Meno blocchi stradali e azioni che impattano direttamente sulla quotidianità dei cittadini, stesso nome e più campagne mirate contro i veri responsabili della crisi climatica e sociale. Il gruppo italiano di Ultima Generazione, il movimento per il clima e per i diritti che da ormai tre anni si batte con azioni eclatanti – dai ragazzi che si sdraiano sulle strade sino alle vernici gettate su statue, palazzi o quadri – nel tentativo di far riflettere e far aprire gli occhi agli italiani sull’urgenza di agire contro il cambiamento climatico, dal 2025 cambierà in parte la sua strategia.
Negli ultimi mesi, tra l’attenzione mediatica incentrata sulle guerre, sulle elezioni americane e sulle tensioni geopolitiche mondiali, in un contesto dove si continuano ad allargare i divari sociali e si inaspriscono le pene tramite il Ddl Sicurezza, per gli attivisti dell’onda verde è stato sempre più complesso far sentire la propria voce. Sono lontani i tempi dei giganteschi scioperi per il clima di Fridays For Future, delle manifestazioni europee con centinaia di migliaia di persone di Extinction Rebellion e perfino delle proteste alle Cop, le Conferenze mondiali sul clima, come quella di Baku che a novembre è andata in scena “silenziata” dalla presidenza azera. Per tutti i movimenti, consapevoli dell’urgenza di agire contro una crisi climatica sempre più impattante, è dunque tempo di revisione: in Germania, Last Generation probabilmente presto cambierà nome e “i blocchi davanti alle auto, agli aeroporti e alle strade non saranno più il nostro obiettivo”, ma continueranno con la disobbedienza civile “in altre forme, più creative e mirate” fanno sapere i giovani tedeschi, che guardano alla politica di partito.
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E in Italia? Anche da noi è arrivato il momento di un “nuovo ragionamento”, ma sempre “mantenendo la nostra radicalità” fa sapere Tommaso Juhasz, portavoce di Ultima Generazione Italia, a Green&Blue. “Bisogna fare una premessa – spiega Juhasz – i tedeschi hanno un quadro politico differente dal nostro, anche a livello di meccanismi democratici, dove è più possibile avere forze che – anche per i nostri temi -possano giocare un ruolo attivo nella politica del Paese. Per cui i tedeschi di Last Generation avranno fatto i loro conti sulla strategia da adottare e pensano a un cambiamento che probabilmente a loro conviene. Ogni Paese, in base alle condizioni in cui si trova, dato che facciamo di fatto politica, deve ragionare su come comportarsi”. In Italia “noi abbiamo cambiato campagne, parte dell’identità – dato che non siamo più solo ecologisti ma anche un movimento che si occupa di crisi sociale, quella che verrà aggravata dalla crisi climatica – e possiamo e dobbiamo cambiare ancora per batterci nel tentativo di non lasciare indietro gli ultimi, ma non è semplice nel nostro contesto”.
Il movimento
Chi sono e cosa vogliono gli attivisti di Ultima Generazione
22 Aprile 2024
Un contesto dove tra inasprimento delle pene, perquisizioni, denunce, fogli di via e mano dura nei confronti di chi usa metodi radicali di protesta, come quelli di Ultima Generazione, l’unica strada percorribile per avere più voce sarebbe quella di trasformarsi in partito. “Ma da noi, fare un partito, tra firme, fondi necessari e meccanismi, è una questione complessa, e di conseguenza lo è anche avere voce a livello politico. C’è una difficoltà di ingresso enorme. Anche per questo, nei prossimi mesi, stiamo pensando a dei cambiamenti nella nostra strategia”. Uno è sull'”ambito immediato del nostro agire” dice il portavoce di Ultima Generazione. Il riferimento è per esempio ai blocchi del traffico, spesso criticati anche dalla cittadinanza? “Sì, è una possibilità, potremmo farne meno. Il significato di fondo delle nostre azioni però non cambia: ci impegniamo a tutelare il futuro di 60 milioni di persone e lo faremo rimanendo nella radicalità, tanto più ora che è stato fatto un Decreto sicurezza così repressivo, dove il governo dimostra di avere paura perché cerca di impedire alla gente di manifestare sulle tante cose che non funzionano nel Paese. Oggi ormai siamo arrivati al terrorismo della parola e davanti a ciò noi non possiamo tirarci indietro: per cui le azioni non violente e di disobbedienza civile, continueranno, ma cambieremo alcuni aspetti”.
Quali? “Non cambieremo nome come i tedeschi, ma vogliamo portare un cambiamento che sia grande, radicale e che rimanga nel tempo, che porti a conseguenze positive. E per fare questo nel 2025 vogliamo ripartire con più energia e nuove idee. Dopo un periodo di riflessione, in cui ci siamo interrogati su come lasciare dopo di noi alle prossime generazioni la bellezza di questo mondo che alcuni stanno distruggendo, pensiamo sia tempo di aiutare a cambiare la narrativa, per esempio”. In che modo? “Smettendola – come spesso ci vogliono far credere – di dare colpe ai cittadini per la crisi del clima. Un discorso sono le colpe, un altro le responsabilità. A livello di responsabilità, le singole persone hanno la potenzialità di farsi sentire, di reagire contro chi inquina, emette, contro chi alimenta la crisi, chi impone un solo modo di consumare o non agisce per fermare le emissioni. Ma se parliamo di colpe, sappiamo di chi sono: delle grandi multinazionali, delle aziende dell’oil and gas, di una politica che non fornisce risposte o si tira indietro. Ecco, in questo cambieremo: prenderemo di mira soprattutto chi ha le colpe”. Il portavoce di Ultima Generazione spiega che il movimento “continuerà a stare in mezzo alla gente, a parlare con le persone, ma cercheremo di fare azioni più mirate contro i veri responsabili del problema e della crisi del clima”.
E poi, obiettivo del prossimo anno, sarà anche “puntare ad azioni che possano restituire quella ‘chiarezza’ che troppe volte manca. Spesso gli italiani sono consapevoli degli impatti del surriscaldamento globale e delle crisi sociali che alimenta, ma non sanno da chi – per esempio con le emissioni – viene davvero alimentato, così come in generale manca una connessione emotiva sulla crisi climatica. Il nostro compito sarà dunque anche quello: alla nostra maniera, radicale, ricordargli chi ha davvero le colpe”.