Dopo i fuochi il problema dell’acqua contaminata: i rischi che corre Los Angeles a causa dei roghi
Dopo il fuoco, ora a far paura è l’acqua. Nel bel mezzo di quello che è stato definito “il più grande incendio di sempre della California” ai residenti che erano riusciti a salvare la propria casa il Dipartimento idrico di Los Angeles ha mandato un messaggio, scritto in stampatello: “Non bere o cucinare con l’acqua del rubinetto”. L’avviso consigliava sia di non bere l’acqua, sia di non sprecarla per le docce. Ancor prima, l’8 gennaio, veniva generalmente consigliato di “bollirla”. Mentre ancora si stanno spegnendo gli ultimi roghi e in attesa di conoscere l’enorme stima dei danni – già ipotizzati oltre i 250 miliardi di dollari – la California devastata dagli incendi nell’area di Los Angeles si prepara ora alla possibilità di un nuovo e gigantesco problema: la contaminazione dell’acqua potabile. La domanda è: quanto l’acqua californiana è stata contaminata? E inoltre in quali comunità dovranno scattare severe restrizioni?. E ancora: il sistema idrico di Los Angeles già allo stremo, in un contesto caratterizzato da siccità e terreni bruciati, reggerà nelle prossime settimane?.
Domande che si è posto per esempio Andrew Whelton, professore di ingegneria della Purdue University, che dopo aver studiato le conseguenze di incendi recenti negli Usa lancia l’allarme sulla possibile contaminazione dell’acqua a Los Angeles, invitando le autorità ad affrontare la questione come problema primario. Nel passato recente, sia nel 2017 a Santa Rosa sia a Paradise nel 2018, dopo alcuni grandi incendi boschivi erano stati trovati elevati livelli di benzene, sostanza chimica in più casi associata al cancro. Questa è una delle peggiori ipotesi a cui i californiani potrebbero andare in contro, ma per fortuna attualmente i rischi sono limitati. Durante gli incendi boschivi infatti l’acqua potabile generalmente viene contaminata in due modi: o tramite la fonte idrica o per il sistema che la distribuisce. Nel caso di Los Angeles è meno probabile che ad essere colpita sia direttamente la fonte dato che i bacini idrici principali si trovano a nord e a est della contea in luoghi risparmiati dalle fiamme. In generale la cenere può depositarsi sui serbatoi, ma anche in questo caso tramite trattamento e depurazione si può ovviare al problema.
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Più complesso però se a essere colpito risulta il sistema di distribuzione dell’acqua composto dalla gestione delle acque locali, i serbatoi di stoccaggio dell’acqua e le tubature che riforniscono case e aziende. Quando viene colpito il sistema allora c’è possibilità di contaminazione. Dopo un incendio di tale portata come quello di Los Angeles la fuliggine e l’inquinamento atmosferico degli alberi e degli edifici bruciati possono di fatto essere risucchiati nel sistema idrico attraverso per esempio idranti aperti, sfiati dei serbatoi di stoccaggio dell’acqua oppure tubi danneggiati. “Quel vuoto risucchia i contaminanti, come i gas di combustione, nel sistema di distribuzione e questo causa una contaminazione chimica del sistema di distribuzione, di cui è molto difficile liberarsi” ha dichiarato Jackson Webster, professore di ingegneria della California State University, ricordando che anche l’infrastruttura del sistema idrico stesso può sciogliersi, soprattutto le parti in plastica, e contaminare l’acqua. In quest’ultimo caso alcune plastiche possono anche assorbire le sostanze chimiche come una spugna e rilasciarle lentamente nell’acqua potabile pulita, rendendola non sicura nel tempo. Il ricercatore forestale dell’Università Statale di Milano Giorgio Vacchiano ricorda inoltre a Green&Blue che “subito dopo un incendio, i nutrienti come azoto e fosforo presenti nelle ceneri vengono trasportati dalle piogge nei corsi d’acqua, aumentando il rischio di eutrofizzazione. Oltre ai nutrienti, gli incendi rilasciano nell’ambiente composti chimici pericolosi derivanti dalla combustione di materiali naturali e artificiali. I composti organici volatili (VOC) e i metalli pesanti possono contaminare gravemente le acque, come dimostrato dai 5.000 campioni raccolti dopo il Camp Fire del 2018 in California, che hanno evidenziato livelli significativi di sostanze tossiche”.
Per Vacchiano “questi contaminanti rappresentano una seria minaccia non solo per gli ecosistemi, ma anche per le riserve di acqua potabile, perché le sostanze chimiche derivate dalla combustione di strutture e materiali sintetici possono alterare la qualità dell’acqua a lungo termine. Le elevate concentrazioni di carbonio organico disciolto (DOC), nitrati e altri inquinanti possono rimanere rilevabili per oltre un decennio, alterando in modo significativo gli equilibri ecologici”. Per la popolazione i rischi nell’assunzione di acqua contaminata dopo i roghi vanno dalla possibilità di infezioni intestinali sino a malattie a lungo termine dovute per esempio all’esposizione a sostanze chimiche cancerogene. Bollire l’acqua, come richiesto in un primo avvertimento, può essere utile per eliminare virus e batteri ma “non protegge dai comuni contaminanti chimici introdotti dagli incendi” ricorda Daniel McCurry, professore di ingegneria civile e ambientale dell’Università della California del Sud. Per Los Angeles è ancora presto per avere stime reali sulla contaminazione dell’acqua ma la maggior parte degli esperti concorda sul fatto che un insieme di indicazioni – dai divieti di bere alla depressurizzazione, sino allo scioglimento di alcune tubature plastiche – possano essere un segnale di contaminazione. Quando i pompieri devono estrarre enormi quantità d’acqua al minuto in poco tempo per fronteggiare i muri di fuoco si verificano infatti eventi di depressurizzazione: a quel punto la pressione dell’acqua crolla e il sistema “diventa vulnerabile a batteri o sostanze chimiche che entrano nel sistema dall’ambiente circostante”. Se le acque sono contaminate, quando le aziende dei servizi idrici locali “provano a ripressurizzare, ricominciano a spingere quell’acqua contaminata attraverso l’infrastruttura” ricorda il professor Whelton.
Vivendo ancora una fase emergenziale per la comunità di Los Angeles la questione acqua rimane tutt’ora un punto interrogativo e i prossimi giorni e settimane saranno cruciali per comprendere la portata del problema: verranno eseguiti test e, una volta valutati i danni, saranno riparate tubature, pompe e serbatoi, un lavoro che potrebbe richiedere anche un mese di tempo. Detto ciò, secondo esperti come Whelton, che su The Conversation ha scritto una lettera su rischi ed esempi passati di contaminazione, è importantissimo agire con urgenza e informazione nel tentativo di preservare l’acqua potabile e salvare vite. “Dopo un incendio – spiega il professore – l’acqua potabile può essere ripristinata, ma le comunità che si riprendono più rapidamente sono quelle che lavorano insieme”, diffondendo le “corrette informazioni” per aiutare tutti a fare attenzione e prendere le dovute precauzioni prima di bere o usare acqua del rubinetto. LEGGI TUTTO