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    Concorso presidi: “Esposti in procura anche in Calabria e Lombardia”. Replica il ministero

    Non solo Campania. Anche in Lombardia e da ultimo in Calabria i candidati esclusi dal concorso per dirigenti scolastici bandito a fine 2023 hanno presentato altre due esposti in procura.
    Dopo il ricorso amministrativo depositato presso il Tar del Lazio, gli aspiranti presidi, riuniti nel “Movimento ordinaristi Calabria 2023”, hanno incaricato l’avvocato Massimo Romano, del foro di Napoli, di andare avanti adombrando «opacità emerse dall’attento studio di parte dei documenti ricevuti in seguito ad accesso agli atti; criticità che fanno dubitare del rispetto della trasparenza, della legalità, dell’imparzialità della procedura messa in atto da parte della commissione incaricata di valutare le prove scritte dei candidati per poi procedere con l’esame orale dei candidati ammessi».
    Le presunte opacità denunciate in Calabria
    Le ombre sul concorso riguarderebbero «l’estrazione della prova 48 ore prima dell’esame senza la presenza di testimoni, violazioni dell’anonimato delle prove dei ricorrenti, ma anche all’utilizzo di codici normativi non consentiti». Quel che raccontano gli esclusi è che, dopo l’accesso agli atti, «fra gli elaborati dei dirigenti scolastici che prenderanno servizio dal primo settembre figurano intere parti letteralmente copiate da codici non ammessi alla prova scritta». Fatti che sarebbero accaduti tutti nello stesso laboratorio. Secondo i ricorrenti, «parte dei componenti della commissione giudicatrice calabrese palesa ipotesi di incompatibilità confermate, fra l’altro, dalla firma di atti pubblici in concomitanza alla correzione dei compiti. E poi ancora ci sarebbero incongruenze nelle griglie di valutazione, negli orari della correzione dei compiti rispetto ai verbali.

    Ricorsi e denunce, concorso presidi nel caos. Il ministro: “Tolleranza zero in caso di illeciti”

    di Viola Giannoli

    14 Aprile 2025

    L’esposto in Lombardia
    L’avvocato Romano è lo stesso che ha curato anche la denuncia in procura da parte di 71 ricorrenti della Lombardia, depositata poche settimane dopo il ricorso al Tar presentato a nome di 103 candidati dall’avvocato Domenico Naso. Anche qui, come raccontato già da Repubblica Milano, tra i punti contestati c’è la tempistica dell’estrazione delle prove. A cui si aggiungono dubbi sui criteri di correzione delle prove alla luce dei risultati eterogenei tra una commissione e l’altra: una avrebbe bocciato il 70 per cento dei candidati, l’altra solo il 30.
    I nuovi dubbi in Campania: “Puntini al posto delle risposte”
    Quanto alla Campania, dove le prove sono ripartite a inizio giugno, dopo lo stop dello scorso aprile per il ritiro di tutti i membri della commissione, sarebbero emersi nuovi dettagli. Il Corriere della Sera ha raccontato ad esempio che tra gli elaborati ci sarebbe un compito in cui il quadro normativo richiesto è sostituito da puntini di sospensione, eppure il candidato sarebbe risultato idoneo. Un altro compito, poi promosso, non avrebbe raggiunto il punteggio minimo per passare la prova. In sedici avevano già presentato denuncia alla procura. Una persona della commissione esaminatrice, secondo quanto affermano i ricorrenti, «era legata da rapporti di intensa e reiterata frequentazione con uno dei candidati del concorso» che si sono poi trasformati anche in una «collaborazione professionale stabile». Ci sarebbero anche foto sui social a testimoniarlo. Poi ci sarebbero anche i candidati che in passato sono stati esaminatori di chi li esamina oggi. A settembre, per questo, i ricorrenti vorrebbero presentare un’altra segnalazione.
    Il ministero aveva già risposto garantendo «vigilanza massima» e «tolleranza zero» in caso di illeciti. E Carmela Palumbo, capo dipartimento del Mim, aveva già respinto, in un’intervista a Repubblica, alcune delle critiche dei ricorrenti.

    Concorso presidi, la capo dipartimento Palumbo: “Ricorsi respinti. Il ministero vigilerà su errori”

    di Viola Giannoli

    16 Aprile 2025

    La replica del ministero dell’Istruzione
    Ora, sempre a Repubblica, Maria Assunta Palermo, direttrice generale per il personale scolastico del ministero, spiega con una nota che «il concorso ordinario per il reclutamento dei dirigenti scolastici si è concluso in tutte le Regioni che hanno bandito posti, con l’adozione a livello regionale delle graduatorie di merito. Ogni Ufficio scolastico regionale, quindi, al momento è regolarmente impegnato nelle attività finalizzate alle immissioni nei ruoli dirigenziali per l’anno scolatico 2025/2026 di 318 vincitori totali, ripartiti a livello regionale e rientranti nel contingente assunzionale recentemente autorizzato dal ministero dell’Economia e delle Finanza e dal dipartimento della Funzione pubblica, come previsto dalla delibera del Consiglio dei ministri del 4 agosto scorso».
    «Qualora, a seguito di accertamenti della magistratura e nel rispetto delle competenze del ministero, dovessero emergere eventuali irregolarità, il Ministero come sempre sarà attento a verificare l’evolversi della situazione e ad adottare i provvedimenti necessari nell’interesse dei candidati e dell’amministrazione», prosegue Palermo.
    Nel merito dei ricorsi, la direttrice generale per il personale fa sapere che «con riferimento al contenzioso che purtroppo, come di consueto, accompagna le procedure di reclutamento del settore scolastico, l’amministrazione centrale, in coordinamento con gli Uffici scolastici regionali, ha curato le difese ottenendo pronunce giudiziali favorevoli nella quasi totalità dei ricorsi promossi avverso la procedura. A titolo di esempio si segnalano la sentenza breve del Tar Sicilia n. 815/2025, che ha riconosciuto la correttezza dell’operato dell’amministrazione a garanzia dell’anonimato nella correzione delle prove; l’ordinanza del Tar Campania n. 1063/2025 e l’ordinanza del Tar Lazio n. 2753/2025 con cui sono state respinte le richieste cautelari d è stata riconosciuta la correttezza della procedura adottata per l’estrazione dei quesiti somministrati nella prova scritta, per citare solo alcune delle doglianze a cui era stata data maggiore eco mediatica». LEGGI TUTTO

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    Maturità 2025, il record delle lodi va ancora al sud

    Sono aumentati in percentuale, anche se di poco, i diplomati con lode all’esame di maturità appena concluso. Il 2,8% degli studenti, pari a 13.857 ragazzi e ragazze, hanno ottenuto il massimo del punteggio in tutta Italia (erano il 2,6% lo scorso anno) con le solite differenze tra regioni e tra indirizzi. Al Sud si colloca […] LEGGI TUTTO

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    Scuola, via libera al voto in condotta: promossi con il 6, ma servirà un tema di cittadinanza attiva

    Via libera definitivo alla riforma del voto in condotta per medie e superiori. Il Consiglio dei Ministri ha approvato i nuovi regolamenti, dopo i pareri favorevoli espressi dal Consiglio di Stato.
    Dal prossimo anno scolastico (2025-2026), dunque, saranno pienamente operative le misure decise dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara che «segnano – parola del ministro – un punto fermo nella costruzione di una scuola fondata sulla responsabilità e sul merito».
    Sul piano pratico la condotta – «indicatore», secondo il Mim, «del rispetto delle regole e delle persone e dell’impegno verso la comunità scolastica» – viene sostanzialmente equiparata alle altre materie. Il comportamento degli studenti e delle studentesse sarà valutato lungo l’intero anno scolastico e terrà conto, in particolare, «di eventuali episodi di violenza o aggressione ai danni del personale scolastico e degli altri studenti».

    Lettera di una mamma a Valditara: “La Maturità è una farsa, il voto è già deciso prima dell’esame”

    22 Luglio 2025

    Sarà promosso alla classe successiva solo chi avrà ottenuto una valutazione superiore a sei decimi. Ma con alcune distinzioni. Chi ha 7 in pagella passa senza ulteriori esami. Chi allo scrutinio finale troverà il 6 in pagella sarà invece “rimandato a settembre”: il giudizio di ammissione alla classe successiva verrà sospeso e subordinato alla redazione, da parte del ragazzo o della ragazza, di un elaborato su tematiche di cittadinanza attiva, collegato ai motivi che hanno determinato quel basso voto.
    Ad esempio: se si bullizza un compagno, bisognerà scrivere un tema, documentato, sul bullismo. Oppure, esempio più diffuso: se si occupa la scuola, toccherà presentare uno scritto sull’interruzione di pubblico servizio o l’uso della cosa pubblica.

    Scuola, Valditara precisa: ammessi alla maturità anche con una insufficienza

    di Salvo Intravaia

    09 Aprile 2025

    Cambiano pure le sospensioni: fino a due giorni comporteranno un maggiore impegno scolastico, con attività di riflessione sui comportamenti che hanno portato alla sanzione. Torna, anche qui, l’elaborato critico, valutato dal consiglio di classe.

    Voto in condotta, lo studente: “Scelta ideologica, vogliono colpire chi occupa”

    di Emanuela Giampaoli

    02 Aprile 2025

    Per le sospensioni superiori ai due giorni, invece, sono previste attività di cittadinanza solidale anche presso strutture convenzionate: mense per i meno abbienti, associazioni di volontariato, cura del giardino scolastico, pulizia della strada scolastica e così via.
    “È un segnale forte e chiaro – dice Valditara – Nella scuola italiana il rispetto per la persona e per le istituzioni è imprescindibile. Con questa riforma, il voto di condotta torna a essere un importante strumento educativo per far crescere cittadini responsabili e consapevoli. Vogliamo una scuola autorevole, non autoritaria, in cui il merito, il rispetto e la centralità della persona sono fondamentali”. LEGGI TUTTO

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    Lettera di una mamma a Valditara: “La Maturità è una farsa, il voto è già deciso prima dell’esame”

    Caro ministro Valditara sono la mamma di una studentessa di un liceo scientifico di Roma, ormai da giorni leggo proteste di studenti che per esprimere dubbi sull’efficacia dell’attuale modello di valutazione hanno deciso di presentarsi all’orale ma di non affrontare il colloquio finale forti anche del loro 60 e oltre già raggiunto con la somma […] LEGGI TUTTO

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    Scuola, perdita apprendimento estivo: al via sesta edizione Arcipelago Educativo

    Al via la sesta edizione di Arcipelago Educativo, un progetto di Save the Children e Fondazione Agnelli contro le disuguaglianze educative che dal 2020 a oggi ha coinvolto oltre 7 mila e 400 bambine, bambini e adolescenti in Italia. Per il sesto anno consecutivo, arcipelago educativo raccoglie la sfida del contrasto al summer learning loss, offrendo la possibilità di beneficiare di opportunità educative gratuite di qualità durante l’estate. LEGGI TUTTO

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    Lotta ai diplomifici: calano i candidati esterni alla maturità ma la vera stretta sarà da settembre

    La lotta ai diplomifici dà i suoi primi risultati. A sostenerlo, numeri alla mano, è il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara. Nelle tre regioni meridionali dove il fenomeno è più accentuato – Campania, Sicilia e Calabria – sono state revocate in tutto 71 parità scolastiche ad altrettanti indirizzi di studio. “La lotta contro i diplomifici sta iniziando a dare i suoi primi frutti concreti” commenta il Ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, “il nostro impegno – continua – è per una scuola seria, contrassegnata dal merito e dalla legalità”. Ma la situazione si presenta a macchia di leopardo. Se il termometro che misura il rilascio dei diplomi facili è costituito dagli studenti che le paritarie presentano alla maturità come candidati esterni e dagli stessi maturandi interni che affollano le quinte classi, in alcune regioni si registrano drastici cali e in altre regioni incrementi. I primi (i cosiddetti privatisti), coloro che non hanno seguito neppure un giorno di lezione in classe e sperano di superare le prove con una preparazione fai da te, rappresentano un vero business per le scuole private: non costano quasi nulla e pagano profumatamente per esami di idoneità che consentono loro di recuperare più anni in un battibaleno e presentarsi al cospetto della commissione esaminatrice.
    La lotta in numeri
    I numeri, con qualche anomalia, danno ragione al ministro Valditara. Quest’anno, i privatisti delle scuole paritarie sono letteralmente crollati in Sicilia, meno 28%, e in Friuli-Venezia Giulia, meno 26%. Subiscono un vistoso calo in Abruzzo, meno 18%, e vengono ridimensionati del 10% in Calabria. Ma aumentano dell’11% in Campania, del 9% in Lombardia, del 13% in Toscana. E a livello nazionale si chiude con un risicato calo dell’1,3%.
    Nelle statali, a livello nazionale, i privatisti calano del 7% per via delle nuove regole relative alle attività di Pcto, ore obbligatorie per accedere alla maturità. Anche se il calo dei privatisti presenta un andamento strutturale almeno da un decennio: nel 2015, erano quasi 18mila, nel 2022 calano a 16mila e 800 per diventare poco più di 13mila quest’anno. Stessa situazione a macchia di leopardo anche sui candidati interni delle paritarie: calano vistosamente in Sicilia (meno 37%), in Puglia (meno 11%) e in Calabria (meno 17%). Ma crescono del 17% in Toscana e dell’11% in Emilia-Romagna. Facendo registrare una contrazione complessiva del 3,5%.

    Maturità, i consigli dei prof per l’orale: “Arrivare riposati, ragionare e non avere paura di osare”

    di Sara Bernacchia

    22 Giugno 2025

    Diplomifici
    Per avere un’idea di cosa hanno trovato gli ispettori durante i controlli che hanno prodotto la revoca della parità scolastica, basta dare un’occhiata ad alcuni decreti della regione Sicilia. Al Pitagora di Agrigento (revoca della parità per l’indirizzo Istituto tecnico tecnologico – Costruzioni, Ambiente e Territorio – e per l’indirizzo tecnico economico – Amministrazione, Finanza e Marketing) non è chiaro quanto venissero pagati i docenti e la scuola non ha saputo dimostrare di avere versato i contributi agli stessi. Ma non solo. Aule sovraffollate, scarsa sicurezza degli ambienti e lezioni online, modalità assolutamente vietata a scuola. E docenti privi di abilitazione all’insegnamento, quando le graduatorie provinciali traboccano di spiranti pronti all’assunzione. Al punto da fare scrivere nero su bianco agli ispettori che la “scuola ha erogato una offerta didattica irrispettosa degli ordinamenti degli studi”. Gravi irregolarità anche al Margherita di Palermo, dove è stata cancellata l’autorizzazione per l’indirizzo tecnico economico-Amministrazione, Finanza e Marketing. Pochissimi alunni frequentanti durante le visite ispettive. E ancora docenti non abilitati e lezioni da remoto. Ma è la gestione dei registri personali degli insegnanti e dei verbali che viene stigmatizzata. Nessuna “prova tangibile – si legge nel decreto di revoca – di verbali degli organi collegiali che risultino protocollati e custoditi”. E “gravi carenze che impediscono la tracciabilità dell’azione didattica” nei registri degli insegnanti. C’è poi la partita degli esami di idoneità, quelli che servono per saltare più anni scolastici con un solo esame. Troppi, secondo gli ispettori, per l’ammissione alla classe quinta.

    Maturità, i consigli dell’esperta per l’orale: “Studiare a voce alta e sguardo ai commissari”

    di Giulia D’Aleo

    21 Giugno 2025

    Le nuove regole
    Ma la stretta vera e propria scatterà dal prossimo mese di settembre, quando entreranno in vigore le disposizioni del recente decreto-legge 45/2025, convertito definitivamente in legge lo scorso 3 giugno. Stop ai salti di tre e quattro anni in uno per i pluribocciati: si potrà tentare l’esame di idoneità per recuperare al massimo due soli anni. E in questi casi gli esami si svolgeranno in presenza di una commissione guidata da un presidente esterno. Stop alla piramide rovesciata: la presenza all’interno dello stesso istituto di poche classi iniziali e una miriade di classi quinte per il medesimo indirizzo: da settembre, sarà ammessa una sola classe quinta in più (collaterale) per indirizzo rispetto alle quarte in funzione. E per tutti gli istituti paritari scatterà l’obbligo di adottare la pagella elettronica, il registro online e il protocollo informatico. Elementi che consentiranno di controllare l’azione didattica e amministrativa in tempo reale. LEGGI TUTTO

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    Scuola, ecco i divari nell’apprendimento: al Sud studenti due anni indietro in matematica

    Tra un liceale del Sud Italia e uno del Nord Est che differenza c’è? L’accento certo. Ma quel che Fondazione Agnelli e Fondazione Rocca certificano è che tra l’uno e l’altro c’è anche un divario di apprendimento in matematica di oltre due anni di scuola.
    Da più di vent’anni rilevati e confermati dall’Invalsi, ma anche dall’indagine internazionale Ocse-Pisa, i divari di apprendimento degli studenti sono una criticità grave della scuola italiana, con pochi eguali in Europa, un fenomeno che penalizza l’equità del nostro sistema d’istruzione.
    Già presenti, ma ancora contenuti, nella scuola primaria, i divari di apprendimento crescono nella scuola media e si amplificano nella secondaria di secondo grado, dove la scuola non è più la stessa per tutti, ma si divide in indirizzi (licei, tecnici, professionali).

    Lecco è la provincia italiana in cui i bambini vivono meglio. Il Milanese? Non è per giovani

    Lucia Landoni

    26 Maggio 2025

    Non solo dunque gap territoriali – dove è il Sud, con alcune eccezioni, a restare più indietro – ma anche divari tra scuole e dentro le scuole.
    Limitarsi alla sola geografia creerebbe infatti un errore di prospettiva. Per l’analisi, così come per ipotizzare le possibili azioni di contrasto a questo scarto, bisogna chiedersi quali sono i principali fattori (individuali e familiari degli studenti, nei contesti territoriali, ma anche fra le scuole e dentro le scuole) che spiegano i divari di apprendimento. E cosa può fare lo Stato e cosa le scuole per aiutare a eliminare le distanze.
    A questi interrogativi cerca di rispondere l’indagine “Divari scolastici in Italia”, promossa da Fondazione Agnelli e Fondazione Rocca e presentata oggi alla Camera dei Deputati davanti alle istituzioni e a rappresentanti del mondo della scuola.

    Scuola, Valditara precisa: ammessi alla maturità anche con una insufficienza

    di Salvo Intravaia

    09 Aprile 2025

    L’indagine ha confermato la forte relazione tra condizioni di contesto socioeconomico e culturale delle regioni e i relativi risultati di apprendimento. Non è una sorpresa: i divari seguono l’asse Nord-Sud. Ma ci sono casi di disallineamento, cioè, di regioni che – pur con un indice di contesto socioeconomico e culturale simile ad altre – hanno risultati Invalsi, ad esempio, in matematica decisamente più alti (Puglia vs Campania) o più bassi (Sardegna vs Abruzzo, Lazio vs le altre regioni del Centro). Ciò che dipende da differenze fra le scuole e all’interno delle scuole.

    La polemica

    La nostra scuola penalizzata dai tagli

    Dario Spagnuolo

    19 Dicembre 2024

    Qualche esempio: è nelle regioni del Meridione che troviamo la maggiore percentuale di studenti al di sotto del livello 3, che Invalsi definisce come soglia minima di competenze adeguate raggiunte in italiano e matematica in ogni grado scolastico. E più del 60% degli studenti di Campania, Calabria e Sicilia non ha competenze adeguate in Italiano. In matematica si aggiunge anche la Sardegna.

    Giovani e tecnologia

    Prima hai lo smartphone (e i social), peggio vai a scuola?

    28 Febbraio 2025

    Ci sono poi altri elementi che concorrono: ad esempio l’origine, la formazione sociale e culturale, anche il genere si dice nel rapporto. «Prendendo come standard un ragazzo maschio italiano, le ragazze fanno più fatica in matematica ma spiccano in italiano; gli stranieri di prima e seconda generazione soffrono di più in entrambe le materie».
    Molto significativo è poi, secondo lo studio, l’impatto degli indirizzi di studio. Ad esempio, a parità di altre condizioni, frequentare il liceo classico o linguistico ‘spiega’ uno svantaggio rispetto al liceo scientifico, misurabile in 14 punti Invalsi in matematica in meno. E così per gli altri indirizzi?.
    «Un impatto eccessivo – ha detto Andrea Gavosto, presidente della Fondazione Agnelli – per limitare il quale sarebbe bene rafforzare nella scuola media l’orientamento alla scelta di studio successiva. In prospettiva, serve forse ripensare la struttura didattica della scuola superiore, per dare a tutti un più robusto e comune livello di competenze di base, indipendentemente dall’indirizzo scelto».
    A entrambi i livelli (differenze ‘fra le scuole’ e ‘dentro le scuole’), restano inoltre differenze che non trovano spiegazione e portano a chiedersi: quali altri fattori finora non considerati e non osservati potrebbero spiegare ciò che ancora non risulta spiegato della varianza ‘fra le scuole’ di ciascun indirizzo e ‘fra le classi’ dentro la singola scuola?? Una ragionevole ipotesi è che parte di queste differenze non spiegate sia da attribuirsi alle azioni che dipendono dalla scuola stessa, dalla sua dirigenza e dai suoi docenti.
    «La ricerca mostra grandi divari, ma anche che le singole scuole, nella loro autonoma capacità di organizzazione, possono fare la differenza – ha commentato Gianfelice Rocca, presidente di Fondazione Rocca –. Per la Scuola italiana, il tema non è aumentare il numero di insegnanti o di risorse, tra i più alti d’Europa, ma incidere sull’organizzazione».
    Per questo l’indagine è proseguita scegliendo cinque scuole (tre professionali, un tecnico e un liceo di Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Puglia) con esiti nettamente superiori a quanto ci si aspetterebbe in base al loro contesto territoriale. Le due Fondazioni hanno dedotto che alcuni benefici possono derivare da un modello organizzativo ispirato a logiche cooperative fra dirigenti e docenti e a un’efficace comunicazione con le famiglie; da una gestione dinamica e proattiva delle risorse finanziarie e materiali, capace di orientare i progetti finanziati dall’esterno; da una gestione collegiale della didattica e dei curricoli; da attività extracurricolari ricche e dinamiche, in rete con gli enti locali, con le imprese e il terzo settore, orientate alle competenze di base e al supporto degli studenti più svantaggiati. LEGGI TUTTO