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    Rapporto ASviS: “L’Italia in ritardo sull’Agenda 2030, peggiora la povertà”

    “L’Italia procede su un sentiero di sviluppo insostenibile e, nonostante gli impegni presi a livello internazionale anche con la firma del Patto sul Futuro, le scelte del Paese risultano insufficienti per raggiungere i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030. Non solo. Dei 37 obiettivi legati a impegni sia europei che nazionali, solo otto sono raggiungibili entro il 2030; 22 non lo sono e per altri sette il risultato è incerto”. È quanto emerge dal nono Rapporto ASviS, dal titolo “Coltivare ora il nostro futuro” presentato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile che come ogni anno fa il punto sull’avanzamento degli Obiettivi dell’Agenda 2030, che in Italia non sembrano godere di buona salute. E i dati lo dimostrano. Siamo in drammatico ritardo.

    Target lontani: l’Italia su un sentiero insostenibile

    In particolare, spiega il report redatto da decine di esperti (con la collaborazione della società di consulenza Prometeia), tra il 2010 e il 2023, il Paese ha registrato peggioramenti per cinque Goal: povertà, disuguaglianze e qualità degli ecosistemi terrestri, governance e partnership. Limitati miglioramenti si rilevano per altri sei: cibo, energia pulita, lavoro e crescita economica, città sostenibili, lotta al cambiamento climatico e qualità degli ecosistemi marini. Va meglio su salute, educazione, uguaglianza di genere, acqua e igiene, innovazione. Unico miglioramento molto consistente interessa l’economia circolare.

    Enrico Giovannini  LEGGI TUTTO

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    Mughetto, come coltivarlo in giardino o in vaso

    Emblema della primavera, il mughetto presenta fiori bianchi a forma di campanella, eleganti e profumati, e foglie ovali di color verde chiaro. La pianta è contraddistinta da una grande versatilità, adattandosi a molteplici condizioni. Coltivabile sia a terra in giardino, sia nel vaso in terrazzo, si tratta di una pianta montana che tollera bene il freddo, a differenza del caldo e dell’afa che non apprezza.

    Mughetto: caratteristiche
    Il mughetto fa parte della famiglia delle Asparagaceae e appartiene al genere Convallaria. Il suo nome scientifico è Convallaria majalis: la pianta cresce in ambienti ombrosi e umidi, riempiendo in particolare boschi e prati tra la primavera e l’inizio dell’estate, periodo della sua fioritura. Piccola pianta erbacea, perenne, velenosa e rizomatosa, raggiunge altezze tra i 15 e i 20 centimetri. Per quanto riguarda i suoi significati, il mughetto è considerato un simbolo della primavera, ma anche di buona sorte, ritorno della felicità, verginità e innocenza.

    Come coltivare il mughetto
    Pianta boschiva, che cresce spontaneamente, il mughetto oltre che piantato a terra, dà soddisfazioni anche in vaso: con la sua raffinatezza intrinseca dona un tocco di grazia in ogni spazio in cui viene collocato. Tuttavia, può non essere facile da coltivare in terrazzo in quanto richiede un vaso di grandi dimensioni, in modo tale da consentire alle sue radici di estendersi quanto necessario. Oltre che ampio, il contenitore deve presentare dei fori di drenaggio per scongiurare possibili ristagni d’acqua. Il terreno deve essere ben drenato e, pertanto, si possono aggiungere delle biglie di argilla, da porre sul fondo del vaso, e del concime granulare.

    Per la coltivazione in vaso quando si piantano i semi, questi vanno posizionati a una profondità di 4-5 centimetri per poi essere coperti con uno strato di terra: la germinazione è lenta e può richiedere diversi mesi. Una volta piantati i bulbi è bene lasciare il vaso all’aperto per i primi mesi: si potrà spostare all’interno solo quando la pianta raggiungerà una dimensione più grande idonea per sboccare.

    Se si opta per la coltivazione del mughetto in giardino in piena terra si dovrà scegliere un terreno umido, drenato e ombreggiato. Si procede piantando i rizomi del mughetto, posizionandoli a una distanza tra i 10 e i 15 centimetri l’uno dall’altro e a una profondità di 5 centimetri. È molto importante assicurarsi di collocare la parte concava dei rizomi verso l’alto e di mantenere il terreno sempre umido anche durante la sua crescita, senza esagerare per scongiurare i ristagni d’acqua. I bulbi devono essere interrati nel periodo tra marzo e maggio oppure tra settembre e dicembre.

    Dove posizionare il mughetto?
    Per quanto riguarda il luogo dove collocarlo, il mughetto predilige una posizione soleggiata o semi-ombreggiata, evitando quindi i raggi solari diretti che potrebbero comprometterne le foglie. La pianta ha bisogno della luce indiretta e in caso questa manchi potrebbe non fiorire. Inoltre, per una sua fioritura rigogliosa un ambiente fresco e umido è l’ideale. In merito alle temperature la pianta non patisce il gelo, resistendo anche sotto i -15 gradi, mentre durante le estati molto torride può soffrire: proprio per questo, nel caso si pianti in giardino a dimora in piena terra dovrà essere collocata nella parte più all’ombra.

    Il mughetto richiede un terriccio soffice, calcareo, ben drenato, sabbioso, fertile e ricco di sostanze organiche dal ph neutro: se il substrato deve essere sempre mantenuto umido, bisogna evitare i ristagni d’acqua che potrebbero far patire la pianta. Inoltre, bisogna prestare attenzione se si vive con bambini oppure animali in quanto si tratta di una pianta velenosa e ingerirne anche una piccola porzione è molto pericoloso.

    Mughetto e annaffiatura: cosa sapere
    In merito alla cura del mughetto, è necessario dedicarsi con particolari accorgimenti all’annaffiatura, che deve essere regolare e intensificata durante il periodo estivo e quando il clima è secco. Prima di dare da bere alla pianta è importante controllare che il terreno sia asciutto per scongiurare i ristagni d’acqua: per mantenerla in salute il terreno deve essere leggermente umido, ma non zuppo. L’annaffiatura va evitata nel periodo autunnale, quando la pianta è priva di foglie e in inverno va ridotta, interrompendo la concimazione. Durante la crescita attiva è necessario fertilizzare la pianta una volta mese.

    Potatura del mughetto e altri aspetti da considerare
    Altro aspetto da tenere a mente è la potatura che dovrà essere effettuata durante la primavera, momento in cui il mughetto si trova ancora in stato di dormienza e, pertanto, è perfetto per non stressarlo, riparando eventuali danni generatisi durante il periodo invernale. Si può anche potare la pianta durante la fine dell’estate al termine della sua fioritura. Intervenendo in questi due periodi ci sono più possibilità di mantenere inalterata la forma del mughetto, evitando di rimuovere i suoi meravigliosi fiori. Ogni due anni è necessario effettuarne il rinvaso. Essendo una pianta velenosa, il mughetto è repellente a diversi parassiti e, pertanto, non richiede cure particolari. A metterla in pericolo sono i ristagni idrici che possono generare marciumi radicali e muffa grigia e malattie fungine, come la ruggine, responsabile della comparsa di pustole giallastre sulle foglie e il conseguente disseccamento di quelle maggiormente colpite. LEGGI TUTTO

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    La domanda di elettricità cresce a ritmi da record

    “Nella storia dell’energia, abbiamo assistito all’era del carbone e all’era del petrolio. Ora ci stiamo muovendo rapidamente verso l’era dell’elettricità”. Fatih Birol, direttore esecutivo della Iea, disegna gli scenari energetici futuri presentando il World Energy Outlook 2024, il rapporto annuale redatto dall’Agenzia internazionale per l’energia. “L’uso dell’elettricità è cresciuto a un ritmo doppio rispetto alla domanda energetica complessiva nell’ultimo decennio, con due terzi dell’aumento globale dei consumi di elettricità negli ultimi dieci anni proveniente dalla Cina”, si legge nel report.

    E proprio Pechino continuerà a giocare un ruolo sempre più da protagonista nella transizione: “Che si tratti di investimenti, domanda di combustibili fossili, consumo di elettricità, distribuzione di energie rinnovabili, mercato dei veicoli elettrici o produzione di tecnologie pulite, ora ci troviamo in un mondo in cui quasi ogni storia energetica è essenzialmente una storia cinese”, sottolinea Birol. “Solo un esempio: l’espansione solare della Cina sta procedendo a un ritmo tale che, entro i primi anni del 2030, ovvero meno di dieci anni da oggi, la sola generazione di energia solare della Cina potrebbe superare la domanda totale di elettricità degli Stati Uniti oggi”. Ma se le rinnovabili crescono, aumenta ancor di più la domanda di elettricità nel mondo. La domanda globale di elettricità è destinata ad accelerare: secondo la Iea, ogni anno al consumo totale di elettricità si aggiungerà l’equivalente dell’attuale fabbisogno giapponese. Tra le cause principali, il previsto boom nell’uso globale dell’aria condizionata, dovuto all’innalzamento delle temperature e ai redditi in crescita, con una impennata dei consumi elettrici del 280% da qui al 2050.

    Governo

    Via libera al decreto Ambiente: non solo eolico e fotovoltaico, per la transizione anche nucleare e idrogeno

    di  Luca Fraioli

    10 Ottobre 2024

    Guardando al presente, la Iea nota come “i conflitti regionali e le tensioni geopolitiche stiano evidenziando significative fragilità nell’attuale sistema energetico globale, rendendo chiara la necessità di politiche più forti e maggiori investimenti per accelerare ed espandere la transizione verso tecnologie più pulite e sicure”. Gli anni a venire saranno “caratterizzati da continui pericoli geopolitici ma anche da una fornitura relativamente abbondante di molteplici combustibili e tecnologie”. Nel report si parla di “un eccesso di fornitura di petrolio e gas naturale liquefatto nella seconda metà del decennio in corso, insieme a un’ampia sovrabbondanza di capacità produttiva per alcune tecnologie chiave per l’energia pulita, in particolare il solare fotovoltaico e le batterie”.

    Un surplus di petrolio e gas che, sostiene Birol, “a seconda di come si evolvono le tensioni geopolitiche, ci porterebbe in un mondo energetico molto diverso da quello che abbiamo sperimentato negli ultimi anni, durante la crisi energetica globale”. Nonostante le promesse, i consumi di combustibili fossili continueranno a crescere e il picco si raggiungerà, prevede la Iea, a metà del prossimo decennio, per poi iniziare una lentissima discesa. Con inevitabili conseguenze sul clima. “Sulla base delle attuali politiche climatiche nazionali”, scrivono gli esperti dell’Agenzia con sede a Parigi, “le emissioni globali di anidride carbonica sono destinate a raggiungere il picco, ma l’assenza di un successivo brusco calo significa che il mondo è sulla strada per un aumento di 2,4 °C nelle temperature medie globali entro la fine del secolo, ben al di sopra dell’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C. Il World Energy Outlook 2024 sottolinea gli inestricabili legami tra rischi per la sicurezza energetica e cambiamenti climatici. In molte aree del mondo, gli eventi meteorologici estremi, intensificati da decenni di elevate emissioni, stanno già ponendo profonde sfide per il funzionamento sicuro e affidabile dei sistemi energetici, tra cui ondate di calore sempre più gravi, siccità, inondazioni e tempeste”. LEGGI TUTTO

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    La rivoluzione sostenibile dello spazio

    “È il più grande raduno di professionisti dello spazio mai realizzato nella storia, con oltre 11 mila partecipanti, 30 viaggiatori dello spazio e per la prima volta nella storia il Global Space Leaders Summit con la presenza di più di 60 capi e leader di agenzie spaziali di tutto il mondo”.
    Così Clay Mowry, presidente della Federazione Astronautica Internazionale (Iaf), ha aperto la cerimonia inaugurale del Congresso internazionale di astronautica Iac 2024, il principale appuntamento internazionale annuale nel settore spaziale che dopo 12 anni torna in Italia, al Mi.Co di Milano, organizzato dalla Federazione Astronautica Internazionale (Iaf), con l’Associazione italiana per l’Aeronautica e l’Astronautica (Aidaa), l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e Leonardo. Sostenibilità nello spazio e cooperazione internazionale sono i pilastri di questa 75esima edizione (14-18 ottobre) e Mowry ha raccontato come il congresso abbia portato lo spazio a Milano, con la possibilità di vedere dal vivo un campione dell’asteroide Bennu e un campione della Luna prelevato sul lato nascosto dalla missione cinese Change 6. Presente al Convention Centre di Milano anche il presidente Sergio Mattarella. LEGGI TUTTO

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    Diventa obbligatorio il ritiro gratuito degli elettrodomestici rotti anche senza nuovo acquisto

    Più spazio al ritiro gratuito degli elettrodomestici dismessi per incrementare il recupero delle materie prime critiche e delle terre rare. I rifiuti elettronici infatti potrebbero essere delle vere e proprie “miniere urbane” per rendere disponibili le materie prima ora esclusivamente importate. Per questo il decreto Ambiente punta al rilancio del ritiro gratuito con l’obbligo per i distributori di elettrodomestici di pubblicizzare questo diritto anche in caso di vendite on line. Più spazio anche alla possibilità di lasciare in negozio i piccoli elettrodomestici che non funzionano più, senza nessun obbligo di nuovo acquisto. Le novità nel decreto Ambiente.

    Da rifiuto a giacimento di materie prime critiche
    Ogni anno, in tutto il mondo, vengono prodotte oltre 50 milioni di tonnellate di RAEE, di cui più di 4 milioni in Europa, e le proiezioni indicano che questa quantità potrebbe raddoppiare nei prossimi decenni. I rifiuti possono però trasformarsi in giacimenti di materie prime critiche, ossia antimonio, berillio, cobalto, fluorite, indio, gallio grafite, tantalio, terre rare, oro, argento, metalli del gruppo del platino e rame, attualmente importate quasi al 100% da paesi esxtra Ue. Litio, cobalto e grafite sono fondamentali per la produzione degli attuali sistemi di accumulo dell’energia, mentre le terre rare sono impiegate nei dispositivi elettrici ed elettronici di uso comune, nelle macchine industriali, negli impianti dell’industria del riciclo e nei generatori eolici, e nella produzione di veicoli elettrici. La loro richiesta potrebbe decuplicare entro il 2050.

    Ritiro anche senza nuovi acquisti
    Secondo i dati Ue si stima che ogni cittadino europeo produca in media circa 18,3 kg di rifiuti hi-tech l’anno, ma la capacità di riciclaggio in Europa in generale su alcune materie prime critiche è molto molto bassa, al di sotto dell’1% mentre l’abbandono illegale di RAEE nell’ambiente o il conferimento in contenitori inadeguati è ancora troppo presente, nonostante l’obbligo per i grandi rivenditori di garantire il ritiro uno contro uno, ossia il ritiro gratuito delle vecchie apparecchiature a fronte dell’acquisto di un elettrodomestico equivalente. Oltre a questo è previsto anche il ritiro “uno contro zero”, ossia il diritto per il consumatore di consegnare gratuitamente i piccoli elettrodomestici. Il decreto riscrive le norme in materia con l’art. 6 che contiene, appunto, misure urgenti per favorire il recupero di materie prime critiche dai RAEE.

    Più pubblicità sul ritiro senza obbligo di acquisto
    L’obbligo di legge di ritirare i vecchi apparecchi riguarda i rivenditori con una superficie di almeno 400 metri quadri, ma anche quelli più piccoli possono offrire la possibilità di consegnare gli elettrodomestici dismessi di piccole dimensioni, ad esempio frullatori, ma anche asciugacapelli, bilance elettriche e così via. In tutti i casi deve essere data pubblicità al fatto che non c’è alcun obbligo di acquisto a fronte della consegna dei prodotti non più utilizzabili. Da ora in poi tutti i distributori, compresi coloro che effettuano le televendite e le vendite elettroniche, hanno l’obbligo di informare i consumatori sulla gratuità del ritiro con modalità chiare e di immediata percezione, anche tramite avvisi posti nei locali commerciali con caratteri facilmente leggibili oppure mediante indicazione nel sito internet. Oggi invece l’obbligo di ritiro si applica esclusivamente se il ritiro viene richiesto dal cliente durante l’acquisto e per prodotti equivalenti, ossia apparecchi della stessa classe merceologica. Con il decreto arrivano anche sanzioni per chi non garantisce il ritiro dell’usato secondo le nuove norme. LEGGI TUTTO

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    Ancora troppi rifiuti elettronici finiscono nella raccolta indifferenziata

    Troppi rifiuti elettronici finiscono nella raccolta indifferenziata. L’appello di UNITAR (Institute for Training and Research delle Nazioni Unite) e WEEE Forum (Waste Electrical and Electronic Equipment) è chiaro: smettere di gettare nel bidone del nero i RAEE (rifiuti elettronici), o di mescolarli con altri tipi di rifiuti, come plastica e vetro. Si tratta di pc, smartphone, televisori, elettrodomestici di vario tipo, ma anche chiavette USB, auricolari, lampadine a LED, giocattoli gettati via in modo sbagliato. In sostanza, qualsiasi prodotto dotato di presa per la corrente o di batteria.

    Economia circolare

    Raccolta differenziata, la lampadina non si getta nel vetro: gli errori più comuni che facciamo

    di Cristina Nadotti

    18 Marzo 2024

    Secondo l’ultimo rapporto di UNITAR, quasi un quarto dei rifiuti elettronici prodotti in tutto il mondo non viene raccolto e smaltito correttamente, con il conseguente spreco di materiali preziosi come rame, oro, ma anche plastica e vetro che potrebbero essere riutilizzati per produrre nuovi apparecchi elettronici. “Solo gli 844 milioni di sigarette elettroniche buttate via nel 2022 contengono abbastanza litio per alimentare 15mila auto elettriche”, commenta Pascal Leroy, direttore generale di WEEE Forum.

    Parlando invece dei cellulari, da diversi rapporti emerge che moltissime persone tendono ad accumulare in casa quelli che non vengono più utilizzati, sia funzionanti che non. Secondo quanto riporta un comunicato di WEEE Forum, solo nelle case degli europei ci sarebbero circa 700 milioni di cellulari inutilizzati o non più funzionanti, in media più di due per abitazione. E da un altro sondaggio condotto in diversi paesi dell’Unione Europea, fra cui Portogallo, Paesi Bassi, Italia, Romania e Slovenia, che ha coinvolto un totale di quasi 9mila nuclei familiari, è emerso che in media un’abitazione europea contiene 74 apparecchi elettronici come telefoni, tablet, pc, asciugacapelli (senza considerare le lampade). Di questi, 13 in media non vengono più utilizzati poiché non più funzionanti (4 in media) o perché dismessi per altri motivi (9 in media).

    “Invito tutti a garantire il corretto riciclo di questi dispositivi, che è fondamentale per ridurre il loro impatto ambientale e minimizzare la scarsità di risorse”, aggiunge Cosmas Luckyson Zavazava, direttore dell’Ufficio per lo sviluppo delle telecomunicazioni di ITU (International Telecommunication Union), che ha collaborato con UNITAR alla stesura del report 2024 sui rifiuti elettronici. Smaltire correttamente i rifiuti elettronici presso le apposite isole ecologiche significa infatti evitare sversamenti di sostanze tossiche, come piombo e cadmio, contenute in questo tipo di dispositivi. Inoltre, sempre stando ai dati di WEEE Forum, nel 2022 il recupero e il riutilizzo di materie prime ottenute dai rifiuti elettronici avrebbe evitato l’estrazione di ben 900 milioni di tonnellate di minerali. LEGGI TUTTO

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    Finanza climatica e taglio alle emissioni: ecco cosa chiederà l’Ue alla Cop29 a Baku

    L’Europa ha deciso quale sarà la sua posizione a Cop29, la 29esima edizione della Conferenza Onu sul clima che quest’anno si terrà dall’11 al 22 novembre a Baku, capitale dell’Azerbaigian.
    Ieri in serata, il Consiglio dell’Unione europea ha trovato un accordo sulla linea da tenere quando, tra poco meno di un mese, tutte le nazioni del mondo si rivedranno per fare il punto sulla lotta al riscaldamento globale. In estrema sintesi: nessuna novità da Bruxelles. Nel documento finale non ci sono slanci in avanti, per assumere la leadership del contrasto alla crisi climatica, ma neppure dietrofront. Che pure erano nell’aria, considerando come in molti Paesi Ue siano oggi al governo forze politiche che non hanno mai fatto del clima una loro bandiera.
    [[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Rosmarino, i consigli per potare il re delle piante aromatiche]]
    Meloni: “Nulla di verde in un deserto”
    Ancora questa mattina, la premier italiana Giorgia Meloni ha detto in Parlamento: “La decarbonizzazione al prezzo della deindustrializzazione è un suicidio: non c’è nulla di verde in un deserto”. Assecondando gli istinti della parte più conservatrice del mondo imprenditoriale italiano. E ignorando, o facendo finta di ignorare, che nel resto d’Europa e del mondo (Cina e Stati Uniti in primis) gli investimenti in innovazioni green sono un volano straordinario, capace di produrre profitti e posti di lavoro.

    La premier Giorgia Meloni lo scorso anno alla Cop28  LEGGI TUTTO

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    Le piante “emigrano” e si spostano verso Ovest

    Le foreste europee degli anni Trenta erano piuttosto diverse da quelle che ammiriamo oggi. Se potessimo tornare indietro, in particolare, ci accorgeremo che molte delle piante da allora hanno cambiato casa, si sono trasferite un po’ più a Ovest. A mettere in luce questo processo di occidentalizzazione delle piante delle foreste europee è uno studio […] LEGGI TUTTO