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    Sport all'asta per gli ospedali di Brescia e Bergamo

    Iniziative
    di Valeria GhittiPubblicato il: 21-07-2020

    Continua We run togheter, l’asta di cimeli sportivi ed esperienze supportata nientemeno che dal Papa in favore degli ospedali in prima linea nell’emergenza Covid-19.
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    Sanihelp.it – Sono già stati raccolti oltre 80 mila euro con l’asta benefica We Run Together, proventi destinati al personale sanitario degli ospedali  Papa Giovanni XXIII di Bergamo e Fondazione Poliambulanza di Brescia, che negli scorsi mesi si sono trovati ad affrontare in modo particolare l’emergenza sanitaria da Covid-19. 
    L’iniziativa ha preso il via lo scorso 8 giugno e proseguirà fino all’8 agosto, proponendo, ogni 10 giorni, diversi oggetti sportivi, spesso anche autografati, ed esperienze da vivere con campioni nazionali e internazionali di varie discipline.
    Per partecipare si deve accedere al sito www.charitystars.com, nella sezione dedicata all’asta We Run Together. Attualmente il quinto lotto di oggetti all’asta (che scadrà il 24 luglio) vede protagonista l’atletica leggera: è possibile, ad esempio, fare un’offerta per passare una giornata in allenamento con Oney Tapia (e avere una sua mascherina), oppure per il completo da gara autografato con cui Larissa Iapichino si è laureata campionessa europea under 20 di salto in lungo.
    L’asta benefica, portata avanti da Athletica Vaticana con le Fiamme Gialle, il Cortile dei Gentile e Fidal Lazio, seguendo le indicazioni di Papa Francesco, oltre a raccogliere fondi per i due ospedali lombardi, punta anche a testimoniale il volto solidale di uno sport che sia davvero inclusivo. Tutti coloro che avranno contribuito alla raccolta fondi parteciperanno anche all’estrazione di una maglia speciale di Athletica Vaticana autografata dal Pontefice e di 30 kit composti una maglietta blu dedicata a questa iniziativa, un portachiavi e un gadget delle Fiamme Gialle.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:www.athleticavaticana.org; www.charitystars.com© 2020 sanihelp.it. All rights reserved.

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    Terapia culinaria, un aiuto per mente e stress

    Nuove scoperte
    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 21-07-2020

    Come utilizzare la cucina per migliorare anche nel trattamento dei propri disturbi psicologici ed emotivi
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    Sanihelp.it – Cucinare è una delle attività preferite dagli italiani, e la quarantena sembra averlo confermato.
    E se creare prelibati manicaretti ha l’effetto di soddisfare certamente il palato, un recente articolo della rivista specializzata Psychology Today avrebbe confermato come il fatto di cucinare possa essere visto anche come una vera e propria forma di terapia.
    Si parla, in questi casi, di terapia culinaria, e proprio nell’articolo si indica come questa possa avere l’effetto di nutrire la mente e anche l’anima.
    Ma che cos’è, più nello specifico, la terapia culinaria?
    Gli esperti l’hanno definita come una forma di tecnica terapeutica che utilizza l’arte, la cucina e la gastronomia per andare a gestire i problemi emozionali e psicologici in generale.
    In particolare, la cucina si può esercitare in casa, e può essere un buon elemento da incorporare rispetto a tutte le altre forme di terapie mentali e anche emozionali.
    La cucina viene raccomandata a tutti coloro che abbiano la necessità di ridurre lo stress, ma anche a persone che si trovino ad affrontare la depressione, l’ansia, il disturbo d’attenzione e anche gli stessi disturbi alimentari.
    In che modo potrebbe la cucina essere un sistema per ridurre lo stress?
    Secondo un sondaggio che è stato fatto nel 2018 le persone che cucinano per piacere e non solo per necessità rilevano emozioni positive. Infatti, il fatto di cucinare porterebbe ad avere un maggiore senso di controllo sulla propria vita, oltre a dare soddisfazione. Inoltre, per molte persone sarebbe un ulteriore sistema per socializzare.
    Le ricerche sono andate ancora più nello specifico, indicando come la cucina sia benefica perché:
    –        Richiede concentrazione e consente di non avere continuamente la mente focalizzata sul proprio disturbo
    –        Può essere vista come una forma di mindfulness, in quanto si entra in uno stato quasi meditativo
    – Acuisce i sensi
    – Aiuta anche ad imparare cose nuove e stimola la mente e la memoria
    – Aumenta il senso di autostima
    E così, la riscoperta della cucina in casa potrebbe aver letteralmente salvato molte persone, soprattutto in un periodo difficile come quello appena trascorso.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Psychology Today© 2020 sanihelp.it. All rights reserved.

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    AIFA dà l'ok a farmaco contro tumore al fegato

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 21-07-2020

    Cabozantinib è il nome della molecola recentemente approvata per la terapia del carcinoma epatocellulare
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    Sanihelp.it – È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale (n. 172 del 10/07/2020) la determina con la quale si stabilisce il prezzo e il rimborso di cabozantinib, indicato in monoterapia per il trattamento del carcinoma epatocellulare negli adulti che sono stati precedentemente trattati con sorafenib.
    Cabozantinib è una molecola di piccole dimensioni che inibisce diversi recettori coinvolti nella crescita tumorale, nella farmacoresistenza e nella progressione metastatica del cancro.
    In una vasta gamma di modelli tumorali preclinici, il farmaco ha mostrato effetti di inibizione della crescita tumorale, regressione del tumore e/o inibizione delle metastasi correlati alla dose. 
    «La possibilità di prescrivere cabozantinib in monoterapia, sia in seconda che in terza linea dopo sorafenib, aumenta le opzioni terapeutiche per i pazienti affetti da carcinoma epatocellulare in fase avanzata – spiega Fabio Piscaglia, professore associato di Medicina Interna all’Università di Bologna e direttore della Medicina Interna al Policlinico S.Orsola Malpighi – Questo ci permette di proporre più percorsi terapeutici personalizzati, adatti alle comorbidità e preferenze di ogni paziente».
    Il tumore del fegato è provocato dalla proliferazione incontrollata delle cellule all’interno dell’organo, gli epatociti. Con circa 800.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno, è la sesta più comune causa di tumore e la seconda causa di morte di tumore nel mondo. Sono ancora più frequenti i tumori secondari, cioè le metastasi che provengono da altri organi. Il fegato infatti, avendo una funzione di filtro dell’organismo, riceve sangue da quasi tutti i distretti del corpo ed è quindi facilmente sede di metastasi di tumori che si sono sviluppati in altri organi.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Ansa Salute© 2020 sanihelp.it. All rights reserved.

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    Come trattare una puntura d'ape in modo naturale

    Cure alternative
    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 14-07-2020

    Eliminare il dolore e gli effetti negativi legati al pungiglione di questo insetto potrà essere semplice anche a casa
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    Sanihelp.it – La puntura di un’ape può non essere proprio un’esperienza edificante. Il dolore e il fastidio accompagnano l’incontro con questo insetto nella maggior parte dei casi.
    In generale, chi non sia allergico alle api potrà trattare la puntura anche in casa, mentre nel caso in cui dovessero comparire segni di allergia, fino allo shock anafilattico, o di infezione sarà sempre necessario rivolgersi immediatamente al medico.
    Come prima cosa bisognerà eliminare il pungiglione per minimizzare gli effetti del veleno dell’ape.
    Successivamente, si laverà la parte con acqua e sapone e poi si potrà passare all’applicazione dei rimedi.
    Il miele
    Creato dalle stesse api, il miele può aiutare contro il gonfiore e il prurito. Si potrà applicare una piccola quantità di miele sulla puntura, e si fascerà lasciando il tutto in posa per un’ora circa.
    Il bicarbonato di sodio
    Un altro rimedio utile in questi casi è il bicarbonato di sodio, ottimo soprattutto per disattivare gli effetti del veleno d’ape.
    Si realizzerà una piccola quantità di pasta di bicarbonato mescolandolo semplicemente all’acqua. Si applicherà la pasta e si lascerà in posa per almeno quindici minuti, potendo ripetere l’applicazione durante la giornata.
    Gel d’aloe vera
    L’aloe vera può essere usata per ridurre notevolmente gli effetti della puntura d’ape e del veleno. Basterà applicare un paio di volte al giorno una piccola quantità di gel direttamente sulla puntura per provare subito sollievo.
    Olio esssenziale di lavanda
    La lavanda viene usata soprattutto per trattare i problemi alla pelle e anche per tutte le infiammazioni superficiali. Per questo si consiglia l’uso dell’olio essenziale di lavanda anche per le punture d’ape.
    Si potranno diluire due gocce di olio in un olio vegetale, e si applicherà il tutto sulla puntura, un paio di volte al giorno, per veere davvero ridotto il dolore e il gonfiore.
    Aceto di mele
    Infine, un altro rimedio utile per disattivare il veleno d’ape è l’aceto di mele. Si potrà applicare un po’ di aceto sulla sede del morso con un batuffolo di cotone, almeno un paio di volte al giorno, anche per ridurre la possibilità di un’infezione.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Health Line© 2020 sanihelp.it. All rights reserved.

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    Alopecia da chemio, protesi innovativa

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 14-07-2020

    l problema riguarda il 65% delle donne in trattamento chemioterapico
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    Sanihelp.it – Uno studio pilota promosso da Salute Donna Onlus in collaborazione con l’Istituto Nazionale dei Tumori prevede l’utilizzo di un dispositivo medico chiamato CNC, una protesi del capillizio personalizzata, realizzata in Italia, che utilizza capelli umani, non trattati, inseriti uno alla volta in una sottile membrana polimerica biocompatibile.
    L’importanza dello studio risiede nel fatto che molte donne colpite da tumore e in trattamento chemioterapico vivono l’alopecia con molto disagio, nel rapporto con se stesse e con gli altri.
    Il sistema protesico, che è stato sviluppato da CRLab, Cesare Ragazzi Laboratories, presenta diversi vantaggi in confronto alla tradizionale parrucca, in quanto non si muove, fa sentire come prima, la qualità dei capelli è buona e ci si può addirittura recare dal parrucchiere per sottoporsi a trattamenti come colorazioni e colpi di sole.
    «Avevamo sentito parlare da diverse pazienti di un nuovo tipo di ausilio per la perdita dei capelli, ma Crlab ci ha battuti sul tempo e ci ha contattati. Siamo stati invitati direttamente nei laboratori di Bologna dove abbiamo potuto seguire il complicato processo manifatturiero che porta alla produzione del sistema protesico CNC – rivela Annamaria Mancuso, presidente di Salute Donna Onlus – e abbiamo subito capito che si trattava di una vera innovazione. I risultati dello studio pilota sono davvero molto buoni. Questo sistema potrebbe aiutare le donne ma anche gli uomini e i più giovani affetti da tumore. Il passo successivo sarà quello di parlare con i decisori regionali per consentire un accesso equo a questo sistema».

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Adnkronos Salute© 2020 sanihelp.it. All rights reserved.

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    Anche gli chef si mettono a dieta

    Alimentazione
    di Valeria GhittiPubblicato il: 14-07-2020

    Bonci, il re degli impasti e della pizza, ha perso più di 40 chili negli ultimi mesi. E ora anche Antonino Cannavacciuolo è in lotta con la bilancia.
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    Sanihelp.it – Siamo abituati a vederli tra i fornelli televisivi o al ristorante, alle prese con ingredienti dolci e salati, leccornie e pietanze di ogni tipo, lontani, insomma, da tutto ciò che normalmente può suggerire l’idea di dieta e restrizione. Forse anche per questo non ci sorprende se alcuni chef hanno una fisicità particolarmente abbondante. Ma anche per loro può esserci un momento in cui i chili da portare diventano troppi e si fa più impellente il bisogno di abbandonare parte del fardello.
    È il caso, emblematico, di Gabriele Bonci, l’imperatore romano degli impasti e della pizza, noto al grande pubblico anche per le partecipazioni a La prova del cuoco e più recentemente nella veste di conduttore di Pizza Hero –La sfida dei forni su Nove. Il diretto interessato non si è espresso al riguardo (non è quindi dato sapere se abbia seguito una dieta particolare o altro), ma per lui parlano le immagini televisive: dopo che è tornato recentemente ospite nella trasmissione di Rai Uno, è apparso evidente a tutti il dimagrimento che lo ha interessato negli ultimi mesi e che, secondo i bene informati, lo avrebbe portato a perdere, dalla scorsa estate, oltre 40 chili.
    Non ha invece fatto mistero della sua scelta Antonino Cannavacciuolo che, in vista del ritorno nella nuova stagione di MasterChef, ha spiegato, in una intervista al settimanale Oggi: «Sono stato vicino a un bivio. Pesavo tanto, sono arrivato a 155 chili, mi sentivo stanco, dormivo male. Tre anni fa ho detto basta e mi sono comprato un tapis roulant».
    Ora, per sua stessa ammissione, è passato da una taglia 66 a una 60, perdendo qualcosa come circa 29 chili, ma non sta seguendo una dieta specifica, mentre sembra dare più spazio all’attività fisica: «La mattina faccio camminata veloce e pesi, non seguo una dieta. Sto solo un po’ attento, non mi sono tolto niente. Oggi peso 126-127 chili, ogni tre, quattro mesi perdo un chilo: la bilancia non deve più salire, deve solo scendere. Se una sera esagero a cena con gli amici, il giorno dopo insalata, corsa e flessioni».

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Oggi, La prova del cuoco© 2020 sanihelp.it. All rights reserved.

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