In dialetto brianzolo “pulvera” significa “polvere”. Per questo Eleonora e Beatrice Casati l’hanno scelta per battezzare la loro startup che sfrutta la polverizzazione ottenuta dal riutilizzo delle fibre tessili e dei loro avanzi per realizzare materiali innovativi e soluzioni di design. “Siamo cresciute – spiega Eleonora Casati- in Brianza, tra Monza e Lecco, circondate dalla natura e dalla tranquillità della campagna. I nostri ricordi d’infanzia sono legati a paesaggi verdi, agli animali e alle lunghe passeggiate. Ultime di quattro fratelli, ci divertivamo spesso a immaginare il nostro negozio, ci piaceva sognare di avere un piccolo spazio tutto nostro o a pensare a come sarebbe stata la nostra casa ideale in campagna. La passione per la natura ha radici anche nella nostra famiglia: nostra madre adorava gli oli essenziali, mentre nostro padre, con il suo pollice verde, trovava sempre un momento per piantare fiori in giardino, soprattutto rose inglesi. La natura era per lui un rifugio sicuro, un modo per allontanarsi dalle preoccupazioni. L’amore e il rispetto per l’ambiente ci è stato trasmesso e oggi sentiamo forte il legame con il nostro territorio, che cerchiamo di valorizzare e proteggere ogni giorno.”
Il riuso dei materiali tessili parte da lontano, grazie all’idea del bisnonno Celso Casati. “Erano gli anni Quaranta – continua Beatrice Casati – quando da disegnatore presso la Tessitura Perego di Renate, spinto dalla curiosità e dalla creatività, portò a casa con sé alcuni scarti della cimatura del velluto della stessa fabbrica tessile. Applicò quella polvere ai paralumi che disegnava lui stesso, per regalare loro una struttura tridimensionale e un e?etto più chic: aveva scoperto le potenzialità della polvere ottenuta dalla lavorazione di fibre di vario tipo e, insieme a suo figlio Angelo Angelo, nostro nonno, creò la Casati Flock & Fibers nel 1952.
Pulvera, invece, si propone ai brand che non hanno tempo, strumenti o idee su come riutilizzare i propri scarti tessili e fornisce loro la soluzione. La polvere di scarto può essere utilizzata nella produzione di carta, plastica e in altri settori, non come semplice rivestimento tradizionale, ma come materiale da incorporare direttamente negli impasti per la creazione di nuovi composti, spesso riducendo la quantità di materiali vergini”.
Il nostro obiettivo è quello di ridurre l’impatto ambientale dell’industria tessile fornendo soluzioni creative e concrete. Crediamo che, unendo le forze, sia possibile ripensare il sistema produttivo in chiave circolare, offrendo soluzioni concrete che rispondano alle esigenze ambientali e che contribuiscono a costruire un futuro più sostenibile per l’intero settore.
Tra i progetti di design delle sorelle Casati c’è Cremino, un pouf sostenibile. “Nasce – racconta Eleonora Casati- dalle cover tessili dei materassi destinati alla discarica. Questi materassi, che sarebbero avviati a essere inceneriti, vengono invece riciclati per realizzare una seduta a strati che ricorda il famoso cioccolatino. La base, la parte fondamentale, è un agglomerato di scarti di cover di materassi polverizzate: sono recuperate, sanificate, sfilacciate e successivamente polverizzate. Il risultato è una polvere che assomiglia a batuffoli, il cui colore grigio-azzurro deriva dagli scarti stessi. L’idea del progetto Cremino è quella di dimostrare come da un oggetto di scarto, un materasso, si possa ottenere a qualcosa di nuovo senza dover sfruttare ulteriori risorse e materiali”.
Eleonora e Beatrice Casati, con il pouf ottenuto da Pulvera tramite il riuso degli scarti tessili LEGGI TUTTO