24 Ottobre 2025

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    Søren Jessen, la crisi climatica spiegata ai ragazzi: “Ma loro sanno già tutto”

    C’è una graphic novel che racconta ai ragazzi la crisi climatica e il rischio – crescente – dei fenomeni estremi, alluvioni in primis. Un libro straordinariamente attuale che indaga anche il peso delle responsabilità dell’antropocene, che a volte sommergono e travolgono anche i più piccoli. Si intitola La ragazza pesce, un libro edito da Camelozampa scritto e illustrato da Søren Jessen, con traduzione italiana di Eva Valvo. LEGGI TUTTO

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    No, il Green deal non è stato bocciato dal Consiglio europeo

    “Cosa è successo nel Consiglio europeo di ieri riguardo alla crisi climatica? Stando ai resoconti di molti media l’Unione europea avrebbe ridimensionato il Green deal. Ma c’è una versione secondo cui le cose sarebbero andate il modo molto diverso. “I colloqui sul clima, una delle questioni più spinose in vista del vertice, sono stati affrontati […] LEGGI TUTTO

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    Il buon esempio del Parma Calcio per l’ambiente

    Settantamila bottiglie di plastica (equivalenti a sette tonnellate di anidride carbonica) risparmiate in un anno solo nel centro tecnico del Parma Calcio; quasi tre quarti di rifiuti indifferenziati abbattuti negli uffici del club; e da domani, in occasione della partita Parma-Como, l’inaugurazione della raccolta differenziata in tutto lo stadio Tardini. I numeri della sostenibilità ambientale non fanno scalare la classifica in campionato, ma parlano di un futuro diverso e possibile anche in un mondo apparentemente immutabile come quello del calcio. E il Parma, unico club italiano assieme alla Juventus ad aver ottenuto la certificazione internazionale Iso 14001 per i sistemi di gestione ambientale, ora si offre come modello da seguire per tutta la serie A.

    Allo stadio Tardini il nuovo progetto “Play Green” indica la via: “Vogliamo portare anche fuori dal club le buone pratiche che abbiamo introdotto nella nostra attività quotidiana“, spiega l’ad Federico Cherubini. Detto, fatto: a partire dalla sfida Parma-Como i tifosi troveranno in tutto il Tardini 35 nuovi contenitori per la raccolta differenziata, un salto epocale nella gestione dei rifiuti in un luogo per sua natura ambientalmente disattento come lo stadio, “un primo passo – spiega il ceo dei Ducali – verso un ulteriore impegno in ambito sociale assieme alle comunità con cui entriamo in contatto“.

    Il progetto parte da lontano: nel 2020, con l’acquisto da parte della proprietà americana di Kyle Krause, il Parma ha avviato un percorso di efficientamento energetico, ottimizzazione degli acquisti e investimenti ambientali che hanno messo a sistema un vero e proprio modello, ora riconosciuto anche dal marchio Iso 14001, di cui solo dieci club in Europa, tra i quali Manchester City e Liverpool, possono fregiarsi. La patente Iso non è mai regalata: per ottenerla, occorre dimostrare virtuosità in ogni settore della vita aziendale, compresi partner e fornitori. “Il traguardo Iso – spiega Stefano Perrone, direttore operativo del club – è solo il punto di partenza: avere buone pratiche significa disporre di un metodo condiviso con tutti i dipendenti, ed è sinonimo di buone abitudini quotidiane acquisite, che passano non solo dal settore energetico e dal risparmio di risorse, ma anche dalla razionalizzazione degli sprechi di cibo, una catena in cui collaboriamo attivamente con associazioni locali in ogni evento sportivo. Abbiamo l’ambizione di contagiare più persone possibile in queste buone abitudini“.

    E così, a partire da domani, lo stadio Tardini diventerà il laboratorio di un nuovo modo di fruire lo stadio alla domenica. I giovani di due scuole superiori di Salerno e di Parma si offriranno come guide per i tifosi più distratti. “Questo non sarebbe stato possibile se non avessimo cominciato noi, a partire dal centro tecnico di Collecchio – prosegue Perrone -, dall’utilizzo di erogatori d’acqua che hanno fatto risparmiare 70.000 bottiglie di plastica, all’efficientamento energetico dello stadio con luci Led, passando per l’eliminazione dei cestini dei rifiuti negli uffici, che ha portato all’abbattimento del 70% di materiale indifferenziato. E questa attitudine si riverbera in tutte le attività del club: fornitori, sponsor e partner sono tutti attenti all’impatto ambientale e lo dimostrano concretamente. Il rapporto si estende anche a dipendenti e calciatori, anche loro sempre più coinvolti in veste di testimonial nelle buone abitudini ambientali. La strada è lunga, ma vorremmo che fosse seguita da tutta la serie A per fare davvero sistema“. LEGGI TUTTO

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    La sostenibilità ‘sfila’ sulle passerelle di moda

    Il mercato globale della moda sostenibile vale oggi circa 8 miliardi di dollari, e secondo le proiezioni raggiungerà oltre 33 miliardi entro il 2033, con una crescita annua superiore al 20%. Tuttavia, in termini relativi si tratta ancora di una nicchia, che rappresenta circa il 5–6% del mercato complessivo dell’abbigliamento, stimato intorno a 1,8 trilioni di dollari nel 2025.

    Sono i dati riferiti da Patrizia Catellani, professore ordinario del dipartimento di Psicologia della Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, autrice insieme a Valentina Carfora dello studio “Advertising innovative sustainable fashion: Informational, transformational, or sustainability appeal?”, pubblicato di recente sulla rivista Sustainability e centrato sull’impatto che messaggi sulla sostenibilità di un prodotto possono avere sulla scelta d’acquisto dei consumatori.

    “Negli ultimi anni la sostenibilità è diventata un elemento sempre più presente nella comunicazione pubblicitaria, ma il suo utilizzo è tutt’altro che uniforme – spiega Catellani. Molti brand, soprattutto quelli del lusso e della moda giovane, hanno iniziato a incorporare riferimenti all’impatto ambientale, ai materiali riciclati o all’etica produttiva come parte della loro identità di marca. In alcuni casi, l’attenzione all’ambiente è diventata una vera e propria strategia narrativa: non solo un’informazione aggiuntiva, ma il cuore del racconto pubblicitario”, aggiunge Catellani.

    LO STUDIO
    “Il nostro esperimento ha mostrato che le donne reagiscono positivamente ai messaggi che mettono in evidenza la sostenibilità nella comunicazione di moda, anche quando si tratta di un dettaglio tecnico del prodotto.”
    Le ricercatrici hanno presentato un prototipo di borsa con una catena realizzata attraverso un’innovativa tecnologia di rivestimento (Physical Vapor Deposition, PVD), che consente di ridurre l’impatto ambientale e aumentare la durata del materiale.
    Le partecipanti – oltre 500 donne italiane – sono state esposte a tre versioni diverse dello stesso annuncio pubblicitario: una che enfatizzava la qualità e la resistenza (appello informativo), una che puntava su esclusività e immagine (appello trasformazionale), e una che sottolineava il basso impatto ambientale della produzione (appello sostenibile).
    Il risultato è stato chiaro: il messaggio con l’appello sostenibile è risultato il più coinvolgente e il più efficace nel generare intenzione d’acquisto, rispetto a quelli focalizzati su estetica o funzionalità. Questo indica che le consumatrici non sono indifferenti ai temi ambientali, anche quando la sostenibilità è presentata in modo tecnico o circoscritto a un aspetto specifico del prodotto.
    Inoltre, il fatto che la sostenibilità sia risultata più persuasiva perfino rispetto a un messaggio centrato su esclusività e stile suggerisce un cambiamento culturale: le donne non rinunciano all’estetica, ma iniziano a integrarla con valori di responsabilità e coerenza etica. Il bello e il giusto, nella moda, non vengono più percepiti come opposti.

    “Col nostro studio abbiamo anche mostrato che questa sensibilità può variare in base allo stile decisionale: le consumatrici più perfezioniste e attente alla qualità dei prodotti sono risultate particolarmente ricettive ai messaggi che sottolineano resistenza, durata e utilizzo di materiali innovativi, anche se questo tipo di messaggio, definito “informativo”, ha generato in generale un minore coinvolgimento complessivo rispetto agli altri due messaggi sperimentati. Le consumatrici più “green” hanno reagito meglio al messaggio sostenibile – sottolinea l’esperta. In entrambi i casi, la sostenibilità diventa un criterio di fiducia, un modo per valutare il valore complessivo del prodotto”.
    Nella scelta d’acquisto, precisa l’esperta, l’estetica resta un elemento importante, ma non sufficiente: funziona meglio quando si intreccia con valori di responsabilità e autenticità. La resistenza e la qualità continuano a contare, ma oggi non bastano più da sole a motivare la scelta.

    “I nostri risultati riflettono un’evoluzione in corso nel modo in cui le persone valutano i prodotti di moda. Anche un riferimento tecnico e circoscritto alla sostenibilità – nel nostro caso la catena della borsa realizzata con una tecnologia a minore impatto ambientale – è stato sufficiente per suscitare interesse e coinvolgimento.
    Questo suggerisce che la sensibilità verso la sostenibilità non è più confinata a un gruppo ristretto di consumatori, ma sta entrando nel modo comune di attribuire valore ai prodotti. Tuttavia, si tratta di un processo graduale, non di un cambiamento radicale: la moda continua a essere guidata anche da estetica, identità e piacere, anche se questi elementi sembrano oggi convivere sempre più spesso con considerazioni etiche e ambientali”.
    La sostenibilità diventa una componente credibile e desiderabile dell’esperienza di consumo, non più solo un tema comunicativo o un argomento di nicchia, rileva la Catellani
    La sostenibilità di un prodotto, quindi, non è più un tema marginale, ma un elemento competitivo e identitario per i marchi che guardano al futuro. Per questo è necessario aumentare la trasparenza del settore e smascherare le strumentalizzazioni: negli ultimi anni sono emersi, infatti, diversi casi di greenwashing, ossia di aziende che comunicano un’immagine ecologica senza che i loro processi lo siano davvero, conclude Catellani. LEGGI TUTTO

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    Shelfy, il purificatore da frigo che fa durare più a lungo frutta e verdura

    Si può ridurre lo spreco alimentare in casa e di conseguenza anche risparmiare? Probabilmente sì, sfruttando la tecnologia di Shelfy, un piccolo purificatore d’aria, per frigoriferi, capace di prolungare la vita di frutta e verdura. L’abbiamo testato per settimane, per di più all’interno di un modello di frigo evoluto – probabilmente con un pezzo di modernariato sarebbe stato più facile confermare ogni promessa.

    Il tema di fondo è che Shelfy, giunto alla seconda versione e lanciato circa un mese fa, attua una strategia semplicissima: rende la condizione ambientale dei vani più sana e pulita. E in un ambiente di questo tipo soprattutto la frutta e la verdura rallentano il loro consueto deperimento. Per di più l’app Vitesy Hub, che dialoga con il dispositivo, non solo consente una corretta gestione e manutenzione dell’unità, ma attua un’adeguata divulgazione su come andrebbero conservati gli alimenti. Il risultato di tutto questo impegno è che in effetti gli alimenti mantengono più a lungo la loro consistenza, gusto e aspetto, e gli sprechi si riducono.

    Come funziona la tecnologia di Shelfy
    Il segreto di Shelfy si chiama fotocalisi, ovvero “un processo naturale che viene attivato dai led a luce visibile posti sopra il filtro, rivestito con un nanomateriale (triossido di tungsteno)”. In pratica viene indotta una trasformazione delle sostanze chimiche presenti nell’aria (interna al frigo). Nello specifico il nuovo led blu, come hanno confermato diversi studi realizzati da università e laboratori italiani, promette di ridurre la presenza di batteri del 99% ed eventuali odori dell’80%. LEGGI TUTTO