16 Gennaio 2025

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    Coppette o tamponi? Ecco le soluzioni più green per il ciclo mestruale

    Nell’antico Egitto si usava il papiro ammorbidito, a Roma e in Grecia si utilizzavano lana o stoffa, in Giappone si adoperava la carta. Nei piccoli villaggi venivano fabbricati rudimentali tamponi di garza avvolta intorno a legno, spugne o muschio, mentre nelle campagne si privilegiavano le pelli di pecora, da far bollire dopo l’uso. Oggi, in fatto di prodotti per il ciclo mestruale, c’è l’imbarazzo della scelta. Sarebbe, però, importante selezionarli tenendo conto anche della loro sostenibilità. Ecco allora una mini-guida alle varie soluzioni, con un occhio per quelle più green.

    Le coppette mestruali
    Non c’è dubbio che l’opzione migliore dal punto di vista ambientale siano le coppette mestruali, piccoli strumenti a forma di campana, di solito in silicone, che, una volta inseriti in vagina, raccolgono il sangue senza assorbirlo. A spiegarne i vantaggi è Pippa Notten, ingegnere chimico, consulente per la sostenibilità delle Nazioni Unite: “Questi dispositivi costano pochi dollari e non necessitano di essere svuotati di frequente (bastano due volte al giorno). È, inoltre, sufficiente usarli per due cicli per ammortizzare l’energia e le risorse impiegate per produrli, ma, se trattati correttamente, durano fino a dieci anni. Infine, non richiedono agenti sbiancanti né additivi chimici nella produzione e non si accumulano nelle discariche”.

    Sostenibilità

    Eco mestruazioni, come ridurre l’impatto ambientale di ‘quei giorni’

    di Giulia Mattioli

    28 Maggio 2021

    Assorbenti riutilizzabili
    In alcune condizioni, come il vaginismo o un flusso molto abbondante, le coppette possono, però, non essere adatte. Un’alternativa sono gli assorbenti riutilizzabili, porzioni di tessuto da fissare alla biancheria intima e da cambiare più volte al giorno. Attenzione, però, al lavaggio. Lavare il prodotto in modo scorretto, usando acqua calda, può, infatti, azzerare i benefici per l’ambiente. Affinché ciò non accada, gli esperti suggeriscono di risciacquare l’assorbente in acqua fredda subito dopo l’uso e di lavarlo poi a freddo. Così il risparmio di energia è garantito.

    Biancheria intima mestruale
    La maggior parte delle analisi indica che questo tipo di biancheria ha un profilo di sostenibilità molto simile a quello degli assorbenti riutilizzabili. Il problema è che, per ottenere tempi di assorbenza più prolungati, fino a 12 ore, molti produttori di mutandine utilizzano tessuti sintetici super assorbenti, spesso poliestere e nylon, materiali a base di plastica ricavati dal petrolio.

    Nel 2020 alcuni test trovarono nella biancheria per il ciclo del marchio Thinx, commercializzata come “biologica” e “naturale”, tracce di Pfas (Perfluorinated alkylated substances, sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate), che hanno effetti negativi sulla salute. Una faccenda che si è conclusa alla fine del 2022 con un accordo tra l’azienda e i consumatori, riuniti in una class action.

    A oggi gli scienziati non hanno ancora stabilito se i Pfas possano essere effettivamente assorbiti attraverso le mucose che rivestono la vagina e in quale misura, ma certo è che questi inquinanti non dovrebbero essere presenti.

    I prodotti monouso e la “spesa sfusa”
    Inventati alla fine dell’Ottocento dall’azienda Johnson&Johnson, i prodotti usa-e-getta sono senza dubbio molto comodi da utilizzare. Purtroppo non sono, però, altrettanto vantaggiosi dal punto di vista della sostenibilità. Anzitutto perché, non essendo riutilizzabili, sono destinati a finire in discarica. Poi perché la loro produzione risulta estremamente inquinante. Susan Powers, docente di ingegneria ambientale alla Clarkson University di Potsdam, a New York, ha confrontato assorbenti e tamponi monouso per cercare di individuare quale categoria fosse più sostenibile. “Considerando una serie di fattori, tra cui l’impiego di acqua, il consumo di suolo, l’inquinamento chimico, il contributo al cambiamento climatico, i tamponi ottengono punteggi migliori in alcune categorie, mentre gli assorbenti sono in vantaggio in altre”, afferma Powers. L’unico modo per mitigare l’impatto ambientale di un tampone monouso è optare per la versione sfusa, cioè senza applicatore, alla quale aggiungere poi un applicatore riutilizzabile. LEGGI TUTTO

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    La transizione energetica e le nuove professioni: l’energy manager

    Su un punto sono tutti d’accordo: la rivoluzione energetica, non si porta avanti senza nuove figure professionali. Non c’è dubbio, infatti che la transizione energetica stia cambiando profondamente anche il mondo del lavoro creando nuovi ruoli, nuovi metodi di formazione, nuove competenze. E non si tratta di un settore secondario. Secondo i numeri riportati dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) nel 2023 il settore energetico impiega infatti quasi 67 milioni di persone, con i lavoratori impiegati nell’energia pulita (35 milioni) che superano quelli del settore dei combustibili fossili (32 milioni). Non solo. Nei prossimi anni è prevista la creazione di altri 14 milioni di nuovi posti di lavoro legati all’energia pulita dove poter ricollocare coloro che escono dai settori energetici in crisi.

    L’energy manager: figura obbligatoria
    Ma ancora oggi, con un mercato che rende altalenanti i prezzi a causa dei conflitti e la mancanza di cooperazione, le aziende pubbliche e private hanno davvero capito la necessità di creare nuove competenze e figure professionali? Per rispondere a questa domanda nei giorni scorsi a Roma c’è stato un confronto tra i rappresentanti dei grandi gruppi industriali di produzione, consulenza e consumo di energia con esperti del settore, docenti universitari soprattutto. Un incontro organizzato dal Consorzio universitario Humanitas e l’università San Raffaele (con la partecipazione di Acciaierie d’Italia, Acciaierie Venete ed Essenergy) che con l’occasione hanno presentato il master di II livello in Energy Manager, considerata proprio questa una delle figure professionali più ricercate nel nostro Paese sia nelle aziende pubbliche che private. Entrambi i settori obbligati per legge da aprile 2024 ad assumere un energy manager.

    Fisco verde

    Energia rinnovabile, al via gli incentivi per i Gruppi di autoconsumo

    di  Antonella Donati

    14 Gennaio 2025

    Zanchini: “La crisi energetica ci ha colto in ritardo”
    Eppure, ascoltando gli interventi del convegno ci sono ancora troppe amministrazioni pubbliche e grandi industrie private (il settore che registra più consumi con il 45%) a non aver nominato un energy manager. Un dato rilevate perché vanno ricordati gli obiettivi nazionali e europei sempre più stringenti: entro il mese di ottobre di quest’anno il nostro Paese dovrà recepire la direttive Ue che prevede per tutte le amministrazioni l’obbligo del 3% annuo di riqualificazione energetica di tutto il patrimonio pubblico, insieme ad un obiettivo i riduzione dei consumi dell’1,9. Una sfida.

    I target di sostenibilità? Il successo dipende dalle città

    di  Luigi dell’Olio

    04 Dicembre 2024

    Edoardo Zanchini, direttore dell’Ufficio clima di Roma Capitale (la città ha approvato la prima Strategia di Adattamento Climatico) ha raccontato, senza mezzi termini, il ritardo con cui le amministrazioni hanno compreso l’entità della crisi energetica, soprattutto quella legata al conflitto Russia-Ucraina negli anni 2022-2023. “L’aumento dei prezzi dell’energia ha fatto letteralmente saltare i bilanci, perché non eravamo preparati a ridurre sia i costi che i consumi – ha spiegato Zanchini – anche noi a Roma scontiamo questo ritardo e ora stiamo correndo verso la riqualificazione energetica della città. Questo significa ridurre non solo i costi, ma anche l’inquinamento. Abbiamo bisogno di analisi continue dei dati, di stilare strategie, abbiamo bisogno di figure professionali che supportino il lavoro degli amministratori per farci capire dove possiamo intervenire e in che modo”. Dal pubblico al privato il caro energia, il passaggio alle rinnovabili e il monitoraggio delle emissioni sono temi comuni.

    Il caso delle acciaierie: la sfida delle rinnovabili

    Un’immagine all’interno delle Acciaierie d’Italia  LEGGI TUTTO