Ogni anno si scoprono oltre duemila nuove specie di piante ma secondo i botanici ce ne sarebbero altre centomila ancora del tutto sconosciute. Nel 2024 ricercatori e partner scientifici dei Kew Gardens di Londra, una delle maggiori istituzioni di ricerca nel campo, ne hanno descritte 149. Alcune sono evanescenti come la palma fantasma del Borneo o un’enigmatica famiglia di piante che rinunciano alla fotosintesi, e a colorarsi di verde, per affidare la crescita solo a simbiosi con funghi sotterranei. Altre si erano nascoste bene come diverse orchidee indonesiane e liane. “In genere i due terzi delle nuove specie che vengono descritte sono già a rischio estinzione – spiega Martin Cheek, Senior Research Leader nell’Africa team dei Kew – quando è possibile queste piante vengono protette nei loro habitat naturali. Ma non si è sempre così fortunati. Per sicurezza, se le condizioni di sopravvivenza della specie lo richiedono, ne raccogliamo i semi o altro materiale vegetale per poi propagarlo nei nostri giardini o per conservarli nella Millennium Seed Bank”.
Tra le nuove specie vegetali scoperte quest’anno ci sono piante che di verde non hanno niente. Le hanno chiamate Afrothismiaceae. Sono originarie dell’Africa occidentale, fioriscono come tutte le altre ma in modo molto diverso. Al posto della fotosintesi clorofilliana, alla base della produzione di zuccheri per la crescita della pianta, si nutrono grazie a una serie di microscopici funghi sotterranei con i quali entrano in simbiosi generando una sorta di super-radice in grado di rispondere a tutte le esigenze della loro dieta. Si tratta di specie sono molto rare o addirittura estinte. La maggior parte di quelle descritte è stata vista una volta sola, la maggior parte in Camerun. Piante con questo comportamento, che hanno abbandonato la fotosintesi, ce ne sono diverse come la famosa orchidea fantasma endemica dei Caraibi (Dendrophylax lindenii), la Rafflesia arnoldi, il fiore più grande del mondo in Indonesia, o le diverse Voyria, erbacee perenni endemiche del Centro e Sud America che hanno perso la pigmentazione verde.
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07 Ottobre 2024
Ed è una questione di apparenza anche per una palma rampicante che cresce solo in tre località sull’isola del Borneo in Malesia. Malgrado fosse già conosciuta dalle popolazioni indigene, che ne raccoglievano i germogli e ne utilizzavano il legno, è rimasta finora in un cono d’ombra per gli studiosi. I locali la chiamano palma fantasma. Plectocomiopsis hantu, questo il nome scientifico, ha un’estetica elusiva, quasi trasparente, ed è difficile da riconoscere nella foresta pluviale: la pagina inferiore della foglia è del tutto bianca mentre gli steli sono grigi. Sul massiccio montuoso del Fouta-Djalon in Guinea, sempre in Africa occidentale, è stata scoperta un’erba che infrange molte regole della biologia vegetale. Le foglie di questa pianta, nominata Virectaria stellata, sono protette da peli a forma di stella mai visti prima in questa famiglia di piante ma comuni in un gruppo di specie nel genere Barleria che crescono nello stesso ambiente ma con cui non esiste nessun grado di parentela.
L’ipotesi dei botanici è una forma di scambismo genetico: sembra che i geni per la produzione di peli stellati abbiano fatto uno spillover, un salto di specie, tramite insetti che si nutrono della linfa. Molte delle nuove specie scoperte quest’anno dai Kew sono liane delle foreste tropicali. A partire da Chlorohiptage vietnamensis, unica del suo genere ed endemica della giungla tropicale del Vietnam, di cui non si conosce ancora l’insetto impollinatore dei fiori di colore verde. Mentre il polline di Cheniella longistaminea, una nuova liana endemica della Cina meridionale a rischio estinzione, è trasportato dalle falene perché questa liana fiorisce solo di notte. Keita deniseae, una liana della foresta pluviale africana, attira gli insetti con il profumo delle cui foglie che emanano un forte aroma di marzapane. Tra le nuove specie descritte nel 2024 dai Kew Gardens e dai suoi partner internazionali ci sono anche 23 nuovi funghi. Rispetto al mondo vegetale il numero di specie ancora da scoprire è di gran lunga superiore: sarebbero tra i due e i tre milioni quelli ancora da descrivere.