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    La crisi climatica rischia di far scomparire le banane

    Addio alle banane? Purtroppo, quello che si configura è la scomparsa delle colture nei Paesi che oggi garantiscono il consumo di banane in tutto il mondo. Il frutto giallo, talmente universale da essere trasformato in opera d’arte venduta addirittura per 6 milioni di euro, come la famosa banana di Cattelan, è oggi sempre più minacciato dalla crisi climatica.

    Un mix letale, fatto di aumento delle temperature medie, degli eventi meteorologici estremi e delle diffusioni di malattie e parassiti – agevolati proprio dal nuovo clima – sta infatti riducendo sempre di più l’area del mondo dove le banane sono oggi coltivabili. Un nuovo studio che ha coinvolto più ricercatori internazionali ed è confluito nel rapporto diffuso da Christian Aid chiamato “Going Bananas: How Climate Change Threatens the World’s Favourite Fruit” spiega come il frutto preferito al mondo secondo le attuali tendenze potrebbe essere non più disponibile al consumo di massa intorno al 2080.

    L’ANALISI

    Vino e global warming: così il clima rivoluziona la mappa della viticoltura

    20 Aprile 2025

    Fra poco più di cinquant’anni quasi due terzi delle aree oggi dedicate alla coltivazione di banane – soprattutto in America Latina e nei Caraibi – rischiano di non risultare più idonee alle coltivazioni, mettendo in ginocchio interi settori economici chiave per molti Paesi in via di sviluppo.

    Considerate oggi al quarto posto fra le colture alimentari più importanti del Pianeta dopo grano, riso e mais, le banane fanno parte di quei frutti che stanno pagando a carissimo prezzo l’aumento delle temperature legate alla crisi climatica innescata dalle emissioni antropiche. Fra i Paesi produttori più colpiti risultano già oggi Guatemala, Colombia e Costa Rica, dove le comunità rurali stanno già sperimentando cosa significa una riduzione dei raccolti. Soprattutto in questi Paesi e in altre aree del Sudamerica le banane – che in generale sono il frutto più consumato al mondo – sono fonte importantissima per l’apporto calorico giornaliero delle persone, si parla di circa il 15-30% del fabbisogno e almeno 400 milioni di persone dipendono da quello che è inteso come un vero e proprio oro giallo nel mondo vegetale.

    Biodiversità

    Troppe api per poco nettare: la lotta per sopravvivere tra quelle selvatiche e da miele

    di Fiammetta Cupellaro

    21 Marzo 2025

    Più o meno l’80% delle esportazioni di banane, quelle che poi arrivano nei supermercati italiani e di tutto il mondo, e in particolare le note Cavendish, provengono da America Latina e Caraibi, entrambi aree estremamente vulnerabili all’aumento delle temperature, dove l’inasprimento di fenomeni come la siccità o per contro la potenza di determinate piogge stanno causando la lacerazione delle foglie e rendendo sempre più complesse le coltivazioni.

    Idealmente, l’intervallo di temperatura necessario per le coltivazioni è fra i 15 e i 35 gradi ma servono anche acqua a sufficienza e terreni fertili. Con l’avanzata della crisi climatica, non solo è più difficile coltivarle in generale, ma è anche più complessa persino la fotosintesi del raccolto. Inoltre le condizioni meteorologiche estreme contribuiscono anche alla diffusione di malattie fungine: il fungo noto come Black Leaf può ridurre la capacità di fotosintesi dell’80% e prospera in condizioni di umidità, come durante le inondazioni. E poi ci sono altre malattie, come quelle riscontrate a Panama, che si diffondono attraverso il terreno e compromettono quella che oggi è la varietà più nota e predominante, la Cavendish appunto. Di conseguenza entro poche decadi a sperimentare questi cambiamenti secondo i ricercatori non saranno soltanto Costa Rica o Guatemala, ma anche India e Brasile per esempio.

    Per paradosso poi, molte delle realtà insulari o latine da cui provengono più banane, sono però da considerarsi come territori meno responsabili – a livello di emissioni – del riscaldamento globale. A Christian Aid la coltivatrice del Guatemala Aurelia Pop Xo ha raccontato per esempio come “il cambiamento climatico sta uccidendo i nostri raccolti. Questo significa che non ci sono entrate perché non possiamo vendere nulla. Quello che sta succedendo è che la mia piantagione sta morendo”.

    La giornata internazionale

    Dispensa naturale e rete di sicurezza: in che modo le foreste contribuiscono a sfamare il mondo

    di QU Dongyu

    21 Marzo 2025

    Per questo, nel tentativo di preservare il futuro delle banane, Christian Aid lancia un appello ai leader del mondo chiedendo loro di non “scivolare sulla buccia” facendo cadere quello che è oggi un comparto importantissimo, ma al contrario di impegnarsi erigendo nuovi e pragmatici piani nazionali per il clima che possano ridurre le emissioni. “Chiediamo inoltre ai Paesi ricchi, le cui emissioni attuali e storiche stanno causando la crisi climatica, di impegnarsi a versare la loro giusta quota di finanziamenti per il clima ai paesi in via di sviluppo per aiutarli ad adattarsi a queste mutate condizioni” scrivono. “Le banane – conclude Osai Ojigho, direttore delle politiche e delle campagne di Christian Aid – non sono solo il frutto più amato al mondo, ma anche un alimento essenziale per milioni di persone. Dobbiamo renderci conto del pericolo che il cambiamento climatico rappresenta per questa coltura vitale”. LEGGI TUTTO

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    Quali fiori fioriscono in primavera: tutti i tipi

    La primavera è il sipario che si apre sul palcoscenico della natura. Tra balconi in festa e giardini che si risvegliano, è tempo di scoprire i protagonisti floreali che rendono indimenticabile il ritorno della bella stagione. Fiori profumati che sbocciano in primavera: quali sono I fiori primaverili sono tanti, quasi infiniti, ma tutti accomunati da […] LEGGI TUTTO

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    Come ridurre il consumo degli elettrodomestici in casa: consigli e accorgimenti

    Ridurre i consumi degli elettrodomestici significa alleggerire la bolletta a fine mese, ma anche contenere le emissioni prodotte e di conseguenza il nostro impatto ambientale. Il tema della gestione dell’energia all’interno delle abitazioni ricopre quindi un ruolo cruciale sia per le sue implicazioni sul bilancio familiare, che per la salvaguardia del Pianeta. Se risparmiare energia in casa può sembrare un’ardua sfida, in realtà, con i giusti accorgimenti e rivedendo le proprie abitudini quotidiane diventa semplice, riducendo i consumi elettrici con facilità e contando su un risparmio concreto senza rinunciare a nessun comfort.

    Risparmiare energia in casa con gli elettrodomestici giusti
    Per risparmiare in bolletta e seguire uno stile di vita più sostenibile è necessario ridurre il consumo degli elettrodomestici in casa. Spesso, nelle giornate frenetiche che ciascuno di noi vive ci si lascia prendere dalle cattive abitudini, responsabili di sprechi quotidiani, da abbandonare per rendere la propria abitazione più efficiente a livello energetico. Per ridurre i consumi in casa si può agire su più fronti: un aspetto molto importante riguarda la scelta degli elettrodomestici, dovendo munirsi di modelli dall’alta efficienza energetica, sostituendo quelli vecchi che, seppur ancora funzionanti, consumano molta più elettricità. Questo vale in particolare per gli apparecchi di grandi dimensioni e usati regolarmente, come lavatrice, frigorifero e lavastoviglie. È necessario dotare la propria abitazione di elettrodomestici a basso consumo, grazie ai quali ridurre l’impatto ambientale e contare su un risparmio in bolletta. Nella scelta è opportuno prediligere dispositivi con una buona classe energetica, tenendo presente che le vecchie classi energetiche, dalla G alla A+++, sono state sostituite da una nuova scala, che va da G ad A. Attualmente la vecchia classe A+++ corrisponde alla D. Quando si acquista un elettrodomestico è fondamentale quindi verificare l’etichetta energetica su cui sono indicate tutte le informazioni in merito alla classe di efficienza e ai consumi.

    Buone abitudini per contenere il consumo energetico degli elettrodomestici
    Oltre a dotarsi di elettrodomestici dalla classe energetica più alta, per risparmiare energia elettrica in casa è necessario introdurre nel quotidiano delle abitudini che puntano alla sostenibilità. Si tratta di semplici azioni riguardanti l’uso degli elettrodomestici che se protratte nel tempo e con costanza incidono in modo significativo sui propri consumi. Per esempio nel caso del frigorifero, apparecchio che consuma di più visto che è sempre attivo, è importante mantenere la sua temperatura tra i 4 e i 6 gradi, mentre per quanto riguarda il vano del congelatore tra -21 e -18 gradi, non solo per conservare gli alimenti in modo ottimale, ma anche per evitare consumi di energia smisurati. Una buona abitudine è poi quella di non aprire e chiudere ripetutamente il frigorifero, azione che porta il compressore a mettersi in moto, aumentando di conseguenza l’elettricità impiegata. Inoltre, è cruciale pulire e sbrinare l’apparecchio regolarmente per assicurare un raffreddamento più efficiente.

    Restando in cucina anche un uso sbagliato del forno può appesantire la bolletta. Quando questo apparecchio è in funzione è fondamentale non aprirlo in continuazione ed è bene optare per la cottura ventilata, grazie alla quale far circolare uniformemente l’aria calda al suo interno, consentendo di rendere più veloce la cottura e di conseguenza di ridurre i tempi in cui è in funzione, diminuendo nettamente i consumi. Un alleato per ridurre il consumo dell’elettricità in casa è il forno a microonde visto che, rispetto al forno classico, consuma la metà, dovendo però ricordarsi di non lasciarlo mai in stand-by, essendo uno degli apparecchi che consuma di più in questa modalità. Altre strategie utili per risparmiare sui consumi domestici riguardano l’uso corretto della lavastoviglie, azionandola sempre a pieno carico, in modo tale da diminurne i cicli di funzionamento. È consigliato poi optare per un programma eco, che richiede meno acqua ed energia e temperature più basse, ed evitare il ciclo di asciugatura, che consuma moltissimo, spegnendo la lavastoviglie subito dopo il lavaggio, per poi lasciare aperto lo sportello in modo da far asciugare le stoviglie all’aria. Per assicurarsi che l’apparecchio sia energeticamente efficiente è fondamentale anche occuparsi della sua manutenzione, rimuovendo eventuali residui di cibo, verificando lo stato delle guarnizioni e pulendo regolarmente i filtri. Oltre a tutto questo è cruciale scegliere l’orario giusto per azionare la lavastoviglie: in caso si abbia una tariffa bioraria, i momenti di maggior risparmio vanno dalle 19 alle 8 del mattino, dal lunedì al venerdì, e tutto il giorno durante il fine settimana e i festivi, fasce in cui i costi sono più contenuti in quanto la richiesta di energia è minore.

    Ottimizzare i consumi energetici nella propria abitazione: altri consigli utili
    Per quanto riguarda la lavatrice, come nel caso della lavastoviglie, questa deve essere avviata a carico pieno, senza tuttavia esagerare, evitando inoltre i programmi ad alte temperature. Un’ottima opzione è il programma a 30 gradi, con cui risparmiare e preservare i capi delicati: se il bucato necessita di un lungo lavaggio è meglio prediligerne uno eco. Altra dritta utile riguarda la fase del prelavaggio che, eccetto in caso di panni molto sporchi, è possibile saltare visto che aumenta i consumi di acqua ed elettricità. Qualora questa fase sia imprescindibile è possibile avviarla per una decina di minuti, per poi spegnere il dispositivo, lasciando in ammollo i panni, procedendo in seguito con il ciclo di lavaggio scelto. Per garantire l’efficienza energetica della lavatrice, questa deve essere sottoposta a una manutenzione costante, pulendo per esempio il filtro regolarmente. Altro accorgimento riguarda l’orario dovendo, al pari della lavastoviglie, avviare la lavatrice nelle fasce orarie più convenienti, sfruttando i giorni festivi e il week-end per lavare i panni oppure le ore serali.

    Un dispositivo che incide molto sui consumi è poi il climatizzatore: quando lo si attiva, per evitare la dispersione dell’aria, è necessario ricordarsi sempre di chiudere porte e finestre. Durante l’estate il climatizzatore non va impostato a una temperatura troppo bassa, optando per i 26 gradi. In generale, guardando all’uso degli elettrodomestici un’azione fondamentale è non lasciarli mai in stand-by, spegnendoli sempre dall’interruttore on/off. Questo passaggio viene spesso dimenticato nella fretta quotidiana, cosa che incide sulle bollette. Per evitare di spegnere ogni singolo elettrodomestico si può ricorrere a una presa multipla in cui raggruppare diversi dispositivi: in un paio di secondi si potranno così spegnere più apparecchi insieme, tagliando in modo considerevole i propri consumi. LEGGI TUTTO

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    Le crocchette “taglia emissioni” per cani e gatti: a base di farina d’insetti e carne sintetica

    Nell’era in cui gli animali domestici sono parte integrante del nucleo familiare e la qualità della nostra alimentazione è diventata una priorità, non sorprende che sempre più persone stiano cercando di estendere gli stessi standard elevati al cibo dei loro amici a quattro zampe. “Durante il Covid il mio cane, un boxer di nome Iron e la cagnolina della mia amica Martina, si sono ammalati. La causa, un’alimentazione sbagliata che aveva provocato ad entrambi l’insorgere di gravi dermatiti. Da quel momento è nato il nostro interesse per il pet food. Nel giro di poco, ci siamo rese conto che non c’erano sul mercato alimenti personalizzati. Spesso i cibi in commercio non erano compatibili con razze, età, peso, patologie. Così è scattata la scintilla. Abbiamo messo da parte la nostra professione di future avvocate ed imboccato la strada da imprenditrici”. A parlare è Giada Iacopini, fondatrice insieme a Martina Terigi, Rebecca Ottanelli e Samuele Nannini di Hygge startup innovativa fondata a Lucca nel 2020 specializzata in alimenti personalizzati per animali domestici, con l’introduzione di proteine alternative, come farine d’insetti, di ingredienti naturali e diete su misura, studiate in collaborazione con medici veterinari e nutrizionisti.
    Crocchette a base di farina d’insetto
    Gli alimenti sono prevalentemente a base vegetale e di proteine alternative, tra cui proteine d’insetto. Sin dalla sua nascita, infatti, la startup ha scelto di non inserire carne di manzo nelle proprie ricette. La proteina d’insetto si è rivelata ottimale per far fronte alla crescente richiesta di cibi ipoallergenici e altamente digeribili e, al contempo, consente il taglio delle emissioni inquinanti, nonché un minor consumo di suolo e acqua.

    Il libro

    “Lasciate crescere l’erba del vostro giardino, il Pianeta vi ringrazierà”

    di Agostina Delli Compagni

    29 Marzo 2025

    “I nostri studi dimostrano che la farina d’’insetto è una proteina alternativa perfetta per l’alimentazione dei cani. Si tratta di una proteina nobile, nutriente ed ecologica che permette un risparmio fino all’80% di acqua, suolo e CO2 rispetto alla carne tradizionale.Non solo. L’insetto contiene i dieci amminoacidi essenziali per una nutrizione completa – cosa che le carni non hanno – e riduce del 60% l’impronta ambientale dei cani, tutt’altro che trascurabile. Se pensiamo che un cane di taglia media consuma in un anno – per essere alimentato – circa 10.000 mq di suolo (quanto la superficie del Duomo di Milano) e genera emissioni di CO2 pari a un volo aereo da Tokyo a Milano per una persona. Alternando la proteina animale tradizionale con proteine vegetali o alternative, è possibile ridurre l’impatto ambientale del cane fino al 60%. In un Paese come l’Italia, dove ci sono circa 7,5 milioni di cani, l’effetto su scala è enorme”.

    La guida

    Dalle crocchette alla ciotola, ecco le scelte green per il tuo cane

    di Paola Arosio

    23 Gennaio 2025

    Prossimo passo: carne sintetica per gatti
    Lo stato di emergenza affrontato negli ultimi anni ha avuto fra i suoi effetti quello di aumentare il livello di attenzione al tema della salute. Tale comportamento ha portato a una ricerca sempre più intensa di prodotti per la cura e l’igiene, ma anche per un’alimentazione più salutare possibile. Inoltre, la vita sempre più a stretto contatto tra proprietario e animale all’interno dell’ambiente domestico ha favorito una crescita della consapevolezza dei bisogni immediati di cani e gatti. In questo percorso, il concetto di cibo per cani si basa sull’idea di fornire agli animali domestici alimenti che rispettino gli stessi standard. Il prossimo passo sarà l’utilizzo di carne sintetica per gatti. LEGGI TUTTO

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    Un mare sempre più blu: effetto della perdita dei ghiacciai

    La lista degli effetti prodotti dalla perdita dei ghiacci si allunga. O meglio si allarga a considerare aspetti finora meno evidenti. Diverse ricerche hanno mostrato il rischi relativi alle variazioni nel livello dei mari, nelle correnti, nelle temperature delle acque, e ai cambiamenti nell’atmosfera che mettono in pericolo la sopravvivenza degli ecosistemi e nostra. Ma […] LEGGI TUTTO

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    Specie di uccelli in declino in Nord America: un segnale per la salute della Terra

    Molte specie di uccelli stanno andando incontro a un forte declino, e, secondo alcuni studi, in Nord America in particolare circa un quarto delle specie nidificanti sarebbe scomparso dal 1970 a oggi. Per poter rispondere all’emergenza e progettare interventi di conservazione efficaci, spiegano gli esperti, è fondamentale capire quali aree nello specifico sono soggette a un declino più marcato. Proprio con questo obiettivo, un gruppo di ricercatori e ricercatrici coordinato da Alison Johnston, del Cornell Lab of Ornithology (Stati Uniti), ha utilizzato un’ampia quantità di dati raccolti dal 2007 al 2021 per valutare le variazioni nelle popolazioni di 495 specie di uccelli che nidificano in Nord e Centro America e nei Caraibi. Dai risultati, pubblicati su Science, è emerso che gli uccelli stanno scomparendo più velocemente proprio dalle zone in cui sono più abbondanti.

    Biodiversità

    La conservazione della natura voluta dalla Ue non compromette le attività economiche

    di Luca Fraioli

    28 Aprile 2025

    I dati, la ricerca, l’analisi
    Gli autori dello studio hanno utilizzato i dati contenuti in ben 36 milioni di checklist pubblicate su eBird, una piattaforma online che raccoglie le osservazioni di volontari appassionati di bird watching. Ogni checklist, spiegano i ricercatori, è in sostanza un elenco di tutti gli uccelli identificati da un volontario in un certo luogo e in un preciso momento. Il team ha poi utilizzato un algoritmo di machine learning per distinguere le effettive variazioni nelle popolazioni degli uccelli dai possibili cambiamenti nel modo in cui sono state effettuate le osservazioni nel corso degli anni. I vari volontari potrebbero infatti aver cambiato il sito dal quale effettuano le osservazioni, o altri parametri che potrebbero aver modificato l’efficienza della loro ricerca.

    Biodiversità

    A tu per tu con una colonia di salpe, le foto nel mare di Portofino

    di Pasquale Raicaldo

    01 Maggio 2025

    L’affidabilità delle stime ottenute dall’analisi di questa grande quantità di dati è stata poi ulteriormente valutata attraverso specifiche simulazioni per ogni specie presa in esame. In questo modo, si legge nella pubblicazione, il gruppo di ricerca è riuscito a quantificare le variazioni in termini di popolazione per la maggior parte delle specie di uccelli nordamericani con una risoluzione spaziale di 27 chilometri.

    Il caso del picchio di Williamson
    È emerso che circa il 75% delle specie prese in esame è in declino, e nell’83% dei casi questo riguarda le aree in cui le specie sono più abbondanti. Un esempio è il picchio di Williamson (Sphyrapicus thyroideus), già considerato vulnerabile e la cui presenza sta diminuendo anche nelle aree in cui storicamente si riscontrava un elevato numero di esemplari. In generale, il declino sarebbe particolarmente pronunciato per gli uccelli che si riproducono nelle praterie e nelle zone aride.

    Ecosistemi a rischio

    In Islanda tra le comunità che combattono i “salmoni zombie”

    dal nostro inviato Giacomo Talignani

    29 Aprile 2025

    Nonostante il trend sia generalmente negativo, dallo studio sono emerse anche alcune aree caratterizzate da una certa stabilità nelle popolazioni di uccelli. Per esempio la catena montuosa degli Appalachi, situata nella parte orientale del Nord America, o altre montagne situate nell’area più occidentale, che potrebbero in qualche modo offrire rifugio alle specie che le abitano. In generale, concludono gli autori, oltre a mostrare il contributo che i progetti di citizen science possono dare alla ricerca, i risultati dello studio forniscono utili spunti per quanto riguarda la pianificazione degli interventi di conservazione, specialmente per la grande quantità di dati presa in esame e per l’elevato livello di dettaglio raggiunto in termini di risoluzione spaziale. LEGGI TUTTO

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    La crisi del clima trasforma la vegetazione nell’Artico

    L’Artico è un hot spot del cambiamento climatico, dove le temperature negli ultimi decenni sono salite quattro volte più velocemente della media globale. In condizioni simili, il paesaggio è destinato necessariamente a modificarsi, con il rischio che vengano compromessi i delicati equilibri sviluppati tra flora e fauna in un ambiente tra i più estremi del pianeta. E in effetti, una nuova ricerca pubblicata su Nature fotografa i profondi cambiamenti a cui è andata incontro la biodiversità vegetale dell’Artico negli ultimi 40 anni, cambiamenti destinati con ogni probabilità ad alterare in futuro il funzionamento degli ecosistemi artici e, di conseguenza, la vita di animali, piante e persone che li abitano.

    Crisi climatica

    Nell’Artico trovata una pianta che normalmente cresce in ambienti più caldi

    di Fiammetta Cupellaro

    27 Febbraio 2025

    Uno dei luoghi più colpiti dalla crisi del clima
    In tutto il mondo, d’altronde, il riscaldamento globale sta stravolgendo il modo in cui le piante crescono, il loro areale di diffusione, quali e quante se ne possono trovare. Difficilmente quindi la situazione potrebbe essere diversa nell’Artide, uno dei luoghi colpiti più duramente dai cambiamenti climatici, e in cui la cui flora è estremamente adattata al freddo intenso e all’avvicendarsi delle stagioni che caratterizzano le zone più settentrionali del nostro pianeta.

    Nonostante le ricerche a riguardo anche in passato non siano mancate, fino ad oggi nessuno aveva fornito un’immagine chiara della situazione. È quello che hanno deciso di realizzare gli autori del nuovo studio pubblicato su Nature: una ricerca che ha esaminato la ricchezza di specie vegetali presenti nell’Artico, e la composizione dei suoi ecosistemi, per verificare come stia cambiando questo territorio di frontiera in risposta ai cambiamenti climatici.

    L’aumento delle temperature e l’Artico è sempre più verde  LEGGI TUTTO

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    La “schiuma” biologica e biodegradabile che elimina i Pfas dall’acqua

    Spuma è sinonimo di schiuma, ma nel mondo dell’innovazione ha i connotati di una startup parigina che aspira a distruggere i PFAS presenti nelle acque. La missione è chiara, ma il percorso non è semplice perché si vuole raggiungere l’obiettivo impiegando esclusivamente un additivo a base biologica, biodegradabile e di grado alimentare. Prima di tutto […] LEGGI TUTTO