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    Dalla scelta del luogo ai rifiuti, il picnic può essere sostenibile

    Raggi del sole tiepidi che illuminano i torrenti, fili d’erba cullati dalla brezza primaverile, alberi che sembrano invitare, con le loro maestose fronde, alla quiete e al silenzio. È tempo di picnic all’aperto, un’attività che piace molto agli italiani, se è vero che, come quantifica un’indagine commissionata da Coldiretti e realizzata dall’Istituto Ixè, se ne contano circa 20 milioni ogni anno. Tuttavia, se svolte senza la dovuta attenzione, queste allegre scampagnate rischiano di diventare poco sostenibili.

    Uno dei principali impatti ambientali è l’abbandono dell’immondizia. I volontari di Legambiente hanno rilevato, nei parchi italiani, in media tre rifiuti per metro quadrato. E molti di questi derivano proprio da pranzi conviviali: circa il 16% sono articoli usa-e-getta (piatti, bicchieri, posate, cannucce, tovaglioli) e un ulteriore 24% imballaggi alimentari. Inoltre, nel 47% delle aree monitorate gli accumuli di spazzatura erano concentrati attorno a panchine e tavoli da picnic. A ciò si possono poi sommare il disturbo della fauna selvatica e il degrado di suolo e vegetazione.

    Per evitare tutto questo, basta mettere in pratica alcuni semplici consigli, mirati a rispettare la natura che ci circonda senza rinunciare allo svago.

    Scegli aree adatte
    Anzitutto è bene preferire zone appositamente attrezzate con tavoli, panche, cestini, evitando di improvvisare assembramenti. Prima di organizzare il ritrovo con parenti e amici, documentati sulle norme locali: molti parchi, soprattutto se sono aree protette, hanno regolamenti specifici. Per esempio, nelle riserve potrebbe essere vietato oltrepassare i sentieri segnalati oppure alcuni spazi potrebbero essere chiusi in determinati periodi dell’anno per proteggere la nidificazione di specie rare.

    Riduci imballaggi e sprechi
    Una pianificazione attenta permette di evitare sia un eccesso di rifiuti sia avanzi di cibo. Prepara le giuste quantità di alimenti in rapporto al numero di partecipanti e riponi le provviste in contenitori riutilizzabili, come scatole ermetiche e barattoli, anziché in sacchetti o pellicole. Abbandona gli articoli monouso a favore di quelli realizzati con materiali durevoli e resistenti, tra cui piatti in melamina o in acciaio smaltato, bicchieri in policarbonato o metallo, tovaglioli di stoffa.

    Se proprio hai necessità di prodotti usa-e-getta (per esempio, in occasione di una festa con numerosi partecipanti), scegli quelli compostabili o biodegradabili, a base di carta, foglia di palma, crusca pressata, bioplastica o legno. Infine, per quanto riguarda l’acqua e le bibite, evita di acquistare le tradizionali bottigliette: meglio preparare thermos e borracce, che hanno anche il vantaggio di mantenere fresche le bevande.

    Preferisci cibi locali e stagionali
    Anche la scelta del menù può influire sulla sostenibilità del picnic. Via libera a frutta estiva comprata dal contadino, formaggi del territorio, pane artigianale. Da considerare pure l’impronta ecologica degli alimenti: piatti vegetariani o vegani hanno un impatto ambientale molto inferiore rispetto alla carne. Inoltre, sono compassionevoli nei confronti dei nostri amici animali e benefici per la nostra salute.
    Non lasciare in giro i rifiuti
    Se nell’area sono presenti cestini o bidoni, utilizzali. Se invece sono assenti, raccogli i rifiuti e portali a casa. Scarti organici come bucce, torsoli, gusci d’uovo non devono essere abbandonati sul terreno: è vero che sono biodegradabili, ma potrebbero impiegare molto tempo per decomporsi. Del resto, lasciare in giro spazzatura varia non è solo scorretto, ma illegale: in Italia, chi la getta a terra può essere multato con sanzioni che vanno da 30 a 300 euro.
    Rispetta la natura
    Non raccogliere fiori, piante, conchiglie, rocce e osserva la fauna senza disturbarla: se avvisti uno scoiattolo o un capriolo, ammiralo senza avvicinarti troppo. Mai dare da mangiare a uccelli e ad altri esemplari: alimenti comuni per noi, come pane o cracker, possono, infatti, causare loro problemi digestivi gravi.

    Se hai un cane, anche se docile, tienilo sotto controllo, rispettando eventuali divieti di accesso per tutelare le specie selvatiche e gli animali al pascolo. Infine, evita di accendere musica ad alto volume e di urlare. Una ricerca condotta in una foresta negli Stati Uniti ha evidenziato che, in presenza di rumori molesti, i mammiferi avevano una probabilità di fuga 3,1-4,7 volte superiore e rimanevano in allerta per un periodo fino a tre volte più prolungato rispetto a condizioni di silenzio.
    Fai attenzione ai fuochi
    Le grigliate comportano sempre dei rischi. Anzitutto, verifica se è permesso accendere barbecue nell’area prescelta: in molte zone (soprattutto parchi nazionali o riserve) è vietato per scongiurare incendi. Qualora sia consentito, utilizza solo le aree attrezzate con bracieri e segui le regole: mantieni il fuoco di piccole dimensioni, tieni acqua a portata di mano, non lasciare le fiamme incustodite. Al termine, spegnile completamente e assicurati che le braci siano fredde prima di andartene. Non accendere fuochi a terra se non espressamente permesso, dato che il suolo e la lettiera di foglie possono bruciare in profondità danneggiando il terreno. Anche i fornelli da campeggio vanno usati con cautela. Da ultimo, le sigarette: fumare all’aperto è permesso, ma gettare un mozzicone acceso può avere conseguenze gravissime. Per questo è bene non farlo mai. LEGGI TUTTO

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    Tutti i numeri della crisi climatica

    Giornate cononde di calore e anomalie mediedi temperatura
    2024, anno dei record. Spicca l’ennesimo record di temperature globali registrato dal programma europeo Copernicus che indica il 2024 come l’anno più caldo da inizio registrazioni con, per la prima volta, il superamento della soglia di 1,5 °C sopra i livelli pre-industriali.

    Il mese di novembre 2024 è stato il secondo più caldo a livello globale, dopo il novembre 2023, con una temperatura media dell’aria superficiale di 14,1°C, +0,7°C al di sopra della media di quel mese del periodo compreso tra il 1991 e il 2020. Il novembre 2024 è stato di 1,6°C al di sopra del livello pre-industriale ed è stato il 16° mese in un periodo di 17 mesi in cui la temperatura superficiale media globale dell’aria ha superato di 1,5°C i livelli pre-industriali. Anche la temperatura superficiale media marina per il mese di novembre 2024 ha registrato livelli record, con 20,6°C, il secondo valore più alto registrato per il mese, e solo 0,13°C al di sotto del novembre 2023. LEGGI TUTTO

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    Dal frigo alla tavola, ecco come sprechiamo il cibo e cosa fare per evitarlo

    Alzi la mano chi, andando al supermercato, non si è mai lamentato dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari? Ed ora alzi la mano chi non ha mai sprecato quel cibo tanto prezioso, per negligenza o dimenticanza in fondo al frigorifero? Sì, può capitare. Ma un italiano su tre getta cibo ogni settimana. Più al sud che al centro-nord. A dircelo è un’indagine condotta per Too Good To Go – l’app sviluppata proprio per contrastare lo spreco alimentare – realizzata con YouGov, che ha analizzato il rapporto di noi italiani nei confronti del cibo, (un campione di 1015 adulti) rivelando abitudini quotidiane spesso contraddittorie, a volte sbagliate.

    Bisogna dire però, a nostra discolpa, che il 99% degli intervistati riconosce l’importanza di ridurre lo spreco e che il 78% considera la lotta allo spreco come una priorità. Quindi c’è tanta consapevolezza, ma non è ancora sufficiente se il 31% ammette di buttare il cibo nella spazzatura almeno una volta a settimana: al Sud si sale al 38% che arriva al 44% tra i genitori con figli minorenni. LEGGI TUTTO

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    Fotovoltaico, al via i nuovi incentivi per l’autoconsumo e i sistemi di accumulo

    Al via dal 3 giugno le domande per i nuovi incentivi al fotovoltaico. La procedura, prevista dal decreto FERX in versione transitoria, riguarda sia gli impianti dei privati di piccola taglia, sia quelli di più grandi dimensioni. I privati possono presentare la domanda per ottenere una tariffa incentivante sull’energia prodotta entro il prossimo 24 giugno. Il supporto favorisce l’autoconsumo e l’abbinamento degli impianti a fonti rinnovabili con i sistemi di accumulo.

    Il rapporto

    Italia rimandata in materia di transizione: bene le rinnovabili male la decarbonizzazione

    di Luca Fraioli

    22 Aprile 2025

    Contributi e decarbonizzazione
    Il decreto FERX prevede un meccanismo transitorio di supporto per impianti a fonti rinnovabili con costi di generazione vicini alla competitività di mercato ha la finalità di sostenere la produzione di energia elettrica di impianti a fonti rinnovabili con costi di generazione vicini alla competitività di mercato. Definito per questo di un meccanismo di supporto che ne promuova l’efficacia, l’efficienza e la sostenibilità in misura adeguata al perseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, coerentemente con gli obiettivi di sicurezza e adeguatezza del sistema elettrico. Il decreto cessa di applicarsi il 31 dicembre 2025.

    Fisco Verde

    Reddito energetico 2025: come funziona e limiti di accesso

    Antonella Donati

    06 Maggio 2025

    Accesso diretto per impianti inferiori a 1 MWPer gli impianti fotovoltaici con potenza nominale inferiore a 1 MW, vale a dire quelli che rientrano nella categoria “di piccola taglia”, l’accesso è diretto, senza necessità di partecipare a bandi competitivi. L’unico requisito richiesto è quello di aver avviato i lavori successivamente alla data di entrata in vigore del decreto, ossia non prima del 28 febbraio 2025. Gli impianti acquisiscono il diritto di accedere al meccanismo a fronte della presentazione della comunicazione di inizio lavori. Tutti gli interventi devono essere realizzati utilizzando componenti nuovi. Rientrano nell’ambito di applicazione del decreto anche gli interventi di rifacimento integrale e parziale e di potenziamenti di impianti esistenti, fermo restando che, per questi ultimi, l’accesso al meccanismo di supporto è consentito limitatamente alla nuova sezione di impianto che corrisponde al potenziamento.

    La tariffa incentivante
    Per gli impianti fino a 1 MW l’incentivo viene riconosciuto attraverso una tariffa fissa omnicomprensiva sulla produzione netta immessa in rete. La tariffa, calcolata secondo i criteri ARERA, oscilla tra 85 e 95 €/MWh, a seconda della taglia e della tecnologia. L’incentivo viene erogato per 20 anni, a partire dalla data di entrata in esercizio dell’impianto. Il valore dei prezzi di aggiudicazione può essere aggiornato annualmente tenendo conto delle analisi svolte dal GSE. Nel documento Regole operative per la comunicazione di avvio lavori, reperibile sul sito del GSE, sono disciplinate le modalità di accesso diretto al meccanismo di supporto e i requisiti e le condizioni per l’erogazione dei prezzi di aggiudicazione.Come presentare domandaLe domande si presentano esclusivamente attraverso il portale FER-X del GSE, accessibile con SPID, CIE o CNS. È necessario allegare la scheda tecnica dell’impianto; la dichiarazione di possesso del titolo abilitativo; l’eventuale documentazione sull’area idonea e sul punto di connessione.

    Energia

    Comuni Rinnovabili 2025, i premi alle migliori CER d’Italia

    di Luca Fraioli

    27 Maggio 2025

    Il GSE ha fissato un termine massimo di 45 giorni per l’istruttoria, al termine della quale – in caso di esito positivo – il soggetto richiedente riceverà il contratto da firmare digitalmente. Il criterio applicato è quello cronologico. Ciò significa che le domande saranno ammesse in ordine di arrivo fino a esaurimento delle risorse, con priorità per gli impianti più rapidi nell’attivazione. La tariffa sarà riconosciuta a partire dalla data effettiva di messa in esercizio, verificata attraverso i dati di Terna. LEGGI TUTTO

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    Quali sono le erbe aromatiche migliori da avere in giardino

    Scegliere le giuste erbe aromatiche per il proprio giardino è importante se si vuole ottenere un risultato estetico, pratico e benefico dal punto di vista sensoriale. Queste erbe, infatti, oltre ad arricchire le zone verdi attorno alla propria abitazione, sprigionano profumi avvolgenti in grado di trasformare un semplice giardino in un piccolo paradiso terrestre degno di questo nome. Non solo, perché molte di queste erbe aromatiche possono essere utilizzate anche in cucina, offrendo quel pizzico di originalità alle ricette. Quali sono, a questo punto, le piante aromatiche da potere piantare in giardino? Vediamo le più gettonate e le più facili da coltivare.

    Quali sono le principali tipologie di piante aromatiche?
    Esistono tantissime varietà di piante aromatiche, ma ognuna di esse ha caratteristiche differenti l’una dall’altra. Sceglierle può richiedere tempo, ma prima di tutto richiede informazione. Se dovessimo fare una classificazione per “categorie”, potremmo dire che le erbe aromatiche da giardino possono dividersi in: piante aromatiche perenni e piante aromatiche ornamentali, anche se nel mezzo possono incastrarsi molte variabili.

    Le migliori erbe aromatiche da coltivare in giardino
    Non si può non iniziare la lista delle erbe aromatiche da giardino senza citare il trittico per eccellenza: basilico, rosmarino e salvia. Queste sono tra le piante aromatiche più apprezzate e soprattutto più semplici da coltivare.

    Rosmarino
    Pianta perenne sempreverde, è simbolo della macchia mediterranea. Le sue foglie aghiformi emanano un aroma intenso, ideale per insaporire carni, patate e focacce. Quest’erba aromatica, evergreen da avere in giardino, predilige posizioni soleggiate e terreni ben drenati. Resiste bene alla siccità e al freddo, richiedendo poche cure una volta stabilizzata.

    Salvia
    Anche la salvia è un’altra erba aromatica perenne sempreverde dalle foglie vellutate e aromatiche. Utilizzata in numerose ricette, dalla pasta ai piatti di carne, ha anche proprietà medicinali, tra cui importanti effetti antinfiammatori e digestivi. Ama il sole e i terreni ben drenati, tollerando bene sia la siccità, sia le basse temperature.

    Basilico, timo e menta: erbe aromatiche dal profumo intenso
    Con le sue foglie dal profumo inebriante e il suo gusto riconoscibile, il basilico è indispensabile in cucina, specie quella italiana. Questa pianta aromatica ama il sole e i terreni ricchi e ben drenati, richiede irrigazioni regolari e non ama particolarmente i ristagni d’acqua. Essendo sensibile al freddo, si consiglia sempre di seminarlo a primavera inoltrata.

    Oltre a quelle appena descritte, sono anche altre le erbe aromatiche pronte a rendere giustizia a ogni giardino. Per ottenere un tocco leggermente esotico e trasportarsi direttamente dentro il caldo dell’estate, la menta e il timo sono la soluzione perfetta.

    La menta, notoriamente vigorosa, è una pianta perenne dalle foglie profumate e riconoscibili, utilizzata in cucina per tè, dessert, piatti salati e naturalmente il mojito. Essa predilige terreni umidi e fertili, con esposizione a mezz’ombra e tende a espandersi in tempi molto rapidi, motivo per il quale si consiglia di coltivarla in vaso o delimitare bene l’area di crescita nel giardino.

    Il timo, invece, è un’erba aromatica perenne a crescita bassa, con piccole foglie e fiori delicati. Ideale per insaporire carni, zuppe e verdure, ha un profumo che ricorda l’estate e la freschezza dell’aria. Predilige posizioni soleggiate e terreni leggeri e ben drenati. Grande resistente alla siccità e al freddo, richiede poche attenzioni, quindi è perfetta anche per chi è alle prime armi.

    Le altre aromatiche da avere obbligatoriamente in giardino
    Il giardino non è mai stato così profumato: assieme alle erbe aromatiche descritte finora, non possono non essere incluse anche lavanda, coriandolo, origano e prezzemolo. Il cerchio si chiude con altrettanti profumi e altrettanti sapori pronti a impreziosire ricette e disperdere aromi in tutta la casa. La lavanda, la regina delle piante aromatiche, con il suo profumo calmante e i suoi colori è perfetta per decorare bordure e giardini solitari. Richiede un suolo ben drenato e abbondante luce del sole. Si può utilizzare in cucina, ma i suoi fiori possono anche essere raccolti per creare i simbolici sacchetti profumati o oli essenziali speciali.

    Il coriandolo, invece, è una pianta annuale che ama gli ambienti (e le temperature) freschi. Nonostante sia conosciuto principalmente per i suoi semi utilizzati in cucina, le foglie fresche del coriandolo sono selezionate per molti piatti della cucina asiatica e latino-americana. Anche questa pianta aromatica, come la maggior parte, ama i terreni ben drenati e può anche beneficiare di ombra parziale nelle ore più calde del giorno. In questo modo la sua crescita sarà prolungata nel tempo.

    Origano e prezzemolo viaggiano insieme. L’origano è una pianta perenne molto apprezzata nella cucina mediterranea, soprattutto per pizze e sughi. Le sue foglie ovali emanano un aroma intenso e caratteristico. Ama il sole pieno e i terreni ben drenati, richiedendo irrigazioni moderate. È resistente al freddo e alla siccità. Anche il prezzemolo è molto amato in cucina: si utilizza soprattutto per insaporire e dare quel “tocco in più” ai piatti, che subito acquistano unicità e magia. Preferisce terreni fertili e umidi, con esposizioni a mezz’ombra, richiede irrigazioni regolari per mantenere il terreno sempre leggermente umido. Coltivato soprattutto in giardino, può anche crescere tranquillamente in vaso e tenuto lì.

    Coltivazione e cura delle erbe aromatiche in giardino
    Come si scelgono le piante aromatiche per il proprio giardino? Per farlo al meglio, bisogna considerare vari fattori, tra cui:
    Clima: alcune piante preferiscono climi caldi e soleggiati, mentre altre tollerano meglio l’ombra e le temperature più fresche.
    Tipo di terreno: è fondamentale conoscere le esigenze specifiche di ogni pianta riguardo al drenaggio, alla fertilità e al pH del suolo.
    Spazio disponibile: alcune erbe crescono in modo compatto, mentre altre tendono ad espandersi; considerare lo spazio è essenziale per evitare sovraffollamenti. LEGGI TUTTO

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    Pfas nel vino 100 volte superiori rispetto all’acqua potabile

    Tra i filari che disegnano le colline toscane, sui terrazzamenti che accompagnano le anse della Mosella, nelle vigne ordinate distese nelle pianure del Tokaj, il vino racconta da secoli una storia fatta di terra, cultura, memoria. A gettare un’ombra sul comparto enologico è ora il report Message from the bottle del Pesticide action network (Pan) Europe, che ha analizzato 49 vini, di cui 10 antichi, cioè commercializzati prima del 1988, e 39 recenti, prodotti tra il 2021 e il 2024, dei quali cinque biologici. Le bottiglie esaminate provengono da dieci Paesi europei, ovvero Austria, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Spagna e anche Italia.

    I vini austriaci sono i più contaminati

    Se nei vini più vecchi non sono stati rintracciati contaminanti, in quelli immessi sul mercato negli ultimi anni è stato rilevato acido trifluoroacetico (Tfa), un composto derivante dalla degradazione di pesticidi contenenti Pfas (Perfluorinated alkylated substances, sostanze perfluoroalchiliche) e di gas fluorurati, utilizzati nei refrigeranti industriali. La concentrazione media delle sostanze si è attestata a 122 microgrammi per litro, con un picco di 320 microgrammi, un valore circa cento volte superiore rispetto ai livelli medi, già elevati, presenti nelle acque potabili.

    I vini più contaminati sono risultati quelli austriaci, con una media di 156 microgrammi di Tfa per litro, seguiti nell’ordine da quelli francesi e belgi. Non sfuggono alle impurità alcuni vini della nostra penisola, tra cui il Chianti con 120 microgrammi di Tfa per litro, il Prosecco con 69 microgrammi e il Kalterersee, con 43 microgrammi. E non sono esenti da contaminazione neppure le bottiglie biologiche, visto che tutte contengono il composto.

    Sicurezza alimentare

    Un filtro per l’acqua potabile che rimuove anche i PFAS

    04 Maggio 2025

    La ricerca precedente

    Il nuovo report ha, di fatto, confermato e aggiornato uno studio condotto nel 2017 dai ricercatori del Laboratorio del Cvua (Chemisches und Veterinäruntersuchungsamt, Ufficio di ricerca chimica e veterinaria) di Stoccarda, in Germania, per conto della Commissione europea. All’epoca furono analizzati 27 vini, nei quali venne rilevata una concentrazione mediana di 50 microgrammi di Tfa per litro, con un picco di 120 microgrammi.

    Danni anche per la salute

    Sin dall’introduzione del Tfa in ambito industriale, le imprese hanno strenuamente sostenuto che fosse innocuo sia per l’ambiente sia per la salute. Un mito sopravvissuto per decenni, ma ora infranto da alcune analisi che evidenziano gli effetti negativi sul pH del suolo e sulle piante, soprattutto considerando la sua persistenza e l’accumulo a lungo termine. Inoltre, una ricerca pubblicata nel 2021 ha dimostrato che questo contaminante ha causato gravi malformazioni nei feti di coniglio, che hanno colpito sia lo scheletro sia gli occhi. Da allora, il sospetto è che possa rappresentare un rischio anche per la riproduzione umana.

    Pfas: che cosa sono e perché sono pericolosi per la salute

    di Valeria Pini

    21 Maggio 2025

    Nel 94% dei vini sono presenti pesticidi

    Nel documento sul Tfa compare anche un approfondimento sui pesticidi in generale. Ebbene, nel 94% dei vini prodotti tradizionalmente sono stati trovati fino a otto antiparassitari, mentre l’insieme delle analisi ha identificato 18 principi attivi distinti. Va meglio per i vini biologici: quattro su cinque erano, infatti, privi di agrofarmaci.

    Helmut Burtscher-Schaden, chimico ambientale dell’organizzazione Global 2000 e ideatore dello studio, definisce i risultati “allarmanti”, mentre Salome Roynel, responsabile delle politiche di Pan Europe, aggiunge: “I dati sono preoccupanti, perciò le sostanze che rilasciano Tfa devono essere ritirate dal mercato senza indugio”.

    Rincara la dose Cristina Guarda, eurodeputata di Europa Verde, che commenta: “La grande industria chimica sta avvelenando anche il vino, oltre al cibo che arriva sulle nostre tavole. E dato che il nostro Paese è il primo produttore di vino a livello globale, dovremmo considerarla un’emergenza nazionale. Chiediamo, inoltre all’Unione europea azioni urgenti per proteggere gli agricoltori, la nostra salute e quella dei consumatori di tutto il mondo”. LEGGI TUTTO

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    Da food swamp a smart fashion, la sostenibilità prende voce nel nuovo glossario dedicato a cibo e moda

    Dalle paludi del cibo (food swamp) in cui si rischia di rimanere impantanati tra fast food e fornitori di cibo spazzatura, alla smart fashion che creerà un nuovo abbigliamento in grado di monitorare i parametri corporei e al tempo stesso attento alla sostenibilità dei materiali: sono due dei lemmi presenti nel nuovo glossario della sostenibilità, rigorosamente in inglese, con tutti i termini della sostenibilità, in particolare della moda, il primo glossario che si occupa di moda e food sostenibili, pensato per quelle che sono due industrie che hanno fortemente a che fare con la vita quotidiana delle persone; un glossario progetto per la moda e la ristorazione di domani. Il glossario è una vera meta-risorsa di tipo accademico, perché per ogni lemma c’è un’ampia indicazione bibliografica. È pensato non solo per gli studenti universitari, ma per tutta la comunità, in particolare per la cosiddetta “generazione green”, quei giovani che pur professando di vivere sostenibilmente, in realtà non sono veramente consapevoli e partecipi di quali possano essere le scelte sostenibili in fatto di alimentazione e moda.
    Si tratta di uno dei risultati di un progetto di educazione alla sostenibilità guidato da ModaCult-Centro per lo Studio della Moda e della produzione culturale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che ha portato, tra il 2023 e il 2024, a curare lo sviluppo e la sperimentazione di strumenti formativi per l’educazione alla sostenibilità nei due settori, oggi disponibili anche su EDUOPEN, piattaforma online che offre corsi universitari gratuiti e aperti a tutti in Italia, realizzata da un network di università e supportata dal Ministero dell’Istruzione. L’iniziativa si è svolta nell’ambito di un progetto europeo che ha coinvolto 8 partner in 6 Paesi dell’Unione Europea, tra università, imprese e realtà del terzo settore e dimostra, come riferito nel contributo curato dalla prof.ssa Silvia Mazzucotelli Salice pubblicato nel volume “Nuevos aprendizajes tecnologizados con aplicaciones culturales y didácticas”, che l’apprendimento collaborativo online oltre a favorire l’acquisizione di nuove competenze possa incidere positivamente sulle attitudini e, in alcuni casi, anche sui comportamenti degli studenti verso la sostenibilità, rafforzando l’apprendimento attivo e consapevole. Si tratta di un progetto COIL (Collaborative Online International Learning), risultato di grande utilità pratica ai fini dell’apprendimento dei temi della sostenibilità.

    Biodiversità

    Lavori green, l’educatore ambientale: “Dalla scuola si crea un mondo più sano e equo”

    di Fiammetta Cupellaro

    31 Marzo 2025

    “Il nostro obiettivo, condiviso con un ampio team internazionale di docenti, ricercatori e professionisti, non era solo trasmettere conoscenze, ma creare le condizioni perché gli studenti potessero confrontarsi con altri punti di vista, rivedere criticamente le proprie abitudini e iniziare a trasformarle. È in questa connessione tra consapevolezza, scelte quotidiane e responsabilità sociale che si gioca oggi l’educazione alla sostenibilità” – sottolinea Mazzucotelli Salice, a nome del gruppo di lavoro coordinato da ModaCult nell’ambito della rete europea del progetto Fashion & Food for Sustainability.

    Il progetto Fashion & Food 4 Sustainability – ha avuto un approccio formativo sistemico, volto a ripensare l’offerta formativa universitaria e rafforzare le competenze di diversi attori nei settori moda e food, spiega Mazzucotelli Salice. Il progetto comprende anche lo sviluppo di materiali didattici, moduli formativi e strumenti innovativi per la sensibilizzazione e la formazione sui temi della sostenibilità nei settori moda e agroalimentare. Finora ha portato a una serie articolata di risultati, tra cui sei moduli didattici interdisciplinari e multilingue sulla sostenibilità (oggi disponibili gratuitamente sulla piattaforma EDUOPEN), il glossario della sostenibilità, una guida metodologica per docenti interessati a integrare questi strumenti nei propri percorsi formativi, materiali formativi pensati anche per target extra-universitari (giovani imprenditori, funzionari pubblici, professionisti locali), spiega Mazzucotelli Salice.
    Nella sua fase iniziale pilota, il progetto ha coinvolto i primi 100 studenti di varie nazionalità da 4 università europee (Italia, Spagna, Paesi Bassi e Polonia) che per sei settimane hanno lavorato insieme su attività didattiche collaborative online e progetti interdisciplinari finalizzati alla riflessione critica sui temi della sostenibilità nei settori della moda e della produzione alimentare, attraverso lavori di gruppo interdisciplinari, forum di discussione, presentazioni finali, tutto tramite web. Gli studenti, attualmente quelli coinvolti sono quasi 400, hanno anche compilato dei questionari sia all’inizio, sia alla fine dello studio. “Ebbene, dai questionari e dai focus group è emerso che, al termine delle sei settimane, una parte significativa degli studenti ha dichiarato di aver maturato una maggiore consapevolezza riguardo all’impatto delle proprie scelte quotidiane in ambito alimentare e di consumo, e di aver compreso meglio come orientarsi verso pratiche più sostenibili. In particolare, il 33% ha affermato di aver cambiato il proprio modo di pensare alla sostenibilità, mentre il 23% ha dichiarato di aver modificato alcuni comportamenti concreti. Inoltre, l’82% degli studenti ha riscontrato un miglioramento delle proprie competenze comunicative in contesti internazionali, e il 79% ha riferito una maggiore flessibilità mentale, dimostrando come l’esperienza abbia favorito anche lo sviluppo di soft skill trasversali”, rileva l’esperta.
    “Molti studenti si riconoscono nella cosiddetta ‘generazione green’, ma il percorso formativo ha fatto emergere quanto questa identificazione sia spesso ancora superficiale. Solo confrontandosi con contenuti e pratiche della sostenibilità in modo strutturato, è stato possibile per loro iniziare a tradurre i valori in scelte quotidiane concrete. Questo ci ricorda che la sostenibilità, per diventare davvero parte della vita, deve essere sostenuta da strumenti culturali e formativi capaci di connettere riflessione critica e cambiamento degli stili di vita” – conclude Mazzucotelli Salice. LEGGI TUTTO

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    Pompa di calore: funzionamento, vantaggi e svantaggi

    La pompa di calore è una tecnologia sempre più utilizzata per riscaldare e raffrescare gli ambienti domestici e aziendali. Ma come funziona, quali sono i suoi vantaggi e quali gli svantaggi? Esploriamo questi aspetti per aiutarti a capire meglio se questo sistema di climatizzazione è adatto alle tue esigenze.

    Cos’è una pompa di calore
    La pompa di calore è un dispositivo che sfrutta l’energia termica presente nell’ambiente (aria, acqua o terra) per riscaldare o raffrescare un ambiente. Funziona in modo simile a un frigorifero, ma al contrario. In inverno, estrae calore dall’aria esterna (anche a basse temperature) e lo trasferisce negli ambienti interni. In estate il processo si inverte, rimuovendo il calore dall’interno per raffreddare l’ambiente.

    Come funziona la pompa di calore
    Il funzionamento della pompa di calore si basa su un ciclo termodinamico creato grazie all’utilizzo di un fluido refrigerante. Il fluido, tramite una serie di passaggi in cui cambia stato (da gas a liquido e viceversa), riesce ad assorbire calore da una fonte esterna e a trasferirlo nell’ambiente interno, o viceversa. Questo processo avviene grazie alla presenza di un compressore, un espansore e uno scambiatore di calore. Esistono diverse tipologie di pompe di calore, a seconda della fonte di energia utilizzata: le pompa di calore aria-aria (utilizzano l’aria esterna per il riscaldamento e il raffreddamento), le pompe di calore aria-acqua (trasferiscono il calore dall’aria all’acqua, sono utili per alimentare impianti di riscaldamento a pavimento o termosifoni) e le pompe di calore geotermiche (sfruttano il calore del terreno, offrendo una soluzione più stabile e ad alte prestazioni).

    Quali sono i vantaggi
    I vantaggi di avere una pompa di calore sono numerosi. Innanzi tutto tali strumenti garantiscono grande efficienza energetica: la pompa di calore è infatti uno dei sistemi più efficienti per riscaldare e raffrescare gli ambienti, potendo produrre fino a 4-5 kWh di calore per ogni kWh di elettricità consumato. Questo la rende una scelta economica a lungo termine e ecologica. Il rispetto per l’ambiente è un altro pro: essendo una tecnologia che sfrutta fonti di energia rinnovabile (aria, acqua, terra), la pompa di calore riduce significativamente le emissioni di CO2 rispetto ai sistemi tradizionali che utilizzano combustibili fossili come il gas. La versatilità è un altro punto forte di tali sistemi: la pompa di calore non solo riscalda, ma può anche raffrescare gli ambienti nei mesi estivi. Questo la rende un sistema ideale per avere comfort tutto l’anno. Per l’acquisto inoltre, in molti Paesi tra cui l’Italia, sono previsti incentivi statali e sgravi fiscali: questo permette di abbattere i costi iniziali di acquisto e di installazione. I costi di manutenzione, poi, sono bassi rispetto ai tradizionali impianti di riscaldamento (come le caldaie a gas): la pompa di calore richiede una manutenzione non solo meno costosa ma anche meno frequente.

    Quali sono gli svantaggi
    Abbiamo parlato di costi di acquisto e di installazione: il costo iniziale elevato è il primo ostacolo che potrebbe far desistere qualcuno dall’acquisto di tale sistema termoregolatore. Una pompa di calore costa di più rispetto ai sistemi di riscaldamento tradizionali. Tuttavia, questo costo viene ammortizzato nel tempo grazie ai risparmi energetici. Un altro fattore da tenere a mente è l’efficacia ridotta a basse temperature: le pompe di calore aria-aria e aria-acqua possono essere meno efficienti in zone con inverni particolarmente rigidi. In questi casi potrebbe essere necessario integrare il sistema con una fonte di calore supplementare, come una caldaia a gas. Le pompe di calore, inoltre, sono ingombranti: per installarle ci vuole spazio. In base al modello, la pompa di calore può richiedere un’area esterna per l’installazione dell’unità esterna (nel caso delle pompe di calore aria-aria) o l’accesso a un sistema geotermico (per le pompe di calore geotermiche). Questo potrebbe non essere pratico in alcuni edifici o in giardini di piccole dimensioni.

    L’ultimo compromesso è il possibile rumore: alcuni modelli di pompe di calore possono emettere suoni, specialmente nelle unità esterne, che potrebbero risultare fastidiosi in ambienti molto silenziosi. È importante dunque valutare bene e scegliere un modello con bassi livelli di rumorosità. La pompa di calore, insomma, rappresenta una soluzione innovativa e vantaggiosa per chi desidera un impianto di riscaldamento e raffreddamento a basso impatto ambientale ed efficiente. Sebbene richieda un investimento iniziale maggiore, i benefici in termini di risparmio energetico e di riduzione delle emissioni di CO2 sono notevoli. Se abiti in una zona con inverni non troppo rigidi o se sei alla ricerca di una tecnologia versatile e duratura, la pompa di calore potrebbe essere la scelta giusta. Se stai valutando di installare una pompa di calore, è sempre consigliabile rivolgersi a un professionista per un’analisi delle tue specifiche esigenze e per scegliere il modello più adatto alla tua casa. LEGGI TUTTO