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Giustizia climatica, a Londra lanciato l’allarme per l’emergenza del delta del Po

“In questi anni abbiamo assistito a diversi eventi climatici estremi che provocano danni, piogge, trombe d’aria, soprattutto nel Delta del Po, con il mare vicino”. Vanni Destro è uno dei due cittadini polesani, insieme a Lucia Pozzato, che stanno partecipando a Londra al Raduno Comunitario sulla giustizia climatica settimana di panel e incontri organizzata da Greenpeace per riflettere sull’impatto del cambiamento climatico anche dal punto di vista del diritto. E un focus è quello, appunto, anche sul Delta del Po, territorio Unesco con riserva di biosfera riconosciuta nel 2015, una delle più grandi riserve nazionali di zone umide con sbocco a mare privo di sbarramenti. Destro e Pozzato si battono da anni per preservarla anche portando il tema a questi incontri internazionali. “Credo che sia giusto – ha esordito Pozzato – che noi cittadini ci muoviamo per difendere l’ambiente in cui ci troviamo e per lasciare ai nostri figli e ai nostri nipoti un mondo migliore”.

A Londra si sta affrontando anche il tema dei migranti climatici 

Dopo Cop29 gli attivisti si incontrano a Londra

Organizzato da Greenpeace subito dopo la Cop29 di Baku in Arzebaigian si è riunito a Londra il 25 novembre e durerà fino al 29 radunando i rappresentanti della società civile provenienti dalle regioni del Pianeta più vulnerabili al cambiamento climatico per connettersi, condividere esperienze e sviluppare strategie per resistere ai progetti legati ai combustibili fossili nelle loro comunità. All’ordine del giorno anche l’analisi del documento finale firmato a Cop29 a Baku.

Finanza climatica

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25 Novembre 2024

Durante il raduno di cinque giorni nel Regno Unito, avvocati, artisti, sostenitori e leader di base provenienti dal Medio Oriente, Nord Africa, Sud Africa, America Latina, Sud-est asiatico, Caraibi ed Europa lavoreranno insieme per allineare le richieste di giustizia ed equità basate sulle esperienze vissute dalle comunità più colpite dalla crisi climatica.

Arrivati da tutto il mondo

Tutti i partecipanti al Raduno Comunitario per la Giustizia Climatica affrontano quotidianamente gli impatti del cambiamento climatico, dai super tifoni allo sfollamento forzato a causa dell’espansione dei combustibili fossili. In risposta, stanno guidando azioni nelle loro comunità, organizzando mobilitazioni, promuovendo conversazioni sui diritti indigeni e di genere, e ritenendo i grandi inquinatori responsabili attraverso ricorsi legali.

Dall’Egitto all’Argentina

Tra i partecipanti, uno studio legale ambientale egiziano che lavora con comunità locali per intentare cause contro aziende del cemento e chimiche, con l’obiettivo di contrastare le compagnie petrolifere internazionali. Una comunità di Bassora che affronta l’inquinamento da petrolio e gas con campagne e azioni legali, collaborando con giornalisti investigativi per denunciare il gas flaring. E ancora.

La conferenza

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21 Novembre 2024

Per la Tunisia sono presenti i rappresentanti di una comunità che combatte incendi devastanti e promuove la consapevolezza sul cambiamento climatico come causa principale di questi eventi. Dall’Argentina sono arrivati alcuni cittadini di una comunità che in Patagonia si batte per proteggere il mare argentino contro un progetto di oleodotto offshore e contro le campagne di disinformazione di politici e compagnie petrolifere internazionali. Dall’Uganda i leader di Hoima che contrastano l’espansione del petrolio e del gas affrontando i problemi delle popolazioni costrette a spostarsi e tutelando le donne emarginate per coinvolgerle negli sforzi per la giustizia climatica.

Un’immagine dell’alluvione che ha colpito nel mesi scorsi l’Europa centrale 

Dal Regno Unito sono presenti le comunità impegnate a fermare le trivellazioni nel Mare del Nord e sostengono gli attivisti che affrontano questioni di giustizia razziale e climatica. Sono arrivati dalla Colombia i leader di una comunità che chiede il divieto del fracking e dei giacimenti di petrolio e gas non convenzionali per proteggere la natura, la cultura e il patrimonio delle comunità fluviali, salvaguardando l’acqua come pilastro fondamentale della vita. Mentre dalle Filippine, arriva la testimonianza delle popolazioni devastate dai tifoni Haiyan e Rai che perseguono cause legali per la giustizia climatica contro TotalEnergies e altre compagnie petrolifere internazionali. Così come dalla Nigeria sono arrivati i responsabili di Egi/Erema e Ikarama che chiedono responsabilità ambientale a TotalEnergies e Shell a causa delle pratiche di estrazione irresponsabili nelle loro comunità. Ci sono poi i rappresentanti dei pescatori del Senegal e degli attivisti che in Sudafrica si oppongono ai test sismici. E dalla Guyana, un’associazione che lotta con le donne contro tutte le forme di discriminazione e violenza.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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