l’importanza dell’informazione ambientale scientificamente validata, prodotta da enti terzi attendibili e indipendenti che operano sulla base di dati pubblici.

    Secondo rilevazioni di Morningstar, nel quarto trimestre i fondi sostenibili hanno attratto 37 miliardi di dollari di nuovi flussi netti nel quarto trimestre del 2022, più dei 24 miliardi del terzo trimestre. Tutto questo mentre l’industria mondiale dei fondi subiva deflussi per 200 miliardi di dollari nel quarto, dopo aver sofferto riscatti netti per 198 miliardi nel terzo. La crescente attenzione degli investitori – retail, così come istituzionali – verso la finanza sostenibile non si spiega solo con ragioni etiche, ma anche alla luce di rendimenti quanto meno paragonabili agli asset finanziari tradizionali, a fronte di una minore volatilità. Una ragione in più per assicurarsi che le informazioni veicolate siano corrispondenti ai fatti. LEGGI TUTTO

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    Le auto elettriche non inquinano come quelle a benzina

    Il 3 marzo il Consiglio dell’Unione europea, l’organismo che rappresenta i governi dei 27 Stati membri dell’Ue, ha deciso di rimandare l’approvazione definitiva del regolamento che dal 2035 vuole vietare la vendita di auto a benzina o diesel per ridurre le emissioni di CO2. La decisione è arrivata dopo che i governi di Germania, Italia, […] LEGGI TUTTO

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    Rinnovabili in Piemonte: i finanziamenti per l'efficientamento energetico delle imprese

    Conto alla rovescia per la presentazione delle domande per i finanziamenti della regione Piemonte dedicati all’efficientamento energetico delle imprese. Aperto un bando per gli interventi di miglioramento energetico delle attività e la  produzione di energia da fonti rinnovabili che mette a disposizione 91,8 milioni di euro per il 2023, con particolare attenzione ai progetti presentati […] LEGGI TUTTO