Novembre 2024

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    Pellicola per alimenti, quella sostenibile cambia colore se il cibo va a male

    La pellicola per alimenti, flessibile e aderente, è uno dei sistemi più usati per la conservazione di cibi o per la protezione a scopo igienico dal contatto con altri alimenti. Sicuramente molto utile, ma il fatto di essere costituita di materiale plastico la rende inquinante e, se non usata correttamente, può essere nociva. Sì perché […] LEGGI TUTTO

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    Perché piantare alberi nell’Artico potrebbe peggiorare il riscaldamento globale

    Gli alberi, con la loro capacità di assorbire grandi quantità di anidride carbonica dall’atmosfera, possono aiutare in modo efficace ed economico a contrastare i cambiamenti climatici. Per questo motivo, diversi governi e aziende stanno sostenendo progetti di piantumazione, che, con l’aumento delle temperature, sono arrivati a coinvolgere anche le regioni artiche. Un recente studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience, avverte tuttavia che piantare alberi alle alte latitudini potrebbe accelerare, anziché decelerare, il riscaldamento globale. Le regioni artiche e subartiche, con i loro ecosistemi unici, non sono, infatti, adatte alla piantumazione.

    Crisi climatica

    La fusione dello strato di ghiaccio sull’Artico potrebbe influenzare le correnti oceaniche

    di Sara Carmignani

    01 Novembre 2024

    “I suoli dell’Artico immagazzinano più carbonio di tutta la vegetazione terrestre”, dichiara Jeppe Kristensen, professore dell’Università di Aarhus in Danimarca. “Questi terreni sono vulnerabili alle perturbazioni, come le coltivazioni forestali o agricole, ma anche alla penetrazione delle radici degli alberi. La luce diurna semi-continua durante la primavera e l’inizio dell’estate, quando la neve è ancora al suolo, rende anche il bilancio energetico di questa regione estremamente sensibile all’oscuramento della superficie, poiché gli alberi verdi e marroni assorbono più calore dal sole rispetto alla neve bianca”.

    L’Artico, infatti, svolge un ruolo cruciale nel riflettere la luce solare, molto più importante dell’accumulo di carbonio per il bilancio energetico totale. “Il dibattito sul clima è molto incentrato sul carbonio, perché il modo principale in cui l’uomo ha modificato il clima della Terra nell’ultimo secolo è attraverso l’emissione di gas serra dalla combustione di combustibili fossili”, spiega Kristensen. “Ma alla base, il cambiamento climatico è il risultato di quanta energia solare entra nell’atmosfera e quanta ne esce di nuovo, il cosiddetto bilancio energetico della Terra”.

    Biodiversità

    Le piante “emigrano” e si spostano verso Ovest

    di  Anna Lisa Bonfranceschi

    15 Ottobre 2024

    A causa del riscaldamento globale, inoltre, incendi e siccità sono sempre più frequenti nelle regioni che circondano il Polo Nord in Nord America, Asia e Scandinavia. Gli alberi non solo alimenterebbero questi fenomeni, ma il carbonio immagazzinato al loro interno potrebbe essere rilasciato in atmosfera entro pochi decenni. Si tratta, pertanto, di un tema complesso, che richiede un approccio più olistico, che tenga in considerazione anche le ragioni “non climatiche” che spingono a piantare alberi, come la produzione di legname.

    “La silvicoltura nell’estremo Nord dovrebbe essere considerata come qualsiasi altro sistema di produzione e compensare il suo impatto negativo sul clima e sulla biodiversità”, sottolinea Marc Macias-Fauria, dello Scott Polar Research Institute dell’Università di Cambridge. “Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca e non si può ingannare la Terra. Vendendo l’imboschimento del nord come una soluzione per il clima, inganniamo solo noi stessi”.

    Biodiversità

    Un albero su tre è a rischio estinzione, come l’abete delle Madonie

    di  Fabio Marzano

    04 Novembre 2024

    Secondo gli autori, una possibile soluzione climatica alle alte latitudini è quella di lavorare con le comunità locali per gestire in modo sostenibile le popolazioni di grandi erbivori che vivono in quelle zone, come i caribù. Questi animali, infatti, possono mitigare la perdita di biodiversità causata dal riscaldamento globale, continuando a rappresentare un’importante risorsa alimentare per gli abitanti.

    “È ampiamente dimostrato che i grandi erbivori influenzano le comunità vegetali e le condizioni della neve in modo tale da provocare un raffreddamento netto”, afferma Macias-Fauria. “Questo avviene sia direttamente, mantenendo aperti i paesaggi della tundra, sia indirettamente, attraverso gli effetti del foraggiamento invernale degli erbivori, che modificano la neve e ne diminuiscono la capacità isolante, riducendo le temperature del suolo e il disgelo del permafrost”. LEGGI TUTTO

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    Scoperto in Sicilia un microrganismo che potrebbe aiutarci a sequestrare la CO2 nei mari

    È stato soprannominato “Chonkus” (un termine colloquiale inglese con cui ci si riferisce per esempio a un animale domestico un po’ paffuto) perché le sue colonie tendono a crescere più velocemente rispetto a quelle di altri ceppi di cianobatteri e anche perché le sue cellule sono tendenzialmente più grandi. Parliamo di un microrganismo scoperto a […] LEGGI TUTTO

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    Aglaonema, come curare la “pianta del buio”

    Sono molte le persone che la scelgono come pianta da appartamento e vedendone la conformazione e scoprendone la facilità di coltivazione è facile capirne il motivo. L’Aglaonema è infatti una pianta da interni molto popolare: originaria delle foreste tropicali e subtropicali dell’Asia, è in grado di crescere senza difficoltà anche in condizioni di scarsa luminosità. Non a caso, infatti, è anche chiamata “pianta del buio”, ma nonostante non richieda difficili attenzioni, è necessario seguire alcuni semplici step per prendersene cura al meglio.

    Caratteristiche dell’Aglaonema: la sempreverde cinese
    Appartiene alla famiglia delle Araceae e conta circa 50 varietà differenti. L’Aglaonema, conosciuta anche come “sempreverde cinese”, è caratterizzata da foglie oblunghe e lanceolate, elementi che la rendono particolare ed esteticamente apprezzata. Queste, infatti, possono andare dal verde screziato di bianco, al giallo, al rosso vivo o addirittura anche al rosa. L’Aglaonema produce inoltre delle infiorescenze a spadice molto simili a quelle della Calla. Ciò che comunemente chiamiamo fiore, nell’Aglaonema è chiamato spadice, ossia quella specie di “asta” che si nota al centro della spata (foglie bianche e/o verdi che avvolgono il fiore, dette anche “brattee”).

    Le varietà
    Dell’Aglaonema ci sono circa cinquanta varietà, che la rendono ancora più interessante dal punto di vista estetico. Tra le più note ci sono: l’Aglaonema Silver Queen, il cui nome suggerisce il colore delle venature delle sue foglie, ovviamente argentate. Si tratta di una varietà particolarmente apprezzata per essere resistente e adattabile a varie intensità di luce. Accanto a questa non si può non citare l’Aglaonema Red Valentine, che presenta foglie verdi con bordi e venature rosso fuoco. Si aggiungono alla lista anche l’Aglaonema Maria, l’Aglaonema Pictum Tricolor e l’Aglaonema Emerald Beauty. La prima, molto popolare, presenta foglie verdi scure e venature un po’ più chiare, ma la sua particolarità sta nella sua capacità di purificare l’aria, rimuovendo alcune delle principali tossine. L’Aglaonema tricolore, invece, è una varietà un po’ più esotica rispetto alle altre e le sue foglie presentano tonalità che vanno dal verde, al bianco e anche al rosa. Rispetto a quella precedente, l’Aglaonema rosa ha bisogno di un po’ più di cura: umidità elevata e temperature non troppo basse. Infine, c’è l’Aglaonema Emerald, caratterizzata da foglie verdi luminosissime ed extra lucide. Questa varietà è perfetta per chi sta cercando una pianta resistente e dall’aspetto più tropicale delle altre: scarsa luminosità e siccità non le fanno paura.

    Esposizione e temperatura
    La coltivazione ideale dell’Aglaonema è in appartamento. In questo ambiente, infatti, la “pianta del buio” starà benissimo, dato che le temperature sotto i 15° non sono sue alleate. È importante evitare correnti d’aria fredde durante la stagione invernali, preferendo sempre zone interne alla casa che siano lontane da finestre o da fonti eccessive di calore. Lo pseudonimo “pianta del buio” descrive perfettamente la sua capacità di crescere bene anche in luoghi poco luminosi. L’Aglaonema, infatti, sopravvive anche con scarsa luminosità, ma sarebbe sempre meglio posizionarla in luoghi in cui questa sia presente, non in modo diretto (l’esposizione al sole non le farà bene), ma comunque presente nella giusta quantità. In particolare, l’Aglaonema tricolore, essendo nota per le sue foglie estremamente variegate, se esposta un po’ più alla luce apprezzerà e diventerà anche più luminosa. Durante l’estate l’Aglaonema va protetta dai raggi solari diretti: se colpita in modo forte, infatti, potrebbe seccarsi velocemente e le sue foglie potrebbero bruciarsi.

    Come annaffiare correttamente l’Aglaonema
    Essendo una pianta d’appartamento, l’Aglaonema necessita della giusta quantità d’acqua ma senza esagerare. Prima di procedere con una nuova annaffiatura, infatti, è sempre bene verificare l’umidità del terreno toccandolo semplicemente con un dito. Se questo si presenta asciutto nei primi centimetri, significa che l’Aglaonema deve essere bagnata, diversamente no. La frequenza di irrigazione aumenta nel periodo primaverile-estivo, mentre da novembre a febbraio la distanza tra un’annaffiatura e l’altra sarà più ampia. Oltre a ciò potrebbe essere molto utile nebulizzare le foglie in modo alternato: se non inumidito, infatti, la pianta perderà vigore, luminosità e compattezza.

    Come coltivare l’Aglaonema in vaso: consigli utili
    Una volta acquistata, l’Aglaonema può essere rinvasata senza troppa preoccupazione nel vaso selezionato, facendo attenzione a utilizzare sempre un terriccio adatto alle piante d’appartamento. Anche la concimazione è importante, meglio se annuale: si consiglia l’utilizzo o di un fertilizzante liquido per piante verdi (da diluire nell’acqua per l’annaffiatura) ogni 15 giorni in primavera e in estate e 1 sola volta al mese durante le stagioni fredde, oppure l’uso del concime a bastoncino per piante verdi, o ancora il concime a cessione programmata. Questi ultimi sono molto pratici: il primo basta infilarlo nel terreno ogni 8 settimane, mentre il secondo rilascerà tutte le sostanze nutritive direttamente nel terreno fino a ben 6 mesi (la distribuzione basterà eseguirla due volte all’anno).

    Quando rinvasare l’Aglaonema
    La cura dell’Aglaonema richiede piccole attenzioni, ma comunque necessarie. Ad esempio, dopo due anni dall’acquisto e dal suo invaso, si consiglia di travasare la pianta del buio in un vaso leggermente più grande. Durante questa operazione è altamente consigliabile verificare lo stato del terriccio ed eventualmente sostituirlo.

    Come curare la “pianta del buio”: problemi comuni
    La resistenza è una delle sue caratteristiche principali e questo si deve alla sua frequente coltivazione in ambienti chiusi. Tuttavia, l’Aglaonema può comunque essere colpita da Acari, Afidi e Cocciniglie, i nemici assoluti delle piante. Per prevenire questa situazione spiacevole, è consigliabile trattare la pianta del buio utilizzando il classico sapone molle, mentre in presenza di insetti si consigliano prodotti più specifici, come l’estratto di ortica o gli oli vegetali. Davanti a situazioni di “sofferenza” dell’Aglaonema, quindi foglie macchiate, malattie fungine (dovute soprattutto a una scorretta irrigazione o a un’esposizione solare troppo diretta), è sempre meglio rinvasare la pianta e sostituire il terriccio. LEGGI TUTTO

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    Il rosmarino, come prendersi cura della pianta aromatica per eccellenza

    Il rosmarino è una pianta aromatica perenne, appartenente alla famiglia delle lamiacee, così come la salvia e il basilico. Questa pianta si può coltivare facilmente, a patto di tenere presenti alcune accortezze.

    La coltivazione del rosmarino
    L’arbusto sempreverde del rosmarino o rosmarinus officinalis si presenta con piccoli cespugli di aghi verdi profumatissimi. Questa pianta si può tenere con estrema facilità in giardino, ma anche in balcone. Le foglie del rosmarino sono lunghe circa 2-3 cm e strette 1-3 mm e possono essere utilizzate come aroma per condire i piatti, sia da fresche sia da secche. Il rosmarino ha una fioritura di colore viola; anche i fiorellini che compaiono in primavera sono commestibili. Il rosmarino può raggiungere un’altezza di 150 centimetri al massimo, anche se con l’avanzamento degli anni tende a spogliarsi verso il basso.

    La coltivazione in vaso
    Un vaso grande permette alla pianta di crescere meglio ma sono importanti anche il terreno che deve essere sciolto e ben drenante. Importante irrigare il terreno ogni 10-15 giorni, poiché il rosmarino è in grado di vivere bene anche con l’umidità che trova nell’aria.

    La talea di rosmarino
    Il rametto è da prelevare dalla parte bassa della pianta e deve essere lungo circa 10-15 centimetri. Dopodiché, è necessario eliminare le foglie, lasciandole solo sulla punta; è importante anche spelare leggermente la corteccia alla base, così da favorire la crescita delle radici in acqua o terra. Nel giro di massimo una settimana, si potrà procedere con il trapianto in vaso del rosmarino, ottenendo una piantina pronta ad essere collocata in piena terra oppure in vaso. È importante occuparsi delle talee in primavera o in autunno, così da avere una temperatura mite.

    Dove piantarlo in giardino?
    Coloro che preferiscono coltivare il rosmarino nel giardino o nell’orto devono sapere che si tratta di una pianta che si adatta molto. È meglio preferire una terra arida e sciolta, con fondo sabbioso e quindi ben drenante. Se il terreno che si ha a disposizione è molto compatto e argilloso è importante aggiungere sabbia prima di metterlo in piena terra, così da rendere il terriccio leggero.

    L’esposizione migliore per l’arbusto
    Essendo una pianta mediterranea, il rosmarino apprezza particolarmente un’esposizione solare buona. Va comunque detto che è un arbusto in grado di adattarsi anche ad aree a mezz’ombra, poiché resiste al freddo. Proprio per questo, si può anche coltivare in montagna, ma bisogna fare attenzione alle gelate, giacché possono danneggiarlo pesantemente.

    Come e quando annaffiare la pianta?
    Il rosmarino è una pianta che ama i climi secchi e spesso può fare a meno di acqua fornita dall’uomo. Durante il suo primo anno di vita è fondamentale irrigare in maniera costante la pianta, mentre dopo si può procedere solo con annaffiature durante i periodi più caldi dell’anno, sempre con moderazione.

    Il concime per il rosmarino
    Per concimare correttamente il rosmarino suggeriamo di farlo tra i mesi di marzo e giugno, ogni 15 giorni. Si può selezionare un prodotto a lenta cessione, evitando di fornire il fertilizzante nei periodi di fioritura. Dopodiché, si può sfruttare anche un concime per ortaggi che permette di intensificare la crescita dell’arbusto e rende più intenso il profumo.

    La potatura e la raccolta dei rametti
    Non è assolutamente necessario fare chissà quale potatura del rosmarino, bensì si possono tagliare i rami per dare una forma più ordinata alla pianta. Inoltre, è possibile raccogliere i rametti di rosmarino in qualunque momento dell’anno: in questo modo, si darà anche uno stimolo alla crescita di nuovi getti di rosmarino.

    Malattie e parassiti
    Anche il rosmarino è una di quelle piante aromatiche decisamente resistenti, ma è importante fare attenzione davanti ad alcuni problemi. Per esempio, tra le avversità peggiori vi sono proprio i ristagni idrici. La pianta può arrivare ad accusare marciume radicale in caso di annaffiature esagerate. Un altro problema in cui può incorrere il rosmarino è la presenza di un piccolo coleottero di colore verde metallizzato dal nome crisolina del rosmarino: questo va ad intaccare i fiori e le foglie del rosmarino danneggiandole. LEGGI TUTTO

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    Il paradosso di Bezos, da grande “filantropo per il clima” ai complimenti al negazionista Trump

    L’ultima donazione l’ha fatta appena un paio di settimane prima delle elezioni americane: 60 milioni di dollari alla National Fish and Wildlife Foundation con lo scopo di ripristinare e conservare le praterie delle Grandi Pianure statunitensi. Fiumi di denaro per salvaguardare fiumi e territori naturali, una generosità che ha fatto scattare per il fondatore di Amazon Jeff Bezos e alla sua Bezos Earth Fund l’ennesimo applauso, con tanto di grazie da parte dei conservazionisti. Eppure, anche la figura del miliardario americano, così come quella di Elon Musk, primo sostenitore di Donald Trump, climaticamente parlando non è priva di incongruenze.

    Editoriale

    Una scomoda verità

    di  Riccardo Luna

    06 Novembre 2024

    Anzi, si potrebbe dire che è un paradosso: da una parte, come altre miliardari, Bezos per generare i suoi profitti è un forte emettitore di gas serra, sia per il consumo di energia sia per le spedizioni legate ad esempio ad Amazon e, contemporaneamente, lo è anche per il suo stile di vita. Una recente ricerca dell’Oxfam, che ha valutato l’impatto ambientale di 50 ultra ricchi (compresi Bezos e Musk), stima per esempio come in 90 minuti questi miliardari emettano più CO2 – tra aerei privati, yacht e investimenti nel fossile – di una persona media in tutto l’arco di una vita.

    Di recente però, a stridere con la sua figura di filantropico combattente contro la crisi del clima, c’è anche stato un tweet con cui Bezos, subito dopo la rielezione di Trump, si è congratulato con il neo presidente con parole dolci per colui che è considerato – da scienziati ed esperti di clima – non solo un negazionista che ha tacciato il riscaldamento globale come una “bufala”, ma anche un politico che intende andare in direzione totalmente contraria alla necessaria decarbonizzazione a suon di “trivellare, baby, trivellare” come ha detto più volte The Donald.

    Big congratulations to our 45th and now 47th President on an extraordinary political comeback and decisive victory. No nation has bigger opportunities. Wishing @realDonaldTrump all success in leading and uniting the America we all love.— Jeff Bezos (@JeffBezos) November 6, 2024

    Anche i media americani si interrogano su come Bezos possa essere un imprenditore contemporaneamente impegnato – con tanto di donazioni milionarie (finora sono già oltre 2 i miliardi di dollari elargiti) della sua Bezos Earth Fund – sia nella battaglia climatica, sia ad appoggiare il neo presidente degli States che di cambiamento climatico non vuol sentir parlare? Negli Stati Uniti la fondazione di Bezos è diventata una delle voci più influenti su clima e biodiversità ma non è stata esente da critiche proprio per questi possibili conflitti di interesse e per il ruolo, anche di inquinatore sia a livello di emissioni sia come impatto della plastica, del suo fondatore. Bezos però – e vale la pena ricordarlo in vista della Cop29, la Conferenza delle parti sul clima che sta per iniziare in Azerbaijian – da anni continua a sventolare la bandiera di magnate coinvolto in prima linea nella lotta al riscaldamento globale. C’era sempre lui, per esempio, dietro al Climate Pledge, un piano per puntare a zero emissioni nette nel 2040. E sempre lui, quando ha lanciato la sua fondazione, ha parlato del “più grande impegno filantropico di sempre per combattere il cambiamento climatico e proteggere la natura” e del fatto che “la Terra è l’unica cosa che abbiamo tutti in comune: proteggiamola, insieme”. Anche se ora si sta concentrando su altro rispetto ad Amazon, per esempio il suo Washington Post (che ha poi ritirato un possibile endorsement per Kamala Harris), e anche se Amazon stessa è impegnata a rendicontare le sue emissioni che sta tentando di tagliarle, alcuni media americani hanno dunque espresso perplessità per il tweet di Bezos in cui di fatto “bacia l’anello di Trump il vincitore” e si interrogano su un altro importante fatto.

    Emissioni

    In 90 minuti i miliardari più ricchi emettono più CO2 di un cittadino qualunque in una vita intera

    di  Giacomo Talignani

    04 Novembre 2024

    La transizione energetica ed ecologica, ora come ora, negli States è trainata dalle aziende: molte di quelle della Silicon Valley (e non solo) stanno guidando questo cambiamento e – mentre Trump promette di smantellare protezioni e impegni ambientali – sono quelle che potrebbero assicurarne la continuità. Per questo, scrive per esempio The Verge, “è imbarazzante il rapido appoggio di Bezos a Trump” dopo che lo stesso imprenditore si è impegnato ad essere uno dei più grandi filantropi per il clima a livello mondiale. Nella lista di coloro che giocano questo doppio ruolo, ricorda sempre The Verge, ci sono anche altri big – da Tim Cook di Apple a Mark Zuckerberg di Meta – che hanno fatto le loro congratulazioni al neo eletto presidente. Motivo per cui viene facile chiedersi: dietro questa strategia, non c’è forse un modo – più che per proteggere il clima – di proteggere soprattutto i propri interessi finanziari? LEGGI TUTTO

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    Microplastiche nelle acque reflue: nascondono virus e batteri

    Virus e batteri, alcuni pericolosi per la salute umana e per l’ambiente, sarebbero in grado di sopravvivere al trattamento delle acque reflue “nascondendosi” nelle microplastiche. Soprattutto quelle legate alla catena alimentare. È quanto emerge da un nuovo studio condotto dai ricercatori della Norwegian University of Life Sciences e pubblicato sulla rivista PLOS ONE.

    Il problema è stato riscontrato durante i test condotti negli impianti di trattamento progettati per eliminare i materiali contaminanti dalle acque reflue. In realtà, i ricercatori hanno scoperto che non solo i sistemi di depurazione non riuscirebbero a rimuovere le microplastiche, ma che al loro interno proteggono virus e batteri. A quel punto quando le acque reflue vengono rilasciate, sono colonizzate da biofilm microbici, patogeni per l’uomo e l’ambiente. “Questo studio evidenzia la possibilità che le plastidi contribuiscano alla diffusione di agenti patogeni dalle acque reflue trattate, ponendo sfide per la salute ambientale e gli sforzi di riutilizzo dell’acqua”, hanno spiegato i ricercatori. LEGGI TUTTO

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    “Con Trump meno vincoli all’industria petrolifera, ma sarà il mercato a guidare le sue scelte”

    “Drill, drill, drill”. L’incoraggiamento del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump a perforare in lungo e in largo la nazione che effetti avrà sul mercato mondiale dell’energia? “Potremmo assiste a un calo dei prezzi di petrolio e benzina, ma nel settore energetico ci sono dei trend definiti dall’industria, dalla tecnica, dall’economia, difficili da invertire anche se si siede nello Studio Ovale”, risponde Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia.

    Professor Tabarelli, Trump manterrà le promesse fatte alla lobby dei petrolieri americani?
    “Quello che ha detto in campagna elettorale sul petrolio è soprattutto retorica per prendere voti. Gli americani hanno l’ossessione della libertà di movimento, della benzina che costa 80 centesimi al litro e sulla quale nessun presidente metterebbe le tasse. Dopodiché Trump creerà probabilmente ulteriori facilitazioni all’industria petrolifera, per nuove esplorazione e nuovi gasdotti. Ma non vedo chissà quale spinta ai consumi”.

    Elezioni Usa 2024: la vittoria di Trump rischia di frenare la corsa contro il tempo per il clima

    di  Giacomo Talignani

    06 Novembre 2024

    Cosa glielo fa pensare?
    “I dati ci dicono che i consumi di petrolio Usa stanno calando nonostante una economia in crescita, quindi sta aumentando la loro efficienza energetica. Questi sono trend di fondo che vanno aldilà della politica. Ma poi c’è anche la preoccupazione dell’oil&gas per un eccessivo calo dei prezzi dovuto all’aumento della produzione: ci sarebbero meno guadagni e non solo negli Usa. La stessa cosa vale per gli alleati Sauditi e per i nemici Russi, primi e secondi nella classifica degli esportatori mondiali di greggio subito prima dell’America. Ma comunque non è escluso che Trump voglia far scendere i prezzi. Gli farebbe comodo per tenere sotto controllo l’inflazione, tema cruciale in campagna elettorale, e compensare le sue politiche che porteranno quasi certamente ad una crescita del debito pubblico Usa”.

    Editoriale

    Una scomoda verità

    di  Riccardo Luna

    06 Novembre 2024

    E per noi piccola Europa e piccolissima Italia cosa potrebbe cambiare?
    “Siamo grandi importatori di petrolio e gas, quindi una politica di spinta alle estrazioni potrebbe essere una buona notizia dal punto di vista dei prezzi: benzina e gasolio potrebbero costare meno. Anche se noi continuiamo a pagare carissimo il gas. Negli Usa è quotato 7 dollari al megawattora grazie al fracking, da noi quello importato proprio dall’America supera i 40”.

    Biden ha bloccato le trivellazioni in Alaska concesse da Trump  LEGGI TUTTO