16 Luglio 2025

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    Il pontile a pannelli solari che pulisce e monitora le acque

    In Italia ci sono oltre 500 marine turistiche che grazie a un aggiornamento smart dei rispettivi pontili galleggianti potrebbero rendere le aree portuali più pulite, più sostenibili e più monitorate sotto il profilo ambientale. La soluzione è stata sviluppata dalla startup romana Bettersea Power: si tratta di una serie di elementi modulari che possono essere montati su ogni tipo di pontile. Fra questi spicca anche il sistema “Sentinel”, che è in grado di vigilare sulla qualità delle acque. “Siamo nati nel 2023 con la creazione di due prototipi galleggianti pensati per assorbire gli imprevisti sversamenti di idrocarburi delle imbarcazioni nei pressi delle stazioni di servizio marine, ma i gestori non hanno grandi possibilità per investire nella pulizia delle acque e quindi abbiamo pensato alle marine, integrando anche altre tecnologie”, spiega uno dei fondatori della società e designer industriale, Thomas Fabio Borrelli. Bettersea Power nel 2024 ha ricevuto il sostegno di Lazio Innova; Joule, l’acceleratore di startup di Eni; Faros, l’acceleratore blue economy di CDP; e ricevuto diversi premi fra cui IoMobility e Most Mobility Challenge. Con i finanziamenti raccolti sono giunti a una versione finale che è appunto un ecosistema retrofit da applicare ai pontili esistenti per ottenere una centrale elettrica (magari anche da abbinare a batterie di accumulo), di pulizia e di raccolta dati.

    Il pontile con elementi fotovoltaici calpestabili
    Il primo elemento distintivo del sistema è legato all’impiego di assi fotovoltaici calpestabili capaci di generare fino a 200W al metro quadrato (circa 16 kWh da 30 m di pontile in un giorno) e di resistere a un carico di 4 tonnellate. “Abbiamo depositato due brevetti: gruppo di parabordo con filtraggio integrato e pavimentazione modulare per pontili con elementi fotovoltaici calpestabili e relativo pontile. I nostri pannelli infatti operano con una temperatura di esercizio che va dai -40° agli 80°, ma contemporaneamente grazie a una serie di accortezze tecniche vi si può camminare a piedi nudi. Rispetto a un pannello classico abbattono il calore del 40% grazie a dissipatori passivi, e volendo attivi opzionali”, sottolinea Borrelli. Come se non bastasse l’intelaiatura dissipante è in una lega di alluminio green e resistente all’azione dell’acqua salina o dolce, mentre la copertura dei pannelli è in vetro Madras, fra i pochi antiscivolo certificati ISO. Gli ingegneri stanno comunque lavorando anche a una versione in policarbonato. “La produzione dei vari elementi avviene nei nostri laboratori e abbiamo coinvolto anche fornitori italiani storici”.

    Ovviamente i pontili possono ospitare le classiche colonnine di ricarica per i natanti, ma anche colonnine smart dotate di sistemi eolici verticali, stazioni meteo e rilevatori di sostanze aree nocive. “Durante l’Expo 2025 di Osaka l’operatore giapponese NTT ci ha chiesto se fosse possibile installare anche piccoli ripetitori mobili. Perché no? La colonnina può essere personalizzata in base alle esigenze”, ha aggiunto il CEO di Bettersea Power. Un altro componente chiave è rappresentato dai cosiddetti skimmer, ovvero una serie di parabordi che agiscono da purificatori. In pratica le cavità interne grazie a spugne oleo-assorbenti trattengono gli idrocarburi e gli sversamenti generati dai natanti. Per le acque dolci invece viene impiegata l’ultrafiltrazione a fibra cava per batteri, protozoi e virus, e carbone attivo granulare/resine a scambio ionico per rimuovere cloro, pesticidi e metalli pesanti. Gli elementi di filtraggio ovviamente sono soggetti a periodica manutenzione ma Borrelli assicura che questa attività è stata ingegnerizzata per essere agevole e veloce. “La sperimentazione che abbiamo fatto a Nettuno è stata molto positiva e ci ha confermato che il sistema sarebbe ideale per qualsiasi corpo d’acqua. La difesa di mari, fiumi e laghi coincide anche con la difesa dei diritti alimentari e idrici”, sostiene il CEO della startup. La capacità di produrre energia in abbondanza inoltre consente di alimentare un’ampia dotazione di sensoristica e anche di rifornire i natanti, oppure immettere in rete il surplus.

    Sentinel analizza l’acqua
    Sentinel è l’unità scientifica opzionale (e di allerta precoce) del sistema che può essere personalizzata con sensoristica di diverso tipo in relazione alle esigenze. Per altro potrebbe anche agevolare la fornitura di acqua potabile ed energia a comunità rurali e indigene. Attualmente sono previsti un misuratore di pH, che può far comprendere la disponibilità di nutrienti e la salute dell’ecosistema e un rilevatore di conducibilità elettrica, per stabilire la presenza di sali disciolti e la concentrazione di ioni, aiutando a rilevare contaminazioni da agricoltura, acque reflue o scarichi industriali. Senza contare un misuratore di ossigeno disciolto che indica i livelli di vita acquatica ed eventuali segnali di inquinamento, nonché un’unità che misura la torbidezza che segnala presenza di sedimenti, inquinanti organici o rifiuti industriali. Poi si può comprendere la concentrazione di nitrati (NO3-N) che è chiave rilevare il deflusso agricolo e della contaminazione da acque reflue, collegato all’eutrofizzazione e ai rischi sanitari trasmessi dall’acqua. Infine si può scoprire la contaminazione di origine petrolifera, valutando l’inquinamento da idrocarburi derivante da attività industriali e altre fonti.

    Marine private e istituzioni
    “Siamo in trattativa con diverse marine private italiane. C’è interesse anche da parte della FAO, che in occasione del Science and Innovation Forum del World Food Forum 2025 ci ha concesso uno spazio espositivo. E recentemente abbiamo partecipato a New York al meeting preparatorio della conferenza delle Nazioni Unite dedicata alle acque (UN Water 2026). Poi comunque il mercato di elezione per il momento rimane l’Italia e grazie ai fondi per la sostenibilità delle acque sono convinto che molte marine si faranno avanti”, conclude Borelli. Bettersea Power sta completando l’iter di certificazioni poiché la componente energetica in ambito marino è soggetta a livelli di sicurezza molto alti e rigorosi. Entro la fine dell’anno però è prevista la completa commercializzazione di tutte le linee prodotto. Il team oggi oltre che da Borrelli è formato da Leonardo Petretti, Andrea Schiavoni, Luca D’Elia, Ludovica Bussoletti e Giorgio Levi della Vida. LEGGI TUTTO

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    Un’eco-tassa per Shein e Temu: la battaglia della Francia contro il fast fashion

    Un bikini a 7 euro, un vestito a 5,50, una t-shirt a 3,80. Potrebbe essere questa la lista dello shopping online di ultra fast fashion. Un affare per il portafoglio, una catastrofe per l’ambiente. Per questo la Francia ha dichiarato guerra al settore, approvando il primo disegno di legge al mondo che prende di mira le piattaforme cinesi di ecommerce Shein e Temu, che prosperano grazie a produzione di massa e prezzi stracciati.

    Una protesta a Parigi contro il fast fashion (foto: Matthieu Delaty / Hans Lucas)  LEGGI TUTTO

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    Energia solare subacquea: la perovskite cattura la luce anche in immersione

    L’energia solare potrebbe presto trovare una nuova e sorprendente applicazione: il fondo del mare. Una ricerca pubblicata sulla rivista Energy & Environmental Materials ha, infatti, dimostrato che le celle solari a perovskite possono funzionare in modo efficiente anche in ambiente acquatico, aprendo la strada a tecnologie energetiche innovative per l’uso subacqueo. Lo studio è frutto della collaborazione tra il Consiglio nazionale delle ricerche – coinvolto con l’Istituto di struttura della materia (Cnr-Ism) e l’Istituto per i processi chimico-fisici (Cnr-Ipcf) – l’università di Roma Tor Vergata e la società BeDimensional Spa, leader nella produzione di materiali bidimensionali.

    Il radicchio cresce meglio nella serra in perovskite

    di Sandro Iannaccone

    16 Marzo 2025

    Sotto i 50 metri di profondità, solo la luce blu-verde riesce a penetrare efficacemente: le celle solari a perovskite, già note per la loro efficienza e versatilità, si sono dimostrate particolarmente adatte a sfruttare questa luce residua. I test condotti con una specifica perovskite (di composizione FaPbBr3), hanno mostrato prestazioni sorprendenti: immerse nei primi centimetri d’acqua, queste celle producono più energia rispetto a quando sono esposte all’aria.

    “Merito delle caratteristiche ottiche dell’acqua e del suo effetto rinfrescante, che migliora l’efficienza del dispositivo”, spiega Jessica Barichello, ricercatrice del Cnr-Ism che ha coordinato lo studio. “Un ulteriore test di durata ha verificato anche l’aspetto ambientale: grazie all’efficace incapsulamento, basato su un adesivo polimerico idrofobico sviluppato da BeDimensional, dopo 10 giorni di immersione in acqua salata, le celle solari hanno rilasciato quantità minime di piombo, ben al di sotto dei limiti imposti per l’acqua potabile”.

    Energia

    Un fotovoltaico da record di efficienza con il tandem silicio-perovskite

    Dario D’Elia

    06 Febbraio 2024

    “Grazie alla collaborazione con il Cnr-Ism e BeDimensional e alla tecnologia disponibile nel nostro laboratorio Chose, abbiamo validato l’intero processo per l’applicazione del materiale fotovoltaico in perovskite in ambienti subacquei dove vengono sfruttate efficacemente le sue proprietà. Una nuova sperimentazione per noi – commenta Fabio Matteocci, professore associato del dipartimento di Ingegneria elettronica dell’università di Roma Tor Vergata – dal momento che il nostro studio parte dallo sviluppo di nuovi dispositivi fotovoltaici semitrasparenti tramite processi industriali facilmente scalabili per applicazione su edifici”.

    Oggi troviamo pannelli solari su tetti, serre, edifici, persino nello spazio, ma l’ambiente marino è ancora una frontiera poco esplorata. “Questo lavoro pionieristico non solo mostra che le perovskiti possono operare anche in condizioni umide, ma apre nuove possibilità per l’utilizzo sostenibile dello spazio subacqueo, sempre più impiegato in attività come l’agricoltura marina, l’invecchiamento del vino e altre applicazioni innovative”, conclude Barichello. LEGGI TUTTO

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    Lavori green, mancano gli specialisti della transizione

    Il divario tra domanda e offerta di professionisti con competenze green si sta ampliando rapidamente a livello globale. Entro il 2030 quasi un posto di lavoro su cinque legato alla sostenibilità rischia di rimanere vacante per mancanza di candidati qualificati. La crescita media annua dal 2020 è del 2,55% mentre rispetto all’anno scorso si è registrato un salto del 4,63%. Tuttavia – spiega il 2024 Global Climate Talent Stocktake di Linkedin – solo il 17% dei professionisti in Italia possiede un titolo professionale o competenze legate alla sostenibilità. Se l’attuale trend persiste, entro il 2050 il numero di posti di lavoro che richiederanno competenze green sarà il doppio rispetto alle persone disponibili a occuparli. Tra il 2023 e il 2024 la domanda globale di talenti green è d’altronde cresciuta il doppio più rapidamente rispetto all’offerta, registrando un incremento dell’11,6% contro il 5,6% dell’offerta. Chi possiede competenze o titoli green gode non a caso di un tasso di assunzione superiore del 54,6% rispetto alla media della forza lavoro globale.

    Italia, tra opportunità e calo della domanda
    In Italia la situazione presenta caratteristiche particolari. Nel 2023 il 7,3% delle offerte di lavoro pubblicate su LinkedIn riguardava posizioni green o ruoli che richiedevano competenze legate alla sostenibilità, salendo al 7,7% nel 2024. Nonostante la domanda globale sia in crescita nel nostro paese è invece calata del 12,6% nel biennio 2023-2024, mentre l’offerta è aumentata del 4,6%. Nel 2024 l’8,27% delle offerte di lavoro su LinkedIn in Italia riguarda professioni green, una quota superiore al 7,5% registrato a livello globale. Inoltre il tasso di assunzione per i talenti green in Italia è più alto del 71,4% rispetto al tasso nazionale complessivo, vicino all’incremento globale del 79,5%.

    La formazione

    Università, dalla laurea al master: dove si studia il clima

    di Pasquale Raicaldo

    17 Marzo 2025

    I settori dove cresce la domanda di talenti green
    La domanda di talenti green a livello globale si concentra soprattutto nei settori delle costruzioni, dell’agricoltura, allevamento e attività forestale, dei servizi di pubblica utilità e dell’oil & gas e minerario, pur con variazioni specifiche da Paese a Paese. In Italia la distribuzione della domanda nei principali settori green vede le costruzioni al 23,4% (contro il 20,6% globale) poi agricoltura, allevamento e attività forestale al 20,7% (18,4% globale), a seguire i servizi di pubblica utilità al 20,6% (23,9% globale) e infine oil & gas e minerario al 19,7% (19,6% globale). Tuttavia, questi comparti hanno registrato tutti una diminuzione nella domanda dal 2023 al 2024. In netta controtendenza cresce invece la domanda di talenti green in settori come l’istruzione (+350,3%), tecnologia, informazione e media (+88,2%) e strutture ricettive (+44,9%). Anche nel mercato del lavoro globale, i tassi di assunzione per figure green sono molto più alti rispetto alla media, segno di una forte domanda trasversale.

    L’offerta di competenze green in Italia
    Dal lato dell’offerta, la distribuzione dei talenti verdi in Italia segue in parte la domanda: costruzioni 25,4% (25,8% globale), agricoltura, allevamento e attività forestale 28,9% (26,9% globale), servizi di pubblica utilità 27,3% (28% globale), oil & gas e minerario 24,1% (23,9% globale). Anche i servizi ai consumatori, pur con una domanda limitata (5,4%), hanno una quota significativa nell’offerta green (24,2%), in linea con la tendenza globale dove si registra il 20% di offerta contro solo l’8% di domanda. Come si vede, il mercato del lavoro in questo ambito deve ancora raggiungere un qualche equilibrio. Nel periodo 2023-2024 questi comparti hanno visto un leggero aumento dell’offerta, eccetto l’agricoltura, allevamento e attività forestale, rimasto stabile. I settori “strutture ricettive” e “trasporti, logistica, supply chain e stoccaggio” hanno mostrato l’aumento più marcato dell’offerta, pur modesto, poco sopra l’8%.

    I settori e le professioni in maggior crescita
    Tra i comparti con il maggiore incremento del tasso annuale di assunzioni in Italia nel 2024 spiccano le strutture ricettive e ristorazione (+13,7%), il commercio al dettaglio (+7,9%) e trasporti, logistica, supply chain e stoccaggio (+9,3%). A livello di singole professioni, quella di geologo ha registrato la crescita più rapida nelle offerte di lavoro in Italia, con un incremento del 132,4% rispetto all’anno precedente, seguita dal safety advisor, cresciuto del 60,7%. Fra i titoli professionali green in più rapida crescita in Italia figurano quello di sustainability specialist (+19,70%), sustainability consultant (+11,40%) e sustainability manager (+9,62%).

    Le competenze green più richieste
    Le competenze green più richieste a livello globale comprendono proprio tutto ciò che ruota intorno al sustainability management, cioè la conoscenza delle politiche ambientali, le tecnologie per l’energia rinnovabile e l’efficienza energetica. In Italia, invece, le skill più richieste sono lo sviluppo e la gestione di sistemi di gestione ambientale, la gestione sostenibile delle risorse naturali, la bioedilizia e l’economia circolare, che punta a riutilizzo, riciclo e riduzione dei rifiuti nei processi produttivi.

    La finanza sostenibile sta emergendo come settore trainante, rappresentando una delle categorie di competenze in più rapida crescita (+9,9% a livello globale). In Italia, il sustainability procurement ha registrato la maggiore crescita annua nelle competenze aggiunte su LinkedIn (+60,3%) seguita proprio dalla finanza sostenibile (+29%). Anche l’environmental auditing (+38,9%), il sustainability development (+36,6%) ed l’energy management (+18,7%) stanno crescendo rapidamente nel panorama delle skill green. Interessante è il dato sulla diffusione delle competenze (skills diffusion index – SDI) in Italia: le green skill hanno un SDI di 1,75, quelle sulle energie rinnovabili 1,22 mentre l’AI svetta con un SDI di 16,13, segnalando come l’integrazione tra sostenibilità e intelligenza artificiale stia vivendo un’espansione esponenziale.

    Il ruolo dello skill-first hiring per il futuro green
    Un approccio “skill-first” alle assunzioni potrebbe far crescere di 3,5 volte i bacini di talenti disponibili per i lavori green a livello globale. Tanto per avere quadro il chiaro, conviene precisare che i lavori definiti “green” sono quelli che non possono essere svolti senza una conoscenza approfondita delle competenze ambientali e di sostenibilità e costituiscono le professioni a più alta intensità di competenze green all’interno del “genome” delle competenze professionali. A questi si contrappongono i lavori definiti “greening”, che possono essere svolti senza competenze green specialistiche ma che sempre più integrano conoscenze di sostenibilità nei propri processi.

    La capacità dei Paesi di ampliare il parco di talenti green è strettamente connessa alla possibilità e alla potenzialità di raggiungere gli obiettivi climatici e di innovare nei campi delle energie rinnovabili, della conservazione ambientale e delle pratiche sostenibili. I paesi che riescono ad aumentare significativamente la disponibilità di queste risorse possono accelerare la propria transizione verso sistemi più sostenibili mentre quelli con aumenti più contenuti dovranno investire maggiormente in infrastrutture e percorsi di formazione per colmare il divario. La sfida delle competenze green non è infatti più una prospettiva lontana ma un’urgenza concreta. Mentre (quasi tutto) il mondo intero spinge per la transizione verso modelli economici più sostenibili, il gap tra domanda e offerta di professionisti qualificati rischia di rallentare i progressi. In Italia, nonostante alcuni segnali positivi sul fronte dell’offerta e delle nuove professioni emergenti, la flessione nella domanda in settori tradizionalmente green è un campanello d’allarme. Investire nella formazione, nel reskilling e in approcci “skill-first” sarà determinante per garantire che il lavoro del futuro sia davvero verde e sostenibile. LEGGI TUTTO