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    Pandemie, cosa hanno a che fare gli animali spazzini e il Ginkgo biloba con la diffusione dei virus

    Ginkgo biloba, albero primitivo quasi estinto in natura, il Covid e una serie di carnivori notturni che nelle tenebre si nutrono di carcasse e marciumi di vario genere. Piante, animali e virus sono coinvolti in prima linea nella diffusione delle malattie. È un circolo antico, che risale a un periodo remoto nella storia dell’evoluzione. Un buco nero che poi emerge, in tutta la sua violenza, con le pandemie umane.

    È nella dieta disgustosa di alcuni mammiferi elusivi delle foreste dell’estremo Oriente che oggi viene ricercata l’origine dello spillover, il salto di specie dagli animali agli umani di virus come la SARS e il Covid-19. Una delle portate principali di questi menù sono i semi di Ginkgo o meglio l’involucro carnoso e maleodorante in cui sono avvolti. In termini botanici si chiama sarcotesta ed è un contorno rivoltante per la maggior parte degli animali ma pietanza ricercata per questi mammiferi che poi rilasciano il seme con le feci contribuendo così alla propagazione della specie. Questo menù esclusivo, perché destinato a pochi, nel corso di milioni di anni avrebbe trasformato questi animali in ordigni biologici a orologeria.

    Una tesi affascinante, che invita ad altre domande, proposta sull’ultimo numero della rivista scientifica internazionale Plants, People, Planet da Peter Del Tredici, decano dell’arboreto della Harvard University e uno dei maggiori conoscitori di questo albero leggendario. Gli imputati dello spillover, oltre al Ginkgo, sarebbero la civetta mascherata della palme (Paguma larvata), lontana parente dello zibetto, e il procione asiatico (Nyctereutes procyonoides). Entrambi gli animali sono allevati in Cina sia per la pelliccia che per il consumo di carne ed erano un piatto forte dei wet market, dove si vendevano animali vivi e dove si ritiene sia avvenuto il salto di specie del Covid.

    Salute

    Gli allevamenti di animali da pelliccia sono un possibile veicolo di pandemie: lo studio

    di Sandro Iannaccone

    16 Settembre 2024

    Nel 2003 la civetta è stata identificata come ospite intermedio per la trasmissione della SARS mentre il procione è considerato uno tra i possibili vettori animali della diffusione del Covid agli esseri umani nel 2019. In realtà, almeno per il Covid, non è mai stata chiarita del tutto l’origine animale del virus e non è stata ancora esclusa del tutto l’ipotesi della fuga di laboratorio dal Wuhan Institute of Virology, a poco più di dieci chilometri di distanza dal mercato epicentro della pandemia. LEGGI TUTTO

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    La Danimarca verso una carbon tax sugli allevamenti: “Primo paese al mondo”

    Il governo danese ha annunciato un accordo tra i partiti di maggioranza sull’introduzione di una carbon tax sugli allevamenti nel 2030, che sarebbe una prima mondiale, come parte di un piano per rendere l’agricoltura più verde. I partiti di maggioranza in parlamento hanno concordato i dettagli di un accordo per tassare le emissioni di metano, il secondo gas serra più potente nell’atmosfera, causate dalle flatulenze dei bovini e dei suini danesi a partire dal 2030, ha dichiarato il ministro in conferenza stampa.

    “Saremo il primo Paese al mondo a introdurre una carbon tax sull’agricoltura”, ha dichiarato il ministro del Clima Lars Aagaard presentando l’accordo, denominato ‘’Tripartito verde’’. A partire dal 2030, le emissioni di metano provenienti dagli allevamenti saranno tassate con un’aliquota di 300 corone (40,2 euro) per tonnellata di CO2 equivalente, che salirà a 750 corone per tonnellata nel 2035.

    Economia e ambiente

    Incentivi green, gli esperti: “Alcuni sussidi nascondono un rischio per l’ambiente”

    07 Ottobre 2024

    Grazie a una detrazione fiscale del 60%, il costo per gli agricoltori passerà da 120 corone per tonnellata nel 2030 a 300 corone nel 2035. Questa decisione fa parte di un testo più ampio sulla transizione ecologica nell’agricoltura, che dovrebbe ridurre le emissioni di azoto di 13.780 tonnellate all’anno entro il 2027. Un primo accordo di principio è stato raggiunto alla fine di giugno tra il governo e i rappresentanti degli allevatori, dell’industria e dei sindacati. Il testo presentato oggi tra il governo e i quattro partiti di maggioranza deve ancora essere votato in Parlamento.

    In una dichiarazione, i firmatari hanno descritto l’accordo come “il più grande cambiamento del paesaggio danese da oltre 100 anni”. “La natura danese cambierà in un modo che non abbiamo mai visto da quando le zone umide sono state prosciugate nel 1864”, ha dichiarato il ministro responsabile dell’accordo, Jeppe Bruus. Circa il 10% delle terre coltivate sarà restituito alla natura, compresa la piantumazione di 250.000 ettari di foresta, ovvero un miliardo di alberi, l’equivalente di “38 volte il giro del pianeta”, ha dichiarato Bruus.

    Agricoltura

    Nei paesi ricchi basterebbe il 13% in meno di carne bovina per ridurre la CO2

    di  Anna Lisa Bonfranceschi

    06 Novembre 2024

    Secondo un rapporto parlamentare, circa il 60% della superficie della Danimarca è attualmente coltivato, il che la rende il Paese con la più grande quota di terra coltivata, insieme al Bangladesh. Secondo il Consiglio danese per l’agricoltura e l’alimentazione, la Danimarca è uno dei principali esportatori di carne suina, che rappresenta quasi la metà delle esportazioni agricole del Paese. LEGGI TUTTO

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    La centrale elettrica è virtuale ma il Gigawatt prodotto è reale

    Una centrale elettrica virtuale, sebbene nominalmente frutto di un bisticcio di termini, è un concetto molto reale: si parla semplicemente di mettere a fattore comune tutte le produzioni energetiche rinnovabili e gestirne in maniera intelligente la distribuzione, e infine il consumo. Ovviamente il sistema funziona solo se l’intelligenza è distribuita su tutta la rete. Ben […] LEGGI TUTTO

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    Stop al caro bollette di luce e gas. Ci pensa una startup con l’intelligenza artificiale

    Far risparmiare sulle bollette di luce e gas, è questa la mission di Enerwu, la startup che semplifica il processo di selezione del fornitore e offre anche una consulenza specializzata per garantire scelte convenienti. L’obiettivo è di risolvere i dilemmi che affliggono gli utenti desiderosi di ridurre le spese relative alla luce e al gas, ma che si trovano spaesati nel caotico mercato energetico, privi di informazioni chiare sui prezzi e sulle opzioni disponibili, offrendo una soluzione unica e adeguata al cliente.

    Il processo è molto semplice: gli utenti caricano la propria bolletta direttamente sul sito web di Enerwu, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale vengono esaminati i dati, analizzato il profilo energetico specifico e, basandosi sulle informazioni inserite, verrà suggerito il fornitore migliore tra quelli disponibili in quel preciso momento. Tale processo non solo semplifica enormemente la ricerca e la selezione del fornitore più conveniente, ma garantisce anche una consulenza personalizzata basata sui dati reali, offrendo ai consumatori la tranquillità di fare una scelta informata e vantaggiosa per le proprie esigenze energetiche.

    La startup che fa risparmiare sulle bollette con l’AI
    Enerwu è stata fondata nel 2023 da tre professionisti appassionati di sostenibilità energetica: Federico Passarino, Giovanni Distefano e Nicola Goldin, con l’obiettivo di semplificare la gestione delle bollette di luce e gas per gli utenti. Utilizzando un software proprietario alimentato dall’intelligenza artificiale, la startup si impegna a offrire le migliori tariffe per consentire ai clienti di risparmiare sulle spese energetiche. Il team di Enerwu si propone di diventare il punto di riferimento in questo settore, lavorando per progetti che mirano ad offrire ai clienti soluzioni sempre affidabili e innovative di tutela e supporto nel panorama energetico italiano.

    “Offriamo una soluzione efficace ai problemi di tempo e denaro dei cittadini, attraverso tre semplici passaggi: i clienti riceveranno un’offerta migliorativa su misura in tempo reale, una volta approvata la proposta possono procedere al caricamento dei dati per ricevere il nuovo contratto scelto. Inoltre, grazie ad una squadra di esperti e al supporto dell’Intelligenza Artificiale, garantiamo la protezione degli utenti da un mercato poco trasparente ed evitiamo le fastidiose chiamate dei call center, offrendo un servizio non solo più efficace ma più chiaro”, racconta a Green&Bllue Federico Passarino co-foundatore di Enerwu.

    Pochi passaggi per risparmiare tempo e denaro
    Oltre alla scelta della bolletta, Enerwu è presente in tutto il territorio italiano con partner strategici per accompagnare l’utente verso una transizione energetica consapevole, offrendo servizi come la consulenza per l’installazione di pannelli solari o impianti delocalizzati. Questo approccio non solo mira a ridurre l’impatto ambientale, ma anche a fornire soluzioni energetiche sostenibili per un futuro più sostenibile. Inoltre, Enerwu ha ideato un servizio di welfare innovativo attraverso collaborazioni con le aziende. In sostanza, la quota del welfare destinata ai dipendenti viene affidata a Enerwu per il pagamento delle bollette energetiche, garantendo un vantaggio tangibile per i beneficiari e contribuendo alla riduzione dell’impatto fiscale. Questa iniziativa non solo offre un sostegno concreto ai dipendenti e aumenta il potere d’acquisto delle persone, ma promuove anche una gestione responsabile delle risorse energetiche e un’efficienza aziendale più sostenibile. “La nostra missione va oltre la semplice fornitura di energia. Vogliamo essere un punto di riferimento in questo settore e un motore di cambiamento verso un futuro più sostenibile, offrendo soluzioni energetiche innovative e servizi che contribuiscono al benessere dei cittadini e dell’ambiente”. LEGGI TUTTO

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    Fittonia, come curare la pianta del mosaico

    La fittonia è un genere di pianta erbacea sempreverde che appartiene alla famiglia delle acantacee, al quale appartengono diverse specie che provengono dall’America centro-meridionale e, in modo particolare, delle foreste tropicali di Colombia, Bolivia e Perù. Il nome della pianta è un tributo alle sorelle Elisabeth e Sara Mary Fitton, note per aver scritto il libro “Conversations on Botany”. La fittonia è caratterizzata da foglie dalla colorazione variegata e, soprattutto, con le nervature ben marcate, che contribuiscono a renderla nota anche con l’appellativo di “pianta del mosaico”.

    L’esposizione ideale
    Per far crescere bene la fittonia, ricordiamoci di preferire un luogo in cui ci sia un buon livello di luminosità, ma non il soleggiamento diretto. La pianta si adatta comunque a crescere anche in ambienti in penombra. È per contro importante che sia sistemata in un ambiente costantemente umido. La pianta non tollera invece in alcun modo le correnti d’aria, che possono provocare il danneggiamento delle foglie. Ricordiamoci infine che la fittonia proviene da aree con temperature particolarmente miti. Alle nostre latitudini, dobbiamo coltivarla in casa, avendo cura di mantenere una temperatura minima tra i 18-20 gradi durante l’inverno. In estate, invece, la fittonia privilegia delle temperature comprese tra i 24-28 gradi.

    Il terreno per la coltivazione della fittonia
    Per coltivare la fittonia possiamo preferire un terreno con un buon livello di fertilità, nel quale sia disponibile una piccola quantità di humus o, idealmente, con una parte importante di torba. La pianta non ama tuttavia i ristagni idrici, motivo per il quale dobbiamo prevedere di inserire dei cocci o dell’argilla espansa sul fondo del vaso, per favorire il corretto drenaggio dell’acqua usata per l’innaffiatura. Ricordiamoci di preferire sempre dei vasi non particolarmente profondi: le radici della fittonia si sviluppano infatti nella parte più superficiale del terreno. A causa della caratteristica crescita dal portamento che ricade, la fittonia può essere coltivata in vasi sospesi.

    Innaffiatura, concimazione e come potare
    La fittonia ha bisogno di un’innaffiatura costante, con un apporto di acqua che sia sufficiente a mantenere sempre inumidito il terreno, tanto durante la stagione calda quanto in quella fredda. In estate, è molto importante assicurare un buon tasso di umidità alla pianta, ricorrendo alla nebulizzazione di acqua sulle foglie. Un altro accorgimento utile è quello di sistemare un po’ di ghiaia nel sottovaso e, quindi, lasciare sempre almeno 1-2 dita di acqua, affinché la fittonia possa avere un ambiente con un tasso di umidità ideale. Per la concimazione della fittonia possiamo aggiungere un po’ di fertilizzante liquido all’acqua usata per l’innaffiatura, con una cadenza quindicinale, solo nei mesi tra la primavera e l’estate. In linea di massima, la fittonia non richiede potature specifiche. Ricordiamoci però di rimuovere tutte le foglie secche o che presentano comunque dei segni di danneggiamento: in questo modo, potremo prevenire eventuali attacchi da parte di parassiti.

    Parassiti e malattie
    La fittonia può essere colpita in modo particolare da parassiti come gli afidi, cocciniglie e gli acari. Nel primo caso, ci accorgiamo della loro presenza osservando semplicemente la pianta, poiché presenta delle macchiette bianche, con sfumature tra il giallo e il verde. La fittonia può anche manifestare alcuni sintomi dei più comuni errori colturali. Ad esempio, quando le foglie tendono a scolorirsi e presentano della marcescenza sugli steli, significa che abbiamo esagerato con la quantità di acqua d’irrigazione. Un’altra problematica piuttosto comunque è quella dell’ingiallimento delle foglie e la successiva caduta. In questo caso, significa che la pianta è stata esposta a temperature minime eccessivamente basse, oppure, che la fittonia si trova in un ambiente dove si verificano correnti d’aria. LEGGI TUTTO

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    Piante aromatiche, dal vaso alla cucina per dare sapore ai cibi

    Cimentarsi nella coltivazione delle piante aromatiche perenni non è così difficile, ma è necessario conoscere bene la specie di cui ci si desidera prendere cura. Scopriamo quali sono le piante aromatiche perenni e come comportarci per farle crescere al meglio.

    L’elenco delle piante aromatiche perenni
    Tra le piante più comuni che si possono inserire nel giardino oppure in vaso nel proprio balcone vi sono senz’altro le piante aromatiche perenni. Si tratta di arbusti che riescono a mantenere le foglie durante l’anno intero, anche quando il clima si fa più freddo. È bene prendere alcune accortezze con le piante aromatiche perenni, anche se generalmente si possono coltivare con estrema facilità in giardino e in vaso.
    Ecco l’elenco delle piante aromatiche perenni:
    · Origano
    · Salvia
    · Rosmarino
    · Alloro
    · Menta
    · Anice
    · Ginepro
    · Dragoncello
    · Santoreggia
    Qui di seguito parliamo delle piante aromatiche perenni che si trovano comunemente nei vivai e si possono coltivare in pieno sole, ma in posizione riparata.

    1. Origano
    Quando si parla di questa pianta aromatica perenne non si può fare a meno di menzionarla per condire la pizza, la salsa di pomodoro oppure la carne. Questa pianta si presenta come un piccolo arbusto con foglie piccoline e fiori di colore rosa. Esistono diverse varietà di origano che si possono acquistare nei vivai: per esempio, quella variegata con foglie bianche e verdi, ma anche l’origano aureo che ha foglie verde chiaro e germogli gialli. Questa pianta ama l’esposizione al sole, ma con il sopraggiungere del caldo più intenso è meglio ripararla, giacché i raggi solari diretti potrebbero danneggiarla. Per quanto riguarda il terriccio, invece, deve essere drenante: l’origano non ama i ristagni idrici che potrebbero addirittura portare alla sua morte. Va comunque annaffiato 2-3 volte a settimana in estate e una sola volta durante la primavera e autunno. La raccolta delle foglie di origano si può eseguire in qualunque momento dell’anno, prendendo le foglie oppure tagliando lo stelo intero una volta che ha terminato la fioritura. Dopodiché si può far essiccare al buio e all’asciutto ed utilizzare come pianta aromatica in cucina. L’origano può essere attaccato da alcuni parassiti come gli afidi che succhiano la ninfa danneggiando le foglie oppure le cicaline che fanno seccare e cadere le foglie.

    2. Salvia
    La salvia è un’altra pianta aromatica perenne ramificata che produce foglie che sono utilizzate per tante ricette. Basta pensare ai piatti con la selvaggina oppure a un classico come la pasta burro e salvia. È una pianta che ama essere collocata al sole oppure mezz’ombra, in grado di resistere al freddo e al caldo. Non va mai messa in prossimità di una piantina di rosmarino: le due piante non amano stare vicine. La salvia officinalis richiede annaffiature non abbondanti, considerando che è una specie che riesce a sopravvivere anche ai periodi di siccità. Va comunque detto che, anche in questo caso, è necessario offrire alla pianta un terreno drenante, poiché non sopporta i ristagni d’acqua. Anche in questo caso si può effettuare la raccolta delle foglie quando si vuole, considerando che prima della fioritura le foglie hanno un profumo più intenso. Le foglie si possono usare fresche oppure secche. Anche se è una pianta robusta, a volte i parassiti come cimici, acari o tripidi possono attaccarla. È importante essere tempestivi e trattare la salvia con il prodotto giusto.

    3. Rosmarino
    Un’altra pianta aromatica sempreverde molto comune nei giardini e nei balconi è il rosmarino. Si tratta di un arbusto a portamento cespuglioso che consente di avere tutto l’anno degli aghi profumati da utilizzare per condire le patate o, perché no, impreziosire la pizza o piatti a base di carne. Si può utilizzare fresco oppure lasciarlo essiccare. Per un’ottima coltivazione del rosmarino è importante selezionare un terreno drenante e una posizione soleggiata. Il rosmarino è una pianta che apprezza essere coltivata sia in vaso sia nel giardino: l’importante è offrire un habitat accogliente per la sua crescita. Questa pianta ama i climi caldi e riesce a sfruttare l’umidità nell’aria; di conseguenza, non è necessario irrigare troppo, ma solo quando si presentano le giornate più calde. Come nel caso delle altre piante aromatiche perenni, anche il rosmarino può essere colto quando lo si desidera. Basta tagliare le cime dei rami della pianta, anche durante la fioritura, e si potrà sfruttare per condire i propri piatti. Grazie alla raccolta, si riuscirà stimolare la crescita di nuovi getti. La pianta, purtroppo, può incorrere in avversità come l’ingiallimento delle foglie, dovuto alla scelta del luogo sbagliato oppure mancanza d’acqua. Gli acari o afidi possono attaccare la pianta, anche se generalmente si tratta di un arbusto resistente a questo tipo di parassiti. LEGGI TUTTO

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    Il denim diventa compostabile. “I nostri jeans stretch biodegradabili in 6 mesi”

    “Sareste pronti a mangiare i vostri jeans?” È la provocazione lanciata ai Green Carpet Fashion Awards 2024 di Los Angeles dalla supermodella Amber Valletta mentre agli ospiti veniva servito un piatto di pasta con pomodori coltivati grazie a un fertilizzante speciale: il compost ottenuto dai residui di un denim compostabile. Un’immagine forte, che ha fatto il giro del mondo, per raccontare un legame inedito tra moda e sostenibilità agricola, un futuro dove l’economia circolare non è solo un’idea, ma una realtà concreta.

    “Perché innovazioni tanto rivoluzionarie vengano comprese, è necessaria una comunicazione incisiva e disruptive, capace di tradurre innovazioni complesse in messaggi chiari e immediati” spiega Simon Giuliani, Direttore Marketing dell’azienda e massimo esperto di sostenibilità manifatturiera nel fashion. È questo l’approccio di Candiani Denim, storica azienda italiana a Robecchetto con Induno, paesino di 5 mila anime alle porte di Milano, l’ultimo grande produttore verticale di denim in Europa, che ha posto le basi per un domani in cui i jeans non solo non inquinano, ma arricchiscono il suolo, in cui il denim non solo veste, ma rispetta l’ambiente. Quel futuro si chiama Coreva, il primo denim stretch compostabile e biodegradabile, un tessuto destinato a cambiare le regole del gioco. Fondata nel 1938 Candiani Denim è cresciuta a stretto contatto con la comunità e il territorio in cui insiste, che nel 1974 è stato dichiarato area naturale protetta del Parco del Ticino.

    L’iniziativa

    Il sistema moda lancia l’allarme: “Sulla sostenibilità siamo in ritardo di 8 anni”

    di Vittorio Emanuele Orlando

    25 Ottobre 2024

    “La famiglia Candiani ha intrapreso un percorso di investimenti per reingegnerizzare il processo produttivo, adottando il principio delle “3 R” — Ridurre, Riusare e Riciclare — per minimizzare sprechi e costi. Questo impegno ha portato alla creazione di un modello virtuoso e innovativo. Con l’arrivo della quarta generazione, l’attenzione si è spostata sull’intera filiera: scelta del cotone, sviluppo del cotone rigenerativo e implementazione di tecnologie e processi sostenibili, con un focus sulle materie prime e sulle tecniche agricole rispettose dell’ambiente”. LEGGI TUTTO

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    Ue, rinviata la legge contro la deforestazione: cosa c’è da sapere

    L’Europa si spacca sul “no” alla deforestazione. La plenaria del Parlamento europeo ha adottato con 371 voti a favore, 240 contrari e 30 astenuti la proposta di rinvio di un anno dell’attuazione della legge, con alcune modifiche al testo proposte dal gruppo Ppe, tra cui la richiesta di aggiungere una categoria di ‘’Paesi a rischio zero’’ a cui garantire requisiti semplificati. Una categoria che – denunciano le associazioni ambientaliste, Wwf in primis – “aprirebbe la porta ad abusi di vasta portata”.

    Proprio in queste ore la Commissione europea sta analizzando gli emendamenti “prima di prendere una posizione ufficiale”, come chiarito dal portavoce della Commissione Ue Adalbert Jahnz. A votare a favore del rinvio dell’attuazione della legge contro la deforestazione, con alcune modifiche al testo proposte dal gruppo Ppe, i Popolari, dei Conservatori, dei Patrioti e dell’ultra destra dell’Europa delle Nazioni Sovrane. Compatte le delegazioni italiane: favorevoli al rinvio Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia in linea con Ecr, Patrioti e Ppe; contrari gli eurodeputati del Pd, dei Verdi e delle Sinistre dell’Unione europea.

    Ma in cosa consiste la legge contro la deforestazione, che entrerà in funzione il 30 dicembre 2025 per le grandi aziende, e il 30 giugno 2026 per le Pmi? E quali sono i nodi cruciali sui quali la politica non ha una visione concorde?

    Perché è importante interrompere i processi di deforestazione?
    Per il contrasto al cambiamento climatico e per la protezione e il ripristino della biodiversità. Secondo una stima dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), tra il 1990 e il 2020, 420 milioni di ettari di foreste – un’area più grande dell’intera estensione dell’Unione Europea — sarebbero stati convertiti da foreste in terreni per uso agricolo. I consumi dell’UE sono responsabili di circa il 10% di questa deforestazione globale. Olio di palma e soia sono responsabili per oltre due terzi della deforestazione.

    In particolare, l’Unione Europea sarebbe responsabile del 10% della deforestazione mondiale: una mancata entrata in vigore del regolamento si tradurrebbe – secondo le stime – a una deforestazione annua di 284 mila ettari di deforestazione, per un totale di 32 milioni di tonnellate annue, secondo le stime di TDi Sustainability.

    In cosa consiste il regolamento europeo contro la deforestazione?
    La normativa, che prende le mosse dall’esigenza di contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità, impone alle imprese di garantire che i prodotti venduti nell’UE non siano all’origine di deforestazione. Il Parlamento europeo aveva approvato in via definitiva una legge che prevede che le aziende potranno vendere nell’UE solo i prodotti il cui fornitore abbia rilasciato una dichiarazione di “diligenza dovuta” (due diligence, in inglese) che attesti che il prodotto non proviene da terreni deforestati e non abbia contribuito al degrado di foreste, comprese le foreste primarie insostituibili, dopo il 31 dicembre 2020. Le imprese dovranno inoltre verificare che tali prodotti siano conformi alla legislazione pertinente del paese di produzione, anche in materia di diritti umani, e che i diritti delle popolazioni indigene interessate siano stati rispettati.

    Quali sono le principali cause della deforestazione?
    Secondo le stime del Wwf, quasi il 90% della deforestazione, soprattutto nelle zone tropicali e subtropicali ricche di biodiversità, è causata dai nostri consumi: l’Unione europea è il secondo maggiore “importatore” di deforestazione tropicale al mondo dopo la Cina, l’Italia è il secondo maggiore consumatore di materie prime a rischio di distruzione di natura, essendo responsabile – secondo il Wwf – della deforestazione di quasi 36.000 ettari all’anno. Ogni italiano con i propri consumi alimentari è responsabile della deforestazione di 6 metri quadrati l’anno.

    Quali sono i prodotti interessati dalla nuova normativa?
    Si tratta di una pluralità molto eterogenea di prodotti. Sono citati, per esempio, capi di bestiame, cacao, caffè, olio di palma, soia e legno, ma anche tutti i prodotti che contengono, sono stati alimentati con o sono stati prodotti utilizzando questi prodotti (ad esempio cuoio, cioccolato e mobili), come da proposta originale della Commissione. Durante i negoziati, i deputati sono riusciti a far includere anche gomma, carbone di legna, prodotti di carta stampata e a diversi derivati dell’olio di palma. Entro due anni dall’entrata in vigore del regolamento si valuterà l’eventuale inclusione del granturco e dei biocarburanti nell’ambito di applicazione, l’estensione di quest’ultimo ad altri ecosistemi naturali e se sia necessario imporre obblighi specifici agli istituti finanziari.

    Come avverranno i controlli?
    Il regolamento prevede che la Commissione classifichi i singoli paesi, o parti di essi, come a basso rischio, rischio standard o alto rischio sulla base di una valutazione obiettiva e trasparente entro 18 mesi dall’entrata in vigore del nuovo regolamento. Per i prodotti provenienti da paesi a basso rischio è prevista una procedura di diligenza dovuta semplificata. La percentuale dei controlli sugli operatori è in funzione del livello di rischio del paese: 9% per i paesi ad alto rischio, 3% per i paesi a rischio standard e 1% per i paesi a basso rischio. Le autorità competenti dell’UE avranno accesso alle informazioni fornite dalle società, come ad esempio le coordinate di geolocalizzazione. Effettueranno inoltre controlli con strumenti di monitoraggio via satellite e analisi del DNA per verificare la provenienza dei prodotti.

    Quali sanzioni sono previste a chi viola il regolamento?
    Le sanzioni in caso di violazione delle nuove regole prevedono un’ammenda massima pari ad almeno il 4% del fatturato annuo totale nell’UE dell’operatore o commerciante.

    Perché non si trova unanimità sul percorso della legge?
    C’è chi ritiene che i 18 mesi dalla sua approvazione non siano un periodo sufficiente affinché l’industria si prepari al tracciamento della filiera. Si è anche fatta larga una polemica sulle linee guida, con accuse alla commissione di una pubblicazione tardiva, avvenuta solo il 2 ottobre, vale a dire nel terzultimo dei 18 mesi date a Stati e aziende per prepararsi. Va tuttavia specificato che non sono poche le realtà che avrebbero già provveduto ad adottare gli investimenti necessari a tracciare la filiera per adeguarla alle nuove normative, ostacolando dunque i processi di deforestazione.

    Quale era stato sin qui l’iter della legge?
    Nell’ottobre 2020 il Parlamento aveva chiesto alla Commissione di presentare una proposta legislativa per porre fine alla deforestazione globale causata dall’UE. L’accordo con i paesi dell’UE sulla nuova legge era stato raggiunto il 6 dicembre 2022. In questi giorni sulle modifiche al testo proposte dal gruppo Ppe si è spaccata la maggioranza. Ora i colegislatori – Parlamento e Consiglio – hanno tempo fino alla fine di dicembre per trovare un accordo sulle modifiche. Senza un accordo, il regolamento dovrà essere attuato a partire dal 2025, come inizialmente previsto. La Commissione europea ha preso tempo per analizzare gli emendamenti adottati prima di adottare una posizione ufficiale. LEGGI TUTTO