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Il primo impianto italiano di depurazione che riusa il calore

Energia per riscaldare e per raffreddare, proveniente da un impianto di depurazione. Il sito di Peschiera Borromeo, nel milanese, è il primo esempio in Italia di una tecnologia innovativa che permette di applicare i principi di economia circolare al depuratore del Gruppo CAP, uno dei più grandi al servizio della città metropolitana di Milano. “È un impianto dotato di una sezione molto importante di digestione anerobica. Sei digestivi aerobici, grazie al lavoro dei batteri in assenza di ossigeno, trasformano i fanghi per produrre biogas in grandi quantità”, spiega Alessandro Reginato, direttore generale di CAP Evolution, azienda di Gruppo CAP che opera nei settori del waste, wastewater ed energy. “Il biogas fino a ieri veniva utilizzato solo per la produzione di energia elettrica destinata all’autoconsumo dello stesso impianto, riuscendo a coprire circa il 30% dell’energia necessaria all’impianto di depurazione, che richiede un grande fabbisogno energetico”. Un passaggio successivo dunque, in ottica circolare.

Come avviene con qualsiasi motore a combustione, la generazione di calore si disperde, mentre allo stesso tempo si producono emissioni inquinanti. Un danno duplice. L’impianto realizzato presso il depuratore di Peschiera Borromeo, invece, d’inverno utilizza il calore per il teleriscaldamento e la produzione di acqua calda di un centro commerciale, un condomino ed un edificio comunale. Non solo, perché come dicevamo d’estate è in grado di produrre energia frigorifera, quindi raffrescamento mediante un gruppo frigorifero ad assorbimento, alimentato esclusivamente dal biogas. Un processo circolare altamente virtuoso che fornisce benefici ambientali tangibili: una riduzione di 2.800 tonnellate di CO2 all’anno, pari a circa 1.015 tonnellate di petrolio e fino al 20% di risparmio energetico per cittadini e imprese del territorio.

“Grazie ad un investimento complessivo di oltre 3 milioni di euro, finanziati da PNRR e con risorse del gruppo, abbiamo sviluppato questo progetto che ci ha permesso di introdurre all’interno del depuratore, uno scambiatore di calore che intercetta il calore che sarebbe stato perso, trasmettendolo a una linea di riscaldamento di circa tre chilometri di estensione che collega alcune utenze all’esterno dell’impianto di depurazione” sottolinea ancora Reginato.

Come funziona? Il biogas prodotto è trasferito a due impianti che producono energia elettrica ed energia termica; quella elettrica viene autoconsumata dal depuratore mentre il calore stabilizza la temperatura dei digestori e alimenta la rete di teleriscaldamento. D’estate, il sistema converte l’energia termica in energia frigorifera per produrre acqua refrigerata a 7°C, garantendo il raffrescamento degli uffici del depuratore e di uno spazio commerciale nelle vicinanze dell’impianto. Si stima, infatti, che gli utenti collegati potranno beneficiare di una riduzione dei costi di climatizzazione compresa tra il 15% e il 20%, grazie a una produzione annuale di circa 1 GWh di energia termica e 585 MWh di energia frigorifera.

“Il nuovo impianto di Peschiera Borromeo è un esempio concreto di come la gestione integrata delle acque reflue possa diventare leva di decarbonizzazione e di efficienza energetica per il territorio, contribuendo in modo tangibile al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica del Gruppo”, dichiara ancora Alessandro Reginato. Essendo il primo esempio industriale di questo tipo in Italia, potrebbe essere ampliato ad altri impianti simili sul territorio. “È applicabile a tutti quei casi in cui l’impianto di trattamento si trova vicino a utenze, perché la difficoltà poi è nel raggiungere le reti di distribuzione. Intanto stiamo lavorando su altri nostri impianti, quello di Pero e di Rozzano, poiché secondo la direttiva europea entro il 2030 dovremmo raggiungere il 35% di energia autoprodotta e questo è un contributo importante per raggiungere quel valore”.

Non è ancora tutto sul versante tecnologico. Il depuratore di Peschiera Borromeo è dotato di un articolato sistema di sorveglianza delle emissioni odorigene: una rete di “nasi elettronici”, sensori meteorologici e strumenti di modellazione che permettono di analizzare e anticipare in tempo reale eventuali criticità olfattive. L’impianto è stato anche il primo in Italia a implementare un Sanitation Safety Plan sviluppato con l’Istituto Superiore di Sanità, introducendo tecnologie IoT e sensori multiparametrici per assicurare un riuso dell’acqua depurata pienamente sicuro.

L’adozione della tecnologia Biofor per il trattamento biologico, combinata con un sistema di telecontrollo operativo 24 ore su 24, ha trasformato la struttura in una vera bioraffineria urbana, capace di integrare acqua, energia e materiali in un processo circolare e sostenibile.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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