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    Ddl caccia, 46 associazioni chiedono lo stop: “Modifiche minime”

    “Allungamento della stagione venatoria anche in piena migrazione, rilancio della cattura degli uccelli per richiamo vivo, caccia nelle aree demaniali, svilimento della scienza e dei pareri di Ispra, aumento del rischio per le persone e molto altro: il disegno di legge sulla caccia presentato al Senato dai partiti di maggioranza è un brutale attacco alla […] LEGGI TUTTO

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    Manu Chao contro Milei, in gioco la sopravvivenza dei ghiacciai andini

    La motosega sui ghiacciai. Mentre i giganti bianchi stanno scomparendo a un ritmo allarmante, il presidente argentino Javier Milei sta tentando di mettere mano sui territori dove si trovano i piccoli ghiacciai sudamericani, un modo secondo le associazioni ambientaliste per favorire gli interessi del comparto minerario. Nelle ultime ore, proprio al fianco dei gruppi che si battono per preservare le grandi riserve d’acqua, si è schierato anche il cantante Manu Chao al grido di “no alle mega miniere, salviamo i ghiacciai”. Per capire cosa sta succedendo in Argentina, terra che ospita meraviglie naturali già in sofferenza come il famoso Perito Moreno, grande ghiacciaio che si sta gradualmente ritirando, bisogna partire dal 2010. Quattordici anni fa il Congresso ha infatti approvato una legge nazionale, la 26.639, che stabilisce come tutti i ghiacciai e le formazioni periglaciali del territorio argentino devono essere protetti e conservati. I vari articoli della legge definiscono che questa va applicata a tutti i ghiacciai o le masse di ghiaccio perenne e istituiscono misure di monitoraggio e protezione, così come vietano attività minerarie e di sfruttamento degli idrocarburi nelle aree interessate.

    Di recente però l’esecutivo guidato da Javier Milei, il cui simbolo – la motosega – sta diventando anche icona dei tagli alle politiche di protezione ambientale – sta tentando di modificare i criteri di protezione decisi con la 26.639 escludendo per esempio i ghiacciai di piccoli dimensioni, quelli inferiori a un ettaro. Di conseguenza questo permetterebbe, per esempio per le imprese minerarie, di operare in quelle aree. Il possibile emendamento ha suscitato una forte indignazione nel Paese soprattutto tra ambientalisti e difensori delle risorse naturali, preoccupati per un “attacco alle riserve d’acqua dolce dell’Argentina”, Paese che come il vicino Cile soffre di criticità idriche e siccità. L’idea che Milei voglia sfruttare i piccoli ghiacciai per questioni economiche ha visto unirsi, per opporsi, circa 40 organizzazioni che hanno rilasciato una dichiarazione comune. “Da Mendoza a nord, la maggior parte dei ghiacciai ha una superficie inferiore a un ettaro. Senza di essi, i fiumi di montagna non avrebbero portata durante i periodi di siccità. Solo nella provincia di San Juan, oltre 1.400 ghiacciai sarebbero privi di protezione” si legge fra le righe di un appello per dire no a progetti minerari sui ghiacciai. “Il governo con la motosega di Javier Milei punta a tutto. Questa volta tocca ai ghiacciai, alle riserve di acqua dolce. In Argentina, nel 2010, grazie alla lotta sociale, è stata approvata la legge 26.639 per la protezione dei ghiacciai e delle aree periglaciali, ma oggi è nuovamente minacciata dalle riforme di un presidente al servizio delle multinazionali” scrive sui social anche il cantante Manu Chao, molto legato al Sudamerica e alle questioni ambientali.

    Lo scioglimento dei ghiacciai diminuisce le risorse di acqua dolce

    a cura della redazione di Green&Blue

    19 Febbraio 2025

    Proprio Manu Chao, oltre vent’anni fa, nei suoi dischi è stato fra i primi ad inserire la questione del “cambio climatico”, la crisi del clima – innescata dalle emissioni umane – che oggi sta portando i ghiacciai a scomparire. In soli 20 anni, dal 2003 al 2023, è infatti scomparso in media il 5% del loro volume totale e abbiamo perso 6.500 miliardi di tonnellate di ghiaccio. Per questo, con un secco “los glaciares no se tocan” (i ghiacciai non si toccano, ndr), le associazioni, sostenute da Manu Chao e altri artisti, stanno tentando di opporsi alle operazioni del RIGI (Regime di incentivi ai grandi investimenti) con cui Milei sta agevolando, esattamente come Donald Trump negli Usa, l’estrattivismo e le esplorazioni del fossile e dei minerali. Chi si oppone parla di “un tentativo incostituzionale” e una violazione dei diritti collettivi all’acqua, ricordando oltretutto come il sistema idrico andino funziona come un ecosistema interconnesso dove, se si vanno a intaccare anche solo pochi piccoli ghiacciai, tutto rischia di avere conseguenze catastrofiche. “Il decreto presidenziale mira a creare una zona franca in cui le aziende possono distruggere i ghiacciai senza restrizioni. Quali criteri vengono utilizzati per decidere che un ghiacciaio di 90 metri per 90 non merita protezione?” chiedono i firmatari specificando che “ognuno di essi, per quanto piccolo, è una fonte d’acqua indispensabile”.

    Greenpeace Argentina nel frattempo ha lanciato una petizione, che ha già ricevuto quasi 180mila firme, per chiedere sostegno contro la possibile modifica della legge. L’esecutivo ha rilanciato rassicurando che i controlli ambientali verranno mantenuti, ma ha anche detto che le province avranno maggiore autonomia e maggiori strumenti di “sicurezza giuridica” relativa ai progetti di investimento. Su questo, il governo sta proseguendo sulla sua strada nel tentativo di ottenere la modifica, un passaggio simile a quello che riguardava a inizio mandato il disegno di legge “Ley de Bases” – e che includeva l’allentamento di protezioni ambientali – che poi però non fu approvato. Se Milei centrerà l’obiettivo, in nome del business, per le associazioni ambientaliste i ghiacciai andini e le comunità locali potrebbero subire un enorme contraccolpo. Già oggi, i ghiacciai tropicali, come quelli sulle Ande, si stanno infatti sciogliendo a un tasso dieci volte superiore alla media globale. LEGGI TUTTO

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    Fiori gialli da vaso e giardino: 20 varietà belle e facili da coltivare

    Nel regno vegetale i fiori si presentano in innumerevoli varietà, dalle forme più disparate e dai mille colori. Tra questi una tonalità estremamente diffusa è il giallo, che tinge tantissime tipologie di fiori, molte delle quali non sono solo avvolte in un fascino unico, ma anche semplici da coltivare. I fiori gialli portano una ventata di colore e ottimismo, aumentando subito il buon umore e decorando gli ambienti, donandogli un tocco di vitalità. Scopriamo quali sono le varietà di fiori gialli più diffuse, belle e semplici da curare.

    Girasole
    Tra le varietà di fiori gialli più conosciute spiccano i girasoli. Pianta annuale dalla bellezza unica, appartenente alla famiglia delle Composite, si contraddistingue con i suoi meravigliosi fiori gialli di grandi dimensioni, dal profumo leggero e che seguono il movimento del sole. Oltre che bellissimi, i girasoli sono semplici da coltivare, preferendo una posizione soleggiata e un terreno drenato e non umido. Per assicurarsi una loro crescita rigogliosa bisogna irrigarli in modo regolare e fertilizzare il terreno ogni due settimane.

    Mimosa
    Tra i fiori gialli un grande classico è la mimosa, arbusto sempreverde dalla bellezza delicata, appartenente alla famiglia delle Fabaceae e che fiorisce tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Per crescere al meglio la mimosa richiede un clima caldo, un’esposizione in pieno sole (evitando però i raggi solari diretti) e un terreno umido, fertile e ben drenato. Le sue irrigazioni devono essere costanti, ma senza abbondare, tenendo conto che patisce gli stress idrici.

    Tulipano
    I tulipani sono noti per la loro eleganza, il profumo travolgente e i fiori a forma di calice, colorati da molteplici sfumature, tra cui quelle del giallo. Appartenenti alla famiglia delle Liliaceae, prediligono un luogo soleggiato e un terreno ben drenato: vanno trapiantati in autunno e richiedono cure esigue, dovendo premurarsi di mantenere il substrato moderatamente umido. Le irrigazioni devono essere eseguite in caso di assenza di piogge e quando il terreno è asciutto.

    Garofano
    Un fiore stupendo e ampiamente diffuso è il garofano, declinato in molteplici tonalità, tra le quali la variante gialla. Dal profumo dolce e appartenente alla famiglia delle Caryophyllaceae, questa pianta non richiede cure complesse: va seminata in autunno o in primavera, scegliendo un luogo soleggiato e un terreno drenato e fertile. Il garofano richiede irrigazioni frequenti, ma non abbondanti e, nei mesi primaverili, potature regolari per mantenerlo sano e rigoglioso.

    Crisantemo
    Altro fiore spettacolare è il crisantemo, declinato in molteplici colori, in cui è compreso anche il giallo. Appartenente alla famiglia delle Asteraceae, fiorisce dalla fine di settembre alle prime gelate e per crescere in modo ottimale richiede un luogo soleggiato e un terreno fertile, ben drenato e sempre umido, evitando però i ristagni idrici. Le irrigazioni del crisantemo devono essere soventi in estate, per poi ridurle in inverno. Da maggio ad agosto è necessario dedicarsi alle operazioni di potatura.

    Ibisco
    L’ibisco è un altro splendido fiore presente in una vasta gamma di sfumature, tra le quali non manca il giallo. Appartenente alla famiglia delle Malvacee, questa meravigliosa pianta erbacea di origini tropicali predilige un clima caldo, ma deve essere esposta in modo graduale al sole. L’ibisco va irrigato con regolarità ogni 2-3 giorni in estate e una volta alla settimana in inverno. Da marzo a ottobre è necessario occuparsi della sua concimazione.

    Iris
    Fiore dal fascino unico, l’iris si presenta anche nella variante gialla, chiamata iris pseudacorus. Appartenente alla famiglia delle Iridaceae, si tratta di una pianta acquatica perenne che si distingue per la sua bellezza elegante e fiorisce con grandi fiori gialli da aprile a giugno. Resistente al gelo, è molto semplice da coltivare, non richiedendo cure particolari. Cresce rigogliosa in pieno sole, ma anche in mezz’ombra, prediligendo un terreno ricco di sostanza organica e umido e irrigazioni costanti, stando però alla larga dai ristagni idrici.

    Croco
    Fiore primaverile per antonomasia, il croco giallo è tra i primi a sbocciare durante la stagione. Questa splendida pianta, chiamata anche crocus flavus, presenta fiori a forma di coppa tinti da un giallo brillante e risplende con poche cure. In particolare, deve essere esposta in pieno sole o in un’ombra parziale e coltivata in un terreno ben drenato. Resistente al freddo, il croco va concimato durante il periodo di fioritura e non richiede irrigazioni soventi.

    Thunbergia
    Chiamata anche Susanna dagli occhi neri, per via del centro scuro dei suoi fiori, la thunbergia è una pianta rampicante molto popolare nei giardini, che fiorisce da giugno a settembre. I suoi fiori a trombetta sono declinati in nuance stupende, tra le quali anche quelle del giallo: per crescere in modo rigoglioso questa pianta richiede temperature minime di 10 gradi, un’ombra parziale luminosa e un terreno drenato, fertile, acido e leggero. È necessario assicurarle annaffiature regolari e abbondanti nel corso della bella stagione, per poi diminuirle in inverno.

    Zinnia
    Dai colori vivaci, la zinnia appartiene alla famiglia delle Asteraceae. Splendida pianta erbacea dai fiori a margherita, presenti in natura anche in giallo, si distingue per la lunga fioritura e la bellezza straordinaria: sboccia tra giugno e ottobre e necessita di un’esposizione in pieno sole, tollerando il caldo, ma non il freddo. Le irrigazioni della zinnia devono essere costanti, soprattutto durante l’estate e in primavera è necessario concimarla ogni 2 settimane.

    Primula
    Colorate da tonalità sgargianti, tra cui il giallo, le primule sono avvolte in un fascino unico. Questa pianta vigorosa, appartenente alla famiglia delle Primulacee, si distingue per la notevole resistenza e la bellezza delicata ed è tra le prime a fiorire alla fine dell’inverno, aprendo le porte alla primavera. La primula richiede una mezz’ombra luminosa e annaffiature costanti, assicurandosi che il substrato sia sempre umido, ma mai zuppo. Durante la sua fioritura è necessario ricorrere ogni 10 giorni a del fertilizzante liquido e rimuovere settimanalmente i fiori secchi e sciupati.

    Dalia
    Con la sua bellezza abbellisce giardini e terrazzi, distinguendosi per i suoi fiori colorati, tinti anche da sfumature gialle. La dalia è una splendida pianta ornamentale appartenente alla famiglia delle Asteraceae, la stessa delle margherite, e fiorisce all’inizio dell’estate. Questa pianta ama il sole, dovendo essere collocata in un luogo soleggiato e caldo, e richiede un terreno ricco di sostanze nutritive. La dalia va seminata tra marzo e maggio, ricorrendo a del fertilizzante a lenta cessione, e nella sua cura richiede irrigazioni regolari.

    Lantana
    Pianta perenne tropicale della famiglia delle Verbenaceae, la lantana spicca con i suoi meravigliosi fiori presenti in una vasta gamma di colori, tra i quali non manca il giallo. Questa incantevole pianta fiorisce in estate e autunno e va seminata durante la primavera in una zona soleggiata e un terreno drenato, necessitando di essere mantenuta ben ventilata. Per quanto riguarda la sua manutenzione deve essere annaffiata regolarmente, ma non in modo eccessivo, e concimata durante la primavera.

    Gerbera
    Amata per la sua grazia e i suoi fiori dai colori intensi, i petali della gerbera sono anche tinti di giallo. Questa splendida pianta della famiglia delle Asteraceae fiorisce tra la primavera e l’estate e va seminata tra febbraio e marzo. Per crescere in modo vigoroso richiede un’esposizione luminosa, assicurandole dalle 6 alle 8 ore di luce solare diretta, e un terreno drenato e ricco di sostanza organica. La gerbera deve essere irrigata spesso in estate, evitando i ristagni d’acqua, e protetta in inverno dalle gelate.

    Papavero
    Pianta erbacea della famiglia delle Papaveracee, il papavero giallo ammalia con i suoi fiori delicati e profumati. La pianta, chiamata anche glaucium flavum e papavero delle sabbie, cresce in ambienti costieri e richiede un’esposizione alla luce solare diretta e un terreno sabbioso e ben drenato. Da seminare tra la primavera e l’inizio dell’estate, è resistente alla siccità e non richiede irrigazioni abbondanti, in quanto l’umidità comporta il rischio di marciume radicale.

    Calendula
    Splendida pianta annuale appartenente alla famiglia delle Asteraceae, la calendula si presenta con fiori arancioni oppure gialli. Semplice da coltivare, questa splendida pianta va seminata in primavera o autunno in un terreno umido e ricco di materia organica e in un luogo luminoso, che sia esposto ai raggi solari diretti per 6 ore al giorno. Da irrigare settimanalmente, durante la sua crescita è necessario ricorrere a del concime con fosforo.

    Viola del pensiero
    La viola del pensiero è una pianta perenne ornamentale apprezzata per il fascino suggestivo dei suoi fiori, che spaziano anche nelle sfumature del giallo. Parte della famiglia delle Violacee, è resistente e semplice da coltivare, potendo essere collocata sia in pieno sole che in una mezz’ombra e preferendo un ambiente ventilato. Seminata in primavera o in autunno in un terreno drenato, deve essere irrigata con costanza, riducendo le innaffiature in inverno.

    Narciso
    Il narciso è apprezzato per i suoi splendidi fiori dalle tonalità variegate, presenti anche con petali gialli incantevoli. A seconda della varietà, i narcisi possono fiorire tra febbraio e marzo. Da seminare tra settembre e ottobre, sono capaci di adattarsi a qualsiasi terreno, ma è bene evitare quelli troppo asciutti. La cura dei narcisi è semplice, richiedendo irrigazioni moderate, da interrompere in inverno. Durante la primavera si può procedere con la concimazione, ricorrendo a prodotti ad alto contenuto di fosforo e potassio.

    Sedum palmeri
    La sedum palmeri, pianta succulenta perenne, incanta con i suoi fiori gialli che sbocciano tra l’inverno e la primavera. Appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, richiede una bassa manutenzione, necessitando di essere coltivata in un luogo soleggiato o semi ombreggiato e in un terreno drenato. La pianta resiste al caldo e alla siccità, mentre patisce i climi rigidi, dovendo proteggerla dalle gelate. Le irrigazioni della sedum palmeri devono essere costanti da aprile a settembre, sua stagione vegetativa. Durante questo periodo bisogna occuparsi anche ogni 15 giorni della sua concimazione.

    Rosa gialla
    Tra le varie tipologie di rose non mancano quelle tinte di giallo. Tra queste spicca la rosa xanthina, originaria della Cina e della Corea, che presenta splendidi fiori gialli vivaci e a forma di coppa. Elegante e profumata, per crescere in modo vigoroso predilige ambienti ventilati e freschi, visto che mal sopporta il caldo. Molto resistente, la coltivazione di questa rosa richiede cure semplici: è necessario collocarla in un luogo soleggiato, assicurandole un’esposizione in pieno sole, un terreno ben drenato e irrigazioni regolari. LEGGI TUTTO

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    Cosa coltivare a giugno

    Giugno è il mese che segna l’inizio ufficiale dell’estate e che chiama la terra alla vita piena. I giorni si allungano, le temperature si stabilizzano, il rischio di gelate è un lontano ricordo. È proprio questo il momento perfetto per dedicarsi al giardinaggio: il terreno è ormai caldo e pronto ad accogliere una moltitudine di ortaggi, dai trapianti alle semine dirette. Ma cosa possiamo coltivare a giugno per sfruttare al meglio questo momento? Ecco una guida pratica per orti, balconi e giardini.
    Cosa coltivare nell’orto a giugno
    L’orto a giugno diventa un laboratorio di biodiversità. Le colture primaverili iniziano a maturare, mentre altre possono essere ancora seminate o trapiantate. Per ottenere il massimo dal vostro prezioso orto, ecco che cosa potete coltivare direttamente nel terreno nel primo mese dell’estate:

    Pomodori, meglio se già in piantina: prediligono esposizione piena al sole e terreno ben drenato;
    Zucchine, che crescono velocemente e offrono frutti già dopo 40-50 giorni;
    Peperoni e melanzane, che amano il caldo e possono essere trapiantati con facilità;
    Fagiolini, da seminare direttamente in terra, con raccolta prevista in circa due mesi;
    Cetrioli, perfetti per insalate estive e facilissimi da curare;
    Carote (varietà tardive), ideali per una raccolta nel periodo autunnale;
    Cavolfiore (sempre varietà tardive), da seminare nel terreno già lavorato;
    Cavoli (nero, cappuccio, broccolo, verza), tutti ideali per una raccolta in autunno;
    Da non dimenticare assolutamente anche tutte le insalate da taglio come lattuga, rucola, valeriana: seminando ogni due settimane, si assicura un raccolto continuo fino alla stagione autunnale. Sono l’evergreen dell’orto. LEGGI TUTTO

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    Solstizio d’estate 2025: quando cade, data e cosa sapere

    Giugno è entrato nel vivo portando temperature in rialzo e facendoci entrare a pieno ritmo nella bella stagione, con le prime giornate trascorse al mare e le ferie sempre più vicine. Se la primavera è ormai soltanto un ricordo, tuttavia, il cambio di stagione arriva ufficialmente con il solstizio d’estate: la data da cerchiare in rosso sul calendario è sabato 21 giugno, giorno in cui quest’anno inizia l’estate astronomica. Fenomeno affascinante e significativo, il solstizio d’estate viene festeggiato in molteplici culture, apre le porte ai mesi caldi e vede il Sole raggiungere la sua elevazione più alta nell’emisfero settentrionale, segnando la giornata più lunga dell’anno e la notte più corta.

    Che cos’è il solstizio d’estate e quando cade nel 2025
    Nel corso delle ultime settimane ci siamo lasciati la primavera alle spalle, le giornate si sono allungate progressivamente e il termometro è salito registrando temperature sempre più alte. Se l’estate meteorologica ha preso il via il 1 giugno, quella astronomica parte in concomitanza con il solstizio d’estate, evento particolare in cui le ore di luce giornaliere raggiungono la loro durata massima: nell’emisfero boreale il solstizio coincide con il giorno più luminoso e lungo di tutto l’anno.

    Questo fenomeno astronomico sancisce il passaggio di stagione, vede i raggi solari cadere perpendicolari al Tropico del Cancro e il Sole arrivare nel punto più alto del cielo rispetto all’orizzonte. Previsto in questo 2025 intorno alle 4:42 del mattino (ora italiana) del 21 giugno, l’evento corrisponde all’istante in cui l’emisfero nord della Terra è maggiormente inclinato verso il Sole. Guardando all’emisfero australe, invece, accade il contrario assistendo al solstizio d’inverno che determina l’inizio dell’inverno astronomico: quindi, dall’altra parte del globo si verifica la giornata più corta dell’anno.

    Cosa succede durante il solstizio d’estate
    Per quanto riguarda le cause del solstizio d’estate queste sono legate all’inclinazione della Terra e alla sua rotazione intorno al Sole, ovvero il suo moto di rivoluzione. Durante questo fenomeno astronomico il nostro Pianeta si trova in una posizione particolare lungo la sua orbita, in cui l’emisfero nord è rivolto al massimo verso il Sole. Gli equinozi e le stagioni si verificano in quanto l’asse della Terra è inclinato di 23,5° rispetto al piano dell’eclittica, ovvero il piano immaginario su cui giace l’orbita terrestre: se l’asse terrestre fosse perpendicolare al piano dell’eclittica i raggi del Sole colpirebbero la Terra con la stessa inclinazione durante tutto l’anno e non ci sarebbero cambi di stagione.

    Nel solstizio d’estate i raggi solari illuminano il Circolo Polare Artico a differenza di quello Antartico che si trova invece al buio: al Polo Nord, punto maggiormente rivolto verso il Sole, in questa data la stella non tramonta e lo stesso fenomeno si verifica anche nelle altre località oltre il Circolo Polare Artico, dove a seconda delle latitudini si possono avere giorni o settimane di luce solare ininterrotta.

    Durante questo evento naturale nei luoghi a nord dell’equatore il giorno dura più di 12 ore, mentre in quelli a sud meno di 12 ore. Nel corso del solstizio d’estate il Sole arriva al massimo della sua posizione settentrionale, rimanendo sopra l’orizzonte più a lungo rispetto a tutto l’anno: in Italia resta in cielo tra le 14 e le 16 ore a seconda della latitudine, per poi iniziare una lenta discesa. Dopo il solstizio, a partire dal 22 giugno, le giornate iniziano ad accorciarsi in modo progressivo fino all’equinozio d’autunno, durante il quale le ore di buio e luce si equivalgono, e al solstizio d’inverno, che coincide con il giorno più breve di tutto l’anno.

    Curiosità sul solstizio d’estate
    La parola solstizio deriva dal latino solstitium e significa “Sole che sta fermo”. Questo termine è composto da sol, in riferimento al Sole, e il verbo stare, inteso come fermarsi, indicando il fatto che il Sole arriva al picco della sua altezza, non salendo ulteriormente rispetto all’orizzonte e, una volta giunto a questo punto, si ferma per poi cominciare la sua discesa che culmina il 21 dicembre con il solstizio d’inverno.

    Appuntamento cruciale nel calendario astronomico, determina l’inizio ufficiale della stagione estiva: pur essendo il giorno con il maggior numero di ore di Sole non coincide però con quello più caldo a causa del lag termico, ovvero il ritardo tra l’accumulo e il rilascio del calore ricevuto dal Sole da parte della Terra. Proprio per questo il picco di caldo si raggiunge tendenzialmente tra la fine di luglio e l’inizio di agosto.

    Il solstizio d’estate coincide con un istante preciso, proprio come quello d’inverno e gli equinozi, e in merito alla sua data questa può cambiare leggermente, verificandosi ogni anno tra il 20 e il 21 giugno: la variazione è dovuta al fatto che in calendario i giorni sono 365, ma la Terra per compiere un’orbita intera intorno al Sole impiega 365 giorni e circa 6 ore in più. È proprio questa discrepanza a determinare le variazioni annuali dei solstizi, come anche degli equinozi. Per evitare che le stagioni slittino in modo progressivo è previsto l’anno bisestile, che si verifica ogni 4 anni, durante il quale si riallineano i fenomeni astronomici.

    Il solstizio d’estate segna l’inizio della bella stagione ed è da sempre connesso ai concetti di vitalità, abbondanza, fertilità, luce e nuovi inizi: a partire dall’antichità è stato celebrato con tradizioni tramandate fino a oggi tra feste pagane e religiose, fuochi propiziatori e riti ed è associato alla rinascita dopo i mesi più freddi. Tra i luoghi più iconici dove si celebra la ricorrenza spicca Stonehenge, sito sacro custodito in Inghilterra e avvolto da un fascino misterioso, dove ogni anno approdano innumerevoli visitatori attratti dallo spettacolo del Sole che si allinea alla perfezione con le sue pietre durante il solstizio d’estate. LEGGI TUTTO

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    Sicurezza aerea, la crisi climatica e gli eventi estremi mettono a rischio l’aviazione

    RIMINI – Alla luce del recente tragico incidente del volo Air India 171, che è costato la vita a 241 persone e le cui cause non sono state ancora chiarite, il tema della sicurezza aerea è tornato prepotentemente all’onore della cronaca. Mentre si cerca di comprendere se si sia trattato di errore umano o di avaria ai motori, per poter adottare le eventuali contromisure, la comunità scientifica continua a discutere anche di altri fattori che mettono a rischio l’aviazione, in particolare gli eventi estremi connessi alla crisi climatica. Gli ultimi risultati delle ricerche in questo settore, e le contromisure messe in atto da aeroporti, piloti, costruttori di aeromobili e decisori politici – tutti gli stakeholder dell’industria – sono stati recentemente discussi a Ecca 25, il congresso internazionale organizzato dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc) dedicato alle strategie di adattamento alla crisi climatica.

    Trasporti

    Lo studio T&E: “Meno scie e cambio di tragitto per il 3% dei voli per dimezzare le emissioni”

    di Pasquale Raicaldo

    13 Novembre 2024

    Emissioni dall’aviazione, un problema in crescita
    Circa il 3% delle emissioni di gas serra in tutto il mondo derivano dall’aviazione. Non sembra una quota particolarmente preoccupante, ma lo diventa se si tiene conto che appena il 10% della popolazione mondiale è solita volare in aereo, e che la domanda continua a salire: nei prossimi anni, dunque, ci si aspetta un aumento delle emissioni e dunque un effetto più marcato dell’industria aeronautica sulla crisi climatica. Qualche cifra: nel 2022, dopo un breve rallentamento dovuto alla pandemia, le emissioni del settore hanno superato gli 800 milioni di tonnellate di CO?, tornando all’80% del periodo pre-CoViD; inoltre, gli aerei rilasciano anche ossidi di azoto, particolato e scie di condensazione, che amplificano notevolmente l’effetto climalterante dell’anidride carbonica. In Europa, le proporzioni sono ancora più marcate rispetto alla media mondiale: nel 2023, i voli in partenza hanno generato 133 milioni di tonnellate di CO?, ossia il 12% circa delle emissioni nel settore del traporto e il 4% circa di tutte le emissioni dell’intera regione. E ora il pianeta sta presentando il conto: se gli aerei contribuiscono a cambiare il clima, il clima che cambia rende più pericoloso volare.

    Trasporti

    Più turbolenze nei nostri cieli, così il cambiamento climatico cambia il nostro modo di volare

    di Pasquale Raicaldo

    14 Dicembre 2024

    Turbolenze, aumento del livello del mare, fulmini
    “I fattori connessi alla crisi climatica che hanno un impatto sulla sicurezza dell’aviazione sono parecchi, e provocano effetti diversi”, ha spiegato Paul Williams, docente di scienze atmosferiche al dipartimento di meteorologia della University of Reading e a capo della Weather Research Division dell’ateneo britannico. “Alcuni sono più inaspettati di altri: generalmente si pensa alle turbolenze e ai fulmini, ma in realtà c’è anche altro”. L’aumento del livello del mare, per esempio: una stima del 2021 ha calcolato che l’innalzamento delle acque farà sì che nei prossimi anni cento aeroporti si troveranno sotto il livello del mare. E poi l’aumento delle temperature: “Quando fa più caldo”, dice Williams, “le prestazioni del motore si riducono, e dunque è necessaria una pista più lunga per il decollo”. In uno studio pubblicato quest’anno nell’ambito del progetto Aeroplane, Williams e colleghi hanno valutato gli effetti dell’aumento delle temperature sulla lunghezza della pista necessaria a decollare in sicurezza in tre diversi scenari di emissioni: nei prossimi dieci anni un Airbus A320 avrà bisogno dell’8% di pista in più – e gli aeroporti dovranno adattarsi di conseguenza. Per non parlare dei fulmini, la cui frequenza aumenta del 12% per ogni grado di temperatura in più, e delle grandinate, anch’esse sempre più frequenti. Ma il rischio più importante, come anticipato, è quello delle turbolenze, che nel periodo 1980-2020 sono aumentate del 41% nei cieli sopra gli Stati Uniti e del 55% sopra l’oceano Atlantico.

    Le strategie per rispondere
    L’industria dell’aviazione sta cercando di mettere in atto tutte le strategie di adattamento e le contromisure per rispondere a questi rischi. A partire, per esempio, dagli aeroporti: “Nell’ultimo anno”, ha raccontato Davide Bassano, direttore della sostenibilità del gruppo Save, che gestisce gli aeroporti di Venezia, Treviso, Verona e Brescia, “abbiamo avviato un progetto di analisi del rischio per la sicurezza aeroportuale e per il benessere dei passeggeri nell’aeroporto di Venezia in tre scenari diversi di emissioni (ottimistico, intermedio e pessimistico)”. L’analisi, che a breve sarà svolta anche sugli altri aeroporti del gruppo, ha svelato, per tutti e tre gli scenari, un rischio elevato e crescente di ondate di calore, venti forti, inondazioni della pista, stress termico per infrastrutture e persone; ma ha anche messo in luce che i rischi possono essere mitigati adattando appropriatamente le infrastrutture aeroportuali. Probabilmente cambierà anche il modo di volare, e anche piloti e costruttori dovranno adattarsi di conseguenza: il caldo, riducendo la densità dell’aria, aumenterà la velocità necessaria a sviluppare la portanza richiesta a mantenere l’aereo in aria e quindi costringerà i piloti a volare a velocità maggiori e i costruttori a prevedere aeromobili in grado di sostenere queste velocità. Possibilmente senza aumentare i consumi e le emissioni. LEGGI TUTTO

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    Dente di leone o tarassaco: fiore, differenze, cura e coltivazione

    Il tarassaco, noto anche come dente di leone, è una pianta spontanea che colora i nostri prati con il suo vivace fiore giallo. Spesso considerato un’erbaccia, il tarassaco nasconde in realtà proprietà benefiche e versatilità in cucina. In questo articolo ne esploreremo le caratteristiche, le sue differenze rispetto ad altre piante simili, e forniremo consigli su come curarlo e coltivarlo.?

    Le caratteristiche principali del tarassaco (o dente di leone): come riconoscerlo
    Il tarassaco (Taraxacum officinale) è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Asteracee. Si distingue per le sue foglie basali disposte a rosetta, lunghe e dentellate, che ricordano la forma di un dente di leone, da cui deriva il nome comune. Il fiore è un capolino di colore giallo brillante, composto da numerosi piccoli fiori ligulati. Dopo la fioritura, il fiore si trasforma in una sfera soffice e bianca, comunemente chiamata “soffione”, che contiene i semi dispersi dal vento.

    Differenze tra tarassaco e altre piante simili
    Il tarassaco è spesso confuso con altre piante, come la cicoria, ma ci sono alcune importanti differenze da tenere presenti per non sbagliarsi. Tra queste:

    Fiori: il tarassaco presenta fiori gialli, mentre la cicoria ha fiori di colore azzurro;
    Foglie: le foglie del tarassaco sono verdi, con margini dentellati, mentre quelle della cicoria possono presentare venature rossastre;
    Proprietà nutrizionali: la cicoria è ricca di vitamina K e calcio, mentre il tarassaco è particolarmente ricco di vitamina A e potassio.

    Come coltivare il tarassaco: in giardino e/o in vaso
    Coltivare il tarassaco è semplice e alla portata di tutti. Può crescere in piena terra senza bisogno di particolari cure, ma si adatta bene anche alla coltivazione in vaso. In giardino, non richiede concimazioni specifiche, a meno che il terreno non sia particolarmente povero: in questo caso, si può intervenire con del compost organico al momento della semina. Se coltivato in vaso, invece, è consigliabile un concime liquido biologico da aggiungere all’acqua ogni dieci giorni durante la primavera e l’estate. In linea di massima, è sempre bene utilizzare un terreno fresco e ben drenato, anche se la pianta è capace di adattarsi a diversi tipi di suolo. Per quanto riguarda l’esposizione, invece, il tarassaco (o dente di leone) cresce bene sia al sole, sia in zone di mezz’ombra. La sua temperatura ideale? 25°, anche se continua a crescere anche quando molte piante vanno in riposo vegetativo.

    Dente di leone o tarassaco: semina, annaffiatura e concimazione
    Per quanto riguarda semina, irrigazione e concimazione, in realtà le regole non sono poi così difficili da seguire. Partendo dalla semina, bisogna ricordarsi solamente che questa piò avvenire da marzo a maggio, oppure tra fine aprile e giugno direttamente a dimora in piena terra.
    L’annaffiatura, invece, deve essere particolarmente regolar durante i periodi caldi (anche due volte al giorno), ma bisogna sempre fare particolare attenzione ai ristagni idrici, nemici principali di ogni pianta.
    Infine, la concimazione: in realtà in tarassaco non richiede particolari azioni; in vaso, ad esempio, si può utilizzare un concime liquidi biologico ogni dieci giorni in primavera ed estate.
    Cura del tarassaco
    Il tarassaco è una pianta resistente, ma alcune attenzioni, se costanti, possono favorirne una crescita particolarmente fruttuosa. Partiamo dalla raccolta: per un consumo alimentare, è consigliabile raccogliere le foglie prima della fioritura, quando sono più tenere e meno amare. Per quanto concerne le malattie, invece, si può stare abbastanza tranquilli. Il dente di leone, infatti, è raramente soggetto a infestazioni, ma può, occasionalmente, essere colpito da oidio, la classica patina bianca che compare sulle foglie. Essendo molto resistente anche ai parassiti, non necessita di trattamenti specifici, anche se è sempre buona norma mantenere pulito il giardino (se coltivato fuori) ed eliminare le foglie marcescenti.

    Insomma, coltivare il dente di leone – tarassaco non è assolutamente cosa difficile, anzi. È il fiore che più di tutti incarna la resilienza della natura; spunta ovunque, nei prati, ai bordi delle strade, nei campi incolti e persino tra le crepe dell’asfalto. La sua capacità auto disseminarsi lo rende praticamente inarrestabile: i suoi leggeri pappi, trasportati dal vento, ne diffondono i semi a grande distanza, garantendone la presenza ovunque, dalle pianure fino alle zone montane. Eppure, proprio questa sua straordinaria capacità di adattamento gli ha valso una reputazione controversa: per molti, è solo una pianta infestante, difficile da eliminare e destinata a invadere giardini e orti. Ma guardando oltre i pregiudizi, il tarassaco si rivela una specie sorprendente, utile in fitoterapia, ricca di proprietà benefiche e persino commestibile. Coltivarla è un piacere, ed è pure facile: ecco perché dovreste provare. LEGGI TUTTO

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    Etichetta energetica anche su smartphone e tablet: cosa cambia per ricarica e riciclo

    A partire dal 20 giugno 2025 tutti gli smartphone e tablet dovranno rispettare i nuovi regolamenti Ue riguardanti l’efficienza energetica, la riparabilità e l’aggiornamento software. In pratica questi dispositivi saranno contraddistinti da un’etichettatura che ricorda quella già applicata agli elettrodomestici: semplici adesivi con colori, simboli e numeri. La svolta si deve al Regolamento (UE) 2023/1670 che stabilisce una serie di specifiche minime che questi prodotti dovranno rispettare per incrementare la loro longevità e gestione del ciclo di vita, con effetti benefici sulla raccolta dei rifiuti elettronici (RAEE). Ogni indicazione è contenuta in due regolamenti approvati dalla Commissione Ue nell’ambito del Green Deal europeo: uno sull’etichettatura energetica e un altro sulla progettazione ecocompatibile (Ecodesign). LEGGI TUTTO