Dicembre 2024

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    Ultima Generazione cambia: meno blocchi stradali più azioni contro le multinazionali dell’oil & gas

    Meno blocchi stradali e azioni che impattano direttamente sulla quotidianità dei cittadini, stesso nome e più campagne mirate contro i veri responsabili della crisi climatica e sociale. Il gruppo italiano di Ultima Generazione, il movimento per il clima e per i diritti che da ormai tre anni si batte con azioni eclatanti – dai ragazzi che si sdraiano sulle strade sino alle vernici gettate su statue, palazzi o quadri – nel tentativo di far riflettere e far aprire gli occhi agli italiani sull’urgenza di agire contro il cambiamento climatico, dal 2025 cambierà in parte la sua strategia.

    Negli ultimi mesi, tra l’attenzione mediatica incentrata sulle guerre, sulle elezioni americane e sulle tensioni geopolitiche mondiali, in un contesto dove si continuano ad allargare i divari sociali e si inaspriscono le pene tramite il Ddl Sicurezza, per gli attivisti dell’onda verde è stato sempre più complesso far sentire la propria voce. Sono lontani i tempi dei giganteschi scioperi per il clima di Fridays For Future, delle manifestazioni europee con centinaia di migliaia di persone di Extinction Rebellion e perfino delle proteste alle Cop, le Conferenze mondiali sul clima, come quella di Baku che a novembre è andata in scena “silenziata” dalla presidenza azera. Per tutti i movimenti, consapevoli dell’urgenza di agire contro una crisi climatica sempre più impattante, è dunque tempo di revisione: in Germania, Last Generation probabilmente presto cambierà nome e “i blocchi davanti alle auto, agli aeroporti e alle strade non saranno più il nostro obiettivo”, ma continueranno con la disobbedienza civile “in altre forme, più creative e mirate” fanno sapere i giovani tedeschi, che guardano alla politica di partito.

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    E in Italia? Anche da noi è arrivato il momento di un “nuovo ragionamento”, ma sempre “mantenendo la nostra radicalità” fa sapere Tommaso Juhasz, portavoce di Ultima Generazione Italia, a Green&Blue. “Bisogna fare una premessa – spiega Juhasz – i tedeschi hanno un quadro politico differente dal nostro, anche a livello di meccanismi democratici, dove è più possibile avere forze che – anche per i nostri temi -possano giocare un ruolo attivo nella politica del Paese. Per cui i tedeschi di Last Generation avranno fatto i loro conti sulla strategia da adottare e pensano a un cambiamento che probabilmente a loro conviene. Ogni Paese, in base alle condizioni in cui si trova, dato che facciamo di fatto politica, deve ragionare su come comportarsi”. In Italia “noi abbiamo cambiato campagne, parte dell’identità – dato che non siamo più solo ecologisti ma anche un movimento che si occupa di crisi sociale, quella che verrà aggravata dalla crisi climatica – e possiamo e dobbiamo cambiare ancora per batterci nel tentativo di non lasciare indietro gli ultimi, ma non è semplice nel nostro contesto”.

    Il movimento

    Chi sono e cosa vogliono gli attivisti di Ultima Generazione

    di Giacomo Mazzariol

    22 Aprile 2024

    Un contesto dove tra inasprimento delle pene, perquisizioni, denunce, fogli di via e mano dura nei confronti di chi usa metodi radicali di protesta, come quelli di Ultima Generazione, l’unica strada percorribile per avere più voce sarebbe quella di trasformarsi in partito. “Ma da noi, fare un partito, tra firme, fondi necessari e meccanismi, è una questione complessa, e di conseguenza lo è anche avere voce a livello politico. C’è una difficoltà di ingresso enorme. Anche per questo, nei prossimi mesi, stiamo pensando a dei cambiamenti nella nostra strategia”. Uno è sull'”ambito immediato del nostro agire” dice il portavoce di Ultima Generazione. Il riferimento è per esempio ai blocchi del traffico, spesso criticati anche dalla cittadinanza? “Sì, è una possibilità, potremmo farne meno. Il significato di fondo delle nostre azioni però non cambia: ci impegniamo a tutelare il futuro di 60 milioni di persone e lo faremo rimanendo nella radicalità, tanto più ora che è stato fatto un Decreto sicurezza così repressivo, dove il governo dimostra di avere paura perché cerca di impedire alla gente di manifestare sulle tante cose che non funzionano nel Paese. Oggi ormai siamo arrivati al terrorismo della parola e davanti a ciò noi non possiamo tirarci indietro: per cui le azioni non violente e di disobbedienza civile, continueranno, ma cambieremo alcuni aspetti”.

    Quali? “Non cambieremo nome come i tedeschi, ma vogliamo portare un cambiamento che sia grande, radicale e che rimanga nel tempo, che porti a conseguenze positive. E per fare questo nel 2025 vogliamo ripartire con più energia e nuove idee. Dopo un periodo di riflessione, in cui ci siamo interrogati su come lasciare dopo di noi alle prossime generazioni la bellezza di questo mondo che alcuni stanno distruggendo, pensiamo sia tempo di aiutare a cambiare la narrativa, per esempio”. In che modo? “Smettendola – come spesso ci vogliono far credere – di dare colpe ai cittadini per la crisi del clima. Un discorso sono le colpe, un altro le responsabilità. A livello di responsabilità, le singole persone hanno la potenzialità di farsi sentire, di reagire contro chi inquina, emette, contro chi alimenta la crisi, chi impone un solo modo di consumare o non agisce per fermare le emissioni. Ma se parliamo di colpe, sappiamo di chi sono: delle grandi multinazionali, delle aziende dell’oil and gas, di una politica che non fornisce risposte o si tira indietro. Ecco, in questo cambieremo: prenderemo di mira soprattutto chi ha le colpe”. Il portavoce di Ultima Generazione spiega che il movimento “continuerà a stare in mezzo alla gente, a parlare con le persone, ma cercheremo di fare azioni più mirate contro i veri responsabili del problema e della crisi del clima”.

    E poi, obiettivo del prossimo anno, sarà anche “puntare ad azioni che possano restituire quella ‘chiarezza’ che troppe volte manca. Spesso gli italiani sono consapevoli degli impatti del surriscaldamento globale e delle crisi sociali che alimenta, ma non sanno da chi – per esempio con le emissioni – viene davvero alimentato, così come in generale manca una connessione emotiva sulla crisi climatica. Il nostro compito sarà dunque anche quello: alla nostra maniera, radicale, ricordargli chi ha davvero le colpe”. LEGGI TUTTO

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    Chiara Pavan, giudice di Masterchef: “Vince chi riesce a rispettare il cibo”

    Nota per la dedizione nell’evitare sprechi in cucina. Ambasciatrice del progetto europeo Life Climate Smart Chefs, finanziato dal Programma Life dell’Unione Europea, che mira a sostenere la Politica Climatica Europea e la Strategia Farm to Fork, e che coinvolge gli chef europei come promotori di diete a basse emissioni. Chiara Pavan, 39 anni, veronese di origine, è la nuova chef giudice dell’edizione di Masterchef Italia 2024, conosciuta per il suo approccio sostenibile e la lotta contro gli sprechi in cucina, nel suo ristorante da quattro anni propone una “cucina ambientale” che fa a meno della carne e punta sulla stagionalità dei prodotti.

    Non solo, la chef ha deciso di segnare una svolta in cucina applicando una filosofia plastic free, eliminando la pellicola e sostituendola con contenitori ermetici e sacchetti sottovuoto, lavorando con metodi alternativi come la cera d’api o la fermentazione per le verdure. Pavan ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo impegno a tutela dell’ambiente.

    La filosofia antispreco di Chiara Pavan
    Nata a Verona il 1 gennaio del 1985, dopo gli studi in Filosofia, si è avvicinata alla cucina e ora è la “cheffa”, come ama definirsi sui social, del ristorante Venissa, sull’isoletta di Mazzorbo, a Venezia. Non solo, da quest’anno Chiara Pavan è la quarta giudice di Masterchef Italia, insieme a Luca Barbieri, Giorgio Locatelli e Antonino Cannavacciuolo. Al suo esordio nel programma ha detto ai concorrenti: “Da voi mi aspetto ordine, pulizia e organizzazione e soprattutto sarò molto attenta agli sprechi. Se riuscite a rispettare il cibo vedrete che in qualche modo avrete già vinto”.

    Nota per la dedizione nell’evitare sprechi in cucina, detentrice di una stella e di una stella verde Michelin, Pavan esige ordine, pulizia, organizzazione e controllo degli sprechi. La chef ha ricevuto numerosi riconoscimenti per l’impegno nei confronti dell’ambiente.

    Chiara Pavan fa parte del progetto europeo Life Climate Smart Chefs, finanziato dal Programma Life dell’Unione Europea, che intende contribuire allo sviluppo e all’attuazione della Politica Climatica Europea e alla Strategia Farm to Fork coinvolgendo attivamente gli chef europei come promotori di diete a basse emissioni, nutrienti e convenienti, e promuovere un dibattito ampio sul cibo come strumento chiave per la mitigazione dei cambiamenti climatici. LEGGI TUTTO

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    Gli scoiattoli diventati carnivori? Gli esperti: “Una dieta opportunista per adattarsi”

    A un certo punto gli studenti che attraversavano il Briones Regional Park in California hanno cominciato a notare qualcosa di strano: alcuni scoiattoli correvano con in bocca quello che sembrava un topolino morto. Poteva essere che questo iconico animale – nell’immaginario collettivo identificato con gli occhi dolci mentre sgranocchia una nocciola – fosse improvvisamente diventato carnivoro? Gli studenti sono andati a dirlo alla loro professoressa, Sonja Wild, ricercatrice post-dottorato presso l’Università della California, e insieme a Jennifer E. Smith, docente di biologia presso l’Università del Wisconsin-Eau Claire, le due esperte hanno deciso di indagare.

    Le biologhe sapevano che in alcuni casi erano state osservate specie di scoiattoli che, saltuariamente, consumano pezzi di carne in modo opportunistico per esempio di pesci e uccelli, ma i casi di reale predazione, di caccia e ricerca di cibo, erano estremamente rari o poco documentati. Così hanno deciso di approfondire ulteriormente ponendosi la domanda se, determinati scoiattoli, avessero sviluppato una predilezione per la carne.

    Biodiversità

    Le specie aliene “emigrano” per evitare l’estinzione

    di  Pasquale Raicaldo

    12 Dicembre 2024

    Lo studio sul comportamento carnivoro degli scoiattoli
    La scoperta è stata sorprendente anche per gli stessi ricercatori: i teneri scoiattolini non solo predavano i topi campagnoli, ma avevano anche imparato a sbranarli, decapitando le prede e staccando la testa dal corpo. Per riuscire ad ottenere abbastanza dettagli poi riportati in uno studio pubblicato sul Journal of Ethology – una prima analisi mondiale a documentare un comportamento carnivoro diffuso e attivo in queste creature apparentemente innocenti – professoresse e studenti sono tornati nel parco. Tra giugno e luglio i ricercatori hanno registrato in totale 74 interazioni tra scoiattoli di terra e arvicole della California: nel 42% di queste iterazioni gli scoiattoli, che sono roditori, finivano per mangiare altri roditori, i piccoli topolini di campagna. Dati, questi, che fanno parte di uno studio lungo quasi dodici anni sui comportamenti degli scoiattoli della California.

    Gli animali selvativi e la caccia attiva
    Anche per la professoressa Smith l’osservazione è risultata sorprendente: “C’è sempre qualcosa di nuovo da imparare e gli animali selvatici continuano a sorprenderci. In un mondo in continua evoluzione e con molti progressi tecnologici, non c’è niente che possa sostituire l’osservazione diretta della storia naturale, come l’osservazione degli scoiattoli e degli uccelli che spesso visitano i nostri cortili. Quello che abbiamo osservato è incredibilmente emozionante, perché è la prima volta che documentiamo la caccia attiva di questa specie dall’inizio alla fine”.

    Le prime conferme: scoiattoli “onnivori opportunisti”
    La coautrice del paper, Sonja Wild, ha spiegato di “non credere ai miei occhi: una volta che abbiamo iniziato a guardare cosa stava accadendo vedevamo ovunque scoiattoli con topi”. Lo studio è il primo a confermare che la caccia da parte degli scoiattoli nei confronti di altri roditori è un comportamento comune. Dalle osservazioni è risultato che gli scoiattoli tendono vere e proprie imboscate a terra alle prede: quando i topolini riescono a fuggire li inseguono e poi, con un morso sul collo seguito da un movimento secco, li uccidono o li decapitano. Questi comportamenti, aggiungono le ricercatrici, si sono verificati soprattutto durante le osservazioni di luglio, quando c’è stato un aumento delle popolazioni di arvicole, segnalato anche da diversi citizen scientist attraverso la app iNaturalist. Soprattutto in quel periodo i biologi stimano che gli scoiattoli – solitamente erbivori che si nutrono di semi, noci e ghiande – siano diventati “opportunisti”, sviluppando ulteriormente la caccia. Non è chiaro però se imparino questo comportamento sociale gli uni dagli altri: sono state visti cacciare esemplari di ogni età e sesso, dimostrando di prediligere una dieta più flessibile di quanto si pensasse in precedenza e con caratteristiche tali da definirli appunto “onnivori opportunisti”.

    Una dieta flessibile per sopravvivere
    Potrebbe anche essere, sostengono le ricercatrici, che gli scoiattoli della California si siano adattati per sopravvivere a modifiche dei loro habitat o davanti alle sfide della crisi del clima e della presenza umana. Ora, una ulteriore sfida, sarà comprendere le caratteristiche di questo comportamento venatorio tra le varie specie di scoiattoli e come questa dieta possa influire sugli equilibri degli ecosistemi. Nel frattempo, concludono le esperte, “il nostro studio offre un interessante risvolto positivo, dimostrando l’incredibile flessibilità di cui sono dotati alcuni animali”. LEGGI TUTTO

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    Un Natale green per aiutare gli altri e la natura: guida ai regali ecosolidali

    Come ogni anno Natale rischia di far rima con consumismo, inutili rifiuti e spreco infinito. Gli acquisti di milioni di regali, spesso incartati con materiali non riciclabili, contribuiscono fino al 30% in più alla produzione di rifiuti rispetto alla media annuale. Carta da regalo plastificata, confezioni inutilizzabili e oggetti non desiderati finiscono spesso in discarica, aggravando il problema dell’inquinamento.

    Eppure qualcosa sta cambiando: secondo un’indagine Ipsos del 2023, il 74% degli italiani presta sempre più attenzione all’ambiente durante le festività, orientandosi verso regali ecologici, solidali o di seconda mano. Perché questa percentuale aumenti, ancora di più, ecco alcune idee per regali rispettosi del pianeta, che promuovono valori di solidarietà. E sì, anche buoni.

    Un aiuto per gli altri
    Fino al 24 dicembre, nei negozi di Emergency sparsi in 23 città italiane, è possibile trovare tante idee regalo e sostenere così i suoi progetti dell’associazione in Italia e nel mondo. Si possono acquistare decorazioni natalizie, tazze realizzate a mano in Uganda, accessori cuciti e ricamati dalle donne afgane, oltre a cesti natalizi e magliette dell’associazione firmate da artisti contemporanei. Ogni acquisto contribuisce alle iniziative dell’organizzazione. Maggiori informazioni sui negozi fisici sono disponibili sul sito ufficiale di Emergency.

    Emergency  LEGGI TUTTO

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    Piantare alberi per rinfrescare le città: arrivano le “linee guida”

    Le città non sono tutte uguali. Densità abitative, sviluppo urbanistico e clima le rendono ecosistemi molto diversi tra loro. Ragion per cui, anche soluzioni a problemi di portata globale, apparentemente universali – come piantare alberi contro il gran caldo – devono essere personalizzate. Per trovare la soluzione più adatta per ciascuna città serve una dettagliata conoscenza della materia. E questo si è proposto di fare il team di ricercatori che, a conclusione di un simile sforzo, ha pubblicato quelle che essi stessi chiamano delle “linee guida” per combattere il caldo cittadino piantando alberi.

    Le discussioni in materia di piantumazione come strategie di raffreddamento nelle città negli ultimi anni sono state accesa materia di discussione tra gli esperti e non. E negli ultimi tempi, da più parti, si sono rafforzati gli appelli per una strategie più ragionata in materia di piantumazione urbana. “Gli alberi hanno un ruolo cruciale nel raffreddare le città, ma dobbiamo piantarli in modo molto più strategico per massimizzare i benefici che possono fornire”, riassume in proposito dalla University of Cambridge Ronita Bardhan, a capo dello studio. Un buon punto di partenza per capire come fare è quello di analizzare cosa succede quando si piantano alberi col preciso intento di raffreddare le città in diverse parti del mondo, in condizioni climatiche e urbanistiche molto diverse, e questo è esattamente quanto fatto dai ricercatori. Gli esperti hanno realizzato una metanalisi che ha coperto più di cento città con 17 climi diversi, tenendo in considerazione anche la tipologia di alberi piantati sulla mitigazione di aria e temperatura di superficie, considerando che tutti questi aspetti contribuiscono al potenziale di raffreddamento, raccontano dalle pagine di Communications Earth & Environment.

    Riscaldamento globale

    Nelle città più verdi il caldo miete meno vittime

    di Sara Carmignani

    26 Ottobre 2024

    E in effetti i risultati delle loro analisi lo confermano: il bilancio totale dipende dal clima e dagli alberi usati nelle attività di piantumazione urbana. Qualche esempio? Piantare un mix di alberi decidui e sempreverdi ha un effetto maggiore sulla capacità di raffreddamento in climi temperati, tropicali e continentali mentre nei climi aridi il raffreddamento maggiore si ottiene con gli alberi sempreverde. Riguardo all’entità del raffreddamento prodotto dagli alberi, secondo quanto riferiscono i ricercatori, il massimo osservato è per i climi tropicali, con punte di meno 12°C durante il giorno (ma solo meno 2° nelle aree con foreste pluviali), mentre può arrivare a circa meno 9°C per le zone aride e a meno 6°C nei climi temperati.

    Ma per una pianificazione ottimale è necessario tenere in considerazione che, come osservato, gli alberi possono anche produrre un leggero riscaldamento, specialmente notturno, che può sfiorare il grado per i climi tropicali e 1,5°C per le zone temperate. Questo perché, continuano gli esperti, avvengono una serie di fattori che ostacolano la rimozione del calore, come la chiusura degli stomi (le strutture sulle foglie attraverso cui avvengono gli scambi gassosi) e l’effetto trappola delle radiazioni sotto il fogliame. Anche lo sviluppo urbanistico delle diverse città deve essere preso in considerazione: così, per esempio, nelle aree più compatte meglio scegliere un piantumazione più diffusa.

    Il sondaggio

    Un italiano su tre non sa che gli alberi assorbono CO2 e non solo

    di redazione Green&Blue

    19 Novembre 2024

    “I nostri risultati sottolineano che chi si occupa di urbanistica non solo deve dare alle città più spazi verdi, ma deve anche piantare il giusto mix di alberi in posizioni ottimali per massimizzare i benefici del raffreddamento – ha concluso Bardhan – con il nostro studio forniamo delle linee guida di inverdimento specifiche per il contesto, affinché gli urbanisti possano sfruttare nel modo più efficace il raffreddamento prodotto dagli alberi di fronte al riscaldamento globale”. LEGGI TUTTO

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    Dal piatto alle foreste: così Autogrill punta sulla sostenibilità

    Creare esperienze di viaggio sempre più sostenibili. È l’obiettivo che Autogrill, leader nella ristorazione per chi viaggia e parte di Avolta, si è posto come gruppo e persegue da più di vent’anni. Un progetto di lungo respiro che oggi viene declinato su più livelli, dal sociale alla biodiversità.
    Lo conferma il Sustainability Performance Report appena diffuso, che mette in luce iniziative, impatto e attività di sostenibilità intraprese tra il 2023 e i primi 5 mesi del 2024 da Autogrill che, in linea con il framework ESG di Avolta, Journey Sustainably On, e con la più ampia strategia Destination 2027, si impegna a integrare sempre più la sostenibilità nel proprio modello di business, in tutti i canali in cui opera e in tutti i territori in cui è presente.

    “Il nostro percorso di sostenibilità è iniziato oltre vent’anni fa con la pubblicazione nel 2005 del primo Bilancio di Sostenibilità, che ha qualificato Autogrill come prima azienda del settore travel food & beverage a prestare attenzione alla tematica e a impegnarsi concretamente”, spiega Massimiliano Santoro, CEO Italy F&B di Avolta.

    “Oggi il nostro percorso continua – prosegue Santoro – e il nostro impegno si rafforza nell’ambito del framework ESG di Avolta, in linea con la più ampia strategia Destination 2027. Guidati da un approccio customer-centric, promuoviamo un modello operativo e di business capace di coniugare crescita economica, sviluppo sociale e tutela dell’ambiente attraverso impegni concreti e iniziative tangibili con impatti misurabili, al passo con le crescenti trasformazioni in ambito ESG”.

    Packaging

    Movopack, la startup degli imballaggi per l’ecommerce da riusare 20 volte

    di  Gabriella Rocco

    08 Dicembre 2024

    In cosa si traduce questo percorso verso la sostenibilità? “Il nostro approccio alla sostenibilità ci guida ogni giorno nella creazione di esperienze di qualità per i consumatori, rispondendo alle esigenze di tutti grazie a uno sviluppo continuo e innovativo del portafoglio di concept”, chiarisce Camillo Rossotto, Chief Public Affairs & Esg Officer di Avolta. “Per questo, lavoriamo per ridurre l’impronta ambientale delle attività di business, agendo su più fronti con progetti e investimenti significativi, puntando sulle persone, favorendo iniziative di recruiting e talent attraction attraverso opportunità di formazione e sviluppo delle competenze professionali. Inoltre, dedichiamo una specifica attenzione alle comunità locali, nel segno del miglioramento dello sviluppo sociale ed economico dei territori in cui operiamo. Con questa visione, portiamo avanti un approccio olistico alla sostenibilità, focalizzandoci su impegni chiari e iniziative concrete”.

    Il nuovo Sustainability Performance Report vuole essere un documento che, con trasparenza, rendiconta progetti, numeri e attività di Autogrill in ambito sostenibilità attraverso quattro aree tematiche: Creare Esperienze di Viaggio Sostenibili, Rispettare il Pianeta, Valorizzare le Nostre Persone e Sostenere le Comunità Locali.

    I risultati raggiunti finora ha arricchito l’offerta alimentare in chiave sostenibile con l’adozione di un volume di prodotti retail “responsabili” (vegani, senza glutine, proteici e BIO) di oltre 4,2 milioni, l’approvvigionamento da zucchero 100% italiano grazie all’accordo siglato con Italia Zuccheri e il lancio di Wow Bun, panino totalmente plant based sviluppato in collaborazione con Garden Gourmet, oltre a una continua sperimentazione all’interno della Factory Food Designers, il centro di eccellenza per l’innovazione alimentare a livello EMEA di Avolta e casa dell’innovazione di concept e di prodotto.

    L’economia circolare, dalle foreste ai materiali riciclabili

    Sul fronte della riduzione del proprio impatto ambientale, Autogrill non solo ha conseguito le certificazioni di sostenibilità per sette edifici, ottenute sulla base di standard internazionali LEED e BREEAM, ma ha anche avviato diverse partnership, tra cui quella con Too Good To Go, tramite la quale sono state recuperate più di 20.000 confezioni di alimenti, e con Treedom, piattaforma che consente a persone e aziende di piantare alberi e di seguire il loro sviluppo, grazie alla quale Autogrill ha creato una foresta che ha assorbito 247 tonnellate complessive di CO2 in 7 paesi, oltre al continuo utilizzo e sviluppo dei WAS Materials, una serie di materiali riciclati frutto di azioni di economia circolare.

    Il sociale fulcro della sostenibilità

    Guidata dai valori di diversità, equità e inclusione e nell’ottica di valorizzare le proprie persone, Autogrill, che conta la presenza di 68,6% di donne tra i suoi 7.162 collaboratori, ha erogato oltre 65.000 mila ore di formazione solo nel 2023, e ha coinvolto 2.000 studenti del settore alberghiero nel progetto di employer branding “Assapora il futuro”, oltre ad aver assunto 9 detenuti presso alcuni punti vendita, grazie al progetto “Riparto da me” con il carcere di Bollate.

    Infine, per sostenere le comunità locali e contribuire alla crescita dei territori in cui opera, Autogrill ha rinnovato il proprio impegno nella lotta alla povertà e all’insicurezza alimentare supportando, ancora una volta, Banco Alimentare e Pane Quotidiano tramite la donazione delle eccedenze alimentari e dei beni del proprio magazzino, così da contribuire in modo concreto ad aiutare le fasce più fragili della comunità.

    Inoltre, nel 2023 Autogrill, guidata dai valori di diversità e inclusione, ha portato avanti progetti di inclusione lavorativa attraverso la collaborazione con Associazione Cometa, assumendo 10 rifugiati e 4 donne ucraine in fuga dalla guerra, oltre ad aver avviato un importante progetto con PizzAut e a sostenere vari centri di ricerca medica, tra cui Fondazione Humanitas e Fondazione Umberto Veronesi. LEGGI TUTTO

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    Ispra: la raccolta differenziata in Italia al 66,6% nel 2023

    Nel 2023 in Italia la raccolta differenziata è arrivata al 66,6%, con percentuali del 73,4% al Nord, del 62,3% al Centro e del 58,9% al Sud. Sul podio Bologna, che arriva a quasi al 73%, prima città con popolazione superiore ai 200.000 abitanti a superare l’obiettivo Ue del 65% entro il 2030.

    Il Mezzogiorno ha mostrato negli ultimi anni la crescita maggiore della raccolta differenziata, tanto che lo scostamento tra Nord e Sud si è ridotto di 4,5 punti e tra Centro e Sud di 3,8. È quanto emerge dall’ultima edizione del Rapporto Rifiuti Urbani dell’Ispra, presentato oggi a Roma.

    Sostenibilità

    Natale green, se non si ricicla non lo compro

    di  Fiammetta Cupellaro

    16 Dicembre 2024

    Nello scenario economico dello scorso anno, con il Pil in aumento dello 0,7%, la produzione nazionale di rifiuti urbani, dopo il calo del precedente biennio, si attesta a quasi 29,3 milioni di tonnellate, con un incremento dello 0,7%. Nei 14 comuni con popolazione residente al di sopra dei 200 mila abitanti, tra 2022 e 2023 si registra una sostanziale stabilità della produzione.

    Quasi il 71% dei comuni italiani ha conseguito una percentuale di raccolta differenziata superiore al 65%. Tutte le province/città metropolitane raggiungono percentuali di raccolta differenziata superiore al 30%.

    Economia circolare

    Ancora troppi rifiuti elettronici finiscono nella raccolta indifferenziata

    di Sara Carmignani

    15 Ottobre 2024

    La percentuale di riciclaggio dei rifiuti urbani si attesta al 50,8%, in crescita rispetto al precedente anno (49,2%), al di sopra dell’obiettivo del 50% previsto dalla normativa Ue per il 2020 (al 2030 l’obiettivo è pari al 65%). I rifiuti urbani smaltiti in discarica rappresentano il 15,8% dei rifiuti urbani prodotti, attestandosi a 4,6 milioni di tonnellate, in calo rispetto ai 5,2 milioni di tonnellate del 2022.

    Per gli imballaggi, nel 2023 tutte le frazioni merceologiche hanno già ampiamente raggiunto i target di riciclaggio fissati a livello europeo per il 2025, ad eccezione della plastica, che comunque è prossima all’obiettivo. E’ al 48%, a fronte di un obiettivo del 50% al 2025. LEGGI TUTTO

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    Biden annuncia l’impegno Usa ad abbattere le emissioni entro il 2035 ma pesa l’incognita Trump

    L’ultima mossa di Biden per il clima, prima di lasciare la Casa Bianca a Donald Trump: impegnare gli Stati Uniti a ridurre, entro il 2035, le emissioni di gas serra del 61-66% rispetto ai livelli del 2005. Gli Usa, in cima alla lista dei consumatori di combustibili fossili e dunque di produttori di CO2, annunciano […] LEGGI TUTTO