18 Luglio 2025

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    Vietato il torso nudo e surf per pochi: da Malaga alle Filippine le nuove regole per i turisti

    Paese che vai, nuove regole di comportamento che trovi. Il tutto in nome di un maggiore rispetto per i residenti e soprattutto, contro quelle over tourism che d’estate può cambiare radicalmente in peggio le città. L’ultima in ordine di tempo a proporre nuove regole turistiche è Malaga, città andalusa dove il numero di visitatori è in costante aumento. Come altre città spagnole e sulla scia di quelle italiane – vedi Portofino e i suoi nuovi divieti – la municipalità di Malaga ha appena diffuso nuove regole aggiornate che i tanti turisti dovranno rispettare: pena, anche 750 euro di multa. Ovunque, dai giardini ai monumenti e i luoghi di culto, i visitatori sono invitati a tenere “pulita la città” scrive Ciudad de Malaga. Inoltre è doveroso rispettare – soprattutto se si usano biciclette o monopattini – le piste ciclabili: attenzione a non invaderle mai, non andare in due sui monopattini e a dare sempre precedenza ai pedoni. E poi banali ma fondamentali regole di rispetto comune: non gridare, cantare o ascoltare musica a tutto volume, rispettare gli orari di riposo dei vicini e ricordarsi sempre di non disturbare i cittadini, “dagli anziani agli studenti ai lavoratori”. Evitare comportamenti scorretti significa anche rispettare, scrivono dal municipio, il giusto dress code: non andare in giro per esempio a torso nudo, vestirsi in maniera appropriata e “sia in luoghi pubblici che nelle strade avere sempre la parte superiore del corpo coperta”, rispettando regole di buon gusto e igiene. Chi infrange queste regole rischia una multa che può arrivare anche a 750 euro se si abbandonano rifiuti, si compiono atti di ubriachezza molesta o altre infrazioni.

    Nella campagna lanciata da Malaga chiamata “Disfruta al maximo de Malaga” c’è il concetto generale di “non dare nell’occhio”, insomma: usufruire dei servizi cittadini ma senza impattare sulla vita quotidiana dei residenti, uno dei grandi problemi dell’overtourism. Una campagna che segue, da Barcellona fino alle Baleari o alle Canarie, diverse proteste che in Spagna si sono susseguite negli anni contro gli impatti del turismo di massa. Tra i dettagli della nuova campagna nel codice di comportamento c’è anche quello di “non bere alcolici per strada o attirare l’attenzione” ma anche l’idea di rispettare chi, con i turisti, ci lavora. Così viene chiesto di “essere comprensivi e gentili con i lavoratori del settore turistico: commessi, camerieri, receptionist, tassisti, guide turistiche, addetti alle pulizie… Tutti lavorano duramente per offrire i migliori servizi possibili”. Infine la città chiede ai visitatori di “esplorare, sostenere e rispettare” le attività commerciali e gli eventi locali, come i festival, senza interferire con il normale svolgimento delle attività. La campagna era già stata lanciata lo scorso anno ma nel 2025 le regole sono aumentate per evitare tensioni fra turisti e residenti già alterati per la carenza di alloggi e impennata del caro affitti, oppure per i costi ambientali legati al sovraffollamento.

    I temi

    Impatto ambientale e distruzione dei ghiacciai, anche il turismo deve essere sostenibile

    di Michele Sasso

    24 Maggio 2025

    Dall’onda vietata all’occhio alle jeep da guerra legali, il mondo vira contro l’overtourism
    Contemporaneamente altrove nel mondo altri Paesi stanno tentando – attraverso regole precise a seconda dei luoghi – di modificare alcuni comportamenti eccessivi dei turisti che impattano sulle popolazioni locali. Interessante il caso limite di Siargao, dove è stata in sostanza “vietata un’onda”. L’isola delle Filippine negli ultimi anni è diventata sempre più famosa per le sue onde accogliendo turisti da tutto il mondo pronti a cavalcare. Uno degli spot da surf più famosi, “Cloud9”, un tempo mecca dei surfisti locali, con l’arrivo dei turisti è radicalmente cambiato: le acque sono state invase da scuole surf e da beginners, coloro che iniziano a surfare, mettendo in difficoltà uno spot dove per anni i surfisti più esperti, attraverso codici e regole che fanno parte della cultura del surf sono sempre riusciti a destreggiarsi, ma che adesso sta diventando incontrollato e con troppi rischi (anche di collisione) per gli stessi surfisti. Così, con una mossa che potrebbe essere apripista anche per altri luoghi, a Siargao “Cloud9” è stato vietato per scuole surf e principianti e anche i negozi locali sono invitati a non noleggiare tavole a surfisti inesperti, ma a concenderle solo in caso di lezioni che, comunque, dovranno tenersi in punti predisposti. Un modo per tutelare sia chi già pratica questo sport – come i residenti locali – sia chi vuole imparare e potrà ovviamente farlo, solo “un po’ più in là”.In Vietnam invece il Comitato nazionale per la sicurezza stradale ha invitato le commissioni provinciali e comunali per la sicurezza a porre un freno al noleggio e uso di grandi jeep nelle strade: nel Paese spesso sono i turisti ad usarle, talvolta anche quelle – ammodernate a scopi turistici – che provengono dal periodo della guerra. In una direttiva del 17 luglio le autorità osservano come “in diverse destinazioni turistiche” circolano oggi troppi veicoli Jeep e “UAZ”, spesso obsoleti, privi di permessi di trasporto o corrette registrazioni, il che aumenta i problemi per la sicurezza, e hanno chiesto un giro di vite soprattutto contro le Jeep turistiche con illeciti. Infine, restando in Asia, in Thailandia da inizio luglio l’Autorità per il Turismo della Thailandia (TAT) ha aggiornato le norme sugli alcolici per i viaggiatori: anche qui, nel tentativo di migliorare i comportamenti dei turisti, sono stati modificati i luoghi e gli orari in cui è consentito vendere o consumare alcolici in modo da migliorare la sicurezza pubblica e agevolare un turismo responsabile. LEGGI TUTTO

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    Ecomondo diventa più internazionale, nuove tappe estere prima della Fiera di novembre

    Ecomondo, la grande fiera dedicata alla sostenibilità, diventa sempre più internazionale. La fiera di Rimini che unisce il mondo delle aziende, la ricerca e le istituzioni sui temi green e dell’economia circolare, per l’edizione 2025 organizzata da Italian Exhibition Group (IEG) si terrà dal 4 al 7 novembre: 30 i padiglioni previsti su oltre 166mila […] LEGGI TUTTO

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    Acqua, più tutele contro i Pfas: scattano le nuove regole

    Un altro passo avanti nella tutela dell’acqua che beviamo. Con il Dlgs 19 giugno 2025, n. 102, in vigore dal 19 luglio, l’Italia rafforza la regolamentazione dei PFAS nelle acque potabili. Il testo aggiorna e corregge il precedente Dlgs 18/2023, già figlio della direttiva europea 2020/2184, definendo nuovi obblighi a carico dei soggetti della filiera idro-potabile per garantire la sicurezza dell’acqua e la salute delle persone.

    I composti perfluoroalchilici, meglio noti come PFAS, sono ovunque: nei tessuti impermeabili, nelle padelle antiaderenti, negli imballaggi, nei cosmetici, nei rivestimenti industriali. Proprio la loro capacità di resistere a tutto – acqua, fuoco, tempo – li rende così utili per la produzione e così pericolosi per l’ambiente e per noi. Si accumulano nel sangue e non si degradano.

    I nuovi limiti
    A partire dal 13 gennaio 2026, il decreto introduce soglie più rigide e anticipa le minacce future:

    la somma di PFAS (PFOA, PFOS, PFNA e PFHXS) tollerata nell’acqua potabile scende da 0,50 a 0,10 µg/L, come previsto dall’art.?24, comma?1, del Dlgs 102/2025, che modifica l’allegato?I, Parte?B;
    acido trifluoroacetico (TFA), per la prima volta la legge impone un limite fissato a 10 µg/L per questa sostanza emergente.
    Esclusivamente per i TFA, il decreto concede una proroga fino al 12 gennaio 2027 per l’adeguamento ai nuovi valori limite. In questo periodo potranno essere autorizzate deroghe temporanee, ma solo in presenza di condizioni tecniche documentate, come stabilito dall’art. 21, comma 2-bis.

    Le case dell’acqua entrano nella rete dei controlli
    Non solo acquedotti e impianti municipali. Il nuovo decreto allarga il campo: anche le case dell’acqua e i chioschi pubblici – ossia quei distributori installati nei quartieri, nelle piazze o nei pressi dei mercati – rientrano a pieno titolo tra i soggetti obbligati a garantire la qualità dell’acqua erogata. Queste strutture, spesso apprezzate per ridurre il consumo di plastica e offrire un’alternativa gratuita o a basso costo all’acqua in bottiglia, trattano l’acqua potabile con sistemi di affinamento (ad esempio filtri al carbone attivo o microfiltrazione) per migliorarne il sapore o rimuovere residui. Ora dovranno rispettare gli stessi obblighi dei gestori delle reti principali, utilizzare materiali certificati (tubi, filtri, serbatoi) e attenersi ai requisiti tecnici fissati dal decreto del Ministero della Salute del 7 febbraio 2012, n. 25.

    Scoperti in un suolo veneto batteri mangia-Pfas, gli inquinanti eterni

    a cura della redazione di Green&Blue

    13 Giugno 2025

    Le piccole forniture non sono più “invisibili”
    Una novità rilevante riguarda le cosiddette piccole forniture d’acqua (con un’erogazione inferiore a 10 m³ al giorno o meno di 50 persone servite): finora potevano beneficiare automaticamente dell’esenzione dalla valutazione del rischio. Con il nuovo decreto, i gestori dovranno richiedere l’esenzione espressamente, dimostrando la presenza di condizioni che la giustifichino. È un passaggio fondamentale per garantire che anche le reti più piccole non sfuggano al controllo ambientale e sanitario.

    Obbligo trasmissione dati
    Ogni sei mesi, i gestori dell’acqua dovranno trasmettere i dati alla piattaforma nazionale AnTeA. In caso di contaminazione, il decreto impone l’identificazione della popolazione esposta: niente più ambiguità, niente più silenzi. La trasparenza diventa un obbligo di legge, non una gentile concessione.

    Salute e ambiente

    Pfas nel vino 100 volte superiori rispetto all’acqua potabile

    di Paola Arosio

    30 Maggio 2025

    Il controllo sui materiali
    Viene introdotto un sistema di valutazione nuovo, chiamato ReMaF, per verificare che tutto ciò che entra in contatto con l’acqua – tubature, filtri, reagenti chimici – rispetti regole certe e certificate. Nasce così una filiera di controlli obbligatori: ogni passaggio dovrà dimostrare sicurezza, efficacia, tracciabilità.

    Pfas: che cosa sono e perché sono pericolosi per la salute

    21 Maggio 2025

    Un patto d’acqua con i cittadini
    Dal 31 dicembre 2026, addio ai vecchi decreti del 1991 e 2004: vengono ufficialmente abrogati. Al loro posto, un sistema più moderno, aggiornato, in grado di affrontare nuove minacce. Nel decreto c’è più di una riforma tecnica. C’è un messaggio culturale: l’acqua deve tornare ad essere un gesto di fiducia. Solo se ogni norma diventerà pratica quotidiana potremo dire di aver costruito vera giustizia ambientale. Goccia dopo goccia. LEGGI TUTTO