Sanihelp.it – Se pensiamo che 15 anni fa guariva il 30% delle persone colpite da tumori del sangue e oggi questa percentuale è salita al 70, possiamo certamente parlare di un risultato molto importante, ottenuto grazie alle terapie innovative e alla ricerca che non si ferma di fare progressi.
I linfomi, le leucemie e il mieloma multiplo sono i tumori del sangue più frequenti, circa 30.000 nuovi casi all’anno in Italia.
Le terapie più avanzate sono rappresentate dalle CAR T, cioè dalla terapia cellulare, e dagli anticorpi bispecifici.
Sull’argomento si è svolta a Roma la quarta edizione della SOHO (Society of Hematologic Oncology) annual Conference.
«La terapia cellulare a base di CAR T ha favorito una rivoluzione epocale nella lotta contro i tumori del sangue» afferma Giovanni Martinelli, Direttore scientifico dell’Istituto Romagnolo per lo studio dei Tumori Dino Amadori – IRST «l’obiettivo è quello di risvegliare il sistema immunitario, che troppo a lungo ha tollerato la crescita del tumore. Nei linfomi aggressivi, come quello non Hodgkin, grazie alle CAR T il 40% dei pazienti guarisce con una singola infusione. Degli studi stanno valutando il loro utilizzo anche in altre forme di tumori del sangue, come nel mieloma multiplo, nella leucemia linfoblastica acuta dell’anziano e nella leucemia mieloide cronica».
Le CAR-T (Chimeric Antigen Receptor T cell therapies) sono cellule T umane ingegnerizzate geneticamente per esprimere recettori ricombinanti in grado di riconoscere specifici antigeni sulla superficie di cellule target.
La tecnica consiste nel prelievo dei linfociti T del malato per modificarli geneticamente in modo che sulla superficie esprimano un recettore chiamato Car. La presenza di Car ha come effetto un potenziamento dei linfociti che li rende in grado, una volta reinfusi nel malato, di riconoscere e attaccare le cellule tumorali presenti nel sangue e nel midollo, fino a eliminarle. Un approccio che ha cambiato radicalmente il trattamento di alcuni tumori del sangue resistenti alle cure tradizionali.
Gli anticorpi bispecifici sono proteine artificiali composte di frammenti di due diversi anticorpi monoclonali, cosa che permette loro di legarsi contemporaneamente a due antigeni diversi, nello specifico contemporaneamente, si legano a un citotossico cellulare e all’obiettivo terapeutico: le cellule tumorali da distruggere.
«Nel mieloma multiplo, che origina nel midollo osseo e colpisce in Italia ogni anno circa 5750 persone, la sopravvivenza media è passata da 36 mesi a circa 7 anni – rivela il professor Claudio Cerchione, ricercatore della Divisione di Ematologia dell’IRST Dino Amadori – si può quindi parlare di cronicizzazione della malattia grazie alla ricerca. Grazie all’immunoterapia si è in grado di curare anche la malattia refrattaria e recidivata».
Anche nella leucemia mieloide acuta, che colpisce più che altro persone anziane, le terapie sono sempre più precise e mirate.