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    Tumori, scoperto ruolo chiave proteina diapason

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 10-11-2020

    Nuovo passo in avanti della ricerca, in particolare nella conoscenza della diffusione delle metastasi
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    Sanihelp.it – Uno studio condotto dai ricercatori dell’Istituto Firc di oncologia molecolare (Ifom) e dell’Università Statale di Milano col sostegno della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha scoperto un ruolo inedito della proteina Atr, battezzata anni fa con il nome di proteina diapason, conosciuta da tempo per la sua funzione di difesa del DNA e di oncosoppressore: sarebbe anche il motore della plasticità della cellula tumorale e, pertanto, della sua diffusione metastatica. Un ruolo decisamente inatteso che per gli studiosi ha importanti implicazioni per comprendere le metastasi e per individuare soluzioni terapeutiche mirate.
    «Concettualmente – commenta il prof. Foiani, responsabile dell’Unità Integrità del genoma dell’Ifom e professore ordinario all’Università degli Studi di Milano – è paradossale che lo stesso gene sia un oncosoppressore e al tempo stesso un promotore di metastasi esattamente per la stessa capacità che ha di influenzare la forma e la rigidità del nucleo cellulare, ma questo dimostra che il cancro è una patologia meccanica oltre che genetica, in quanto le forze meccaniche possono interferire con la stabilità del genoma».
    Dalle ricerche precedenti, condotte sempre dallo stesso team, era emerso che Atr esercita un ruolo di sensore anche nelle cellule sane, avvertendo come un diapason le vibrazioni meccaniche che provengono dal nucleo o dall’esterno della membrana ogni volta che le cellule subiscono uno stress meccanico. Tutto questo modula la plasticità della cellula, salvaguardandola dallo stress.
    Dal nuovo studio è ora emerso che il controllo che Atr esercita sulla modulazione della plasticità cellulare costituisce altresì un fattore cruciale nella diffusione delle metastasi tumorali.
    La ricerca apre alla possibilità di sviluppare in prospettiva una nuova famiglia di farmaci ad hoc.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:www.ifom.ue© 2020 sanihelp.it. All rights reserved.

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    Oligoterapia, cos'è e a che cosa serve

    Cure alternative
    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 10-11-2020

    Come prevenire e curare disturbi della pelle, allergie e problemi legati all’invecchiamento con i minerali
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    Sanihelp.it – Una terapia che utilizza i minerali per ripristinare l’equilibrio del corpo.
    Si tratta dell’oligoterapia, sistema che prende il suo nome dal greco. Infatti, Oligos significa Poco.
    Ecco perché si può dire che l’oligoterapia sia un sistema naturale che si avvale di minerali dotati di una grandezza molecolare molto piccola. Grazie a questa loro caratteristica, i minerali possono sciogliersi completamente in acqua.
    La carenza di questi minerali, che si trovano a piccole concentrazioni nel nostro corpo, può portare ad alterazioni fisiologiche e di tipo strutturale. Ecco che, quindi, il loro apporto consente di prevenire o guarire alcuni squilibri organici che, appunto, derivano dalla loro mancanza.
    Tra gli oligoelementi che vengono presi in considerazione con questa terapia ne esistono quindici considerati essenziali.
    Questi comprendono Fluoro, Iodio, Selenio e Silicio, come metalloidi, Cobalto, Cromo, Rame, Ferro, Litio, Manganese, Molibdeno, Nichel, Stagno, Vanadio, Zinco.
    Il funzionamento dell’oligoterapia avviene attraverso il così detto meccanismo delle diatesi, quindi dei quattro terreni organici.
    Questi sono stati definiti negli anni Trenta da Jacques Ménétrier, inventore dell’oligoterapia.
    Le diatesi sono le condizioni dell’organismo caratterizzate da componenti sia fisiche, sia intellettuali ed emotive.
    Le quattro categorie sono:
    ·       Diatesi di nascita (prima e seconda)
    ·       Diatesi involutive (terza e quarta)
    La terapia, quindi, andrà a curare le aree compromesse da una o più diatesi a causa dell’invecchiamento, dello stile di vita e così via.
    Per curare il disturbo si assumeranno gli oligoelementi. Questi sono vendute in fiale monodose, o in flaconi più grandi, e vengono individuate come forma terapeutica dal naturopata.
    La loro assunzione avverrà al mattino a digiuno trattenendo il liquido sotto la lingua per un minuto prima di deglutire.
    Le cure potranno avere una durata minima di 40 giorni, ma arrivare fino a 120 giorni in caso di problemi più profondi.
    I disturbi che si possono curare con questa terapia sono diversi.
    Si parte dalle patologie allergiche e artritiche, alla predisposizione a contrarre infezioni del tratto respiratorio, fino a problemi di degenerazione e di invecchiamento che si possono manifestare anche a livello neurologico.
     Più in generale si consiglia il ricorso a questa terapia per problemi come quelli della pelle, la cellulite, fino a problemi digestivi e alle allergie.

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    Intelligenza artificiale e tumori

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 03-11-2020

    L’intelligenza artificiale sta cambiando non solo la vita quotidiana, ma anche la scienza
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    Sanihelp.it – I ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, dell’Istituto dei Sistemi Complessi del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e dell’Università Cattolica di Roma, hanno svolto uno studio pubblicato sulla rivista Communications Physics, a proposito di un sistema di intelligenza artificiale che ingloba il tumore in una rete neurale ed è in grado di monitorare il metabolismo e la crescita delle cellule tumorale, oltre che gli effetti delle chemioterapie.
    «Si tratta di un’applicazione originale e innovativa dei nuovi concetti di Deep Learning alla fisica» spiega il coordinatore della ricerca, Claudio Conti del Dipartimento di Fisica della Sapienza e Direttore dell’Istituto dei sistemi complessi del Cnr. 
    «L’idea» aggiunge «è che possiamo usare questi modelli matematici non solo per fare operazioni semplici come il riconoscimento delle immagini, ma anche fare esperimenti decisamente non convenzionali, che sfruttano la fisica e la biofisica con un approccio interdisciplinare».
    Il team di ricercatori, in collaborazione con Massimiliano Papi della Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, ha realizzato una rete neurale ottica che ingloba al suo interno delle cellule tumorali viventi che crescono e si moltiplicano nel tempo. Si tratta di un dispositivo ibrido, formato da tessuti viventi e parti fisiche, come lenti, specchi e computer tradizionali, che evolve nel tempo e può essere addestrato per fornire informazioni sulle cellule tumorali, il loro metabolismo e l’effetto di chemioterapia e altri trattamenti. 
    I ricercatori hanno utilizzato cellule tumorali di glioblastoma, un tumore gravissimo del cervello, che sono state inserite nel dispositivo ottico. 
    Fasci laser sono in grado di attraversare le cellule tumorali, che si comportano come i nodi di una rete neurale. Il sistema di intelligenza artificiale agisce come una vera e propria rete neurale biologica, memorizza ed elabora i dati e successivamente codifica le informazioni contenute nella luce estratta dalle cellule tumorali.
    Ma non solo, la rete neurale vivente può riconoscere gli stimoli esterni e reagire ai cambiamenti: aggiungendo alcune dosi di farmaci chemioterapici i ricercatori hanno dimostrato la capacità del modello di calcolare l’efficacia della terapia contro il glioblastoma. 

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    Tumori: nivolumab e ipilimumab migliorano risposte del 60%

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 20-10-2020

    La combinazione di due principi attivi immuno-oncologici dà importanti risultati
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    Sanihelp.it – La combinazione di nivolumab e ipilimumab riduce il rischio di progressione della malattia del 20%, di morte del 13% e incrementa le risposte del 60% rispetto alla terapia con un solo farmaco. Questi risultati sono dimostrati da una metanalisi coordinata dall’Università La Sapienza di Roma, che ha considerato studi su 2.440 pazienti con diversi tipi di tumore.Per la prima volta in 30 anni, con questa cura si è avuto un miglioramento significativo della sopravvivenza globale in una neoplasia molto difficile da trattare come il mesotelioma. 
    Nel melanoma metastatico a 5 anni il 52% dei pazienti trattati con la combinazione è vivo, e si tratta di un risultato eccezionale se si considera che, prima dell’introduzione dell’immuno-oncologia, questa percentuale non superava il 5%.La combinazione viene sperimentata anche nel trattamento del tumore del polmone, in associazione con basse dosi di chemioterapia, con il 63% dei pazienti vivi a un anno, nel carcinoma renale, con una riduzione del rischio di morte del 40% rispetto alla terapia standard. 
    Nel tumore gastrico avanzato e dell’esofago, la combinazione ha migliorato non solo la sopravvivenza globale, ma anche la sopravvivenza libera da progressione. Da 10 anni a questa parte, in questa neoplasia, non si osservavano risultati così eclatanti. 
    «I benefici offerti dalle combinazioni di molecole immuno-oncologiche – afferma Paolo Marchetti, Direttore di Oncologia Medica B del Policlinico Umberto I di Roma e Ordinario di Oncologia all’Università La Sapienza – sono costituiti da risposte più veloci e durature e dalla sopravvivenza a lungo termine, come evidenziato nella metanalisi, che sarà pubblicata nelle prossime settimane. Gli studi considerati hanno riguardato i tumori del polmone (non a piccole cellule e a piccole cellule), del rene, colon-retto, gastrointestinale, sarcoma, mesotelioma e melanoma. Nivolumab e ipilimumab agiscono su checkpoint immunitari diversi e la loro azione sinergica contribuisce all’obiettivo della sopravvivenza a lungo termine e a un migliore controllo di malattia. La combinazione agisce sia riconoscendo la componente antigenica, cioè individuando la diversità delle cellule tumorali, sia a livello della neoplasia impedendo che quest’ultima possa spegnere la risposta immunitaria. Nella metanalisi abbiamo effettuato una valutazione agnostica, prescindendo cioè dal tipo di cancro. L’immuno-oncologia infatti ha un unico bersaglio, il sistema immunitario, indipendentemente dall’istologia tumorale».

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Pharmastar© 2020 sanihelp.it. All rights reserved.

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