6 Ottobre 2025

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    “In Trentino è come se i vitigni di montagna fossero scesi di 200 metri per le temperature”

    “È come se i vigneti di montagna in Trentino, a causa del cambiamento climatico, nel giro degli ultimi 20-30 anni si fossero ‘abbassati’ dal punto di vista della temperatura più a valle: come fossero scesi di 200 metri”. Così i ricercatori che hanno partecipato ad uno studio sulla viticoltura di montagna condotta qualche tempo fa dalla Fondazione Edmund Mach insieme all’università di Trento e la Fondazione Bruno Kessler hanno spiegato cosa sta accadendo ai vigneti in Trentino, che coprono le valli tra i 300 e gli 800 metri di altezza. E anche se la vendemmia 2025 è appena terminata e tutti sembrano soddisfatti per come è andata, agricoltori e produttori devono però fare conti ancora una volta sull’impatto della crisi del clima sui vigneti. Si perché al Nord non ci sono solo i ghiacciai che si stanno sciogliendo e un’economia turistica, soprattutto invernale, da ripensare, anche l’agricoltura di montagna deve fare i conti con le temperature che stanno aumentando.

    I numeri parlano chiaro. Nei report della Provincia di Trento tra il 1991 e il 2020 rispetto al periodo 1961-1990 le temperature medie sono cresciute di 1° C. E più si alzano i gradi, più gli agricoltori per ritrovare quell’habitat di montagna giusto per le bollicine stanno spostando le vigne a quote più elevate: nel territori dove una volta venivano considerati troppo freddi per l’agricoltura di qualità. Ora sono si trovano vigneti a 900 metri. Una sfida. “Sì perché oltre un certo limite non si può andare – ha spiegato Stefano Fambris presidente dell’Istituto Trento Doc che raccoglie 67 cantine – mica si possono piantare le viti a 1500 metri. Perché a quel punto sorgerebbero altri problemi”.

    Tanti alberi quanti sono gli abitanti
    Dal punto di vista ambientale il caso del Trentino è esemplare: il 70% della superficie si trova sopra i 1000 metri, il 20% sopra i 2000. Ci sono 93 vette oltre i 3000 metri e circa 500 mila alberi, tanti quanti sono gli abitanti. In questo contesto così impervio dove si pratica la cosiddetta viticultura “eroica” – le viti crescono su terrazzamenti o piccole isole sorretti da 700 chilometri di muretti a secco, con una pendenza superiore al 30% – viene prodotto uno spumante pregiato. Non è solo una ricorsa economica importante per tutto il territorio, ma una sorta di custode di biodiversità, simbolo di un’economia d’alta quota. Difenderlo è la priorità. Ma quello che sembrerebbe a prima vista un microclima ideale non è così, visto che i ricercatori hanno detto chiaro e tondo che negli ultimi 50 anni la temperatura da queste parti si è alzata di 1° C. Tutto l’ambiente ne ha risentito, vigneti compresi. Un esempio? Negli anni recenti si è registrato un anticipo marcato della fioritura dei vigneti e questo potrebbe alterare tutto il ciclo fenologico. Per difenderli dallo stress climatico vengono costantemente monitorati e studiati.

    In Trentino la viticoltura è considerata “eroica” a causa della pendenza  LEGGI TUTTO

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    Biocatrame, da rifiuto tossico a fonte di energia pulita

    È un residuo “scomodo” derivante dal processo di riscaldamento della biomassa – legno, residui colturali e altre materie organiche – per la produzione di energia: si chiama bio-tar, o biocatrame, e si tratta di un sottoprodotto appiccicoso e tossico che ostruisce facilmente le condutture, danneggia le attrezzature e inquina l’atmosfera. Per decenni i ricercatori hanno cercato modi per neutralizzarlo o eliminarlo, e oggi forse ci sono riusciti: un gruppo di scienziati della Chinese Academy of Agricultural Science sostiene infatti di aver finalmente ideato un nuovo approccio non solo per sbarazzarsene, ma per trasformarlo in risorsa. In un articolo pubblicato sulla rivista Biochar, gli esperti cinesi hanno infatti illustrato un metodo per trasformare il biocatrame in “biocarbonio”, un materiale che potrebbe trovare applicazioni nel settore della purificazione dell’acqua e dello stoccaggio di energia.

    “Il nostro lavoro” ha spiegato Zonglu Yao, uno degli autori della ricerca appena pubblicata, “mostra che la trasformazione del biocatrame in biocarbonio non solo risolva un problema tecnico per l’industria bioenergetica, ma apra le porte alla produzione di materiali carboniosi avanzati con elevato valore economico”.

    Nel loro lavoro, gli scienziati hanno esaminato attentamente le reazioni chimiche e i componenti del biocatrame, in particolare quelli ricchi di ossigeno come carbonili e furani: si tratta di sostanze che promuovono naturalmente la polimerizzazione, il processo in cui molecole piccole si legano tra loro per formare strutture più grandi e stabili. L’analisi ha mostrato che regolando attentamente temperatura, tempo di reazione e additivi è possibile “trasformare” il biocatrame in biocarbonio con proprietà personalizzate, in particolare elevato contenuto di carbonio, basso contenuto di ceneri e altre caratteristiche strutturali che lo rendono particolarmente adatto al riutilizzo in altri ambiti.

    Secondo i ricercatori, il biocarbonio così ottenuto potrebbe fungere da base per assorbenti per la purificazione di acqua e aria, intrappolando nutrienti pesanti e contaminanti organici, ma anche da materiale per elettrodi per supercondensatori di nuova generazione (essenziali per l’accumulo di energia rinnovabile) e per catalizzatori che accelerano le reazioni chimiche industriali in modo più sostenibile rispetto alle opzioni “tradizionali” basate sui combustibili fossili. Infine, ultimo ma non meno importante, il biocarbonio potrebbe essere usato anche per la realizzazione di combustibili con minori emissioni di ossidi di azoto e di zolfo e di altre sostanze nocive.

    A fare da contraltare a queste promesse, però, restano ancora da risolvere diverse sfide e complessità scientifiche e tecnologiche. Il processo suggerito per la conversione del biocatrame e per il controllo completo del processo di polimerizzazione richiede un’alta precisione e al momento ancora non è possibile pensare a una sua estensione su larga scala: a questo proposito, gli autori del lavoro hanno in mente, come prossima fase della ricerca, di combinare nuovi esperimenti di laboratorio con simulazioni computerizzate per ottimizzare i percorsi di reazione e progettare biocarbonio con funzioni più specifiche.

    “La polimerizzazione del biocatrame”, ha concluso Yuxan Sun, un altro ricercatore coinvolto nello studio, corroborando quanto affermato del suo co-autore, “non ha solo a che fare con il trattamento di questa sostanza di scarto, ma rappresenta anche una nuova frontiera per la creazione di nuovi materiali sostenibili a base di carbonio. Speriamo che con ulteriori ricerche questo approccio possa migliorare significativamente l’efficienza dei sistemi energetici a biomassa, fornendo al contempo nuovi strumenti per la tutela ambientale e per le tecnologie pulite”. LEGGI TUTTO

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    Daniel Gros: “Non saranno i dazi di Trump a fermare la globalizzazione”

    LUCCA – “La globalizzazione è finita?”. “No.”, risponde secco il professor Daniel Gros sul palco della Sala Tobino di Palazzo Ducale ospite, con Marianna D’Aprile, del Pianeta Terra Festival di Lucca, un incontro a cura di Sofidel. E sgombra subito il campo dai dubbi: “Non lo ha fatto la Brexit e non lo farà Donald Trump: la globalizzazione non si fermerà. Perché conviene. Alla fine si torna sempre a scambiare le merci e le idee per guadagnare in efficienza e vivere tutti un po’ meglio”.

    L’economista tedesco dirige l’Institute for European Policymaking dell’Università Bocconi di Milano ed è consulente del Parlamento europeo. Ha lavorato presso il Fondo Monetario Internazionale e si può dire che ha visto nascere l’Euro, come consulente del Comitato Delors, che introdusse la moneta unica in circolazione dal 2002.

    Nel 2001 ci fu il G8, ricorda Marianna D’Aprile al professore, sul palco per spiegare gli effetti e la vitalità della globalizzazione in un contesto geopolitico ed economico profondamente mutato. Allora i No Global misero a ferro e fuoco Genova per protestare contro un nemico. Oggi la globalizzazione non lo è più? “In realtà non si sapeva bene cosa sarebbe accaduto. Le grandi multinazionali non erano quelle di oggi. Il mondo non ha mai uno sviluppo lineare.”, spiega Gros – “Guardando indietro, abbiamo avuto venti anni di cambiamenti tutto sommato lenti, ad eccezione della Cina, che ha visto una crescita esponenziale, diventando in poco tempo una potenza economica pari alla somma di Stati Uniti ed Europa”.

    Il racconto

    Paolo Giordano: “Noi, nel tempo delle crisi”

    dalla nostra inviata Gaia Scorza Barcellona

    04 Ottobre 2025

    Poi, ci siamo accorti che il mondo stava cambiando davvero, tra guerre commerciali, dazi americani e sovranismi. Ma qual è il meccanismo che ci ha portato a questo? Il consumismo è la leva principale. “I giganti Tech di oggi, ad esempio, lo sono diventati perché ciascuno di noi li usa. È su questo ‘egoismo’ individuale che si basa il successo di pochi”. Facebook si è fatto largo senza lasciare posto a nessun altro social network, fino a diventare Meta e ad assorbire i “nani” come Whatsapp e Instagram. Lo stesso vale per il monopolio di Google. Ma avrebbero potuto essere altre aziende, e comunque non sappiamo quanto ancora durerà questa ribalta. Sostanzialmente, la ricetta del successo globale di Mark Zuckerberg, come quello di altri nati e cresciuti a dismisura nella Silicon Valley, si basa su un ingrediente fondamentale: il tempismo.

    Quello che spaventa ora, però, è che questi Big Tech con i loro investimenti siedono a cena con Donald Trump. Quanto incide la finanza sulla politica? La domanda sarà anche ingenua ma porta dritta alla questione dei dazi imposti dal presidente tycoon, in un quadro geopolitico sempre più offuscato dai conflitti permanenti e in continua trasformazione.
    La strategia dei dazi di Trump? Un autogol
    L’ultimo annuncio di Trump interessa la pasta, bene primario del paniere nostrano sul quale calerà la mannaia americana del 106,67%. Ma che effetto hanno avuto finora i dazi e cosa dobbiamo aspettarci? “Trump sarà anche un peso massimo negli Usa e avrà anche un ruolo cruciale nella guerra in Ucraina”, ma per quanto riguarda i dazi, Gros non ha dubbi: “Possiamo ignorarlo. Perché non è con i dazi che incide sulla bilancia dei commerci internazionali. Certo, potrà accadere forse negli States, perché i prezzi aumentano sulle produzioni ormai dismesse da anni (come l’automobile, ndr). Ma per tutti gli altri Paesi dobbiamo calcolare una media effettiva del 10-15%, mentre per la Cina tocca il 60%. Se pensiamo alle auto cinesi esportate in America, allora sì: questo può avere un impatto”.

    Quanto alla tassa sul grano duro che spaventa gli italiani, stando a Gros non va considerata più di uno spauracchio che rientra nella strategia trumpiana per restare ben saldo al centro dell’attenzione globale. “Nei dazi, in realtà, vedo più opportunità che pericoli per noi”, insiste il professore rimandando alla questione mediatica. Perché tutto sommato mass media e istituzioni fanno il suo gioco, amplificano la sua strategia, anche solo trasmettendo i rischi collegati a una misura economica che sembra a tutti gli effetti adottata “contro tutti”. Così l’opinione pubblica tende a percepire un danno prima ancora di averlo subito. “Se invece vedessimo nei dazi il potenziale danno al Paese di origine, il punto di vista economico cambierebbe radicalmente. Trump ha dato forma a questa follia, ma nessuno ha intenzione di imitarlo nel mondo. Basta non seguire l’esempio e attendere. Penso che prima o poi ci andrà a perdere”.

    Il dibattito

    “L’instabilità del Mediterraneo coincide con l’emergenza ambientale”

    dalla nostra inviata Gaia Scorza Barcellona

    04 Ottobre 2025

    Nella bilancia commerciale l’Europa può stare (quasi) tranquilla. “Cifre alla mano, paghiamo già per i servizi, anche se con flussi finanziari opachi. L’unico deficit reale che abbiamo nei confronti dell’America è sulla proprietà intellettuale. Va considerato anche che si tratta di un Paese con una lunga tradizione di isolazionismo economico, che in parte può ancora permettersi. Per esempio, grazie all’indipendenza energetica”.

    “L’Europa? Non si sa vendere”
    “L’Europa – che un suo peso politico ma non lo sa vendere – poteva svegliarsi prima, certo, ma almeno possiamo dire che non ha commesso gli errori di Trump. Il motivo è che la crescita economica è legata agli interessi degli Stati membri, che hanno sempre una visione a breve termine. Sulla geopolitica posso dire che l’Ue viene molto sottovalutata, perché è una forza in grado di mantenere un mercato aperto, soprattutto rispetto alla Cina. Mentre la guerra in Ucraina sarà determinante per il futuro dell’Europa che si gioca tanto, avendo fatto quanto l’America per gli aiuti economici, e che quindi continua a pagare”.

    E i sovranismi che spaccano l’Ue? “L’economia insegna appunto, che ciascuno fa i propri interessi. Questi possono convergere in caso di crisi. Dal punto di vista economico più che di crisi parlerei del famoso piano inclinato. La crisi del 2012 ha dimostrato che i Paesi sanno muoversi assieme quando serve. Gli ostacoli sono a livello nazionale ed è lì che bisogna convincere gli Stati come il loro interesse possa convergere con quello comune, perché conviene a tutti”. LEGGI TUTTO

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    Il wc che funziona senza acqua, grazie ai funghi

    Non chiamiamolo più semplicemente, fungo. Il mondo della ricerca internazionale ha scoperto che questo organismo vivente, in particolare il micelio, l’apparato vegetativo dei funghi, può essere trasformato in diverse applicazioni innovative e sostenibili. Questo perché le sue proprie uniche, gli consentono di crescere autonomamente, degradare materiali complessi e formare strutture reticolari, che lo rendono un oggetto di studio e un biomateriale sostenibile molto promettente. Di più, la sua funzione naturale di decompositore è stata studiata anche per la gestione e il trattamento dei rifiuti: in particolare come acceleratore nella scomposizione di rifiuti organici, inclusi quelli fisiologici umani. È il caso di MycoToilet, un wc in grado di funzionare senza acqua. Il primo prototipo al mondo.

    Ricerca

    Un nuovo materiale per padelle antiaderenti senza Pfas

    di Mara Magistroni

    26 Settembre 2025

    Questa ricerca ci porta alla University of British Columbia negli Stati Uniti dove è stato sviluppato un prototipo di water che tramite il micelio può trasformare i rifiuti umani in compost ricco di nutrienti. “Volevamo trasformare una routine quotidiana che tutti conoscono in un’esperienza piacevole che ci ricordasse la nostra connessione con i cicli ecologici,” ha detto Joseph Dahmen, professore associato presso la scuola di architettura e architettura del paesaggio dell’ateneo americano. “I bagni a compostaggio spesso portano associazioni negative. Il nostro obiettivo era creare un sistema che fosse pulito, confortevole e facile da usare”. In effetti i bagni chimici, spesso usati durante i grandi eventi all’aperto, come i concerti o in aree dove non è stata costruita la rete fognaria, sono certamente indispensabili, ma poco gradevoli da utilizzare.

    Invece MycoToilet è stato ideato per essere ecologico, ed esteticamente piacevole. La struttura di sostegno e che ospita il water al suo interno è fatta in legno color naturale, la ventilazione è integrata da una ventola a bassa potenza ed il design è stato concepito per essere modulare. La grande innovazione di questo bagno portatile è che a differenza dei bagni chimici convenzionali – che contengono formaldeide e altre sostanze chimiche da trattare come rifiuti tossici – il MycoToilet offre un’alternativa sicura ed ecologica. Tornando alla struttura, il tetto color verde ospita piante e animali selvatici locali e si mimetizza perfettamente, mentre l’illuminazione proviene dai lucernari; una rampa consente anche alle persone con disabilità di avere accesso ed utilizzare il bagno. Infine, la struttura in legno di cedro, assorbe gli odori tipici dei bagni chimici ed evita la putrefazione.

    Ma come funziona questo prototipo che attualmente si trova nell’Orto Botanico del campus? Sul retro, un sistema separa i rifiuti liquidi dai rifiuti solidi: quelli solidi entrano in uno scomparto rivestito di micelio, dove i funghi assorbono gli odori e i microbi li scompongono in compost. La decomposizione di agenti patogeni nocivi tramite micelio richiede circa la metà del tempo rispetto alle toilette a compostaggio tradizionali, con un consumo energetico minimo. Una peculiarità non da poco, visto che a livello planetario i rifiuti umani non trattati sono una delle principali cause di malattia e mortalità tra i 2,3 miliardi di persone che non hanno accesso a servizi igienici adeguati. I ricercatori americani hanno svolto un lavoro importante, anche in quella direzione, visto che gli attuali approcci al trattamento dei rifiuti sono o ad alta intensità energetica e consumo di acqua o come nel caso dei bagni chimici, riducono sostanze chimiche tossiche che creano problemi di smaltimento.

    Inquinamento

    Sheyna, a 14 anni crea un gel che elimina oltre il 90% delle microplastiche nell’acqua

    di Gabriella Rocco

    01 Ottobre 2025

    I funghi sono molto efficaci nella scomposizione della biomassa, inclusi i rifiuti umani e animali, perché producono enzimi che trasformano il materiale in composti più semplici sostenendo al contempo le comunità microbiche che accelerano la decomposizione. Inoltre dai test svolti in laboratorio è emerso che il micelio rimuove oltre il 90% dei composti che causano cattivi odori. A fine settembre è iniziata la fase pilota di MycoToilet che per sei settimane metterà alla prova il sistema con utenti reali monitorando la trasformazione del micelio. Quando diventerà pienamente operativo, si prevede che sarà in grado di produrre circa 600 litri di terriccio e 2.000 litri di fertilizzante liquido all’anno.

    Insomma, gli inventori di questo bagno ecologico sono convinti che MycoToilet potrebbe fornire una soluzione autonoma ed economica per la gestione dei rifiuti non solo in habitat naturali, come i parchi, nei campi profughi, in caso di calamità naturali e in altre zone prive di infrastrutture per il trattamento dell’acqua e dei rifiuti, come comunità remote o regioni in via di sviluppo. LEGGI TUTTO