Gli utensili in plastica nera sono nocivi per la salute?
Il mestolo per mescolare la zuppa, la pinza per impiattare gli spaghetti, la paletta per servire le melanzane al forno. Se sono in plastica nera, meglio tenerli o buttarli via? È questo il dilemma da quando i ricercatori di Toxic-Free Future e della Vrije Universiteit di Amsterdam hanno sostenuto, in uno studio pubblicato nell’ottobre 2024 sulla rivista Chemosphere, che negli oggetti realizzati con questo materiale sono presenti sostanze chimiche nocive. In particolare, la ricerca ha analizzato 203 prodotti per la casa, tra cui 109 utensili da cucina, 36 giocattoli, 30 accessori per capelli e 28 articoli per la ristorazione, concludendo che contengono ritardanti di fiamma tossici. Tra questi, gli eteri di difenile polibromurati, collegati a un aumentato rischio di malattie della tiroide, e il decabromodifeniletere, chiamato anche Bde-209 o decaBde, associato a un incremento di cancro, ad alterazioni endocrine, a tossicità neurologica e a danni riproduttivi.
Dalla tv al vassoio per il sushi
La storia comincia negli anni Settanta del secolo scorso, quando le aziende hanno iniziato ad aggiungere questi composti ad alcuni prodotti, come televisori e computer, per rallentare la propagazione degli incendi. Nei decenni seguenti tali sostanze sono state vietate nell’Unione europea, negli Stati Uniti e, più recentemente, anche in Cina proprio a causa della loro tossicità. Il problema è che spesso gli apparecchi elettronici, inclusi quelli realizzati prima del divieto, sono destinati, una volta dismessi, a essere riciclati. Può accadere così che la materia di cui sono formati finisca, dopo un’opportuna lavorazione, anche nei pelapatate e nei vassoi di plastica per il sushi, oltre che in collane di perline e in fermagli per la chioma.
Scenario, frequenza, errori
Ma per comprendere la reale portata dell’analisi di recente data alle stampe, che ha suscitato più di qualche allarmismo, è necessario tenere conto di alcuni elementi. Primo: lo studio ha considerato lo scenario peggiore, stimando i livelli di tossine presenti sulla base di una ricerca pubblicata nel 2018, che aveva analizzato utensili contenenti un’alta concentrazione di ritardanti di fiamma immersi in olio caldo per 15 minuti. Secondo: la contaminazione non si è rivelata frequente (per esempio, solo 14 prodotti su oltre 200 contenevano Bde-209). Terzo: nella ricerca è stato commesso un errore di calcolo, in seguito riconosciuto e corretto dagli stessi autori.
Per uno zero in meno
Nello specifico, i ricercatori avevano stimato che un utensile da cucina contenente Bde-209 avrebbe potuto trasferire agli alimenti, con un uso regolare durante la cottura, 34.700 nanogrammi di contaminante al giorno. Visto che la quantità considerata sicura dall’Environmental Protection Agency è 7 mila nanogrammi per chilo di peso corporeo al giorno, ipotizzando che il peso medio di un adulto sia circa 60 chili si otterrebbe il valore di 420 mila nanogrammi. Tuttavia, gli autori hanno dimenticato uno zero, riportando un limite giornaliero di 42 mila nanogrammi. Lo sbaglio ha fatto sembrare che l’esposizione stimata fosse quasi al limite di sicurezza, anche se in realtà era molto inferiore.
Gli esperti raccomandano un uso attento
Un abbaglio che potrebbe sembrare significativo, ma che viene minimizzato dagli autori del documento, che sostengono che “non influisce sulle conclusioni”, le quali restano “preoccupanti”. A rassicurare i consumatori è Joseph G. Allen, professore di Salute ambientale all’Università di Harvard, negli Stati Uniti. “Nelle abituali condizioni d’uso, è molto improbabile che le sostanze tossiche vengano rilasciate nel cibo a livelli tali da creare rischi per la salute”, afferma.
Come regolarsi, quindi, visti i pareri contrastanti? Gli scienziati suggeriscono di tenere pure nel cassetto della cucina mestoli, palette, forchettoni, ma di mettere in pratica qualche accortezza per tutelarsi, come evitare di lasciare questi utensili in pentole o padelle calde, non riscaldare il cibo in contenitori di plastica nera, eliminare gli oggetti scheggiati o ammaccati per scongiurare la contaminazione. E, quando possibile, limitarne l’impiego, per esempio preferendo cucchiai di legno e pinze in metallo. LEGGI TUTTO