30 Dicembre 2024

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    La rosa di Natale, la sempreverde dai fiori di tanti colori

    Pianta di mezz’ombra, l’elleboro è conosciuto grazie al suo fogliame sempreverde, ma anche grazie ai suoi fiori colorati. Più comunemente conosciuta come “rosa di Natale”, questa pianta fiorisce da febbraio ad aprile, ma è possibile osservare la bellezza della sua fioritura anche in modo precoce: come? Riparandola sotto una campana di vetro al sole, da circa metà novembre in poi. Prendersene cura non è complesso, ma come ogni pianta anche l’Elleboro necessita di alcune costanti attenzioni.

    Elleboro: consigli per la coltivazione
    Originaria dell’Europa e appartenente alla famiglia delle Ranuncolacee, l’elleboro resta una delle piante predilette delle festività di Natale. Coltivarla non è difficile, basterà seguire passo dopo passo alcuni piccoli consigli utili per il benessere della pianta. Intanto, questa meravigliosa rosa di Natale è molto resistente al freddo, anche se quelle coltivate in vaso sono un po’ più sensibili rispetto a quelle coltivate in giardino. A prescindere da ciò, l’elleboro preferisce un’esposizione di mezz’ombra o luce schermata: sì alla luce del mattino durante il periodo invernale, ma no al sole diretto durante l’estate, stagione durante la quale ha bisogno di stare in un luogo fresco e arieggiato.

    Coltivazione in vaso dell’Elleboro
    Oltre a decorare bordure e giardini, la rosa di Natale può essere coltivata anche in vaso dentro casa e/o in fioriere su terrazzi e balconi. In questi casi bisognerà stare attenti al tipo di contenitore e al terreno, due elementi fondamentali ai fini del benessere della pianta. Se piantata in vaso, quindi, sarà necessario assicurarsi che questo sia abbastanza profondo; questo perché le rose di Natale hanno radici molto profonde e hanno di conseguenza bisogno di spazio per adattarsi al terreno. Inoltre, il vaso selezionato per il vostro elleboro dovrebbe avere un’apertura nel fondo; in questo modo l’acqua in eccesso post annaffiatura defluirà naturalmente ed eviterà il tanto temuto ristagno, mai troppo apprezzato dalle piante. Come terriccio, invece, quello per rose sarà perfetto. Nel caso in cui la rosa di Natale sia in casa, il consiglio principale è quello di spostarla fuori di tanto in tanto per farle “prendere aria”. L’unica attenzione da prestare in questo caso è evitare il contatto diretto con i raggi del sole, a meno che non si tratti di raggi mattutini, ben tollerati dalla pianta.

    Rosa di Natale: l’esposizione ideale
    L’Elleboro non ha bisogno di troppa luce e predilige temperature in genere fresche, motivo per il quale il suo secondo nome è “rosa di Natale” e fiorisce proprio durante i mesi più freddi dell’anno. La sua esposizione ideale resta comunque la mezz’ombra: si può lasciare all’aperto anche durante tutto l’anno, ma bisogna sempre assicurarsi che in estate il sole non la colpisca direttamente perché potrebbe danneggiarla. Discorso simile anche per l’inverno, dove il troppo gelo, sebbene l’elleboro sia resistente, potrebbe indebolirla. In questo caso si consiglia sempre di coprire la pianta o spostarla in un luogo più riparato. Infine, la rosa di Natale può essere esposta anche in casa durante le feste, quindi a dicembre. In questo caso l’unica accortezza da avere riguarda la sua posizione. Si cerchi il più possibile di tenerla lontana da fonti di calore diretto come stufe, camini e termosifoni.

    Cura della Rosa di Natale: irrigazione e concimazione
    Una volta piantato, l’elleboro avrà bisogno di annaffiature regolari durante la primavera fino a tutta la stagione estiva. Discorso analogo anche per le rose di Natale più “mature”, che richiederanno una buona quantità di acqua soprattutto durante l’estate. In linea di massima ed escluso il periodo immediatamente precedente la fioritura o quello del trapianto, l’elleboro dovrebbe essere irrigato con non troppa frequenza. In inverno, ad esempio, si può procedere con l’annaffiatura anche una volta a settimana, ma prima ancora di farlo si dovrebbe sentire il terreno per capire il grado di umidità. Se il terreno è secco, la vostra rosa di Natale avrà bisogno di acqua (senza esagerare), ma fate sempre attenzione al sottovaso ed evitate sempre i ristagni di acqua, causa principale di malattie fungine. Per quanto riguarda invece la concimazione dovrebbe essere effettuata in primavera, con l’utilizzo di un concime organico ricco di azoto. Grazie a questa sostanza, infatti, la rosa di Natale avrà la possibilità di crescere più sana, più rigogliosa e con una fioritura più ricca. In estate, invece, si consiglia sempre di ridurre la concimazione per evitare che la pianta soffra le alte temperature.

    Come e quando potare
    Durante la fioritura è consigliabile recidere i fiori appassiti per dare la possibilità a quelli ancora in bocciolo di crescere in modo più vigoroso. Terminato il periodo della fioritura, invece, si dovrebbe procedere con la potatura delle parti secche della pianta, lasciandola successivamente in una zona fresca e umida nella quale trascorrere l’estate. In linea di massima la rosa di Natale non richiede una potatura obbligatoria e regolare, ma l’eliminazione delle foglie vecchie e danneggiate è da considerarsi un plus per il suo benessere. Si consiglia la potatura quando si vuole evitare che questo inselvatichisca.

    I colori della rosa di Natale: varietà e fioritura
    Pianta perenne perfetta da regalare proprio durante il periodo natalizio, l’elleboro è apprezzato sia per la sua resistenza, sia per la bellezza dei suoi fiori colorati, che possono variare da bianco (il più comune), al rosa, al verde, al viola e al rosso. La fioritura di questa pianta perenne è esteticamente appagante: il fogliame è verde brillante, mentre le corolle possono essere di più colori, anche se il bianco ricalca quello della tradizione natalizia. I fiori della rosa di Natale hanno petali lunghi e un “cuore” di stami bianchi.

    Le varietà più comuni di elleboro
    Tra le varietà più comuni dell’Elleboro (tecnicamente Helleborus niger), ci sono:
    Helleborus ‘Christmas Carol’: fiori bianchi, luminosi, boccioli tinti di rosa pallido;
    Helleborus ‘Potter’s Wheel’: fiori bianchi, piatti, capaci di raggiungere 9 cm di diametro;
    Helleborus niger ‘Praecox’: fiorisce già a novembre e i fiori sono tinti di un bianco acceso;
    Helleborus niger ‘Thibet’: ha foglie dentellate lucide e fiori singoli bianchi luminosissimi;
    Helleborus niger ‘Joséphine’: ha fiori semi-doppi colorati di un bianco cremoso e foglie verde scuro;
    Helleborus niger ‘Maximus’: fiori di media grandezza e un fogliame particolarmente rigoglioso.
    Il bianco è sicuramente uno dei colori più apprezzati e gettonati dell’Elleboro e risulta perfetto per il periodo natalizio. Insieme alla stella di Natale, infatti, questa pianta è ottima sia come regalo, sia da esporre nel proprio appartamento durante le feste. Sapevate che per stimolare la fioritura precoce della rosa di Natale la tradizione dice di coprire la pianta sotto una campana di vetro? Questa operazione si può fare già da metà novembre in poi. Nonostante il suo aspetto, è sempre bene ricordare che l’elleboro – rosa di Natale è una pianta velenosa. Per questo, quindi, è importante tenerla a distanza da bambini e animali. LEGGI TUTTO

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    Quegli animali star dei social che ci ricordano l’importanza della conservazione

    Buffi, inusuali, atipici, terribilmente teneri, capricciosi e decisamente adorabili. Il 2024 che se ne va ci lascia in eredità una serie di animali, diventati celebri e “meme” in tutto il mondo, che hanno il potere di farci contemporaneamente sorridere, riflettere e talvolta disperare. E sebbene la maggior parte di loro sia in cattività o all’interno di uno zoo, sono anche diventati simbolo – proprio per le loro caratteristiche uniche – di una biodiversità e di una varietà che il mondo sta perdendo, tanto da ricordarci l’importanza di impegnarci di più per salvaguardarla.

    Regina incontrastata delle “celebrities” animali del 2024 è Moo Deng, una cucciola femmina di ippopotamo pigmeo che è stata curiosamente chiamata con un nome che più o meno significa “maiale saltellante”. In pochi mesi, dopo la sua nascita all’interno del Khao Kheow Open Zoo in Thailandia, Moo Deng è diventata una star assoluta: sarà per il suo aspetto “scivoloso”, sarà perché è capricciosa, buffa e passa la maggior parte del tempo a dormire, oppure a dare piccoli morsi ai custodi, ma ai tempi dei social e degli animali ripresi tramite webcam la piccola di ippopotamo è diventata talmente celebre, davvero un meme vivente, da avere una “sua” canzone tradotta in quattro lingue, da ispirare personaggi del Saturday Night Show, o ancora da essere interpellata sul pronostico (poi azzeccato) sul vincitore delle elezioni statunitensi. Se a questo si aggiunge “una pelle invidiabile” scrivono gli utenti sui social o un “caratterino ingovernabile”, oppure la capacità di sfidare altri animali di sesso maschile tanto da trasformarla in icona femminista, è facile intuire come la figura di Moo Deng sia diventata poi anche ultra commerciale, tanto da usare la sua immagine per vendere di tutto, dai trucchi alle criptovalute.

    La conferenza

    “Per arrestare il declino della biodiversità servono 1.000 miliardi di dollari l’anno”

    di  Luca Fraioli

    18 Dicembre 2024

    Eppure, questo straordinario esemplare nato nel 2024, ha anche il potere di ricordarci altro: fa parte di una specie, gli ippopotami pigmei, che lotta contro l’estinzione e di cui sono rimasti pochissimi esemplari in natura. Come Moo Deng, un altro animale che ha fatto “esplodere l’internet” nel 2024, di quelli che vorresti abbracciare nei momenti tristi, è il pulcino di pinguino reale chiamato Pesto. Anche lui in cattività, all’interno delle strutture del Sea Life Melbourne Aquarium in Australia, il “piccolo” Pesto è diventato famoso per le sue impressionanti dimensioni. Paffuto e decisamente in forma, il pulcino era talmente grande già poche settimane dopo la sua nascita a inizio 2024 all’interno dell’Acquario che è subito diventato un “animale cult” della rete, tanto che quando la cantante americana Katy Perry si è esibita in Australia ha dichiarato di voler abbracciare e baciare il piccolo Pesto.

    Anche in questo caso, nonostante la marea di like, meme e immagini riferite a Pesto, la storia di questa pinguino ci riporta facilmente – con un po’ di attenzione – a riflettere sulle condizioni dei pinguini che ad oggi sono in forte sofferenze a causa della perdita dei ghiacci per via dell’impatto del surriscaldamento globale. Altro animale simbolo, a livello mondiale, è poi il polpo “domestico” Terrance, “adottato” dalla famiglia Clifford in Oklahoma: il racconto della sua storia, di un esemplare inizialmente identificato come maschio che aveva però deposto 50 uova fecondate nell’acquario domestico, riuscendo a fatica a gestire il futuro dei suoi “piccoli”, è diventata virale grazie ai social e al racconto quotidiano delle imprese del polpo.

    Come per Terrance, virale è anche diventata la storia di Charlotte, una razza che sembrava essere rimasta incinta (forse per partenogenesi) nonostante non ci fossero esemplari maschi nell’Aquarium & Shark Lab in North Carolina. La sua storia ha poi fatto piangere: nel tempo ha sviluppato una rara malattia riproduttiva e successivamente è stato annunciato dai responsabili dell’acquario prima che “non era più incinta” e poi che era deceduta. E infine c’è Nibi, adorabile castoro di due anni, salvato da cucciolo e diventato inconsapevole attore protagonista di una lunga battaglia legale nel Massachusetts per il suo rilascio in natura.

    Quasi tutti questi animali, e tanti altri diventati celebri del 2024, sono diventati per molti di noi familiari, quasi come fossero cuccioli di cui ognuno vorrebbe prendersi cura. Questo anche per via di quel “baby schema” o “Kindchenschema” descritto da Konrad Lorenz già nel 1934, quello che racconta come segnali infantili fatti di caratteristiche morfologiche esteriori particolari – dalle guance paffute al muso corto, dagli occhi grandi da cucciolo sino alle forme arrotondate o la pelle morbida o ancora l’andatura goffa – spingono i genitori a prendersi cura dei piccoli. Probabilmente, se tutti noi avessimo le stesse attenzioni che mostriamo a suon di views e di like per i cuccioli animali anche per le tante specie in declino, la generale lotta per la conservazione e contro la perdita di biodiversità mondiale avrebbe davvero qualche chance in più. LEGGI TUTTO

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    Clima, i dieci eventi estremi più devastanti e costosi del 2024

    Dieci eventi climatici estremi per un costo alla collettività di oltre quaranta miliardi di dollari. Fare i conti con il cambiamento climatico è (anche) un modo per prendere coscienza dell’impatto finanziario del riscaldamento globale e dell’incremento dell’intensità e della frequenza dei cosiddetti climatici estremi. Ed è quel che ha fatto la ong Christian Aid con il suo rapporto “Counting the cost 2024: a year of climate breakdown”: un dossier che dà traccia del peso specifico dei disastri climatici attraverso l’impatto generato sulle comunità. Un impatto che non sempre è direttamente proporzionale all’attenzione mediatica: basti pensare che l’evento più raccontato, l’alluvione di Valencia, è appena decimo nella speciale classifica delle calamità che hanno causato più danni economici a livello globale.

    Valencia, tantissimi cittadini sono arrivati ad aiutare chi è stato colpito alluvione  LEGGI TUTTO