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    Quattro materie e orale d’obbligo, così cambia l’esame di maturità

    Cambia nome e cambia pelle l’esame di Stato dal 2026. Sforbiciati i commissari, ridotto il potere d’assegnare punti bonus a tutti, rivoluzionato il colloquio orale che diventa obbligatorio, pena la bocciatura per chi protesta facendo, volontariamente, scena muta, e sarà incentrato su sole quattro materie scelte per ogni indirizzo dal ministero dell’Istruzione e del Merito. Uguali a prima restano, insomma, solo gli scritti. Eccola la maturità di Valditara, il ministro che ha deciso di lasciare la sua firma su quasi tutto nella scuola, dai programmi al voto di condotta fino al sequestro degli smartphone.
    La novità più superficiale ma più evidente è terminologica: via «esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione», d’ora in poi si chiamerà solo «esame di maturità». Una scelta, spiega Valditara, «d’indirizzo culturale e pedagogico» per sottolineare «un passaggio cruciale che non rappresenta solo un momento di verifica delle competenze, ma anche uno snodo identitario e una sintesi conclusiva del percorso scolastico». L’esame, dice il ministro, sarà dunque «una valutazione a 360 gradi della persona», certificata dal diploma al quale sarà allegato il curriculum dello studente che riassumerà i risultati Invalsi, le attività extrascolastiche, lo sport, il teatro, le lingue, l’impegno solidale.
    «Ridiamo centralità agli studenti», esulta Valditara dopo il via libera in Consiglio dei ministri. «Un tuffo nel passato che cancella i percorsi multidisciplinari e le capacità di creare connessioni», replica da Avs Elisabetta Piccolotti. Il Movimento Cinque Stelle parla addirittura di «ritorno alla preistoria», al «Ventennio», di «una scuola che non aiuta, non accompagna, punisce e basta».
    Nel decreto c’è anche qualche risorsa: sono previsti 240 milioni di euro per il contratto della scuola, «una misura una tantum ma importante», rivendica viale Trastevere. Altri 15 milioni di euro servono a estendere l’assicurazione integrativa sanitaria al personale precario.
    Ancora: dopo lo scontro tra un pullman e un tir sulla Pedemontana con una vittima, il bus finito contro un albero a Torino con cinque feriti o quello precipitato a marcia indietro nel Po, arrivano «misure più stringenti» per le gite scolastiche e la scelta dei mezzi di trasporto. Infine, la filiera tecnologico-professional del 4+2, voluta dal ministro, da sperimentale diventa ordinamentale.

    Scuola, dall’8 settembre suona la campanella per milioni di studenti

    a cura della redazione Cronaca nazionale

    02 Settembre 2025

    Il colloquio
    Le quattro discipline scelte a gennaio
    L’orale verterà su quattro materie caratterizzanti che verranno scelte ogni anno a gennaio dal ministero dell’Istruzione. Scompare la discussione sul documento che aveva sollevato perplessità negli studenti: «I ragazzi — spiega Valditara — si trovavano davanti una foto di Guernica o l’immagine di un vulcano e da lì dovevano inventare collegamenti strampalati. Ora affronteranno un esame più serio e più sereno». L’orale valuterà non solo le loro conoscenze ma anche il grado di autonomia raggiunto durante gli studi, l’impegno in azioni meritevoli, la partecipazione ad attività sportive e culturali. Attenzione anche all’educazione civica (chi arriva col 6 in condotta dovrà portare un compito di cittadinanza attiva) e sulla formazione scuola-lavoro.

    Manovra, il governo studia una detrazione al 19% per i libri di scuola

    di Giuseppe Colombo

    01 Settembre 2025

    L’orale
    Chi si rifiuta di rispondere perderà l’anno
    «Chi fa scena muta all’orale sarà bocciato», promette Valditara che ha scelto la linea dura contro le proteste. E difatti nel decreto c’è scritto che «l’esame di maturità è validamente sostenuto se il candidato ha regolarmente svolto tutte le prove, le due scritte a carattere nazionale e il colloquio». Chi si rifiuta di rispondere alle domande in maniera volontaria dovrà dunque ripetere l’anno e l’esame. La norma va a colmare un vuoto interpretativo ed è la contromisura presa dal ministero davanti a quella decina di studenti che tra giugno e luglio di quest’anno hanno deciso di fare scena muta per protestare contro il sistema di voti e valutazioni delle superiori. Pochi casi che però hanno spinto Valditara alla riforma.

    Caro scuola, il Pd contro il governo: “Fugge dalla realtà, i libri siano gratuiti”

    a cura della redazione Politica

    01 Settembre 2025

    La commissione
    I prof scendono a cinque: due esterni, due interni, più il presidente
    I commissari d’esame si riducono da sette a cinque per «ottimizzare le procedure connesse all’esame di Stato, rendendole più sostenibili sotto il profilo organizzativo». Ogni commissione sarà composta da due commissari esterni e due commissari interni, più un presidente. I prof saranno afferenti alle aree disciplinari, caratterizzanti i diversi percorsi di studi. «La riduzione non pregiudica la qualità della valutazione — sostiene il ministro — Con i risparmi finanzieremo la formazione specifica per ogni commissario d’esame che dev’essere capace di tenere conto anche delle sfumature psicologiche di una tappa così importante». La formazione sarà criterio preferenziale per fare i commissari.

    Scuola, 9 istituti su 10 sono irregolari: “Mancano le certificazioni di sicurezza”

    di Viola Giannoli

    31 Agosto 2025

    L’esito
    Si saprà solo alla fine. Con 97 possibile bonus di altri 3 punti
    In una bozza del decreto circolata prima del consiglio dei ministri la scoperta dell’esito delle prove scritte era posticipata al termine del colloquio, nel testo definitivo del decreto – al contrario di quanto anticipato – questa misura non compare. La commissione avrà il potere di assegnare un massimo di tre punti bonus, anziché cinque, e solo a quegli studenti che, tra credito scolastico e punteggio complessivo delle prove, abbiamo ottenuto almeno un novantasette. La convinzione del ministro è che «un margine di flessibilità nella valutazione» debba concentrarsi «sui soli candidati di particolare merito».

    Caro libri, una famiglia su tre li acquista usati: i consigli per non sbagliare

    di Federico Formica

    02 Settembre 2025

    Le gite
    La sicurezza dei bus prioritaria nei contratti
    Se i «viaggi di istruzione e le uscite didattiche rappresentano un momento qualificante dell’offerta formativa», come scrive il ministero, allora particolare attenzione va riservata all’affidabilità dei conducenti e alla sicurezza dei mezzi di trasporto per andarci, in gita. Tradotto significa mezzi moderni, di certo con frenata assistita, di società valide che scongiurino ogni incidente. Il decreto prevede che i contratti per i pullman e i bus «valorizzino gli elementi qualitativi dell’offerta», più che quelli economici. Ad esempio «la disponibilità di sistemi e dispositivi per la sicurezza, l’accessibilità per le persone con disabilità, le competenze tecniche dei conducenti».

    Voti bassi alla scuola, sul nuovo numero del Venerdì

    04 Settembre 2025

    Cambio scuola
    Si dovrà fare un esame per cambiare indirizzo
    Per chi vorrà cambiare scuola alle superiori, spostandosi da un indirizzo all’altro, sarà più facile farlo nel primo bienno che dopo. Fino al terzo anno sarà lasciata alle istituzioni scolastiche la possibilità di individuare, nell’ambito della propria autonomia didattica e organizzativa, le modalità più idonee per accompagnare il passaggio dello studente da un percorso a un altro attraverso interventi didattici utili a colmare gap di conoscenze, abilità e competenze. Dal terzo anno in poi, invece, gli studenti dovranno superare un esame integrativo che dovrà svolgersi in un’unica sessione, prima dell’inizio dell’anno scolastico. Sarà il ministero a dettare, con una successiva ordinanza, le regole per l’esame. LEGGI TUTTO

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    I commissari, l’orale su 4 materie e la bocciatura per chi non lo fa: via libera alla nuova maturità

    Cambia, dal 2026, la maturità. Una novità che riguarderà da giugno prossimo 7 milioni di studenti. La riforma è stata approvata oggi in Consiglio dei ministri. Un testo in 7 articoli che modifica l’ultimo scoglio delle superiori. Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha annunciato anche che «ci sono 240 milioni di euro da destinare al contratto del personale della scuola, è una misura una tantum ma è molto importante, 240 milioni di euro per il contratto, per gli stipendi, del personale scolastico».
    Ma torniamo alle novità. La prima riguarda il nome. D’ora in avanti, nelle carte ufficiali si chiamerà solo e soltanto «esame di maturità». Cambia pure il nome ai Pcto, d’ora in avanti si chiamerà «formazione scuola-lavoro, per sottolineare l’importanza di questo collegamento che noi riteniamo particolarmente significativo».
    L’orale
    Il colloquio orale verterà su quattro materie che verranno individuate ogni anno entro il mese di gennaio dal ministero. Una forte scrematura per concentrarsi di più, si legge nella relazione che accompagna il decreto, sulle materie d’indirizzo.
    Le commissioni d’esame
    Anche le commissioni d’esame subiranno una modifica: i componenti verranno ridotti da 7 a 5. “Una novità che non pregiudica la qualità della valutazione”, scrive il ministero. Ciascuna commissione sarà ora composta da due commissari esterni e due commissari interni per ognuna delle due classi abbinate più il presidente, in sostituzione dei tre esterni e tre interni previsti dalla normativa precedente.
    Bocciatura per chi non sostiene il colloquio
    Prevista la bocciatura per gli studenti che si rifiutano di sostenere l’orale alla maturità. Il decreto-legge chiarisce infatti che l’esame di maturità si considera validamente superato solo con il regolare svolgimento di tutte le prove, che includono due prove scritte a carattere nazionale e un colloquio. Se un candidato si rifiuta deliberatamente di sostenere una delle prove, l’esame non è considerato valido.
    La valutazione finale
    L’altra news riguarda la valutazione finale: la commissione d’esame avrà la facoltà di integrare il punteggio con un massimo di 3 punti se il candidato ha raggiunto un punteggio complessivo di almeno 97 punti tra crediti e prove orali e scritte.
    Viene, inoltre, introdotta una disposizione per chiarire che l’elaborato critico in materia di cittadinanza attiva e solidale, attribuito in sede di scrutinio finale a seguito di sei in condotta, sarà oggetto di discussione da parte della studentessa o dello studente in sede di integrazione dello scrutinio finale.

    Addio ai cellulari e nuova maturità, a scuola si cambia

    di Viola Giannoli

    27 Agosto 2025

    Risultati Invalsi
    Novità anche per quanto riguarda i risultati Invalsi: il dl modifica il curriculum dello studente, specificando che i livelli di apprendimento conseguiti nelle prove nazionali saranno indicati in una sezione specifica in forma descrittiva, solo al termine dell’esame di maturità.
    “L’intervento normativo – spiega il ministero – mira a valorizzare la funzione formativa e orientativa dell’esame di Stato, che non rappresenta solo un momento di verifica delle competenze acquisite, ma anche uno snodo identitario e una sintesi conclusiva del percorso scolastico. L’esame non si limita, quindi, a documentare i risultati di apprendimento delle discipline, ma si propone di valutare le competenze maturate in termini di autonomia e responsabilità, offrendo così un quadro dinamico dell’identità dello studente”.
    Gite scolastiche
    Non è tutto. In vista dell’imminente avvio dell’anno scolastico il testo prevede anche “di mettere tempestivamente a disposizione delle istituzioni scolastiche un quadro di riferimento chiaro che consenta una gestione più sicura dei servizi di trasporto connessi alle uscite didattiche e ai viaggi di istruzione”. Un faro sulla sicurezza delle gite scolastiche. La novità è che i contratti relativi ai servizi di trasporto nell’ambito delle uscite didattiche e dei viaggi di istruzione verranno annoverati tra quelli che devono essere aggiudicati esclusivamente sulla base del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa individuata sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo, con un tetto massimo del 30% per il punteggio economico, “attribuendo in tal modo una maggiore rilevanza alla qualità dell’offerta tra i criteri di aggiudicazione”.
    Gli esami integrativi
    Il decreto introduce, inoltre, gli “esami integrativi” per gli studenti che desiderano cambiare indirizzo di studio a partire dal terzo anno. Si svolgeranno in un’unica sessione, prima dell’inizio delle attività didattiche.
    Stanziati pure 10 milioni di euro aggiuntivi all’anno, a partire dal 2026, per il Piano per la formazione dei docenti. Infine, la norma estende la copertura assicurativa sanitaria integrativa anche ai docenti e al personale Ata con contratto a tempo determinato fino al 30 giugno.
    Il 4+2
    Ancora: “la riforma del 4+2, l’istruzione tecnico-professionale che abbiamo avviato in via sperimentale e che quest’anno conta circa 10 mila iscritti tra primo e secondo anno, diventa ordinamentale”. LEGGI TUTTO

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    Esame di maturità, giovedì in Cdm il decreto per cambiarlo. L’orale sarà obbligatorio

    È atteso sul tavolo del Consiglio dei ministri di giovedì il decreto maturità che riformerà l’esame di Stato dal 2026.
    Cambierà a partire dal nome. E poi altri cambiamenti riguarderanno sia gli scritti che gli orali.
    Esame di maturità
    Innanzitutto, non si chiamerà più esame di Stato ma, appunto, esame di Maturità. Per restituirgli, secondo il ministro Giuseppe Valditara, quel valore di rito di passaggio tra un’età e l’altra. Ma non si tratta soltanto di un cambio di etichetta. La riforma annunciata dal ministro punta infatti a ridefinire la struttura della prova.
    La prova di matematica
    Se la prima prova scritta, quella di italiano, dovrebbe rimanere invariata, la seconda prova, specifica per indirizzo, potrebbe subire alcune modifiche. Nel compito di matematica ad esempio potrebbero essere inseriti dei quesiti di logica e ragionamenti di problem solving.
    Orale: autonomia e consapevolezza
    La nuova formulazione della prova orale dovrebbe essere pensata per valutare con maggiore attenzione l’autonomia, la consapevolezza e la capacità di argomentazione dello studente. Si tratterà quindi di una prova multidisciplinare, che valuterà le competenze acquisite durante il percorso scolastico, nella quale valorizzare anche l’alternanza scuola lavoro (ora Pcto) e l’educazione civica.
    Orale obbligatorio
    Altro punto centrale, chi si rifiuterà volontariamente di partecipare al colloquio, pur avendo completato le prove scritte – come è avvenuto in alcuni casi durante gli ultimi esami di Stato – dovrà ripetere l’anno scolastico mentre finora era possibile essere promossi, pur non sostenendo gli orali, grazie ai crediti ottenuti e alle prove scritte.
    “Nessun confronto con noi”
    Ma gli studenti non ci stanno. “Nessun confronto è stato aperto con noi, nessuno ci ha chiesto cosa pensiamo. Il Forum delle Associazioni Studentesche più rappresentative non viene convocato da più di un anno e intanto, chi sceglierà il silenzio per protesta, come accaduto in diversi casi quest’anno, sarà bocciato automaticamente, anche in presenza di buoni risultati nelle prove scritte, rimarcando ancora una volta la repressione del dissenso al centro di questo governo e di questa scuola”, dice Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti.
    La prova di obbedienza
    Per Federica Corcione, dell’esecutivo nazionale dell’organizzazione, “il ministro si riempie la bocca di “educazione civica”, ma nella pratica spazi di discussione e partecipazione vengono repressi. Parlano di formare “cittadini”, ma poi trasformano la maturità in un interrogatorio. Noi studenti vogliamo una scuola che ci ascolti, una maturità che permetta davvero di esprimersi. Non una prova di obbedienza”.
    “Valore al merito”
    Secondo la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti invece «l’esame di maturità del ‘futuro’ “indurrà i ragazzi e ragazze ad affrontare la prova mettendo in evidenza il loro percorso scolastico in modo complessivo e dando così valore al merito». LEGGI TUTTO

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    Calendario scolastico 2025-26: tra ponti ridotti e un Natale da record, poche occasioni per riposare

    Le vacanze estive stanno per finire e la campanella presto tornare a suonare. In Italia la pausa estiva resta una delle più lunghe d’Europa – circa tredici settimane – ma non per questo gli studenti possono dirsi privilegiati. L’anno scolastico, infatti, offre poche interruzioni: due grandi blocchi, Natale e Pasqua, con pochissimi ponti in mezzo.
    Il super Natale
    Quest’anno, però, il calendario regala almeno un “super Natale”. Nella maggior parte delle regioni lo stop alle lezioni scatterà il 23 dicembre, con qualche eccezione (Emilia-Romagna, Toscana e Bolzano dal 24). Molti istituti, sfruttando l’autonomia scolastica e la possibilità di modulare i giorni, hanno scelto di anticipare al 22 per contenere anche i costi del riscaldamento. Tradotto: per milioni di studenti l’ultima campanella suonerà sabato 20 dicembre, o addirittura venerdì 19. Il rientro? Mercoledì 7 gennaio, dopo un’Epifania che quest’anno cade di martedì.
    Poche occasioni per staccare
    Sul fronte dei ponti, il 2025-2026 non sarà altrettanto generoso. Per Ognissanti niente ponte, il 1° novembre cade di sabato. Buone notizie per l’Immacolata: con l’8 dicembre che cade di lunedì (a Milano, però, Sant’Ambrogio si festeggerà di domenica). Arriviamo alla Pasqua: domenica 5 aprile, con vacanze lampo – dal 2 al 7 aprile – con un giorno in più solo a Trento.
    Buono il 1 maggio
    E se per il 25 aprile nessun ponte, perché cade di sabato, col 1° maggio si può attaccare il fine settimana perché la festa cade di venerdì. Il 2 giugno altro stop lungo, con il giorno della Repubblica che cadrà di martedì. Per la fine dell’anno scolastico bisognerà attendere giugno come sempre: le scuole chiuderanno tra il 6 e l’11, con la Lombardia che terminerà martedì 8.
    Rientri scaglionati
    Come da tradizione, i primi a tornare sui banchi saranno gli studenti della provincia di Bolzano, già da lunedì 8 settembre. Seguono Trento, Veneto, Piemonte e Valle d’Aosta il 10; il Friuli Venezia Giulia l’11; la Lombardia il 12. La gran parte delle regioni ha fissato l’inizio al 15 settembre (Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sardegna, Sicilia, Toscana e Umbria). Ultime Calabria e Puglia, martedì 16 settembre. LEGGI TUTTO

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    Addio ai cellulari e nuova maturità, a scuola si cambia

    “A” come alloggi calmierati per i docenti. “B” come bonus più corposi per l’acquisto dei libri di testo da parte delle famiglie meno abbienti. “C” come cattedre, quelle perse, 5.660 in tutto dopo la sforbiciata dell’ultima legge di bilancio. “D” come divieto di usare gli smartphone anche alle superiori. C’è un alfabeto di novità nella scuola pronta al debutto del 2025/2026 disegnata dalle riforme del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara.
    Saranno poco meno di sette milioni i bambini e i ragazzi che, zaino in spalla, varcheranno i cancelli, 134mila meno dell’anno scorso. Colpa dell’inverno demografico che colpirà soprattutto elementari e medie.
    Sui banchi si tornerà a partire dall’8 settembre, ma quel giorno la prima campanella suonerà solo a Bolzano e provincia. Il 10 toccherà agli studenti e alle studentesse del Veneto, della Valle D’Aosta, del Piemonte e della provincia di Trento. E ancora, l’11 ai ragazzi friuliani e il 12 ai lombardi. La maggior parte delle scuole riaprirà in realtà il 15 settembre, solo in Calabria e in Puglia le vacanze estive si allungheranno fino al 16.
    In cattedra arriveranno anche 48.504 prof neo assunti, tra i quali 13.860 di sostegno, 44 docenti-educatori, 6.022 insegnanti di religione cattolica e 10.348 Ata (questi i numeri autorizzati dal governo per le immissioni in ruolo). Torneranno, come ogni anno, migliaia di supplenti: le stime parlano di 140mila, la maggior parte di sostegno, docenti per i quali le famiglie di alunni con disabilità hanno potuto chiedere per la prima volta la conferma del posto.

    Scuola, la rivoluzione è lontana: sarà un altro anno di riformine

    di Viola Ardone

    27 Agosto 2025

    Gli smartphone
    Vietati anche alle superiori
    La rivoluzione più difficile da digerire per gli studenti è un divieto: stop agli smartphone alle superiori sia a lezione che per tutto l’orario scolastico, ricreazione compresa, dunque. La battaglia del ministro Valditara contro «gli effetti negativi» dei cellulari «sul benessere degli studenti e le loro prestazioni scolastiche» travalica quindi da quest’anno i confini di elementari e medie e sbarca in tecnici e licei. Per chi sgarra arriveranno sanzioni decise dal collegio dei docenti. Sul piano pratico, per attenersi alla circolare ministeriale, le scuole si stanno attrezzando per ritirare e custodire i telefonini durante le lezioni: portaoggetti da parete, contenitori, armadietti chiusi a chiave. Uniche eccezioni concesse: se l’uso dello smartphone è previsto dal piano didattico degli alunni con disabilità o per le attività formative negli indirizzi di informatica o telecomunicazioni.

    Niente smartphone in classe, ecco come le superiori si preparano ad applicare la norma Valditara

    di Salvo Intravaia

    26 Agosto 2025

    La condotta
    Con il 6 esame di riparazione a settembre
    Il comportamento degli studenti diventa una materia al pari delle altre, e come tale verrà valutata con l’introduzione di un esame di riparazione a settembre, nel caso in cui il giudizio fosse appena sufficiente o peggio. Saranno promossi senza ulteriori prove solo gli studenti e le studentesse che, in sede di scrutinio finale, avranno ottenuto una valutazione superiore a sei decimi. Il sei in condotta comporterà invece la sospensione del giudizio: i ragazzi verranno rimandati a settembre e dovranno presentare un compito su un tema di cittadinanza attiva, legato ai motivi che hanno determinato quel basso voto. Una novità che era già scattata quest’anno per i maturandi obbligati a un lavoro aggiuntivo di educazione civica da discutere all’orale. Ora riguarderà tutti. I prof, in particolare, terranno conto di episodi di bullismo e di violenza.
    Le sospensioni
    Nei casi più gravi scattano i lavori socialmente utili
    Cambiano, e radicalmente, le sospensioni dalle lezioni: studenti e studentesse non verranno più allontanati dalle lezioni e mandati a casa. D’altronde il ministro Valditara ha sempre pensato che chi veniva sospeso spendeva poi il proprio tempo «sul divano davanti alla playstation». E allora ha deciso di riformulare così la punizione: se la sanzione stabilita è di uno o due giorni, in casi ad esempio di danni alle aule o minacce ai compagni, allora gli studenti dovranno essere coinvolti in attività di approfondimento sulle conseguenze dei loro comportamenti decise dal consiglio di classe. Se la sospensione supera invece i due giorni, per condotte gravi o reiterate, scatteranno i “lavori socialmente utili”, ovvero attività di cittadinanza solidale presso onlus, enti benefici o associazioni con cui le scuole hanno stipulato convenzioni.
    Le aggressioni
    Arresto in flagranza per chi colpisce un prof
    Lo scorso anno le aggressioni contro docenti e bidelli sono state una cinquantina. L’anno prima, tra gennaio 2023 e febbraio 2024, la polizia ne ha contate 133. Così il Consiglio dei ministri, con una modifica al Codice penale, ha deciso di varare una stretta per la tutela dei docenti e dei dirigenti scolastici. Le pene per i maggiorenni che aggrediscono fisicamente professori e presidi provocando loro delle lesioni aumentano: si passa dall’attuale condanna che va da 6 mesi a 3 anni a una reclusione da 2 a 5 anni. Ed è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza o in quasi flagranza, cioè quando l’aggressore viene preso subito dopo il pestaggio con oggetti o tracce di reato (bastoni, coltelli, tirapugni). Intanto il ministero dell’Istruzione insieme a quello del Lavoro ha reso strutturale la tutela assicurativa Inail per 10 milioni di studenti e docenti in caso di infortuni.

    Scuola, educazione sessuale solo con l’ok dei genitori. Arresto in flagranza per aggressioni ai prof

    di Viola Giannoli

    30 Aprile 2025

    La maturità
    Bocciato chi sceglierà di fare scena muta
    Anzitutto la nomenclatura: via “esame di Stato”, si tornerà a chiamarlo solo “esame di maturità”. Ma la modifica all’ultima prova delle superiori immaginata da Valditara non si ferma qui perché per il ministro l’obiettivo è «valutare lo studente a 360 gradi». Il decreto è pronto e prevede sempre due scritti e un orale ripensato in chiave multidisciplinare per misurare, oltre a conoscenze e competenze, «responsabilità, autonomia e capacità argomentativa». Negli scritti si chiederà maggiore attenzione alle competenze trasversali e al problem solving. Cambierà la seconda prova allo scientifico con l’aggiunta di quesiti di logica e comprensione del testo. Maggior rilievo verrà dato all’educazione civica, ai Pcto e all’ultimo triennio. Infine, la stangata per gli studenti (una decina quest’anno) che scelgono di fare scena muta al colloquio: saranno bocciati. La solita linea dura contro chi protesta.

    Maturità, gli studenti ribelli: “Boicottiamo l’orale”. Valditara: bocciateli

    di Corrado Zunino

    11 Luglio 2025

    Gli alloggi
    Case a prezzi calmierati per i docenti fuorisede
    l nuovo piano welfare del ministero dell’Istruzione e del Merito prevede un mix di misure per rispondere a un tema concreto: il carovita. Che comporta la rinuncia a trasferirsi, ogni anno, per numerosi insegnanti, soprattutto dal Sud al Nord, a causa dei costi delle case, dei trasporti, delle spese. Uno dei punti più innovativi e attesi riguarda gli alloggi a prezzi calmierati: i futuri progetti di edilizia residenziale sociale prevedono la possibilità di assegnare case a prezzo ridotto al personale scolastico, con priorità a chi si sposta per motivi di lavoro. È già così a Castelfranco Veneto, dove gli alloggi gestiti dall’Aeep, 80 metri quadrati ciascuno, saranno assegnati da settembre tramite bando e riservati a chi non risiede nel territorio comunale ma si trasferirà per motivi di servizio, con contratti di durata massima biennale, rinnovabili per altri due anni e canoni sostenibili. LEGGI TUTTO

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    Concorso presidi: “Esposti in procura anche in Calabria e Lombardia”. Replica il ministero

    Non solo Campania. Anche in Lombardia e da ultimo in Calabria i candidati esclusi dal concorso per dirigenti scolastici bandito a fine 2023 hanno presentato altre due esposti in procura.
    Dopo il ricorso amministrativo depositato presso il Tar del Lazio, gli aspiranti presidi, riuniti nel “Movimento ordinaristi Calabria 2023”, hanno incaricato l’avvocato Massimo Romano, del foro di Napoli, di andare avanti adombrando «opacità emerse dall’attento studio di parte dei documenti ricevuti in seguito ad accesso agli atti; criticità che fanno dubitare del rispetto della trasparenza, della legalità, dell’imparzialità della procedura messa in atto da parte della commissione incaricata di valutare le prove scritte dei candidati per poi procedere con l’esame orale dei candidati ammessi».
    Le presunte opacità denunciate in Calabria
    Le ombre sul concorso riguarderebbero «l’estrazione della prova 48 ore prima dell’esame senza la presenza di testimoni, violazioni dell’anonimato delle prove dei ricorrenti, ma anche all’utilizzo di codici normativi non consentiti». Quel che raccontano gli esclusi è che, dopo l’accesso agli atti, «fra gli elaborati dei dirigenti scolastici che prenderanno servizio dal primo settembre figurano intere parti letteralmente copiate da codici non ammessi alla prova scritta». Fatti che sarebbero accaduti tutti nello stesso laboratorio. Secondo i ricorrenti, «parte dei componenti della commissione giudicatrice calabrese palesa ipotesi di incompatibilità confermate, fra l’altro, dalla firma di atti pubblici in concomitanza alla correzione dei compiti. E poi ancora ci sarebbero incongruenze nelle griglie di valutazione, negli orari della correzione dei compiti rispetto ai verbali.

    Ricorsi e denunce, concorso presidi nel caos. Il ministro: “Tolleranza zero in caso di illeciti”

    di Viola Giannoli

    14 Aprile 2025

    L’esposto in Lombardia
    L’avvocato Romano è lo stesso che ha curato anche la denuncia in procura da parte di 71 ricorrenti della Lombardia, depositata poche settimane dopo il ricorso al Tar presentato a nome di 103 candidati dall’avvocato Domenico Naso. Anche qui, come raccontato già da Repubblica Milano, tra i punti contestati c’è la tempistica dell’estrazione delle prove. A cui si aggiungono dubbi sui criteri di correzione delle prove alla luce dei risultati eterogenei tra una commissione e l’altra: una avrebbe bocciato il 70 per cento dei candidati, l’altra solo il 30.
    I nuovi dubbi in Campania: “Puntini al posto delle risposte”
    Quanto alla Campania, dove le prove sono ripartite a inizio giugno, dopo lo stop dello scorso aprile per il ritiro di tutti i membri della commissione, sarebbero emersi nuovi dettagli. Il Corriere della Sera ha raccontato ad esempio che tra gli elaborati ci sarebbe un compito in cui il quadro normativo richiesto è sostituito da puntini di sospensione, eppure il candidato sarebbe risultato idoneo. Un altro compito, poi promosso, non avrebbe raggiunto il punteggio minimo per passare la prova. In sedici avevano già presentato denuncia alla procura. Una persona della commissione esaminatrice, secondo quanto affermano i ricorrenti, «era legata da rapporti di intensa e reiterata frequentazione con uno dei candidati del concorso» che si sono poi trasformati anche in una «collaborazione professionale stabile». Ci sarebbero anche foto sui social a testimoniarlo. Poi ci sarebbero anche i candidati che in passato sono stati esaminatori di chi li esamina oggi. A settembre, per questo, i ricorrenti vorrebbero presentare un’altra segnalazione.
    Il ministero aveva già risposto garantendo «vigilanza massima» e «tolleranza zero» in caso di illeciti. E Carmela Palumbo, capo dipartimento del Mim, aveva già respinto, in un’intervista a Repubblica, alcune delle critiche dei ricorrenti.

    Concorso presidi, la capo dipartimento Palumbo: “Ricorsi respinti. Il ministero vigilerà su errori”

    di Viola Giannoli

    16 Aprile 2025

    La replica del ministero dell’Istruzione
    Ora, sempre a Repubblica, Maria Assunta Palermo, direttrice generale per il personale scolastico del ministero, spiega con una nota che «il concorso ordinario per il reclutamento dei dirigenti scolastici si è concluso in tutte le Regioni che hanno bandito posti, con l’adozione a livello regionale delle graduatorie di merito. Ogni Ufficio scolastico regionale, quindi, al momento è regolarmente impegnato nelle attività finalizzate alle immissioni nei ruoli dirigenziali per l’anno scolatico 2025/2026 di 318 vincitori totali, ripartiti a livello regionale e rientranti nel contingente assunzionale recentemente autorizzato dal ministero dell’Economia e delle Finanza e dal dipartimento della Funzione pubblica, come previsto dalla delibera del Consiglio dei ministri del 4 agosto scorso».
    «Qualora, a seguito di accertamenti della magistratura e nel rispetto delle competenze del ministero, dovessero emergere eventuali irregolarità, il Ministero come sempre sarà attento a verificare l’evolversi della situazione e ad adottare i provvedimenti necessari nell’interesse dei candidati e dell’amministrazione», prosegue Palermo.
    Nel merito dei ricorsi, la direttrice generale per il personale fa sapere che «con riferimento al contenzioso che purtroppo, come di consueto, accompagna le procedure di reclutamento del settore scolastico, l’amministrazione centrale, in coordinamento con gli Uffici scolastici regionali, ha curato le difese ottenendo pronunce giudiziali favorevoli nella quasi totalità dei ricorsi promossi avverso la procedura. A titolo di esempio si segnalano la sentenza breve del Tar Sicilia n. 815/2025, che ha riconosciuto la correttezza dell’operato dell’amministrazione a garanzia dell’anonimato nella correzione delle prove; l’ordinanza del Tar Campania n. 1063/2025 e l’ordinanza del Tar Lazio n. 2753/2025 con cui sono state respinte le richieste cautelari d è stata riconosciuta la correttezza della procedura adottata per l’estrazione dei quesiti somministrati nella prova scritta, per citare solo alcune delle doglianze a cui era stata data maggiore eco mediatica». LEGGI TUTTO