2 Ottobre 2025

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    La vita marina prospera sui relitti della Guerra Mondiale, nonostante l’inquinamento

    La vita trova sempre un modo per prosperare, anche nei luoghi più inospitali. Come può essere, ad esempio, un deposito di armi sottomarine abbandonate nel Mar Baltico al termine della Seconda Guerra Mondiale, ritenuto estremamente pericoloso per via delle sostanze tossiche emesse dagli armamenti e per la presenza di ordigni inesplosi. E che invece ospita un ecosistema fiorente, con maggiore biodiversità rispetto ai vicini fondali marini, stando a uno studio del Senckenberg Research Institute pubblicato su Communications Earth & Environment.

    Armi e relitti negli oceani
    Prima della Convenzione di Londra del 1972, accordo internazionale nato con lo scopo di prevenire l’inquinamento marino, le armi e munizioni venivano spesso smaltite in mare. La Seconda guerra mondiale, così come altri conflitti passati, hanno quindi lasciato un profondo segno negli oceani, con le armi, gli esplosivi e i relitti delle navi che rientrano tra le principali cause di contaminazione, in quanto rilasciano sostanze tossiche nocive e mettono a rischio gli ecosistemi acquatici. Per rendersi conto, le sole acque tedesche contengono circa 1,6 milioni di tonnellate di armi abbandonate, principalmente risalenti alle due guerre mondiali, mentre i relitti abbandonati possono contenere residui nucleari, chimici ed esplosivi, come il Tnt (trinitrotoluene).

    La biodiversità esplode
    Nel nuovo studio, grazie a un veicolo a comando remoto (Rov) i ricercatori sono riusciti a raggiungere le profondità della Baia di Lubecca, al largo della costa tedesca, e filmare anemoni, stelle marine, granchi, molluschi e altre forme di vita sottomarina insediati tra i resti della bomba volante Fieseler (nota come V1) utilizzata dalla Luftwaffe della Germania nazista. E, nonostante le concentrazioni di Tnt vicine alla soglia di tossicità per gli organismi acquatici, questi ultimi erano in quantità molto maggiore rispetto ai fondali marini circostanti. Nel dettaglio, hanno scoperto che era presente una media di circa 43.000 organismi per metro quadrato rispetto a circa 8.200 organismi per metro quadrato nei sedimenti vicini. “Eravamo preparati a vedere numeri significativamente inferiori di tutti i tipi di animali”, ha commentato Andrey Vedenin, autore principale dello studio. “Ma è successo il contrario”.

    Le possibili spiegazioni
    Tra le diverse ipotesi avanzate dagli autori dello studio sulla presenza abbondante e diversificata di organismi marini c’è per primo il fatto che le creature possano essere attratte dalle superfici dure, e quindi riuscire a tollerare alti livelli di composti tossici. Basta pensare che le concentrazioni di Tnt nell’acqua variavano notevolmente, da un minimo di 30 nanogrammi per litro fino a un massimo di 2,7 milligrammi per litro, un livello stimato per essere potenzialmente tossico e letale per la vita marina. L’area, inoltre, è oggi isolata dalle attività umane per via, appunto, della presenza di sostanze chimiche nocive, e ciò potrebbe aver creato una sorta di bolla protettiva che consente alle creature marine di prosperare nonostante l’inquinamento delle acque. Studi come questi, ha commentato David Johnston, biologo marino della Duke University e autore di un recente studio sul tema pubblicato su Scientific Data, evidenziano come la natura si approfitti dei detriti derivanti dai conflitti umani, capovolgendo la situazione per sopravvivere e fornire habitat per la fauna selvatica. LEGGI TUTTO

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    Urban Nature, il festival del WWF dal 3 al 5 ottobre

    Dal 3 al 5 ottobre torna Urban Nature: il festival WWF dedicato alla natura in città, giunto alla nona edizione. Oltre 100 appuntamenti in tutte le regioni italiane per riscoprire il valore della biodiversità urbana che rende le città più vivibili e sicure per tutti e promuovere soluzioni concrete contro gli effetti della crisi climatica. Si parla proprio di questo nel nuovo report Adattamento alla crisi climatica in ambito urbano: ripensare le città come sistemi viventi di natura e persone, realizzato in occasione di Urban Nature. Dalle città parco all’incontro tra le persone, l’adattamento alla crisi climatica va trasformato in un’occasione di nuova relazione tra natura, persone e sistemi urbani.

    Il WWF Italia chiede una forte capacità di visione da parte di istituzioni e aggregazioni sociali e culturali, ma anche l’attivazione dei cittadini, che potranno unirsi a tante iniziative e scoprire decine di orti botanici e giardini di ville storiche. Le città di Bologna, Trieste, Napoli, Modena, Pisa, Roma, Urbino, Palermo, Bari, Padova, Firenze, Ferrara, Lecce, Pavia, Bergamo, Catania, Oropa e Bolzano apriranno, infatti, al pubblico i loro bellissimi orti botanici, alcuni fra i più antichi d’Europa.

    Ma saranno numerose le iniziative dedicate a Urban Nature in tutte le regioni italiane, fra passeggiate naturalistiche, laboratori, talk scientifici e attività creative organizzate dai volontari del WWF con il coinvolgimento di decine di altre Associazioni del territorio che condividono gli obiettivi dell’evento nazionale. Il Festival diffuso è organizzato in collaborazione con Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari Carabinieri e l’Associazione Nazionale Musei Scientifici (ANMS), con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (MASE), Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), Società Botanica Italiana (SBI) e Orti Botanici e Giardini Storici. Ecco una panoramica degli appuntamenti divisi per regione:

    Urban Nature (foto: WWF Italia)  LEGGI TUTTO

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    Eurobirdwatching, un weekend per osservare la migrazione degli uccelli

    Due giornate dedicate alla migrazione autunnale degli uccelli, nel weekend del 4 e 5 ottobre, con l’Eurobirdwatch, il più importante evento europeo dedicato al birdwatching. Giunto alla 33esima edizione, organizzato da BirdLife Europa, l’evento si svolgerà in 29 Paesi europei, tra cui l’Italia, dove la Lipu organizza, con volontari e staff di Oasi e Riserve, 65 eventi in oltre 40 siti.

    Per tutto il mese di ottobre la Lipu organizza inoltre il Birdwatching dei piccoli e delle piccole, con un vasto programma che si svolgerà nelle Oasi e riserve della Lipu. Teatro del weekend italiano dell’Eurobirdwatch saranno le oasi e riserve gestite dalla Lipu e molti altri siti come zone umide, monti, canyon, coste, aree agricole, boschi e aree protette dove i partecipanti saranno guidati nell’esperienza del birdwatching dai volontari dell’Associazione e potranno contribuire al grande censimento europeo degli uccelli selvatici impegnati nella migrazione autunnale verso i Paesi del Sud.

    Gli appuntamenti

    Urban Nature, il festival del WWF dal 3 al 5 ottobre

    a cura della redazione di Green&Blue

    02 Ottobre 2025

    Le gare di birdwatching
    L’evento sarà anche una bella opportunità per partecipare alle gare di birdwatching del “Big Day”, che prevede 4 gare: quella per chi avvisterà il maggior numero di esemplari di ballerina bianca, la gara per chi riuscirà ad osservare una specie “segreta” (svelata solo a fine evento), quella per chi osserverà il maggior numero di specie e la gara per il gruppo più numeroso di birdwatchers.

    Le specie da osservare e l’appello per tutelare la biodiversità
    Durante l’Eurobirdwatch saranno osservabili circa 200 specie, tra migratori e svernanti in arrivo dai Paesi del nord e dall’Est: rapaci come aquila minore, poiana e sparviere, aironi e anatre nelle zone umide e, inoltre, i primi “svernanti” come pettirosso, fringuello, tordo bottaccio, luì piccolo e frosone. Ma non sarà solo scienza e divertimento. L’edizione 2025 dell’Eurobirwatch sarà caratterizzata dall’appello alla difesa delle normative ambientali europee, messe in discussione dalla stessa Commissione europea, e al contrasto del disegno di legge italiano di riforma della caccia, in discussione al Senato, che prevede il via libera alla cattura dei richiami vivi, la caccia in fase di migrazione pre-riproduttiva, la caccia nelle aree demaniali ed altri aspetti preoccupanti.

    “Quest’anno – afferma Alessandro Polinori, presidente della Lipu – abbiamo legato l’Eurobirdwatch a un’emergenza doppia, europea e italiana, della quale sono oggetto le leggi che difendono gli uccelli e la biodiversità. C’è, in Europa, preoccupazione per le intenzioni del Governo e della maggioranza italiani di smontare una normativa importante come la legge 157/92 che, pur non del tutto applicata, ha garantito tutela a quegli uccelli migratori che sono un meraviglioso patrimonio della collettività internazionale e non certo dei cacciatori italiani. Difenderemo questo patrimonio e dalle giornate dell’Eurobirdwatch lanceremo un appello a che tutti si uniscano a noi. Lasciamoli volare in pace!”.

    Il programma LEGGI TUTTO