Le maratone più blasonate, per storia, percorsi, organizzazione e partecipazione, hanno luogo presso grandi centri cittadini – vedi le magiche Majors -, con tutti i pro e i contro del caso. Se da un lato in genere organizzare una maratona in una città permette di rendere più semplice la logistica e l’offerta dei servizi, dall’altro correre in città non è l’ideale per la salute dei runner. I centri cittadini infatti possono avere concentrazioni maggiori di inquinanti, che rischiano di minare la loro salute e di pesare sulle performance degli atleti stessi. Lo suggerisce oggi uno studio pubblicato su Sports Medicine da alcuni ricercatori interessati a comprendere se, come e quanto il particolato atmosferico influenzasse gli esiti della gara stessa.
Nel dettaglio, si legge nel paper, sono stati analizzati i tempi di arrivo di circa 1,5 milioni di uomini e di un milione circa di runner donne, che avevano partecipato a diverse maratone americane tra gli anni 2003 e 2019, messi in correlazione con i livelli di inquinanti. Ed è in questo modo che i ricercatori hanno osservato come, all’aumentare dell’inquinamento, i tempi di arrivo erano generalmente più lunghi per gli atleti. Di quanto? In media sul cronometro si avevano 32 secondi in più per gli uomini e 25 secondi in più per le donne all’aumentare di solo 1 µg/m3 nei livelli di particolato PM2.5.
Salute
Restare al chiuso non salva dall’inquinamento: lo studio
03 Dicembre 2024
Se lo applicassimo al momento in cui scriviamo, un freddo giorno di gennaio, per le città di Roma e Torino (sedi di maratone a fine inverno e tardo autunnali), che hanno esattamente questa differenza per questo inquinante secondo i dati riportati dalla piattaforma IQAir, i maratoneti potrebbero andare più lenti nella città piemontese rispetto alla capitale (in entrambi i casi comunque con livelli di particolato considerati accettabili, tra 5 e 6 µg/m3).
Secondo i ricercatori della Brown University School of Public Health di Providence, a capo dello studio, a inficiare le performance sarebbero una serie di possibili effetti a livello cardiorespiratorio indotti dal particolato, dall’aumento della pressione alla ridotta funzionalità polmonare. Se siano effettivamente questi i motivi non è chiaro, ma vale la pena approfondire gli studi: “Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per caratterizzare l’eterogeneità degli effetti nell’intero spettro delle prestazioni – concludono gli autori – questi risultati mostrano l’impatto del PM2.5 sulle performance in maratona e l’importanza di considerare i dati di più competizioni quando si stimano gli effetti del PM2.5”.
Le città europee con l’aria più pulita
20 Settembre 2024
Anche perché, fa notare dalle pagine di Outside Alex Hutchinson, ex ricercatore ed esperto reporter del mondo sportivo dell’endurance, i tempi di percorrenza di una stessa maratona, per un runner, corsa in condizioni di inquinamento molto diverse, potrebbero differire di diversi minuti.