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Elezioni Usa 2024: la vittoria di Trump rischia di frenare la corsa contro il tempo per il clima

Alla Cop29 in Azerbaijan sarà impossibile ignorare l’elefantino nella stanza. Anzi, la vittoria di Donald Trump e del partito repubblicano, il cui simbolo è un piccolo pachiderma, diventerà una questione chiave ai negoziati sul clima di Baku: possiamo ancora raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, per limitare il riscaldamento globale entro +1,5 gradi, se a guida di una delle nazioni più impattanti a livello di emissioni c’è di nuovo un presidente che vuole uscire dall’Accordo? Questa è la domanda che – preoccupatissimi – si stanno ponendo migliaia di delegati e di scienziati giunti in Azerbaijan nel tentativo di ottenere nuovi finanziamenti per la battaglia climatica e nuovi punti di incontro, a partire dai piani nazionali climatici, per riuscire a contenere il riscaldamento globale e arginare le emissioni.

Editoriale

Una scomoda verità

06 Novembre 2024

Il negazionismo durante il primo mandato

Gli Stati Uniti che solo poche settimane fa sono stati devastati dagli uragani Milton ed Helene e che da anni stanno sperimentando temperature ed eventi meteo estremi sempre più letali, hanno scelto: a guidare il Paese sarà di nuovo quel Donald Trump che nel 2017 ha annunciato l’uscita degli States dall’Accordo di Parigi (poi rientrati nel 2021 grazie a Joe Biden), confermando ancora una volta il suo scetticismo nei confronti della crisi del clima, spesso definita da The Donald come “una bufala”.

Editoriale

I nuovi negazionismi climatici

07 Ottobre 2024

L’uscita dall’Accordo di Parigi

Già durante il suo primo mandato Trump aveva smantellato le principali protezioni ambientali allora in corso e gli Usa erano stati il primo e unico Paese a ritirarsi dagli accordi presi alla Cop15 in Francia. Ora promette – rispetto a quanto chiedono gli scienziati, ovvero misure forti per limitare le emissioni, decarbonizzazione e fondi per aiutare i Paesi meno abbienti e più impattati dal nuovo clima – di fare ancora peggio in termini di tagli: punta ad “abbattere e ricostruire” l’intera struttura dell’EPA, Environmental Protection Agency, l’agenzia ambientale degli States.

“Trivellare, trivellare, trivellare”

Poi, con un mantra già chiarissimo in testa – “trivellare, tesoro, trivellare” – il neo presidente intende puntare sempre di più sulle esplorazioni petrolifere e sui combustibili fossili portando gli Usa a produrre petrolio e gas “a livelli mai visti prima”, innescando così la retromarcia rispetto all’eredità lasciata da Biden. Gli Stati Uniti ad oggi sono ancora i maggiori produttori mondiali di petrolio e fra i Paesi in cima alla lista di quelli maggiormente responsabili delle emissioni che alterano il clima. Durante il suo mandato però Biden aveva provato, per esempio attraverso l‘Inflation reduction act, ad avviare un percorso per il taglio delle emissioni di gas serra del 40% entro il 2030, con investimenti per 370 miliardi di dollari nell’energia pulita.

Biden aveva bloccato le trivellazioni in Alaska 

Un nuovo scetticismo nei confronti della crisi del clima

Un cammino iniziato ma non concluso in una America che è anche fra i maggiori esportatori di gas naturale liquefatto e dove si continua a puntare fortemente sul fossile. Altra importante eredità era il Methane Action Plan, il piano per limitare le emissioni di metano. Queste ed altre politiche – fra luci e ombre (ancora tante) – avevano messo gli States su nuovi binari, giudicati come positivi alle ultime Cop, nella partecipazione globale alla lotta climatica. Ora però – nella visione trumpiana – ogni progresso potrebbe essere cancellato e come sostiene Bob Ward del Grantham Research Institute on Climate Change, “il secondo mandato di Trump potrebbe essere molto più dannoso per gli sforzi globali sul clima rispetto al primo mandato”.

Si teme infatti un rinnovato scetticismo nei confronti della crisi climatica, un ulteriore aumento delle emissioni legate ai combustibili fossili e una sicura, già annunciata, riduzione dei finanziamenti per il clima a livello mondiale. Inoltre Trump ha già fatto sapere, in campagna elettorale, che smetterà di “spendere soldi per la Green New Scam“, un riferimento ai finanziamenti energetici voluti da Biden.

Lo studio

Il negazionismo climatico si aggiorna: più che negare, su YouTube l’obiettivo è normalizzare

17 Gennaio 2024

Bye bye alle politiche verdi

In pratica: bye bye alle politiche verdi, con tanto di freno alla transizione energetica ed ecologica in corso, anche se visti i tanti posti di lavoro creati dalla green economy c’è la speranza che ci ripensi. In dubbio, anche per il suo legame con Elon Musk, ciò che Trump farà per il comparto dei veicoli elettrici. Così come, con l’arrivo di The Donald, trema una riuscita di intesa sul Trattato globale sulla plastica. C’è poi il timore per una taglio in molti centri di ricerca scientifici, vista la sfiducia di Trump nella Scienza e le affermazioni da parte del Project2025, think tank conservatore, che parla di smantellare la Noaa, il grande centro studi su oceani e atmosfera.

L’influenza di Trump su altri Paesi

Ma forse il vero grande rischio di fondo è da ricercarsi nell’influenza che le politiche di Trump potrebbero avere sugli altri Paesi. Qualcosa che potrebbe vedersi già alla Cop29, anche se ovviamente i delegati saranno ancora quelli di Biden.

Innescando nuovi dazi, protezionismo e politiche contrarie agli accordi internazionali, con possibili nuove tensioni con la Cina, si rischia infatti di gettare benzina sul fuoco, riducendo anche la pressione su altri grandi Paesi emettitori di gas serra ora chiamati a limitare le emissioni e rendendo più complesso convincere i Paesi più inquinanti a presentare, l’anno prossimo a febbraio, impegni climatici più ambiziosi. Inoltre, come ha già avvertito il segretario generale dell’Onu António Guterres, se Trump tenterà di abbandonare nuovamente l’Accordo di Parigi, un secondo ritiro degli Stati Uniti si tradurrebbe di fatto in un accordo “paralizzato”, senza più certezze sul futuro climatico del Pianeta.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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