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    Tumori, sole e vitamina D

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 01-12-2020

    Le molteplici funzioni della vitamina D
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    Sanihelp.it – La funzione della vitamina più conosciuta è quella di fissare il calcio nelle ossa, prevenendo in questo modo il rachitismo nei bambini e l’osteoporosi negli anziani.
    Nella sua forma attivata agisce come un ormone con azione di regolazione nei confronti di vari organi e sistemi e un’azione modulante del sistema immunitario e dell’infiammazione.
    In vitro, cioè in laboratorio, questa vitamina ha dimostrato di avere anche un’azione antitumorale, dimostrando di essere potenzialmente in grado di prevenire o rallentare lo sviluppo delle cellule tumorali. I ricercatori cercano da tempo di dimostrare un nesso tra la vitamina D e il cancro e hanno scoperto che coloro che vivono vicino all’equatore, dove l’esposizione alla luce permette di produrre più vitamina D, l’incidenza e il tasso di mortalità per certi tipi di tumore risultano più bassi.
    Nelle cellule tumorali in laboratorio e nei modelli murini, la vitamina D ha anche rallentato la progressione del cancro.
    Non abbiamo però una risposta chiara negli studi sull’uomo.
    Gli studi non sono concordi tra loro, lo studio europeo EPIC ha rilevato che i soggetti con i più alti livelli di questa vitamina nel sangue hanno un rischio di cancro al colon inferiore di circa il 40 per cento rispetto a chi invece ne è carente, e così per altri tipi di tumori. 
    Secondo altre analisi, come la Women’s Health Initiative statunitense, tuttavia, alti livelli di vitamina D non sembrano conferire alcun effetto protettivo. 
    Può essere quindi che la vitamina D ad alti livelli non sia direttamente responsabile degli effetti benefici sull’organismo, ma semplicemente faccia parte di uno stile di vita corretto che aiuta a minimizzare il rischio di cancro.
    Ovviamente l’argomento è attualmente oggetto di studio.
    Circa un terzo della vitamina D dell’organismo proviene dall’alimentazione. Gli alimenti più ricchi di vitamina D sono i pesci come salmone, sardine, sgombri, il tuorlo dell’uovo, il fegato.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:AIRC – Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro© 2020 sanihelp.it. All rights reserved.

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    I consigli di Jill Cooper per affrontare il lockdown

    Benessere
    di Valeria GhittiPubblicato il: 01-12-2020

    La nota esperta di fitness e wellness dà alcuni suggerimenti per vivere al meglio queste settimane in zona rossa o arancione.
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    Sanihelp.it – Ci viene nuovamente chiesto di stare in casa il più a lungo possibile. Questa volta, però, si può cogliere l’occasione per innescare e/o consolidare uno stile di vita più sano, da continuare poi una volta terminate le misure più restrittive. Questo, almeno, è il pensiero di Jill Cooper nota esperta di fitness e wellness che abbiamo imparato come insegnante nelle prime edizioni del talent Amici, quasi vent’anni fa: «Cerco sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno e questo approccio ci aiuta, in generale, a ridurre il cortisolo ovvero l’ormone dello stress e che a cascata inficia su diversi aspetti del nostro benessere: dal rallentare il metabolismo a ridurre la qualità del sonno»
    Per passare dalle parole alla pratica, Jill dà cinque semplici consigli che contengono altrettanti piccoli accorgimenti per costruire una routine di benessere quotidiana.
    Il primo consiglio riguarda il riposo notturno, da preservare aiutandosi anche con una mascherina… per gli occhi. «La miglior beauty routine in assoluto è dormire profondamente per almeno 8 ore di seguito, non c’è nulla di più benefico per il corpo di questo. Ed è il motivo per il quale è fondamentale utilizzare sempre una mascherina per gli occhi, io stessa ormai la uso da più di 12 anni, in quanto in questo modo si inibisce l’arrivo di potenziali spie e segnali luminosi ai nostri recettori circadiani, una sorta di orologio interno che regola il sonno».
    Non poteva poi non dire la sua sull’attività sportiva, che non va abbandonata in casa. Sbagliato, però, ridurre il movimento a un unico momento quotidiano, facendo magari una sola sessione di allenamento da 45 minuti. Meglio, piuttosto, tre momenti da 15 minuti ciascuno, scaglionati nell’arco della giornata. Con il lockdown, infatti, il corpo passa da una quotidianità costituita da un insieme di diversi movimenti, il semplice uscire di casa e camminare ad esempio, a non muoversi quasi per nulla. «È questo il motivo per il quale in tanti hanno preso dei chili extra durante il primo lockdown, per questo consiglio brevi intermezzi di attività fisica, dallo stretching allo yoga fino ai circuiti proposti da diverse app. Quello che dobbiamo dire al nostro corpo è che continuiamo a muoverci per tutto il giorno, così da tenere in continua azione il metabolismo» sottolinea l’esperta.
    Sul fronte alimentare? «La panificazione e la lievitazione ad esempio sono attività che indubbiamente incidono positivamente sul nostro benessere, ma dovrebbero essere riservate solo al fine settimana. Non bisogna correre il rischio di diventare delle novelle Julia Child  e cucinare ogni giorno piatti particolarmente impegnativi anche dal punto di vista calorico» è il monito di Jill Cooper che ricorda di prediligere frutta e verdura da consumare giornalmente per rafforzare il sistema immunitario e aiutare ulteriormente il corpo con l’assunzione di probiotici come yogurt e kefir che proteggono il microbiota.
    E dopo il corpo è opportuno prendersi cura della mente. «Bastano anche solo 5 minuti ogni giorno per dedicarsi ad una serie di esercizi di respirazione » ricorda Jill Cooper invitando ad avvicinarsi alla mindfulness, anche attraverso le numerose app e i tutorial su YouTube disponibili.  Ma non è l’unica opzione: «È scientificamente provato che scrivere semplici pensieri positivi aiuta a ridurre il cortisolo» continua l’esperta, che sottolinea anche come sia importante, per ridurre l’ansia, evitare di ascoltare troppe notizie ogni giorno: «L’informazione spesso contribuisce a creare maggiore stress e panico nell’ascoltatore, se non si è quindi predisposti a controllare la propria ansia meglio evitare un simile bombardamento mediatico quotidiano ma centellinare il tempo di esposizione alle notizie e ai bollettini». E infine un ultimo consiglio per lo spirito: «Chiunque vive la spiritualità come meglio crede. Farsi comunque delle domande e nutrire la propria anima non può che aiutare in un momento di incertezza come questo che stiamo vivendo».

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:comunicato stampa© 2020 sanihelp.it. All rights reserved.

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    Fico degli ottentotti, la pianta per la giovinezza

    Rimedi dolci
    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 24-11-2020

    Questo vegetale ornamentale ha anche moltissime proprietà che aiutano il corpo a stare meglio e a prevenire alcuni disturbi
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    Sanihelp.it – Una pianta spesso considerata ornamentale ma, invece, molto utile anche per la salute.
    Si tratta del Fico degli ottentotti, una pianta succulenta che appartiene alla famiglia delle Aizoacee ed è originaria dell’Africa meridionale, anche se oggi è diffusa moltissimo anche in Italia.
    Ha fusti rossastri e molte foglie a sezione triangolare che, essendo una pianta grassa, sono molto carnose.
    La pianta produce dei fiori belli e decorativi anche di colori molto diversi.
    Com’è già stato indicato, il Fico degli ottentotti non è solamente una pianta ornamentale, perché contiene delle molecole attive.
    Queste comprendono polifenoli, acidi organici e polisaccaridi. In particolare, questi elementi consentono di utilizzare la pianta per le sue proprietà antiossidanti, anti glicazione e antibatteriche.
    Infatti, la medicina tradizionale impiega il fico degli ottentotti allo scopo di velocizzare la guarigione delle ferite, ma anche per evitare le infezioni.
    Tuttavia, si può utilizzare anche internamente per evitare la glicazione, quel fenomeno per il quale uno zucchero va a reagire con una proteina o un lipide, pregiudicando il funzionamento di molte molecole essenziali del corpo. Il risultato può essere una malattia cardiovascolare, renale e anche della retina.
    Chiedendo al proprio erborista, quindi, si può ottenere un estratto di questa pianta da assumere per evitare sia di avere rischi di malattie degenerative, sia allo scopo di ridurre la velocità dell’invecchiamento.
    Nel caso in cui si assumano già farmaci sarà sempre necessario consultare preventivamente il proprio medico.

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    Tumore al pancreas: quali sintomi devono preoccupare?

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 24-11-2020

    Si tratta di un tumore che non dà segni della sua presenza a lungo e spesso viene diagnosticato in ritardo
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    Sanihelp.it – Il pancreas è una ghiandola a forma di cono allungato situata trasversalmente nella parte superiore e posteriore della cavità addominale.
    Dal punto di vista anatomico, il pancreas viene suddiviso in tre porzioni: testa, corpo e coda.
    Il pancreas è dotato di una duplice funzione, endocrina da un lato ed esocrina dall’altro. Il pancreas endocrino secerne nel circolo sanguigno gli ormoni che sintetizza, mentre l’esocrino produce enzimi digestivi da immettere nel tubo digerente.
    Il cancro del pancreas spesso viene diagnosticato in ritardo, quando è difficile da trattare. Nella stragrande maggioranza dei casi, i sintomi si evidenziano solo dopo che il tumore è cresciuto e ha iniziato a diffondersi.
    Oltre il 95% del cancro del pancreas è di tipo esocrino e, inizialmente, tende a essere silenzioso e indolore mentre cresce. Quando è abbastanza grande da causare sintomi, il cancro del pancreas è generalmente cresciuto al di fuori del pancreas. 
    I sintomi possono includere:
    ittero, poiché il cancro del pancreas blocca il condotto che rilascia la bile nell’intestino e gli ingredienti della bile si accumulano nel sangue. Questo fa diventare la pelle e gli occhi gialli (appunto ittero), urine scure, feci di colore chiaro e prurito;
    dolore addominale, che si irradia alla schiena;
    gonfiore, con senso di pienezza precoce con i pasti;
    nausea;
    vomito.
    Si tratta di sintomi aspecifici, che possono essere causati da molte altre condizioni.
    Tuttavia, con il passare del tempo, si osservano perdita di appetito e di peso, aumento degli zuccheri nel sangue, in quanto il tumore compromette la capacità del pancreas di produrre insulina.Tuttavia, la stragrande maggioranza delle persone con una nuova diagnosi di diabete non ha il cancro al pancreas.
    I tumori del pancreas endocrino rappresentano meno del 5% di tutti i tumori del pancreas.
    Come l’adenocarcinoma pancreatico, questi tumori possono causare dolore addominale, perdita di peso, nausea e vomito, oltre ai sintomi causati dagli ormoni rilasciati:
    insulinomi (eccesso di insulina): sudorazione, ansia, vertigini e svenimenti dovuti a un basso livello di zucchero nel sangue;
    glucagonomi (eccesso di glucagone): diarrea, sete o minzione eccessiva, perdita di peso;
    gastrinomi (eccesso di gastrina): dolore addominale, ulcere gastriche che possono sanguinare, reflusso, perdita di peso;
    somatostatinomi (eccesso di somatostatina): diarrea, perdita di peso, dolore addominale, feci grasse maleodoranti;
    VIPomi (eccesso di peptide intestinale vasoattivo): diarrea acquosa, crampi addominali, rossore al viso.
    Tra i sintomi che devono senz’altro consigliare una visita medica, a parte ovviamente i dolori non saltuari all’addome o alla schiena, l’ittero e la perdita di peso non voluta.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:www.webmd.com© 2020 sanihelp.it. All rights reserved.

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    Tumore della prostata: aumento dei casi

    tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 17-11-2020

    Ci sono stati 37 mila nuovi casi di tumore nel 2019
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    Sanihelp.it – Il tumore della prostata è il carcinoma più frequente tra gli uomini, ed è in aumento, più al nord che al centro o al sud.
    I fattori che possono contribuire sono diversi: l’incremento della vita media (dopo i 50 anni la malattia è più frequente), gli stili di vita scorretti (abitudine al fumo, sedentarietà, alimentazione ricca di grassi e calorie), uso scorretto del PSA (Antigene Prostatico Specifico) e la scarsa propensione degli uomini alla prevenzione.
    Tutto questo può portare a ritardi nella diagnosi, che potrebbero essere evitati.
    È nata così una campagna per sensibilizzare nei confronti dei tumori alla prostata. Per migliorare la conoscenza sul tumore più comune tra gli uomini, gli esperti della Società Italiana di Urologia (Siu) collaborano con la Fondazione Movember, che prende il nome dal mix delle parole inglesi moustache, cioè baffi, e november, il mese in cui si svolge ogni anno la campagna internazionale di sensibilizzazione sulla salute dell’uomo.«Sono in crescita i numeri del tumore prostatico – spiega Francesco Boccardo, direttore della Clinica Oncologia medica, ospedale Policlinico Universitario S. Martino di Genova – 37 mila nuovi casi stimati nel 2019 nei maschi dopo i 50 anni, con maggiore incidenza tra gli over 65, che posizionano questa neoplasia al primo posto per diffusione e al terzo per mortalità. A dispetto dei numeri importanti, il tumore della prostata è oggi più curabile grazie a trattamenti multidisciplinari che sfruttano la chirurgia (prostatectomia radicale), la radioterapia, e/o la sorveglianza attiva nell’intento di offrire al paziente il minimo trattamento possibile di massima efficacia, preservando così la qualità della vita. Un obiettivo importante soprattutto per una gran parte di pazienti ancora giovani e pienamente attivi».
    A partire da novembre sarà a disposizione un numero di telefono diretto della Siu e una email (movember@siu.it), oltre a iniziative d’informazione sul sito www.siu.it.

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    Loretta Goggi testimonial contro l'osteoporosi

    Prevenzione
    di Valeria GhittiPubblicato il: 17-11-2020

    La sorella Daniela ha ricevuto una diagnosi di osteoporosi precoce e lei stessa fa controlli periodici. Per questo ha scelto di prestare il volto alla campagna Fai vincere le tue ossa.
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    Sanihelp.it – Quasi cinque milioni di italiani over 60 fanno i conti con la fragilità ossea e sono esposti al rischio di fratture da fragilità. L’emergenza Covid19 ha peggiorato lo scenario anche su questo fronte: controlli rinviati, terapie sospese, difficoltà nelle visite con gli specialisti. Ma essere informati sulla corretta prevenzione, sull’importanza dell’aderenza alla terapia e avere un dialogo con un medico di fiducia può aiutare i pazienti a rallentare l’indebolimento dello scheletro e ridurre il rischio di fratture da fragilità.
    Sono questi i punti chiave della nuova edizione della campagna di sensibilizzazione Fai vincere le tue ossa, che vede come testimonial Loretta Goggi interprete dello spot che su TV e web rilancerà il claim della campagna: Se soffri di osteoporosi, la terapia non è un gioco, seguila. «Mi sto impegnando in questa campagna sull’osteoporosi, e sono contenta di farlo, perché è un tema che mi riguarda molto da vicino: ho 70 anni e faccio i controlli periodici per valutare la salute delle mie ossa. Quando mi associo a un’iniziativa è perché la vivo anche sulla mia pelle, in questo caso sulle mie ossa, e le persone che mi seguono lo sanno» ha spiegato la stessa Loretta.
    E infatti ha rivelato come l’osteoporosi sia un affare anche di famiglia: «Mia sorella Daniela ha una problematica di osteoporosi molto importante, scoperta a causa di un incidente d‘auto, molto grave, che l’ha portata sulla sedia a rotelle per due anni. Durante la riabilitazione i medici si sono resi conto che l’osso della caviglia, che era il più danneggiato dall’incidente, si stava riformando ma era molto poroso e quindi hanno espresso una diagnosi di osteoporosi precoce. Questa vicenda è diventata per tutte noi, in famiglia, un campanello d’allarme e da quel momento in poi siamo state più attente. Oggi io e mia sorella andiamo in coppia, come Cip e Ciop, a fare i controlli e le MOC perché vogliamo tenere più lontane possibile le conseguenze dell’osteoporosi».
    Controlli periodici che Loretta esegue da tempo: «Ho cominciato a fare la MOC, ossia la Mineralometria Ossea Computerizzata, già in tempi non sospetti, per sapere in che condizioni fossi anche perché ho fatto una vita molto attiva e ho avuto alcuni infortuni. È andata bene per le prime 4/5 MOC con risultati buoni per la mia età, poi lo scorso anno hanno aggiunto alla MOC anche la parte degli arti e mi hanno detto che ho una fragilità al polso. Mi hanno confermato che è fragilissimo e devo stare attenta alle cadute proprio perché se andrò a proteggermi con le mani durante una caduta sarà il momento che mi sbriciolerò» .
    Si rivolge così a tutte le donne: «Soprattutto alle giovani: fate i controlli e fatene uno stile di vita. I giovani pensano che a loro non succederà mai niente e vivono molto nella loro condizione presente: è la loro forza ma è anche il loro limite. I giovani hanno l’entusiasmo per andare avanti ma hanno poca coscienza delle problematiche che coinvolgono le persone più anziane. Su questo aspetto può contribuire molto l’esempio dei genitori: se una mamma, o anche un papà, si cura e si fa controllare, i figli crescono con questo tipo di abitudine, o se la vogliamo chiamare educazione, e in questo modo si approcciano con più disinvoltura alla prevenzione, che diventa parte del loro stile di vita. Anche durante un periodo difficile come quello che stiamo vivendo al momento con l’emergenza sanitaria COVID-19 è importante ricordare a tutti che è essenziale continuare a fare i controlli e non abbandonarli, finché possibile».
    A partire dal 17 novembre e fino al 15 dicembre, è  attivo il Numero Verde 800.888.844, a disposizione dei cittadini per rispondere a domande sulla fragilità ossea e rischi di frattura. Il servizio, totalmente gratuito, è a disposizione ogni martedì e giovedì, dalle ore 12:00 alle 14:00 e dalle 16:30 alle 18.30 e per rispondere ai quesiti saranno coinvolti specialisti dell’osso afferenti a Centri specializzati selezionati dalle Società scientifiche partner GISOOS, OrtoMed e SIOMMMS.
    Sul sito della campagna www.ossafragili.it sono inoltre disponibili informazioni sulla fragilità ossea, suggerimenti sui corretti stili di vita, consigli nutrizionali, una panoramica sui trattamenti, indicazioni utili per prepararsi a una visita medica, oltre alla possibilità di fare un test per sapere se si è a rischio o meno di fragilità ossea e, di conseguenza, di fratture da fragilità.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:comunicato stampa© 2020 sanihelp.it. All rights reserved.

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    Tumori, scoperto ruolo chiave proteina diapason

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 10-11-2020

    Nuovo passo in avanti della ricerca, in particolare nella conoscenza della diffusione delle metastasi
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    Sanihelp.it – Uno studio condotto dai ricercatori dell’Istituto Firc di oncologia molecolare (Ifom) e dell’Università Statale di Milano col sostegno della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha scoperto un ruolo inedito della proteina Atr, battezzata anni fa con il nome di proteina diapason, conosciuta da tempo per la sua funzione di difesa del DNA e di oncosoppressore: sarebbe anche il motore della plasticità della cellula tumorale e, pertanto, della sua diffusione metastatica. Un ruolo decisamente inatteso che per gli studiosi ha importanti implicazioni per comprendere le metastasi e per individuare soluzioni terapeutiche mirate.
    «Concettualmente – commenta il prof. Foiani, responsabile dell’Unità Integrità del genoma dell’Ifom e professore ordinario all’Università degli Studi di Milano – è paradossale che lo stesso gene sia un oncosoppressore e al tempo stesso un promotore di metastasi esattamente per la stessa capacità che ha di influenzare la forma e la rigidità del nucleo cellulare, ma questo dimostra che il cancro è una patologia meccanica oltre che genetica, in quanto le forze meccaniche possono interferire con la stabilità del genoma».
    Dalle ricerche precedenti, condotte sempre dallo stesso team, era emerso che Atr esercita un ruolo di sensore anche nelle cellule sane, avvertendo come un diapason le vibrazioni meccaniche che provengono dal nucleo o dall’esterno della membrana ogni volta che le cellule subiscono uno stress meccanico. Tutto questo modula la plasticità della cellula, salvaguardandola dallo stress.
    Dal nuovo studio è ora emerso che il controllo che Atr esercita sulla modulazione della plasticità cellulare costituisce altresì un fattore cruciale nella diffusione delle metastasi tumorali.
    La ricerca apre alla possibilità di sviluppare in prospettiva una nuova famiglia di farmaci ad hoc.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:www.ifom.ue© 2020 sanihelp.it. All rights reserved.

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