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    Dimorfoteca: coltivazione, cura e fioritura

    È conosciuta come margherita africana, margherita colorata o ancora osteospermum, è una graziosa pianta perenne e le sue fioriture sono un tripudio di colori. La dimorfoteca si distingue con la bellezza dei suoi fiori che ricordano quelli delle margherite, tinti da sfumature del bianco, del giallo, dell’arancione, del rosso, del viola e del rosa, presentando spesso un centro più scuro. La dimorfoteca si presta per essere coltivata sia in giardino, che in vaso e con i giusti accorgimenti si potrà godere di una sua crescita rigogliosa, permettendole di risplendere in tutta la sua bellezza.

    Dimorfoteca: dove posizionarla
    Appartenente alla famiglia delle Asteracee e originaria del Sudafrica, la dimorfoteca è avvolta in un fascino unico. Oltre alla sua bellezza, un altro punto di forza di questo capolavoro della natura è il suo lungo periodo di fioritura, che va dall’inizio della primavera fino all’autunno inoltrato, in base alle condizioni climatiche e alle cure che le sono state fornite. La fioritura prolungata della dimorfoteca permette di contare per buona parte dell’anno su un giardino o un terrazzo fiorito.

    La coltivazione di questa pianta perenne e annua richiede la sua semina tra maggio e aprile oppure durante marzo se collocata in un ambiente protetto. Malgrado sia versatile e si adatti a molteplici terreni, la dimorfoteca preferisce un substrato fertile, sciolto e ben drenato. Per fiorire in modo rigoglioso esige moltissima luce, dovendo quindi essere posta in luoghi che siano soleggiati, facendo in modo che sia esposta al sole diretto per almeno 6 ore al giorno, anche se riesce a svilupparsi comunque in ombra, ma produrrà meno fiori e più foglie. Qualora si posizioni in ambienti interni è consigliato collocarla davanti a una finestra in modo che le arrivi luce in abbondanza.

    La dimorfoteca è molto resistente e sopporta sia le alte temperature che quelle basse, tenendo conto però come nel caso di climi sotto zero sia opportuno proteggerla, dovendo anche evitare che sia soggetta alle correnti d’aria e all’umidità.

    Coltivazione in giardino e in vaso della dimorfoteca
    La coltivazione in giardino della dimorfoteca inizia con la preparazione del letto di semina due settimane prima, rastrellandolo per poi ricorrere a del concime organico da aggiungere nel terreno e irrigando in seguito il suolo. Si passa poi al trapianto dei semi che vanno posizionati nel terreno inumidito in gruppi di circa una decina, collocandoli a 20 cm di distanza tra loro (15 cm se si desidera un effetto più denso) e a una profondità di 0,5 centimetri, senza coprirli, ma premendoli bensì sul suolo.

    In merito alla coltivazione in vaso è necessario ricorrere a un contenitore di circa 20 cm di diametro e, per evitare i ristagni idrici e assicurare un corretto drenaggio, a un mix di terra, torba e sabbia. Dopo la semina bisogna procedere con del fertilizzante liquido per piante, da aggiungere nell’acqua usata per l’irrigazione nel periodo da marzo e ottobre.

    La moltiplicazione della dimorfoteca può avvenire tramite seme oppure talea. Quest’ultima deve essere effettuata tra l’estate e la primavera, munendosi di forbici pulite per prelevare dalla pianta madre delle talee lunghe 10 centimetri, eseguendo un taglio orizzontale.

    L’irrigazione della dimorfoteca
    La cura della dimorfoteca passa da alcuni interventi cruciali tra cui l’irrigazione che non deve essere mai sporadica. In particolare, da marzo a settembre è necessario annaffiare la pianta in modo regolare e abbondante: tuttavia è importante evitare i ristagni idrici, responsabili del marciume radicale. Se si coltiva in vaso il terriccio non deve essere fatto seccare, ma dall’altro lato non deve essere mai presente l’acqua nel sottovaso. Durante la stagione estiva le irrigazioni vanno aumentate, lasciando asciugare il terreno tra un’annaffiatura e l’altra, mentre in inverno devono essere diminuite.

    Altre operazioni determinanti sono la concimazione, da svolgere durante la fioritura utilizzando del fertilizzante a base di potassio in modo tale che sboccino più fiori, e la potatura, che va eseguita invece in seguito alla fioritura, eliminando i fiori appassiti e gli steli malati oppure danneggiati allo scopo di favorire la successiva fioritura e consentendo di mantenere inalterata la forma della pianta, contrastando inoltre eventuali malattie.

    Manutenzione della dimorfoteca: consigli utili
    Nella manutenzione della dimorfoteca possono insorgere alcune problematiche, tra cui la fioritura mancante, condizione che accade qualora non riceva abbastanza luce, le annaffiature non siano regolari e i nutrienti essenziali assenti, dovendo rivedere questi aspetti. Per stimolare la fioritura si devono quindi aumentare le ore di luce solare alle quali è esposta la pianta, ricorrere al fertilizzante nel corso della sua crescita e scongiurare la presenza di malattie e parassiti.

    La dimorfoteca è soggetta all’attacco di parassiti come cocciniglie, afidi, acari e insetti fogliari, dovendo intervenire prontamente se presenti con prodotti ad hoc oppure con rimedi naturali quali l’olio di neem, l’olio di lino, il piretro e il sapone molle. Inoltre, la pianta può essere colpita da malattie fungine, tra cui muffe, mal bianco, oidio, ruggine e peronospora, dovendo impiegare trattamenti a base di polveri bagnabili per contrastarle, ma anche in ottica di prevenzione. Altra problematica è dettata dal marciume radicale, determinato dall’acqua in eccesso, in conseguenza del quale la pianta deperisce, dovendo quindi evitare le annaffiature troppo abbondanti. LEGGI TUTTO

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    Come prendersi cura del Buxus (Bosso): guida alla coltivazione

    Il Buxus (Bosso) comune appartiene alla famiglia delle Buxaceae e le sue origini sono plurime. Molte varietà arrivano direttamente dall’Europa, dal Nord Africa e dall’Asia occidentale, ma nel giardinaggio contemporaneo spesso si utilizza la varietà di Bosso giapponese o quello a foglia piccola, detto Buxus microphylla. Resistente, longevo e dall’aspetto affascinante, il Bosso colpisce per la sua straordinaria eleganza e per l’aspetto ordinato che lo rende protagonista di giardini e terrazzi. Le sue foglie, piccole e coriacee, brillano di un verde intenso che si mantiene vivo durante tutto l’anno. La loro forma ovale e i bordi lisci contribuiscono a creare un effetto visivo uniforme e armonioso. La pianta si sviluppa con un portamento naturalmente compatto, formando cespugli densi che crescono lentamente, ma con grande regolarità. Questa caratteristica la rende perfetta per chi ama siepi ordinate e per chi cerca una pianta ornamentale che richieda cure specifiche ma non troppo complesse.
    Coltivazione del Buxus: terreno, esposizione e piantagione
    Il successo nella coltivazione del Bosso dipende in gran parte dalla scelta del luogo e dal tipo di terreno. Questa pianta predilige terreni ben drenati e ricchi di sostanze organiche. Il consiglio è quello di evitare suoli troppo argillosi o soggetti a ristagni idrici, capaci di causare marciumi radicali, grandi nemici delle piante. Prima di piantare è necessario lavorare il terreno aggiungendo compost o torba per migliorarne la fertilità. Se il terreno è particolarmente compatto, considerare l’aggiunta di sabbia per migliorare il drenaggio.

    Il Bosso si adatta a diverse condizioni di luce, ma cresce meglio in zone semi-ombreggiate. In pieno sole, infatti, ci si deve sempre assicurare che il terreno rimanga umido per evitare stress idrico. Il periodo migliore per piantare il Bosso è la primavera o l’autunno e farlo non sarà così complesso: vi basterà scavare una buca abbastanza profonda da accogliere l’apparato radicale e assicurarsi di lasciare almeno 20-30 cm di distanza tra una pianta e l’altra se l’intento è quello di creare una siepe.

    Dove coltivare il Bosso e quali vantaggi regala
    È vero, il Buxus è una pianta decorativa, ma non solo. Questo arbusto sempreverde offre anche numerosi vantaggi pratici in base a dove lo si decida di piantare. In siepi e bordure, ad esempio, questa pianta è perfetta per creare effetti geometrici e bordure esteticamente appaganti: cresce in modo compatto ed è facile da potare, meglio di così? Inoltre, la sua capacità di mantenere la forma lo rende ideale per realizzare figure decorative, ma si adatta molto bene sia alla coltivazione in piena terra, sia in vaso, rendendolo una scelta versatile per qualsiasi tipo di giardino.

    Cura del Buxus: irrigazione, concimazione e potatura
    Una manutenzione regolare si rivela essenziale per mantenere il Bosso sano e rigoglioso. Tra le pratiche di cura principali ci sono ovviamente l’irrigazione, la concimazione e la potatura: vediamole in dettaglio.

    Per quanto riguarda l’irrigazione, bisogna sempre tenere presente che questa pianta sempreverde necessita di annaffiature regolari, soprattutto durante i mesi estivi o nei forti periodi di siccità. Tuttavia, è importantissimo evitare i ristagni idrici, quindi si consiglia di bagnare il Bosso solo quando il terreno risulta asciutto al tatto.

    Durante la stagione vegetativa, quindi in primavera ed estate, si consiglia la somministrazione di un fertilizzante bilanciato ogni 4-6 settimane per favorire una crescita vigorosa. In autunno, invece, si tende a preferire un concime ricco di potassio per rinforzare la pianta in vista dell’inverno.

    Infine, ma non per importanza, anche la potatura è importante per il benessere del Bosso. Questa è una fase fondamentale per mantenere la forma dell’arbusto e per prevenire malattie. È consigliabile effettuare una bella potatura verso la fine della primavera o l’inizio dell’estate, ricordandosi di utilizzare forbici ben affilate e disinfettate. Si procede tagliando i rami secchi, danneggiati o malformati e, una volta fatto questo, procedere definendo la forma desiderata.

    Esposizione e protezione del Buxus: come affrontare i cambiamenti stagionali
    Pur essendo una pianta resistente, il Buxus ha bisogno di alcune accortezze per affrontare al meglio le diverse stagioni. In estate, ad esempio, sarebbe meglio proteggere la pianta dal sole intenso e dalle alte temperature, soprattutto se coltivata in vaso. Posizionarla in un luogo ombreggiato e annaffiarla con maggiore frequenza sarà la soluzione più giusta per farla crescere in modo sano. In inverno, invece, il Bosso tollera bene le basse temperature, ma nei climi particolarmente rigidi è consigliabile proteggere le radici con una pacciamatura di corteccia o con foglie secche. Se coltivato in vaso, è necessario spostare il Bosso in una zona riparata.

    Malattie e parassiti del Buxus: riconoscerli e combatterli
    Nonostante la sua resistenza, il Bosso può essere colpito da alcune malattie e da alcuni parassiti. Tra i più comuni il Cylindrocladium buxicola, il Piralide del Bosso e gli afidi. Il primo è un fungo che provoca macchie scure sulle foglie e una rapida defogliazione. Come prevenirlo? Evitando di bagnare le foglie durante l’irrigazione e garantire una buona circolazione dell’aria intorno alla pianta. Per quanto riguarda il Piralide del Bosso, ci si riferisce al parassita nemico numero 1 del Bosso. Le larve divorano rapidamente le foglie, lasciando la pianta spoglia. In questo caso è doveroso controllare regolarmente la presenza di larve e utilizzare insetticidi specifici se necessario, Infine, gli afidi: questi possono causare ingiallimento e deformazione delle foglie. Combatterli non è difficile; basterà utilizzare un trattamento a base di sapone molle o olio di neem.

    Con la giusta attenzione, questa pianta sempreverde può diventare un elemento distintivo del proprio giardino, offrendo bellezza e struttura per tutto l’anno. LEGGI TUTTO

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    Inquinamento indoor, alcuni profumatori per l’ambiente rilasciano aerosol potenzialmente tossici

    Un gruppo di ricerca coordinato da Brandon Boor, docente di ingegneria civile presso la Purdue University (Stati Uniti), sta studiando da tempo le sostanze volatili che vari prodotti comunemente utilizzati in casa possono rilasciare, contribuendo alla formazione di aerosol potenzialmente tossici. Il più recente studio firmato da Boor e colleghi, da poco pubblicato su Environmental […] LEGGI TUTTO

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    La Francia mette al bando i Pfas in cosmetici e tessuti

    I Pfas – anche Conosciuti come “inquinanti eterni” – saranno banditi dai prodotti tessili e cosmetici in vendita in Francia. L’assemblea nazionale ha infatti adottato in seconda lettura un progetto di legge, sostenuto dalla sinistra e dalla coalizione governo, che riguarda queste sostanze chimiche (perfluoroalchiliche) controverse. Il divieto – che esclude solo alcuni tessuti industriali […] LEGGI TUTTO

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    Nelle catene montuose nuove risorse di idrogeno naturale

    Definito anche come “il combustibile del futuro”, l’idrogeno potrebbe segnare la svolta per una delle sfide più importanti che l’umanità deve affrontare, la transizione energetica. Fino ad ora però non siamo riusciti a capire dove dovremmo cercare in natura gli accumuli di idrogeno allo stato elementare che ci consentirebbero di sostituire gli attuali combustibili fossili, eliminando di fatto le emissioni di anidride carbonica e altri inquinanti. A indicarci finalmente la via è oggi un team di ricercatori internazionale, guidato da Frank Zwaan, modellista geodinamico del Gfz Helmholtz Center for Geosciences, secondo cui le catene montuose, come i Pirenei, le Alpi e i Balcani, rappresentano potenziali hotspot dell’idrogeno naturale. I dettagli del loro studio sono stati pubblicati sulla rivista Science Advances.

    trasporti

    Coradia Stream H, il primo treno ad idrogeno in Italia viaggerà in Valcamonica

    di Fiammetta Cupellaro

    13 Febbraio 2025

    Cos’è l’idrogeno e come si forma
    L’idrogeno naturale si forma principalmente tramite la serpentinizzazione. Durante questo processo geologico le rocce del mantello reagiscono chimicamente con l’acqua e si trasformano da peridotiti, come l’olivina, a serpentiniti, mentre il ferro si ossida, rilasciando idrogeno. Le rocce del mantello, tuttavia, si trovano a grandi profondità sotto la crosta terrestre e affinché possano entrare in contatto con l’acqua devono risalire verso la superficie. Sono principalmente solo due gli ambienti tettonici in cui le rocce del mantello vengono serpentinizzate nel corso di milioni di anni: i bacini oceanici che si aprono quando i continenti si separano durante i processi di rifting, consentendo al mantello di sollevarsi mentre la crosta continentale sovrastante si assottiglia e alla fine si divide (come nel caso dell’Oceano Atlantico), oppure durante la formazione di catene montuose, quando i continenti si riavvicinano e si scontrano, consentendo alle rocce del mantello di essere spinte verso la superficie (come i Pirenei e le Alpi).

    Nelle catene montuose
    Per valutare dove aspettarsi grandi risorse di idrogeno naturali, il team di ricercatori ha utilizzato un innovativo approccio di modellazione numerica della tettonica a placche. Da qui gli scienziati hanno simulato l’intera evoluzione della tettonica a placche, riuscendo a determinare per la prima volta dove, quando e quante rocce del mantello vengono portate alla luce e quando possono entrare in contatto con l’acqua a temperature favorevoli per consentire la serpentinizzazione e, quindi, la produzione di idrogeno. Dalle analisi è emerso che le condizioni per questo processo sono di gran lunga migliori nelle catene montuose. Questo perché l’ambiente è relativamente più freddo, c’è un’abbondante circolazione d’acqua e ci sono maggiori volumi di rocce del mantello che si trovano a temperature di serpentinizzazione favorevoli di 200-350°C.

    Rinnovabili

    La corsa verso l’energia pulita non può essere fermata

    07 Ottobre 2024

    Una nuova industria dell’idrogeno naturale
    Secondo i successivi calcoli, i ricercatori hanno osservato che la capacità annuale di generazione di idrogeno nelle catene montuose può essere fino a 20 volte maggiore rispetto agli ambienti di rift. Inoltre, le rocce serbatoio necessarie per l’accumulo di idrogeno, come le arenarie, sono facilmente disponibili nelle catene montuose, ma presumibilmente assenti durante la serpentinizzazione nelle parti più profonde degli ambienti soggetti a rifting. “Questa nuova ricerca fa avanzare la nostra comprensione degli ambienti idonei per la produzione naturale di idrogeno”, ha concluso Sascha Brune, tra gli autori dello studio. “Date le opportunità economiche associate all’idrogeno naturale, ora è il momento di andare oltre e studiare anche i percorsi di migrazione dell’idrogeno e degli ecosistemi microbici profondi che consumano idrogeno per capire meglio dove possono effettivamente formarsi potenziali serbatoi di idrogeno”. LEGGI TUTTO

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    Imatra, l’app che premia chi pedala: come funziona

    Più pedali, più produci. Si chiama Imatra l’innovativa app che trasforma l’energia che si produce pedalando in moneta digitale e sostenibile. Obiettivo: promuovere il ciclismo e uno stile di vita green. Nei fatti la startup, fondata nel 2023 da Manolo Bianchini e Luca Celli, è un social network nato per le comunità di ciclisti non professionisti, che al suo interno possono comunicare tra loro e trovare tragitti personalizzati da percorrere insieme.

    Non solo, l’app permette ai suoi utenti di generare gli Imatra Coin, che si generano in automatico ogni 25 chilometri di pedalata. La valuta digitale della startup può essere spesa all’interno del suo market place: imatra.com, in cui si possono acquistare (anche in euro o in dollari) prodotti per il ciclismo e del lifestyle sportivo di tutti i tipi: dalle bici, ai caschi, passando per l’abbigliamento, le scarpe, gli occhiali, e altri accessori.

    Foroglio, il paese svizzero del Canton Ticino (Svizzera) dove si vive senza elettricità  LEGGI TUTTO

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    Riscaldamento globale, a rischio il limite dei +1.5 gradi definito con l’accordo di Parigi

    Secondo diverse organizzazioni internazionali, tra cui Copernicus della Commissione Europea, il 2024 è stato il primo anno in cui le temperature medie globali si sono mantenute costantemente al di sopra del primo dei due limiti stabiliti con l’Accordo di Parigi: +1.5 gradi centigradi rispetto al periodo preindustriale.

    Un anno non è sufficiente per stabilire che la soglia è stata irrimediabilmente superata, le valutazioni degli esperti riguardano infatti scale temporali che vanno dai due ai tre decenni. Tuttavia, i risultati di due studi pubblicati su Nature Climate Change mostrano che le temperature da record misurate nel corso del 2024 potrebbero essere il segnale che stiamo entrando in un periodo ben più lungo di un anno, che potrebbe essere caratterizzato da questo livello di riscaldamento globale.

    Lo studio

    Mezzo grado in più di riscaldamento globale triplica le aree inospitali della Terra

    di redazione Green&Blue

    04 Febbraio 2025

    Uno dei due studi è stato coordinato da Emanuele Bevacqua, del Helmholtz Centre per la ricerca ambientale di Lipsia (Germania). Gli autori di questa ricerca hanno valutato l’andamento storico delle temperature globali, constatando che il primo singolo anno in cui si sono superate le soglie di riscaldamento globale di 0.6, 0.7, 0.8, 0.9 e 1.0 gradi centigradi ha costantemente aperto un successivo periodo di 20 anni in cui la temperatura media ha raggiunto o superato le stesse soglie. Ossia, il sorpasso per 12 mesi consecutivi di un certo limite di temperatura storicamente ha significato anche il superamento a lungo termine di quella soglia.

    Il gruppo di ricerca ha poi utilizzato i modelli climatici del CMIP6 (Coupled Model Intercomparison Project), impiegati a livello internazionale per studiare e ottenere delle proiezioni sull’andamento del cambiamento climatico, per valutare se quanto osservato negli anni passati potesse essere predittivo anche per il futuro, e in particolare per quanto riguarda il superamento a lungo termine dei +1.5°C. I modelli hanno confermato che il sorpasso di questa soglia per un anno consecutivo è altamente predittivo di un trend sul lungo periodo, con una probabilità che varia dal 66 al 99% a secondo dello scenario di emissioni preso in considerazione.

    Biodiversità

    Le popolazioni di topi in città crescono con l’aumentare delle temperature

    di Sara Carmignani

    02 Febbraio 2025

    L’altro dei due studi usciti su Nature Climate Change è firmato da Alex Cannon, ricercatore presso la Divisione di ricerca sul clima dell’Environment and Climate Change Canada, un ente governativo canadese. Anche Cannon ha utilizzato i modelli CMIP6 per stimare la probabilità che la soglia stabilita dall’Accordo di Parigi venga superata nel prossimo futuro in base ai dati registrati nel 2024 (includendo nelle sue analisi anche l’influenza che fenomeni naturali come El Niño hanno avuto sulle temperature globali registrate lo scorso anno). Utilizzando un approccio leggermente diverso rispetto al gruppo coordinato da Bevacqua, Cannon ha raggiunto in sostanza conclusioni molto simili a quelle descritte nell’altro studio.

    Bevacqua e colleghi concludono sottolineando che i risultati ottenuti non dovrebbero essere interpretati come l’annuncio di una sconfitta dalla quale non è possibile tornare indietro. Al contrario, dovrebbero esortare i cittadini e soprattutto i governi di tutto il mondo all’azione immediata: “Solo una rapida mitigazione a breve termine può limitare efficacemente il picco di riscaldamento – si legge nelle conclusioni della pubblicazione – Un anno al di sopra di 1.5°C non è il momento per la disperazione, ma una chiamata all’azione”. L’ennesima, in un momento in cui le politiche climatiche di molti paesi sembrano andare nella direzione esattamente opposta. LEGGI TUTTO

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    Cineraria: coltivazione, cura e fioritura

    La Cineraria (Cineraria Hibrida Grandiflora) è una pianta ornamentale apprezzata per la bellezza dei suoi fiori e la varietà di colori. Questa pianta, appartenente alla famiglia delle Asteraceae, è originaria delle Canarie e si distingue per la sua capacità di trasformare giardini e balconi in angoli di pura eleganza.

    Coltivazione della Cineraria
    La Cineraria si adatta bene sia in vaso, sia in piena terra, rendendola una scelta versatile per giardini, balconi e terrazzi. Predilige luoghi luminosi ma non direttamente esposti al sole, che potrebbe bruciare foglie e fiori. Una posizione ideale per lei è un’area con luce diffusa o ombra parziale, soprattutto durante le ore più calde della giornata.

    Anche il terreno gioca un ruolo particolarmente importante per la coltivazione. La Cineraria, infatti, predilige un terreno ben drenato e ricco di sostanze organiche; un substrato leggero, composto da terriccio universale mescolato con sabbia o perlite, garantirà un ottimo drenaggio e una crescita sana. È molto importante assicurarsi che il pH del terreno sia leggermente acido o neutro.

    Come si semina la Cineraria
    La semina della Cineraria avviene generalmente in autunno, per consentire alla pianta di svilupparsi durante i mesi invernali e fiorire in primavera. Seminare è piuttosto semplice: distribuite i semi su un substrato umido e copriteli leggermente con uno strato sottile di terriccio. La temperatura deve rimanere attorno ai 18-20° per favorire la germinazione, che avviene in 2-3 settimane. Nel caso in cui si acquistino piante già sviluppate, sarà utile trapiantarle in vaso o in giardino durante la primavera, assicurandosi di mantenere una distanza di almeno 10-30 cm tra le piante per garantire una buona circolazione dell’aria.

    Cura della Cineraria
    Come ci si prende cura della Cineraria? In realtà questa pianta dai cespugli di fiori colorati non richiede particolari attenzioni, ma come tutte le piante ha bisogno di amore e di attenzioni. Ad esempio, per quanto riguarda l’irrigazione, bisogna che questa sia regolare, soprattutto durante il periodo di crescita e di fioritura. Il terreno deve essere mantenuto costantemente umido, ma non inzuppato: è molto importante. L’acqua stagnante, infatti, può causare il tanto temuto marciume radicale; quindi, è sempre bene assicurarsi che i vasi abbiano fori di drenaggio adeguati.

    Durante l’estate, invece, la Cineraria avrà bisogno di annaffiature più frequenti, ma occhio sempre a non bagnare direttamente le foglie: in questo modo si eviteranno le malattie fungine! In inverno, invece, sarà doveroso ridurre le irrigazioni e assicurarsi allo stesso tempo che il terreno non si secchi completamente.

    Concimazione
    Sia che si tratti di semina a terra, in vaso o in semenzaio, la concimazione è a tutti gli effetti un passaggio importante per il benessere della Cineraria. Questa, infatti, beneficia di una concimazione regolare per mantenere una crescita rigogliosa e una fioritura abbondante. Per eseguirla occorrerà utilizzare un fertilizzante liquido bilanciato ogni due settimane durante il periodo di crescita, preferibilmente ricco di fosforo e potassio per stimolare i fiori. Per evitare che crescano più foglie che fiori, sarebbe meglio evitare prodotti con eccesso di azoto.

    Potatura Cineraria: qual è il periodo migliore
    Per mantenere la pianta ordinata e stimolare la produzione di nuovi fiori, è consigliabile rimuovere regolarmente i fiori appassiti. Questo processo, noto come deadheading, permette alla Cineraria di concentrare le sue energie sulla crescita e sulla fioritura. Potare all’inizio della primavera si rivela una scelta vantaggiosa, perché prepara la pianta alla crescita abbondante quando le temperature cominciano ad alzarsi.

    Cineraria: protezione dai parassiti
    La Cineraria può essere attaccata da afidi, acari e mosche bianche. Per prevenire infestazioni, si devono attuare trattamenti naturali anche (e non solo) preventivi. Ad esempio, controllare regolarmente le foglie e utilizzare prodotti biologici o insetticidi specifici è sempre un’ottima scelta, ma se e quando le malattie fungine avranno già colpito la pianta, sarà utile intervenire con prodotti specifici volti a migliorarne la ventilazione. Tra i prodotti naturali ottimi per tenere sotto controllo la salute della Cineraria:

    Olio di lino: per cocciniglie e acari soprattutto;
    Piretro: per afidi e cimici;
    Olio di neem: per mosche bianche, afidi, lepidotteri;
    Sapone molle: capace di evitare fumaggini.

    Fioritura della Cineraria
    La fioritura della Cineraria avviene generalmente in primavera e si protrae fino all’inizio dell’estate. I fiori, simili a margherite, si presentano in un’ampia gamma di colori, tra cui blu, viola, rosa, rosso e bianco, spesso con contrasti cromatici sorprendenti e meravigliosamente estetici. Per ottenere una fioritura abbondante e duratura, è essenziale fornire alla Cineraria le giuste condizioni ambientali e cure. Per quanto riguarda la temperatura, è importante mantenere la pianta in un ambiente che oscilli tra i 10 e i 20°: temperature troppo alte o troppo basse possono comprometterne la fioritura. Per consentire la crescita sana dei suoi fiori stupendi, la Cineraria richiede una luce soffusa e abbondante, mentre respinge il sole diretto, che può danneggiare i boccioli. Durante il periodo di fioritura, infine, sarebbe meglio utilizzare un fertilizzante specifico per piante da fiore per prolungare la bellezza dei fiori, vero spettacolo di colori.

    Cineraria: cosa sapere prima di acquistarla
    Coltivare la Cineraria non è complesso, ma tutti e tutte dovrebbero sapere che si tratta di una pianta tossica per gli animali domestici. Questa pianta, infatti, contiene alcune sostanze che, se ingerite, possono essere tossiche per cani e gatti. Nel caso in cui abbiate animali domestici, ragionate se sia il caso di tenerla in casa o, eventualmente, posizionatela fuori dalla loro portata.

    Si tratta di una pianta straordinaria che, con le giuste cure, può trasformare qualsiasi spazio in un tripudio di colori. Che si abbia un giardino, un balcone o un angolo verde in casa, la Cineraria è una scelta eccellente per aggiungere un tocco di eleganza e vivacità a ogni ambiente. LEGGI TUTTO