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Dalle chiese agli hotel, i vantaggi degli edifici mangia-smog

Il Palazzo Italia dell’Expo del 2015 a Milano, la chiesa Dives in Misericordia a Roma, la chiesa dell’ospedale di Bergamo dedicata a San Giovanni XXIII, le pavimentazioni dei lungomari della riviera Adriatica. Ma anche le facciate dell’Hôtel de Police a Bordeaux e i pannelli dell’Air France all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi. E ancora, le corsie ciclabili e i parcheggi a Blue Island Avenue e a Cermak Road, a Chicago, negli Stati Uniti. Infrastrutture molto diverse tra loro, che hanno in comune un’importante caratteristica: sono tutte realizzate con il cemento mangia-smog, dagli esperti chiamato fotocatalitico. Una storia iniziata nel 1996, quando il chimico Luigi Cassar ebbe l’idea di aggiungere alla miscela di cemento piccole particelle di biossido di titanio, un composto bianchissimo e a basso costo. Brevettato da Italcementi, oggi Heidelberg Materials, questo innovativo agglomerato è disponibile sul mercato dal 2006 con il nome di Tx Active.

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“Grazie alla luce naturale o artificiale, tale materiale è in grado di accelerare i processi di ossidazione, trasformando le sostanze organiche e inorganiche nocive, come ossido di azoto, biossido di zolfo, monossido di carbonio, ozono, in composti meno dannosi, come carbonati, nitrati, solfati, che vengono in seguito rimossi dall’acqua piovana”, spiega Anna Laura Pisello, ingegnere edile, docente di Fisica tecnica ambientale all’Università di Perugia e componente del network tecnico-scientifico di Federbeton, la Federazione di Confindustria che rappresenta la filiera del cemento e del calcestruzzo. “In questo modo il conglomerato contribuisce al miglioramento della qualità dell’aria. Inoltre, evitando l’accumulo e l’adesione dei contaminanti, è anche in grado di mantenere pulite le superfici degli edifici, valorizzandone l’aspetto estetico”.

Il cemento che illumina le città

Oltre a quello fotocatalitico, ci sono altri calcestruzzi creati in nome della sostenibilità ambientale. Tra questi, il calcestruzzo fotoluminescente, una miscela che contiene fosfori ottenuti dagli scarti del vetro, capaci di assorbire i raggi solari durante il giorno e di riemetterli sotto forma di luce, generando un’illuminazione passiva.

“Un materiale ideale per realizzare edifici, marciapiedi, sentieri pedonali e ciclabili, piazze e parcheggi in zone scarsamente illuminate, incrementando così la visibilità e la sicurezza dei cittadini”, prosegue l’ingegnere. “A ciò si aggiunge la capacità di ridurre la temperatura del suolo e delle costruzioni durante l’estate, mitigando gli effetti del sovrariscaldamento urbano con benefici per la salute degli abitanti. In proposito, il nostro ateneo due anni fa si è aggiudicato un finanziamento dell’European Research Council per lo sviluppo del progetto Helios, finalizzato all’ideazione di materiali innovativi in grado di produrre raffrescamento passivo”. Calcestruzzo di questo tipo è stato, per esempio, impiegato per la pista ciclabile di Peccioli, nei pressi di Pisa, e per la pista ciclo-pedonale di Caravate, in provincia di Varese.

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Drenare l’acqua e ridurre le temperature

Un altro esempio di calcestruzzo amico dell’ambiente è quello drenante che, a differenza dei due casi precedenti, non richiede di per sé l’aggiunta di specifici additivi, ma in cui è importante la dimensione dei grani (granulometria), che determina l’interazione dei vuoti e dei pieni. È usato soprattutto per realizzare pavimentazioni stradali porose, che permettono il deflusso dell’acqua piovana. “In tal modo, si riduce il rischio di impermeabilizzazione del terreno, assicurando una maggiore resilienza in caso di inondazioni e impedendo il fenomeno dell’acqua planning, pericoloso per i veicoli”, chiarisce Pisello. “Questo tipo di agglomerato, utilizzabile anche per piazze, giardini, percorsi ciclo-pedonali, spazi condominiali, ha inoltre il vantaggio di ridurre la risalita delle radici delle piante, di rispettare l’ecosistema nei substrati del suolo, di favorire il riciclo dei materiali a fine vita”.

Infine, l’acqua assorbita dal terreno, che poi evapora (fenomeno di evapo-traspirazione), contribuisce a ridurre l’effetto “isola di calore” nelle città, responsabile dell’innalzamento dei consumi energetici e delle emissioni: grazie a tale componente, le temperature del suolo, che nei periodi più caldi possono raggiungere i 50 gradi, scendono a 5-20 gradi. Con questo materiale è stata pavimentata una parte del Parco Biblioteca degli alberi di Milano, con benefici estesi anche all’area circostante.

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Più resistenza per i grattacieli

Un ulteriore esempio di calcestruzzo sostenibile è quello a basso calore di idratazione per edifici alti, studiato per getti massivi al fine di garantire un’elevata durabilità delle strutture. “Una volta gettato, il calcestruzzo indurisce grazie alla reazione di idratazione del cemento, un processo che produce calore elevato, aumentando così il rischio di fessurazione dell’agglomerato, con conseguenze negative sulla costruzione stessa”, aggiunge l’esperta. “Per questo nelle circostanze che lo richiedono si utilizza un cemento in grado di sviluppare poco calore. Si tratta di un prodotto che coniuga efficienza nella realizzazione, qualità e sicurezza nel risultato, minore impatto ambientale, grazie al ridotto contenuto di clinker, un componente base, ricavato principalmente da argilla e calcare, per la produzione del cemento”.

Questo tipo di calcestruzzo è stato, per esempio, utilizzato nella realizzazione del grattacielo Gioia 22 a Milano, composto da 26 piani fuori terra e da quattro piani interrati.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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