7 Novembre 2025

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    La fotinia, come coltivare la pianta che cambia colore

    La fotinia, o photinia, appartiene alla famiglia delle Rosaceae ed è originaria dell’Asia orientale, in particolare della Cina, del Giappone e dell’India. La varietà più diffusa è la photinia fraseri, un ibrido nato dall’incrocio tra photinia glabra e photinia serratifolia, ma la pianta in sé è diventata protagonista di molti giardini italiani: grazie alle sue foglie giovani rosso intenso che virano al verde, e alla sua capacità di trasformarsi in una siepe elegante o in un arbusto d’effetto, conquista chi ama il verde ornamentale (che diventa rosso). Ma come coltivarla nel modo giusto? Quando intervenire con la potatura? Quali sono i costi? Scopriamolo insieme.

    Quando la photinia diventa rossa? Caratteristiche
    La photinia fraseri è un arbusto sempreverde a crescita rapida, con un portamento eretto e ramificato. Può raggiungere un’altezza di 2–4 metri, a seconda della potatura. Le foglie sono ovali, lucide e coriacee, di colore verde scuro con spettacolari nuove vegetazioni rosso acceso in primavera e inizio estate. I fiori, riuniti in pannocchie bianche e profumate, compaiono tra aprile e maggio. In autunno possono comparire piccole bacche rosse non edibili.

    Come coltivarla: esposizione, terreno e messa a dimora
    La photinia prospera in pieno sole o in mezz’ombra: una collocazione luminosa ne esalta il fogliame e favorisce la colorazione rosso-vivace delle foglie più giovani. È preferibile un terreno fertile, ben drenato, evitando quelli troppo compatti o soggetti a ristagni: se il suolo è pesante, è utile mescolare del compost o terriccio leggero al momento della piantagione. La messa a dimora si può effettuare dall’autunno alla primavera, evitando i mesi più caldi o i periodi di gelo. Una volta piantata, la fotinia richiede un’attenzione particolare nel primo anno con annaffiature regolari fino a quando non si sarà ben radicata; in seguito, la sua manutenzione può essere moderata.

    Quando potare la Photinia
    La potatura della fotinia merita un’attenzione particolare: il momento ottimale per intervenire è in tardo inverno o all’inizio della primavera o immediatamente dopo la fioritura, a seconda delle condizioni climatiche e della varietà. Tagliare troppo presto (prima che i nuovi germogli si siano induriti) o troppo tardi (vicino ai primi geli) può ridurre l’effetto estetico della nuova vegetazione o rendere la pianta più vulnerabile. Non è necessario potare drasticamente ogni anno: eliminare rami secchi, ammalati o troppo sporgenti e dare forma al cespuglio è spesso sufficiente. Nel caso di siepi molto fitte, si consiglia una leggera rifinitura, ma evitare tagli radicali in autunno.

    Quanto cresce: dimensioni, ritmo e varianti della photinia
    La Fotinia è sorprendentemente vigorosa. In condizioni favorevoli può arrivare a 3-5 metri d’altezza e simile ampiezza se lasciata libera. Alcune fonti indicano che può superare anche i sei metri in assenza di potature regolari. Se invece viene coltivata come siepe e sottoposta a potature regolari, può essere mantenuta a 2-3 metri d’altezza senza grosse difficoltà. Il ritmo di crescita nel primo periodo è rapido: la chiave è contenere la vegetazione nella forma desiderata fin da subito, per evitare che la pianta diventi troppo legnosa e perda vigore nella base.

    Malattie e parassiti: occorre vigilarla
    Un punto da non sottovalutare riguarda le malattie: la fotinia è soggetta alla leaf spot (maculatura fogliare) soprattutto in condizioni di elevata umidità e cattiva circolazione d’aria, con conseguente perdita di foglie. Per evitare ciò è importante garantire una buona areazione tra le piante, non bagnare ripetutamente la chioma, e se necessario intervenire con trattamenti mirati. Inoltre, mantenere gli strumenti di potatura ben puliti è fondamentale per evitare la diffusione di funghi o batteri. La scelta del momento e dell’angolo del taglio può fare la differenza nella salute della pianta. LEGGI TUTTO

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    Gli scienziati contro Bill Gates: “Il suo memorandum sul clima è pericoloso”

    “Gli scienziati si infuriano per il promemoria di Bill Gates sul clima”. “Gli scienziati criticano gli argomenti fantoccio contenuti nel promemoria sul clima di Bill Gates”. “Perché il promemoria sul clima di Bill Gates viene celebrato dagli scettici mentre frustra gli scienziati”. Sono solo alcuni dei titoli che la stampa internazionale ha dedicato alla polemica scoppiata dopo che la settimana scorsa il fondatore di Microsoft, una delle persone più ricche al mondo, e anche tra le più impegnate in operazioni di aiuto finanziario ai Paesi poveri, ha reso noto un documento di 17 pagine in cui sembra cambiare radicalmente idea rispetto alla crisi climatica.

    Il personaggio

    Le due facce di Bill Gates, il latifondista americano che vuole salvare il Pianeta

    13 Aprile 2021

    Dopo essere stato un paladino (e finanziatore) di iniziative volte a ridurre le emissioni di gas serra, oggi Gates scrive: “Il cambiamento climatico è un problema serio, ma non segnerà la fine della civiltà… L’innovazione scientifica lo arginerà, ed è giunto il momento di una ‘svolta strategica’ nella lotta globale al cambiamento climatico: dal limitare l’aumento delle temperature alla lotta alla povertà e alla prevenzione delle malattie”. Naturalmente i negazionisti (veri e quelli per convenienza) hanno colto la palla al balzo, a cominciare dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump: “Io (NOI!) abbiamo appena vinto la guerra alla bufala del cambiamento climatico. Bill Gates ha finalmente ammesso di essersi completamente SBAGLIATO sulla questione”, ha scritto. Un post che ha irritato lo stesso Gates: “La sua è una gigantesca interpretazione errata del mio promemoria”. Ma devono averla interpretata male anche molti climatologi che, con qualche giorno di ritardo in realtà, stanno contestando le parole del multimiliardario e benefattore.

    Il timore principale degli scienziati è che arrivando a poche ore dall’inizio di Cop30, già indebolita dalla defezione della Casa Bianca, il “dietrofront climatico” di un uomo così ricco e influente possa trasformarsi in una “granata narrativa”, come l’ha definita su The Conversation Ryan M. Katz-Rosene, professore di Geopolitica e ambiente all’Università di Ottawa. Una bomba capace di mandare in pezzi il consenso faticosamente creato nell’opinione pubblica e in parte delle forze politiche sull’urgenza di contrastare l’innalzamento delle temperature.

    C’è chi ha analizzato il testo di Gates parola per parola. E, a detta di molti esperti, non ci sarebbero clamorosi errori tecnici nella descrizione di quanto sta accadendo. Anche se il promemoria sembra minimizzare la gravità del riscaldamento globale osservato fino a oggi, prevedendo un innalzamento delle temperature globali che potrebbe arrivare fino a +2,9 °C in più rispetto all’era preindustriale, un dato considerato fin troppo ottimistico da una parte della comunità scientifica. Ma l’ex patron di Microsoft è anche accusato di riporre troppa fiducia in tecnologie ancora in fase sperimentale e spesso controverse, come i piccoli reattori modulari, la cattura e lo stoccaggio del carbonio e la geoingegneria. Secondo Michael Mann, il decano dei climatologi Usa, questa attenzione alle “soluzioni tecnologiche per il clima … ci condurrà su una strada pericolosa”, perché tali approcci possono distogliere l’attenzione dalle strategie di mitigazione che hanno già dimostrato di funzionare e saranno usate come scusa per continuare a bruciare combustibili fossili.

    Infine, il nodo forse centrale: mettere in competizione l’azione contro la crisi climatica e la lotta alla povertà e alla fame. Secondo Gates, visto che il global warming “non porterà all’estinzione dell’umanità”, occorre dirottare energie e denaro sulle emergenze sanitarie ed alimentari che affliggono il Sud del mondo. L’obiezione è che i due interventi (su clima e povertà) non vanno raccontati come alternativi. E soprattutto che gli effetti del cambiamento climatico, se non mitigati, faranno diventare i poveri ancora più poveri e affamati. In definitiva questa conferma che “gli scienziati del clima continuano e continueranno ad affrontare il difficile compito di comunicare il rischio climatico, l’urgenza e l’incertezza, in un contesto politico poco incline alle sfumature e alla complessità”, scrive il professor Katz-Rosene. “Il promemoria di Bill Gates non cambia la scienza. Ma rivela quanto la politica climatica sia sensibile al contesto. E come lo stesso messaggio possa diventare un’arma usata per perseguire obiettivi anche molto diversi”. LEGGI TUTTO

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    “Par condicio nei dibattiti”, la circolare di Valditara alle scuole. Il Pd: “Non sono luoghi da sorvegliare”

    Par condicio e libertà di opinione. Sono le parole chiave di una circolare emanata dal ministero dell’Istruzione su “manifestazioni ed eventi pubblici all’interno delle istituzioni scolastiche”. L’obiettivo, dichiara, è regolare la presenza di ospiti ed esperti nei casi in cui le tematiche trattate abbiano “ampia rilevanza politica o sociale”. Ma il Pd protesta: “Passaggi ambigui e suscettibili di interpretazioni: potrebbero incidere sull’autonomia scolastica e sul pluralismo educativo”.
    La circolare: “Ospiti autorevoli e dialogo costruttivo”
    Emanata recentemente, la circolare evidenzia l’importanza “che l’organizzazione e lo svolgimento nelle istituzioni scolastiche di manifestazioni ed eventi pubblici aventi ad oggetto tematiche di ampia rilevanza politica o sociale, siano caratterizzati dalla presenza di ospiti ed esperti di specifica competenza ed autorevolezza”. Si sottolinea il fatto che “le istituzioni scolastiche, nell’ambito della loro autonomia, debbano operare in modo da assicurare il pieno rispetto dei principi del pluralismo e della libertà di opinione e garantire, in ogni caso, il dialogo costruttivo e la formazione del pensiero critico”.
    Il Pd: “La scuola non è un luogo da sorvegliare”
    Parole che hanno messo in allarme le parlamentari dem Irene Manzi e Simona Malpezzi, che annunciano una interrogazione parlamentare al ministro Valditara, “per conoscere le motivazioni che hanno portato alla diffusione” della nota ministeriale. Nonostante richiami formalmente i principi dell’educazione civica e della libertà di opinione, la circolare contiene infatti secondo le due parlamentari “passaggi ambigui e suscettibili di interpretazioni che potrebbero incidere sull’autonomia scolastica e sul pluralismo educativo”. La scuola, osservano le dem, “non è un luogo da sorvegliare, ma un luogo dove liberare le idee: perché solo dove si discute liberamente, si educa davvero alla cittadinanza”.
    “Prendo atto che per il Pd invitare nei percorsi di istruzione al costante rispetto del pluralismo, alla formazione di un pensiero critico, al libero dibattito, per favorire nello studente lo sviluppo di una propria autonoma e non condizionata opinione, sarebbe in contrasto con l’autonomia scolastica”, è la replica di Valditara. “Parole inquietanti che lasciano trasparire l’intenzione di voler confondere l’autonomia scolastica con pratiche di indottrinamento – aggiunge il ministro –. La scuola costituzionale non si merita questa preoccupante confusione”
    Le novità alla Maturità
    Niente più mappe concettuali che cercano di tenere insieme tutte le materie dall’italiano alla matematica, dalla filosfia all’arte: le discipline da portare all’orale del prossimo esame di Stato saranno quattro in tutto, scelte in base all’indirizzo di studi. Così cambia la maturità secondo le nuove regole già annunciate dal ministero dell’Istruzione, che prevedono anche l’obbligatorietà dell’orale. “Ma bisognerà studiare anche le altre materie”, si premura di ribadire il ministro Giuseppe Valditara a Skuola.net.
    Le quattro materie: “Si sapranno a gennaio”
    I collegamenti interdisciplinari restano, quindi, ma l’orale non è più un giudizio su tutte le materie dell’ultimo anno, ma su quelle che “sono utili per migliorare la valutazione – spiega il ministro –. Ad esempio, saper collegare una domanda di greco con un argomento trattato in storia o filosofia”.
    Per sapere di quali materie si tratta, però, bisognerà aspettare fino a fine gennaio. Solo allora gli studenti sapranno cosa aspettarsi, senza sorprese: anche i commissari abilitati in più di una materia dovranno limitarsi a fare domande sulle discipline scelte dal ministero. Addio definitivo, quindi, a quei documenti “a sorpresa” selezionati dai professori con cui i maturandi dovevano misurarsi per dare il via all’esame. “Ti costringevano a fare collegamenti interdisciplinari spesso astrusi” o “improbabili”, è quanto sostiene il ministro: “Oggi invece abbiamo fatto chiarezza”. Poi, però, arriva la precisazione: “Ovviamente è un segno di maturità lo studiare anche le materie che non sono state scelte”.
    Stop al rifiuto dell’orale
    L’altra novità è l’obbligo per gli studenti di sostenere l’esame orale, pena la bocciatura. Lo scorso anno diversi maturandi si erano rifiutati di presentarsi davanti alla commissione in segno di protesta, contando sulla promozione assicurata dai voti ottenuti allo scritto. “La scuola ti deve abituare ad affrontare i problemi, non ad aggirarli, a saper affrontare le valutazioni, non a rifiutarle, a saper affrontare le frustrazioni risolvendole”, ha dichiarato Valditara. “Questa è la vera grande sfida. E allora per questo ho voluto dare una risposta netta a quei ragazzi che la scorsa estate hanno contestato l’esame di maturità rifiutandosi di prendere parte alla prova orale: Attenzione perché questo non sarà più possibile. Rifiuti l’orale? Non è un problema, ripeti l’anno” avverte. LEGGI TUTTO

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    Parigi dice basta alla fast fashion, ma uno dei colossi cinesi apre alle Galeries Lafayette

    Fino a 10 mila capi di abbigliamento caricati ogni giorno sulle piattaforme. È questo il trend di produzione dei due colossi cinesi protagonisti dell’ultra-fast fashion. Uno dei business più inquinanti al mondo: la moda a prezzi stracciati in vendita sui canali online che di sostenibile non hanno nulla. Milioni di lavoratori impiegati nella confezione di capi di abbigliamento, prodotti in condizioni precarie in Bangladesh, India e Vietnam e messi sul mercato a meno dieci euro. I loro salari? Inferiori al minimo vitale. Nel 2024, in media uno stipendio si aggirava sui 90 dollari al mese. Eppure il giro di affari che riguarda la fast-fashion è intorno ai 125 miliardi di dollari all’anno.
    Francia, la prima legge
    Un modello consumistico ed economico che da tempo attira su di se critiche per il forte impatto ambientale e sociale. Soprattutto si discute quali regole imporre ai colossi come Temu e Shein. Non è così semplice, visto che se ne sta occupando anche la Commissione europea con la proposta di riforma del codice doganale. A livello di singoli stati, invece è stata la Francia a muoversi per prima varando una legge anti fast-fashion che introduce una tassa ambientale con l’obiettivo di penalizzare le produzioni inquinanti e le ingiuste condizioni di lavoro; un eco-score per valutare l’impatto dei capi (emissioni, risorse utilizzare, riciclabilità); previsto il divieto di pubblicità delle marche dell’ultra fast-fashion e della promozione tramite influencer per questi brand. Fino alla decisione presa dal Ministero delle Finanze di bloccare l’accesso al sito e-commerce di Shein ritenuto colpevole di aver messo in vendita bambole gonfiabili con sembianze di bambini.

    La sostenibilità ‘sfila’ sulle passerelle di moda

    24 Ottobre 2025

    Il primo negozio permanente Shein nel Marais
    Nonostante le proteste e l’indignazione (sono state raccolte 120 mila firme), il gruppo Shein è riuscito ad aprire ugualmente il suo primo negozio permanente nel cuore di Parigi alle Galeries Lafayette. L’operazione è stata possibile proprio per la partecipazione della Société des grands magasins, che gestisce l’insegna Bhv e in franchising alcuni store delle Galeries. Obiettivo: attirare clienti al centro commerciale.

    Ad assistere all’inaugurazione del suo primo negozio fisico (altre aperture sono previste a Digione, Grenoble, Reims, Limoges e Angers nella Valle della Loira) decine di manifestanti accampati davanti ai grandi magazzini. Proteste che non hanno però scoraggiato la folla di acquirenti. Quindi sito bloccato, ma negozio preso d’assalto da curiosi e fan del marchio che si sono messi in fila per acquistare. Tra loro, molti giovani.

    Sostenibilità

    Un’eco-tassa per Shein e Temu: la battaglia della Francia contro il fast fashion

    di Paola Arosio

    16 Luglio 2025

    Il “Green Gap” dei giovani consumatori
    C’è chi in questo comportamento vede una contraddizione tipica della cosiddetta GenZ, ossia una generazione che se da una parte crede nei valori ecologici, dall’altra non sembra metterli in pratica in modo coerente. Un sondaggio del 2024 lo metteva nero su bianco: il 75% dei giovani europei si diceva preoccupato per il cambiamento climatico, ma solo il 22% dichiarava di aver ridotto concretamente i propri acquisti di moda. Spesso infatti le intenzioni ecologiche si scontrano con le abitudini al consumo e soprattutto le possibilità economiche. Ad esempio, molti considerano che l’alternativa sostenibile di una t-shirt, che nel fast-fashion è in vendita a 7 euro, costi troppo. E poi c’è il mondo dei social che determina “appartenze” e anche gusti. Con il “nuovo ricambio di outfit” e microtrend che spesso durano poche settimane. Forse, ed è l’idea comune degli autori di molte inchieste che riguardano il settore del fashion, è arrivato il momento che il mondo della moda, nella sua globalità, si avvii verso un vero cambiamento strutturale. Diventando certo sostenibile ed etico, ma anche accattivamene e soprattutto economicamente accessibile. LEGGI TUTTO