“L’istruzione è l’arma più potente che possiamo usare per cambiare il mondo”. La frase riportata nell’esergo del libro Come discutere con chi mangia carne (e convincerlo ogni volta), pronunciata da Nelson Mandela nel 1990, ben riassume l’idea al centro del volume (Sonda, pp. 352, € 19,90) scritto dall’attivista britannico Ed Winters, in libreria dal 2 maggio, la cui edizione italiana è stata curata dall’associazione Essere Animali. Una guida pratica che si rivolge non solo ai vegani, ma anche a coloro che sono curiosi di approfondire il tema, per un futuro più sostenibile e compassionevole.
Quando è diventato vegano e perché?
“Lo sono diventato nel 2015 per motivi etici. L’anno prima avevo scelto di diventare vegetariano in seguito a un incidente, nel quale un camion che trasportava migliaia di polli si è schiantato. Allora uno dei miei cibi preferiti era il pollo fritto, ma quando sono venuto a conoscenza dello scontro e delle sofferenze che aveva provocato a quei poveri animali ho capito che ero un ipocrita a rattristarmi per loro, mentre nel contempo pagavo perché altri venissero uccisi”.
Ha incontrato qualche difficoltà nell’essere vegano? Per esempio, in una cena al ristorante, in un barbecue con gli amici, in un pranzo in viaggio?
“No, non ho riscontrato particolari criticità. Certo, essere vegani può rendere alcune situazioni più impegnative, perché non è detto che si riesca a trovare cibo vegan in ogni ristorante o bar. Tuttavia, non è stato difficile al punto tale da rendere impossibile essere vegani. Inoltre, gli aspetti positivi del veganismo superano di gran lunga le eventuali difficoltà che possono sorgere”.
Ma essere vegetariani non è sufficiente?
“No, non lo è. Perché anche le mucche da latte e le galline ovaiole sono sfruttate dall’industria. Le mucche vengono ingravidate con la forza, allontanate dai vitellini e macellate quando la loro produzione di latte diminuisce. Non tocca sorte migliore alle galline, spesso confinate in gabbie anguste e poi, quando la loro produzione di uova diminuisce, macellate per ottenere carne a basso costo. Alcune delle pratiche più crudeli si trovano proprio all’interno di questo tipo di aziende. I vegetariani si oppongono alla macellazione, ma di fatto sostengono comunque questa pratica crudele”.
Quanti sono i vegani nei Paesi occidentali e dove è più presente la loro comunità?
“È difficile saperlo con esattezza. Tuttavia, le stime indicano che il numero di vegani negli ultimi anni è aumentato e molto probabilmente continuerà a crescere. La maggior parte di loro è concentrata nelle nazioni dell’Europa occidentale e del Nord America. Tuttavia, anche l’Australia vanta una solida comunità vegana e si possono trovare molti vegani pure nei Paesi asiatici, come Thailandia e India.
Il suo primo libro si intitola “Questa è propaganda vegan… e le altre bugie dell’industria della carne”. Quali sono le principali menzogne?
“Le bugie sono varie. Il settore dell’allevamento animale sostiene di essere sano, sostenibile, etico. Eppure, è il principale responsabile della sofferenza e della morte degli animali sul Pianeta. Nessun’altra industria infligge più violenza e dolore agli animali. Questi ultimi vengono mutilati, chiusi in gabbie, intrappolati in stalle. Il loro sistema riproduttivo viene sfruttato e i loro corpi vengono trattati come oggetti. Li fulminiamo, tagliamo loro la gola, li costringiamo a entrare nelle camere a gas. L’idea che tutto ciò possa essere definito morale o umano è tanto assurda quanto offensiva. Inoltre, è stato dimostrato che i prodotti di origine animale aumentano il rischio di malattie croniche e che gli allevamenti sono il primo utilizzatore di antibiotici a livello mondiale, oltre a essere implicati nella comparsa e nella diffusione di virus come quelli dell’influenza aviaria e suina, che potrebbero causare la prossima pandemia. Infine, provocano rilevanti emissioni di gas a effetto serra, deforestazione, perdita di habitat, estinzione di specie, consumo di suolo”.
Qual è la principale motivazione per cui le persone decidono di continuare a mangiare carne?
“Ci sono vari fattori chiave. I più importanti sono l’abitudine, la cultura, il gusto. Ci siamo cibati di prodotti di origine animale per tutta la vita e molto raramente ci fermiamo a riflettere sulle conseguenze negative di questo comportamento. Tuttavia, è importante rendersi conto del fatto che ripetere un’azione da molto tempo non la rende automaticamente etica. Per quanto riguarda poi il gusto, il nostro piacere sensoriale non può in alcun modo essere una giustificazione morale alla violenza su altri esseri viventi”.
Qual è la motivazione più assurda contro il veganismo che ha sentito?
“Una volta mi trovavo in Texas. E una persona mi disse che gli americani devono mangiare carne per non diventare deboli e indifesi contro il comunismo”.
Immagino che sia molto difficile contrastare le lobby degli allevatori e dei cacciatori, che difendono strenuamente i loro interessi economici. È così? Cosa si può fare?
“Contrastarle è in realtà molto semplice: basta dire la verità. Tuttavia, queste lobby compensano la mancanza di valide argomentazioni con alleanze politiche e con rilevanti investimenti in campagne pubblicitarie e di marketing. Per questo abbiamo bisogno di politici che facciano valere i principi e che siano realmente animati dal desiderio di far emergere la realtà. È, inoltre, necessario cambiare le modalità con cui viene sovvenzionata la produzione alimentare, facendo in modo che le ingenti somme di denaro pagate dai contribuenti non vengano elargite a queste industrie, che si riempiono le tasche a spese della nostra salute, degli animali e del Pianeta. Dobbiamo ascoltare gli scienziati e prendere decisioni informate e consapevoli. Dobbiamo, infine, renderci conto del potere che abbiamo in quanto consumatori. È confortante sapere che siamo noi a detenere la chiave del cambiamento e, sebbene la legislazione sia importante per indirizzare verso processi virtuosi, facendo insieme scelte etiche possiamo creare un mondo migliore”.
Cosa potrebbero (e dovrebbero) fare i media per promuovere la causa vegana?
“Raccontare ciò che accade davvero agli animali, pubblicando le inchieste e i filmati realizzati negli allevamenti e nei macelli. Non dovrebbe essere solo compito degli attivisti chiedere conto alle potenti industrie del settore: servono giornali e tv indipendenti, che possano porre le domande giuste senza temere di subire ritorsioni. Purtroppo, troppi media sono più interessati a sostenere una parte politica che a essere obiettivi e ad agire con integrità. La comunità scientifica sta svolgendo un lavoro eccellente, che deve però essere amplificato e presentato al pubblico”.
Quale futuro prevede per il veganismo?
“Prevedo un futuro positivo, nonostante le difficoltà da affrontare. La verità è che non possiamo continuare a nutrirci di prodotti animali come facciamo oggi e qualcosa dovrà cambiare. Quindi l’abbandono, anche parziale, degli allevamenti inevitabilmente accadrà. Tuttavia, non mancheranno gli attacchi da parte degli allevatori e di alcuni partiti e gruppi politici, come già accade per la carne coltivata. Detto ciò, ho fiducia nel fatto che verranno compiuti grandi passi avanti, soprattutto quando i Paesi più predisposti al cambiamento inizieranno a constatarne i concreti benefici”.
Cosa pensa degli animali utilizzati come cavie negli esperimenti medici?
“Questo è un tema più complesso. Ripeto sempre che, al di là delle opinioni sui test per fini medici, lo sfruttamento degli animali in altri contesti resta immorale e sbagliato. Io, come credo la maggior parte delle persone, desidero che si ponga fine a questo tipo di sperimentazioni il prima possibile. Gli esperimenti sono orribili e innegabilmente crudeli, per non parlare del fatto che non sono ideali dal punto di vista scientifico. Quindi, prima li eliminiamo, meglio è”.