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    Diventa obbligatorio il ritiro gratuito degli elettrodomestici rotti anche senza nuovo acquisto

    Più spazio al ritiro gratuito degli elettrodomestici dismessi per incrementare il recupero delle materie prime critiche e delle terre rare. I rifiuti elettronici infatti potrebbero essere delle vere e proprie “miniere urbane” per rendere disponibili le materie prima ora esclusivamente importate. Per questo il decreto Ambiente punta al rilancio del ritiro gratuito con l’obbligo per i distributori di elettrodomestici di pubblicizzare questo diritto anche in caso di vendite on line. Più spazio anche alla possibilità di lasciare in negozio i piccoli elettrodomestici che non funzionano più, senza nessun obbligo di nuovo acquisto. Le novità nel decreto Ambiente.

    Da rifiuto a giacimento di materie prime critiche
    Ogni anno, in tutto il mondo, vengono prodotte oltre 50 milioni di tonnellate di RAEE, di cui più di 4 milioni in Europa, e le proiezioni indicano che questa quantità potrebbe raddoppiare nei prossimi decenni. I rifiuti possono però trasformarsi in giacimenti di materie prime critiche, ossia antimonio, berillio, cobalto, fluorite, indio, gallio grafite, tantalio, terre rare, oro, argento, metalli del gruppo del platino e rame, attualmente importate quasi al 100% da paesi esxtra Ue. Litio, cobalto e grafite sono fondamentali per la produzione degli attuali sistemi di accumulo dell’energia, mentre le terre rare sono impiegate nei dispositivi elettrici ed elettronici di uso comune, nelle macchine industriali, negli impianti dell’industria del riciclo e nei generatori eolici, e nella produzione di veicoli elettrici. La loro richiesta potrebbe decuplicare entro il 2050.

    Ritiro anche senza nuovi acquisti
    Secondo i dati Ue si stima che ogni cittadino europeo produca in media circa 18,3 kg di rifiuti hi-tech l’anno, ma la capacità di riciclaggio in Europa in generale su alcune materie prime critiche è molto molto bassa, al di sotto dell’1% mentre l’abbandono illegale di RAEE nell’ambiente o il conferimento in contenitori inadeguati è ancora troppo presente, nonostante l’obbligo per i grandi rivenditori di garantire il ritiro uno contro uno, ossia il ritiro gratuito delle vecchie apparecchiature a fronte dell’acquisto di un elettrodomestico equivalente. Oltre a questo è previsto anche il ritiro “uno contro zero”, ossia il diritto per il consumatore di consegnare gratuitamente i piccoli elettrodomestici. Il decreto riscrive le norme in materia con l’art. 6 che contiene, appunto, misure urgenti per favorire il recupero di materie prime critiche dai RAEE.

    Più pubblicità sul ritiro senza obbligo di acquisto
    L’obbligo di legge di ritirare i vecchi apparecchi riguarda i rivenditori con una superficie di almeno 400 metri quadri, ma anche quelli più piccoli possono offrire la possibilità di consegnare gli elettrodomestici dismessi di piccole dimensioni, ad esempio frullatori, ma anche asciugacapelli, bilance elettriche e così via. In tutti i casi deve essere data pubblicità al fatto che non c’è alcun obbligo di acquisto a fronte della consegna dei prodotti non più utilizzabili. Da ora in poi tutti i distributori, compresi coloro che effettuano le televendite e le vendite elettroniche, hanno l’obbligo di informare i consumatori sulla gratuità del ritiro con modalità chiare e di immediata percezione, anche tramite avvisi posti nei locali commerciali con caratteri facilmente leggibili oppure mediante indicazione nel sito internet. Oggi invece l’obbligo di ritiro si applica esclusivamente se il ritiro viene richiesto dal cliente durante l’acquisto e per prodotti equivalenti, ossia apparecchi della stessa classe merceologica. Con il decreto arrivano anche sanzioni per chi non garantisce il ritiro dell’usato secondo le nuove norme. LEGGI TUTTO

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    Ancora troppi rifiuti elettronici finiscono nella raccolta indifferenziata

    Troppi rifiuti elettronici finiscono nella raccolta indifferenziata. L’appello di UNITAR (Institute for Training and Research delle Nazioni Unite) e WEEE Forum (Waste Electrical and Electronic Equipment) è chiaro: smettere di gettare nel bidone del nero i RAEE (rifiuti elettronici), o di mescolarli con altri tipi di rifiuti, come plastica e vetro. Si tratta di pc, smartphone, televisori, elettrodomestici di vario tipo, ma anche chiavette USB, auricolari, lampadine a LED, giocattoli gettati via in modo sbagliato. In sostanza, qualsiasi prodotto dotato di presa per la corrente o di batteria.

    Economia circolare

    Raccolta differenziata, la lampadina non si getta nel vetro: gli errori più comuni che facciamo

    di Cristina Nadotti

    18 Marzo 2024

    Secondo l’ultimo rapporto di UNITAR, quasi un quarto dei rifiuti elettronici prodotti in tutto il mondo non viene raccolto e smaltito correttamente, con il conseguente spreco di materiali preziosi come rame, oro, ma anche plastica e vetro che potrebbero essere riutilizzati per produrre nuovi apparecchi elettronici. “Solo gli 844 milioni di sigarette elettroniche buttate via nel 2022 contengono abbastanza litio per alimentare 15mila auto elettriche”, commenta Pascal Leroy, direttore generale di WEEE Forum.

    Parlando invece dei cellulari, da diversi rapporti emerge che moltissime persone tendono ad accumulare in casa quelli che non vengono più utilizzati, sia funzionanti che non. Secondo quanto riporta un comunicato di WEEE Forum, solo nelle case degli europei ci sarebbero circa 700 milioni di cellulari inutilizzati o non più funzionanti, in media più di due per abitazione. E da un altro sondaggio condotto in diversi paesi dell’Unione Europea, fra cui Portogallo, Paesi Bassi, Italia, Romania e Slovenia, che ha coinvolto un totale di quasi 9mila nuclei familiari, è emerso che in media un’abitazione europea contiene 74 apparecchi elettronici come telefoni, tablet, pc, asciugacapelli (senza considerare le lampade). Di questi, 13 in media non vengono più utilizzati poiché non più funzionanti (4 in media) o perché dismessi per altri motivi (9 in media).

    “Invito tutti a garantire il corretto riciclo di questi dispositivi, che è fondamentale per ridurre il loro impatto ambientale e minimizzare la scarsità di risorse”, aggiunge Cosmas Luckyson Zavazava, direttore dell’Ufficio per lo sviluppo delle telecomunicazioni di ITU (International Telecommunication Union), che ha collaborato con UNITAR alla stesura del report 2024 sui rifiuti elettronici. Smaltire correttamente i rifiuti elettronici presso le apposite isole ecologiche significa infatti evitare sversamenti di sostanze tossiche, come piombo e cadmio, contenute in questo tipo di dispositivi. Inoltre, sempre stando ai dati di WEEE Forum, nel 2022 il recupero e il riutilizzo di materie prime ottenute dai rifiuti elettronici avrebbe evitato l’estrazione di ben 900 milioni di tonnellate di minerali. LEGGI TUTTO

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    Finanza climatica e taglio alle emissioni: ecco cosa chiederà l’Ue alla Cop29 a Baku

    L’Europa ha deciso quale sarà la sua posizione a Cop29, la 29esima edizione della Conferenza Onu sul clima che quest’anno si terrà dall’11 al 22 novembre a Baku, capitale dell’Azerbaigian.
    Ieri in serata, il Consiglio dell’Unione europea ha trovato un accordo sulla linea da tenere quando, tra poco meno di un mese, tutte le nazioni del mondo si rivedranno per fare il punto sulla lotta al riscaldamento globale. In estrema sintesi: nessuna novità da Bruxelles. Nel documento finale non ci sono slanci in avanti, per assumere la leadership del contrasto alla crisi climatica, ma neppure dietrofront. Che pure erano nell’aria, considerando come in molti Paesi Ue siano oggi al governo forze politiche che non hanno mai fatto del clima una loro bandiera.
    [[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Rosmarino, i consigli per potare il re delle piante aromatiche]]
    Meloni: “Nulla di verde in un deserto”
    Ancora questa mattina, la premier italiana Giorgia Meloni ha detto in Parlamento: “La decarbonizzazione al prezzo della deindustrializzazione è un suicidio: non c’è nulla di verde in un deserto”. Assecondando gli istinti della parte più conservatrice del mondo imprenditoriale italiano. E ignorando, o facendo finta di ignorare, che nel resto d’Europa e del mondo (Cina e Stati Uniti in primis) gli investimenti in innovazioni green sono un volano straordinario, capace di produrre profitti e posti di lavoro.

    La premier Giorgia Meloni lo scorso anno alla Cop28  LEGGI TUTTO

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    Le piante “emigrano” e si spostano verso Ovest

    Le foreste europee degli anni Trenta erano piuttosto diverse da quelle che ammiriamo oggi. Se potessimo tornare indietro, in particolare, ci accorgeremo che molte delle piante da allora hanno cambiato casa, si sono trasferite un po’ più a Ovest. A mettere in luce questo processo di occidentalizzazione delle piante delle foreste europee è uno studio […] LEGGI TUTTO

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    L’edilizia verde che sceglie il legno: al via le candidature per il Wood Architecture Prize 2025

    Aprono oggi le candidature per il Wood Architecture Prize 2025, il prestigioso premio istituito da Fiera Bolzano nell’ambito di Klimahouse, fiera internazionale leader nel settore dell’efficientamento energetico e dell’edilizia sostenibile.

    Giunto alla sua terza edizione, il concorso, promosso con il patrocinio e il contributo scientifico dell’Universita? Iuav di Venezia e del Politecnico di Torino in collaborazione con PEFC Italia – Associazione senza fini di lucro che promuove la gestione forestale sostenibile -, si rivolge ai i protagonisti, ai talenti e agli innovatori della filiera delle costruzioni in legno a livello nazionale per sostenere la progettazione e la costruzione di opere di architettura e di ingegneria ideate e realizzate con il legno.
    L’utilizzo del legno in architettura, infatti, e? sempre piu? al centro di una nuova visione progettuale basata sulla sostenibilita?, sia in Italia che all’estero, come evidenziato anche dal dibattito europeo che ha sottolineato le potenzialita? di cui dispone l’edilizia in legno per la trasformazione del settore edile in un modello circolare in grado di ridurre le emissioni di anidride carbonica e di contrastare il cambiamento climatico.
    Nell’edizione 2025 il Wood Architecture Prize abbandonera? la tradizionale suddivisione in categorie, offrendo ai partecipanti la possibilita? di presentare i propri progetti all’interno di un ambito di azione piu? ampio, per definire nuovi immaginari legati alle attivita? di rigenerazione degli spazi abitabili in una logica di filiera territoriale che comprenda interventi sia pubblici che privati.

    Potranno partecipare al Wood Architecture Prize nuove edificazioni, riqualificazioni e/o ampliamenti, sopraelevazioni di edifici esistenti, architetture temporanee e sperimentali e opere di differente connotazione funzionale – pubbliche o private, con spazi di uso individuale o collettivo – la cui realizzazione sia stata completata sul territorio nazionale a partire dall’anno 2021.

    Il premio si rivolge dunque non soltanto agli architetti, ma a tutti i membri della filiera delle costruzioni in legno: ingegneri civili, ambientali e paesaggistici, committenti pubblici e privati, startup, PA, imprese e ricercatori che presentano pratiche virtuose nell’uso di tecnologie all’avanguardia.
    Fra le opere partecipanti al concorso verranno selezionati 12 progetti finalisti, che verranno presentati in occasione dell’evento di lancio di Klimahouse a meta? dicembre 2024, e successivamente sottoposti a un’ulteriore selezione per identificare i 3 progetti vincitori.

    La giuria del Wood Architecture Prize 2025, presieduta dall’Arch. Manuel Benedikter – Benedikter Architekt, e? composta da sette esponenti di spicco del settore, della ricerca e dell’innovazione: Prof. Paolo Simeone – Politecnico di Torino, Prof. Guido Callegari – Politecnico di Torino, Arch. Mauro Frate – MFA architetti e Professore contrattista Iuav, Arch. Sandy Attia – MoDusArchitects, Arch. Marta Baretti – Arbau Studio, Luca Gibello – Direttore Il Giornale dell’Architettura.

    I vincitori del concorso verranno annunciati in occasione di Klimahouse 2025, in programma dal 29 gennaio al 1° febbraio 2025, e potranno partecipare in qualita? di speaker ad alcuni eventi di carattere internazionale. I progetti avranno, inoltre, visibilita? in occasione di altre manifestazioni organizzate o partecipate da Fiera Bolzano, sinergiche al mondo del legno sia a livello nazionale che all’estero.

    Infine, i vincitori godranno di ampia visibilita? anche sui canali social di Klimahouse, di Fiera Bolzano e sulle pubblicazioni dei media partner, tra i quali si segnala l’ingresso di Casabella, il noto periodico legato all’architettura nazionale e internazionale. Professione Architetto e Struttura Legno si confermano media partner dell’edizione 2025. Sara? possibile iscriversi al concorso online fino al 18 novembre 2024. LEGGI TUTTO

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    Il melo, come coltivarlo per avere frutti gustosi

    Albero da frutto più coltivato al mondo, il melo si contraddistingue per la grande resistenza e il ricco raccolto. Oltre alla coltivazione professionale, il melo è diffuso anche a livello amatoriale, trovando largo spazio nei giardini domestici, sia per sfruttare la produzione dei suoi frutti, ma anche per la sua bellezza ornamentale.

    Coltivazione del melo: come funziona
    Il melo appartiene alla medesima famiglia delle rose, la Rosacea, e al sottogruppo delle pomacee ed è originario delle zone dell’Asia centrale, in particolare di quelle del Kazakistan. Il suo nome botanico è Malus domestica: si tratta di una pianta estremamente resistente dallo sviluppo acrotono, a foglia caduca e che va in riposo vegetativo durante la stagione invernale. Germoglia tra marzo e aprile, fiorisce tra aprile e maggio mentre la raccolta dei frutti avviene da settembre a novembre.

    Per quanto riguarda la coltivazione in giardino del melo, è necessario scavare una buca nel terreno di almeno 20 centimetri di profondità e che sia larga il doppio. Tra i meli ci dovranno essere grandi distanze: bisogna piantarli a circa 2 metri tra loro per garantire tutto lo spazio necessario per una crescita ottimale. Dalla zolla vanno rimosse eventuali radici per poi procedere posizionando l’albero all’interno nella buca, inserendo al suo interno un paletto che funga da tutore, dandogli così stabilità: con una corda elastica si lega il melo al supporto. Inoltre, intorno al fusto, si può creare una sorta di vasca con il terriccio per far sì che annaffiandolo l’acqua giunga immediatamente alle radici.

    Il melo può essere coltivato anche in vaso, utilizzando un contenitore di grandi dimensioni, dalla capienza intorno ai 30 litri, e che sia dotato di fori di drenaggio per far sì che i ristagni d’acqua possano defluire. Il seme va posizionato a circa 2-3 centimetri di profondità per poi coprirlo con uno strato sottile di terreno, compattando la superficie. Il tempo di germogliazione è di circa 2 o 4 settimane mentre, per quanto riguarda la maturazione dei frutti, questa può richiedere anche anni. Inoltre, bisogna sottolineare come non tutte le tipologie di melo sono autoimpollinanti e che, quindi, necessitano della vicinanza di un albero come impollinatore per far maturare i frutti. Per ovviare a questo si possono coltivare tre tipologie di melo differenti, scegliendo quelle con il medesimo periodo di fioritura. Le varianti di melo impollinatrici sono per esempio il Golden Delicious, il Granny Smith, il Royal Gala e l’Imperatore.

    Melo, qual è l’ambiente ideale per la sua crescita?
    Il melo tende a crescere nelle zone montagnose e a prediligere un terreno profondo, ricco di sostanze organiche, fertile e ben drenato. Un clima fresco è ottimale per il suo sviluppo, che è particolarmente diffuso nelle aree sopra il livello del mare, tra i 600 e i 1000 metri. Per quanto riguarda la posizione, l’albero da frutto ne predilige una piuttosto soleggiata oppure in ombra parziale. Per una crescita rigogliosa e una produzione ottimale delle mele, è necessario che riceva i raggi solari diretti per 8 ore al giorno. L’albero tollera molto bene le temperature rigide, anche minori di 20 gradi sotto lo zero, eccetto alcune varianti, ma le gelate tardive possono danneggiarlo in modo grave. Altri nemici dell’arbusto sono i ristagni idrici e la siccità. I periodi migliori per piantare il melo sono l’autunno oppure la primavera, quando il terreno non è eccessivamente umido o freddo.

    Come prendersi cura del melo: annaffiatura e potatura
    Per quanto riguarda la cura del melo, l’irrigazione riveste un ruolo molto importante, dovendo essere costante, soprattutto durante la stagione estiva visto che la siccità è un nemico dell’albero. Malgrado questo, non bisogna mai esagerare con l’annaffiatura, interrompendola durante il periodo della raccolta dei frutti. Altro aspetto da tenere in considerazione è la potatura, step cruciale per mantenere la forma dell’arbusto e rendere migliore la produzione dei frutti. In primis, bisogna effettuare la potatura di formazione da eseguire durante il primo periodo di crescita della pianta, verso la fine dell’estate, per darle struttura. Una volta che l’albero ha prodotto le prime mele bisogna dedicarsi alla potatura di mantenimento, rimuovendo i rami secchi, vecchi e irregolari, operazione che va svolta durante il periodo invernale, per poi eseguire la potatura di fruttificazione, destinata alla produzione di rami fruttiferi nuovi. Nella coltivazione del melo bisogna anche prestare attenzione alla concimazione, ricorrendo al fertilizzante da usare in primavera e in autunno, evitando quelli a base di azoto, che possono sfavorire la fruttificazione, incentivando la crescita dal punto di vista vegetativo.

    Prendersi cura del melo significa anche gestire l’eventuale presenza di malattie, come afidi e ticchiolatura, oppure parassiti ai quali potrebbe essere soggetto. La pianta va monitorata con regolarità, ricorrendo subito a trattamenti ad hoc per dire addio in modo tempestivo a queste problematiche.

    Melo: maturazione e raccolta dei frutti
    I frutti del melo maturano tra l’inizio di agosto e novembre, in base alla varietà e al luogo in cui sono coltivati. In relazione al loro periodo di maturazione le tipologie di mele si dividono in estive, ad esempio le Gravenstein, il cui periodo di raccolta coincide con i mesi estivi, autunnali, da raccogliere tra settembre e ottobre, tra le quali rientrano le Golden Delicious, e autunno vernine, che maturano tra ottobre e l’inizio di novembre, come la varietà Pink Lady.

    Per comprendere se la mela sia pronta o meno per essere raccolta è necessario conoscere le caratteristiche delle singole varietà. Se il frutto ha raggiunto il colore tipico della fase di maturazione si può procedere con la raccolta che può essere effettuata con le mani, torcendo il pomo leggermente, lasciando il picciolo attaccato al frutto e non sul ramo. Il momento migliore per svolgere questa operazione è il mattino, in modo tale che il sole non scaldi eccessivamente le mele, assicurandosi che le foglie siano già asciutte dalla rugiada. LEGGI TUTTO

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    Costruire posate dai metalli della centrale nucleare dismessa

    Mentre in Italia si discute di ritorno del nucleare, anche se il nostro Paese aspetta da oltre trent’anni un deposito nazionale per le scorie radioattive che probabilmente non sarà attivo prima del 2039, nella Francia regina dell’atomico d’Europa pensano già ad alternative per le centrali che sono state chiuse. Una, per esempio, è quella di convertire la centrale nucleare di Fessenheim chiusa nel 2020 in un centro capace di riciclare i metalli a bassa radioattività per trasformarli in…posate. Per ora siamo solo nella fase ipotetica e progettuale, perché è dal dibattito pubblico che durerà 4 mesi e incentrato sulla riconversione della centrale che dovranno uscire certezze.

    L’impianto nucleare era stato chiuso nel giugno 2020 ed è attualmente ancora in fase di smantellamento. Dopo la chiusura si è iniziato a ragionare sul futuro di questa grande struttura: la proposta odierna, sostenuta dalla direzione della centrale, è realizzare entro il 2031 un Technocentre, vicino alla struttura, dove recuperare tutta una serie di metalli e altri elementi con basso indice di radioattività per trasformarli in forchette, cucchiai e coltelli, ma anche pentole o maniglie per le porte. Da ottobre e fino a febbraio la comunità francese di Fessenheim discuterà proprio di questo. “Ascolteremo tutti i punti di vista e le preoccupazioni su tutto l’impatto che c’è sull’ambiente, sulla biodiversità, sull’acqua. Ascolteremo anche i diretti interessati, come i residenti locali, che chiedono risposte in termini di posti di lavoro e poi decideremo insieme” ha detto Jean-Louis Laure, presidente del dibattito pubblico. Nel luglio 2025 la EDF, azienda elettrica francese, deciderà se portare avanti o meno il progetto e poi saranno necessarie le varie autorizzazioni per le “posate radioattive”.

    IL CASO

    Nucleare, Microsoft sigla un accordo per far ripartire la centrale “dormiente” Three Mile Island

    di  Luca Fraioli

    04 Ottobre 2024

    “L’apertura è prevista per il 2031, si tratta di un investimento di 450 milioni di euro e 200 posti di lavoro in gioco. Si estenderà su 15 ettari, in edifici annessi alla centrale in fase di smantellamento” ha precisato Laurent Jarry, ex direttore della centrale. Ovviamente, solo i metalli “a bassissimo livello radioattivo” saranno trasformati in oggetti di ghisa o acciaio da poter riutilizzare, precisano dalla società, mentre i materiali non idonei saranno inviati agli impianti di trattamento dei rifiuti nucleari. “Ciò consentirebbe di trattare 500.000 tonnellate di metalli a bassa radioattività nell’arco di quarant’anni” ha aggiunto Laurent Jarry. Come per l’Italia, dove nessun territorio si è realmente proposto per ospitare ad esempio il Deposito nazionale per le scorie radioattive di quelle centrali chiuse dagli anni Novanta, anche in Francia c’è incertezza se puntare realmente su strutture che dovranno trattare comunque materiale nucleare. Per la Francia impianti di questo tipo – quelli di recupero – sono una novità, ma esistono già in Svezia, Germania o Stati Uniti dove vengono utilizzate tecniche per “ripulire” i metalli, metterli in sicurezza e poi fonderli per ottenere la base con cui realizzare oggetti.

    Proprio perché non tutti sono favorevoli alla seconda vita dei prodotti radioattivi, il dibattito pubblico francese sarà determinante nello stabilire se il progetto potrà andare o meno avanti. Inoltre, serviranno anche modifiche al codice sanitario pubblico francese per poter dare il via all’operatività del nuovo impianto. Attualmente, mentre parte della comunità è favorevole all’idea di un’opera che porterà sia al riciclo del materiale sia a nuovi posti di lavoro, un’altra parte ricorda che anche nel prodotto riciclato, come hanno dimostrato studi della Commissione francese per la ricerca e l’informazione indipendente sulla radioattività (Criirad), può rimanere sempre una piccola (e variabile a seconda dei metalli) quantità di radioattività. Anche basandosi su studi dedicati al tema, fino al 2022 la legge in Francia proibiva il recupero di rifiuti a bassa radioattività, un decreto che però è stato recentemente rivisto rendendo possibile il recupero in determinate condizioni. Ora, dopo il dibattito, in Francia decideranno o meno se avallare davvero l’idea delle “posate radioattive”. LEGGI TUTTO

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    La startup dell’agrivoltaico che fa crescere microalghe e piante medicinali sotto i pannelli solari

    “Solward è nata per rispondere a un bisogno del mercato, quello dei campi fotovoltaici di piccole e medie dimensioni, spesso trascurati dai grandi player. Sin dal primo giorno, il nostro obiettivo è stato quello di colmare questa lacuna con un focus particolare su impianti che producono energia direttamente consumata nelle vicinanze, riducendo la dipendenza della rete elettrica”. A parlare per Green&Blue è Paolo Castioni giovane imprenditore seriale con una profonda conoscenza nel campo delle energie rinnovabili e, fondatore di Solward, startup bresciana nata nel 2023 per colmare il vuoto nel mercato dei campi fotovoltaici di piccole e medie taglie.

    Nel 2023 l’Italia ha raggiunto un importante traguardo nella sua transizione verso le energie rinnovabili, infatti, secondo i dati di Terna, il 43,8% della produzione netta di elettricità del nostro Paese è stata ottenuta da fonti green, come idroelettrico, eolico, solare, biomasse e geotermico indicando un impegno crescente verso un futuro energetico più sostenibile. Questa trasformazione trova conferma anche nell’opinione pubblica, come dimostra un sondaggio Ipsos, secondo cui il 79% degli italiani considera l’energia rinnovabile un elemento essenziale per il nostro domani e per la tutela dell’ambiente. Anche l’analisi di Legambiente rafforza questa tendenza, rivelando che il 61% degli intervistati ritiene urgente accelerare la transizione energetica per contrastare l’aumento dei costi dell’energia e proteggere l’ambiente.

    In questo scenario, il mercato italiano è tuttavia dominato da grandi operatori focalizzati su impianti di grande taglia, per questo motivo Solward ha scelto di operare in un settore meno esplorato, concentrandosi su impianti da 1 a 15 megawatt. Tale strategia consente all’azienda di soddisfare le esigenze di una nuova tipologia di clienti, come le imprese interessate all’autoconsumo che desiderano realizzare il proprio impianto, ma spesso non trovano soluzioni adeguate nelle offerte degli operatori. In questo modo, l’azienda diversifica la propria offerta, rendendo le tecnologie rinnovabili accessibili a una gamma più ampia di fruitori. “Solward in poco tempo si è distinta offrendo soluzioni complete e innovative in una fascia di mercato dove mancava attenzione, affermandosi rapidamente come un punto di riferimento per chi cerca qualità e innovazione nel fotovoltaico”, continua Paolo Castioni.

    Innovazione

    Encubator, le startup pronte ad accelerare la transizione ecologica

    di  Gabriella Rocco

    09 Ottobre 2024

    Fotovoltaico e agrivoltaico per piccole e medie taglie
    Il mercato delle energie rinnovabili in Italia sta attraversando un periodo di grandi sfide e cambiamenti, con l’ambizioso obiettivo, come ricorda anche una nota del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza Energetica, di incrementare notevolmente la quota di energia rinnovabile entro il 2030. Questo scenario non solo apre nuove opportunità di lavoro e sviluppo per le imprese italiane, ma le espone anche a una crescente concorrenza internazionale.

    In tale panorama competitivo e di cambiamenti continui, la startup bresciana ha investito in soluzioni innovative tra cui l’uso di materiali di qualità come l’acciaio carbon neutral per la realizzazione di tracker standard e l’agrivoltaico con altezze maggiori. Sebbene il Tracker One, prodotto di punta dell’azienda, abbia ottenuto ottimi risultati di vendita, Solward, grazie alle numerose richieste ricevute, prevede un ulteriore incremento con il lancio del nuovo tracker agrivoltaico. Solward intende distinguersi dalla concorrenza, puntando sulla flessibilità e la capacità di adattarsi velocemente, caratteristiche rese possibili grazie alla giovane età della startup e della squadra, costituita principalmente da figure under trenta.

    L’innovazione nell’agrovoltaico
    La startup bresciana, nel prossimo anno, punta a raggiungere un volume di forniture oltre i 200 MW, grazie a nuovi accordi commerciali intrapresi, con un importante impegno verso l’espansione e l’innovazione nel settore agrivoltaico, concentrandosi su strutture progettate per ottimizzare l’utilizzo dei terreni, consentendo così la produzione simultanea di energia e prodotti agricoli.

    Il concetto di agrivoltaico, che combina la produzione di energia solare con l’uso agricolo del suolo, è più di una semplice innovazione tecnologica: è una risposta concreta alle esigenze di sostenibilità e ottimizzazione delle risorse. I benefici sono ampi, dal miglioramento della resa agricola alla riduzione dell’impatto ambientale, e rappresentano una nuova frontiera per l’efficienza e la produttività.Non solo, Solward sta investendo attivamente in ricerca e sviluppo, concentrandosi su diversi prototipi plug-and-play da integrare nelle strutture fotovoltaiche esistenti.

    Tra i progetti più promettenti spiccano sistemi avanzati per la raccolta e trasformazione della condensa, realizzati per ottimizzare la gestione delle risorse idriche in contesti agricoli.

    Parallelamente, sta sperimentando tecnologie innovative per la coltivazione di microalghe ad alto valore proteico e di piante medicinali sotto i pannelli solari, creando così un’armoniosa sinergia tra energia rinnovabile e agricoltura avanzata.“La nostra missione è dimostrare che innovazione e sostenibilità possono andare di pari passo, creando un futuro in cui la produzione di energia e l’agricoltura non solo convivono, ma si potenziano a vicenda”, conclude Castioni.

    La startup ha già registrato un’importante crescita raggiungendo 2,2 milioni di fatturato nel primo anno di vita. LEGGI TUTTO