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    Carolina Marconi affronta il tumore via social

    Oncologia

    di Valeria GhittiPubblicato il: 13-07-2021

    L’ex gieffina è alle prese con un tumore al seno: dopo la chirurgia ha cominciato la chemioterapia e ha scelto di condividere questo periodo brutto con i suoi follower.

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    Sanihelp.it – «Il 24 marzo mi hanno diagnosticato un tumore al seno» ha rivelato Carolina Marconi lo scorso 20 maggio sul proprio profilo Instagram, descrivendo nel dettaglio il fiume di pensieri e paure che l’hanno travolta al momento della rivelazione da parte dei medici. L’ex gieffina (ha partecipato alla quarta edizione del reality) ha inoltre spiegato di essersi dovuta sottoporre a un intervento chirurgico il 6 aprile: «Ho affrontato un’operazione difficile durata più o meno 8 ore perché  oltre all’esportazione del tumore dovevo ricostruire anche la mammella».
    Il 4 maggio, però, è arrivata per lei un’altra doccia fredda: dovrà sottoporsi alla chemioterapia per sei mesi. «Mi è ricrollato ancora il mondo addosso, perché non era finita lì. Ma va bene così, mi ero promessa che avrei affrontato tutto con serenità, coraggio e determinazione […] combatterò e tornerò a sorridere come sempre» ha spiegato, mostrando di non volersi lasciare abbattere dalla situazione.
    Dopo questo annuncio Carolina ha anzi deciso di rendere più partecipi i tanti che la seguono sul proprio profilo Instagram, rivelando i timori legati agli effetti collaterali della chemio, a cominciare dalla caduta dei capelli, ma cercando di mantenere un atteggiamento positivo: «Non vi nascondo che un po’ rosico perché mi cadranno i capelli con la chemio, gli ho sempre portati lunghi, a non è un problema, cresceranno […]. Mi divertirò a cambiare i look con le parrucche in questi mesi e, se volete, ci terremo compagnia così mi potrete dire quale preferite».
    Il 3 giugno ha postato uno scatto successivo all’inserimento della cannula che la seguirà per tutto il percorso di chemioterapia, mentre il 14 giugno si è mostrata con i capelli un po’ più corti, in vista del primo ciclo, dopo il quale ha scritto: «Meno male che avevo la mascherina ed ho fatto un piccolo piantino così nessuno l’ha notato… ma poi la paura è finita mi sono distratta, ho pensato a tutte le cose belle che dovrò fare una volta terminato tutto, al mio grande sogno di diventare mamma, i miei progetti da realizzare… devi pensare e sognare solo cose belle».
    Alla vigilia del secondo ciclo di chemio la Marconi ha poi scelto di rasarsi completamente, sempre coinvolgendo quanti la seguono sui social. Una sorta di terapia complementare la sua: «Instagram è diventato un diario dove scrivere semplicemente il mio percorso e voi siete i miei angeli che mi sostenete sempre e mi date consigli positivi. […] Mi state facendo tanto bene voi, mi date gioia e l’unico motivo per cui ho deciso di condividere la mia storia con tutti voi è perché credo che parlare in questo momento faccia bene, confrontarsi, condividere, emozionarsi insieme».

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    Linfoma: le CAR-T migliorano la sopravvivenza

    Tumori: prevenzione e terapie

    di Elisa BrambillaPubblicato il: 13-07-2021

    Uno studio dimostra l’efficacia di axicabtagene ciloleucel nel trattamento di seconda linea del linfoma refrattario a grandi cellule B

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    Sanihelp.it – Sono stati resi noti i risultati di uno studio globale di fase III multicentrico e randomizzato che rivelano la superiorità di axicabtagene ciloleucel, un medicinale immunoterapico, rispetto allo standard di cura nella terapia di seconda linea del linfoma refrattario a grandi cellule B (LBCL) recidivante o refrattario, con miglioramento del 60% della sopravvivenza senza eventi.Con un follow-up mediano di due anni, lo studio (che si chiama ZUMA-7) ha soddisfatto l’endpoint primario di sopravvivenza libera da eventi, cioè il tempo dalla randomizzazione alla progressione della malattia, all’inizio di una nuova terapia per il linfoma o al decesso per qualsiasi causa.La sopravvivenza globale invece misura i decessi nel tempo per qualsiasi causa.«Axicabtagene ciloleucel è stato determinante nel trasformare gli esiti per i pazienti con LBCL in terza linea di trattamento. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di rendere disponibili i benefici della terapia con cellule CAR-T al maggior numero di pazienti possibile nelle prime fasi del loro trattamento, quando il potenziale del trattamento potrebbe essere ancora maggiore», dichiara Christi Shaw, Chief Executive Officer di Kite. «In qualità di leader nelle terapie cellulari, Kite è onorata di aver condotto questo studio importante, e desidera ringraziare i pazienti, le loro famiglie, i medici e i team sanitari in tutto il mondo, che l’hanno reso possibile».I risultati dettagliati di ZUMA-7 saranno presentati a un futuro congresso medico e Kite prevede di avviare colloqui con FDA (Food and Drug Administration), l’EMA (Agenzia europea del farmaco) e altre autorità per estendere le indicazioni di axicabtagene ciloleucel, in quanto il farmaco si trova già in commercio con altre indicazioni autorizzate.

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    Una rete dei Centri di cura per la leucemia

    Tumori: prevenzione e terapie

    di Elisa BrambillaPubblicato il: 06-07-2021

    Ci sono ancora troppe differenze tra le regioni nella cura di questa forma di tumore

    © iStock

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    Sanihelp.it – La leucemia mieloide acuta colpisce ogni anno oltre 2.000 persone in Italia.La gestione di questa patologia presenta però parecchie differenze tra le varie regioni, per eliminare le quali è necessaria una Rete strutturata di centri di riferimento (Hub) e periferici (Spoke).È necessario investire di più nelle strutture periferiche, dove spesso manca un ematologo specialista in questa forma di tumore del sangue.La Rete consentirebbe di garantire velocità nell’esecuzione dei test mutazionali, non solo al momento della diagnosi, ma anche al presentarsi di una recidiva, e va stabilito un piano adeguato di controlli (follow-up) per il paziente, anche con percorsi integrati, come il supporto psicologico e nutrizionale.«La leucemia mieloide acuta – spiega il Prof. Giovanni Martinelli, Direttore Scientifico dell’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio dei Tumori Dino Amadori – IRST, Meldola (FC) Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), riconosciuto dal Ministero della Salute – rappresenta il modello per eccellenza della medicina personalizzata. È una patologia rara, che il più delle volte si presenta in maniera subdola, ponendo quindi un problema di difficile riconoscimento. Il primo step è definire con attenzione il percorso diagnostico terapeutico, a partire dal Pronto Soccorso. Al paziente in emergenza va riservato un approccio salvavita e di forte riferimento con i centri Hub. Nelle situazioni di non emergenza, vanno adottati modelli organizzativi che garantiscano standard uniformi sul territorio nazionale e che permettano di condurre indagini diagnostiche più accurate, come quelle di biologia molecolare, avviando i pazienti alla migliore terapia disponibile, senza distinzioni sul territorio nazionale». «Il secondo step riguarda la diagnostica» aggiunge Martinelli, «poiché i test di biologia molecolare da effettuare devono spesso essere eseguiti molto velocemente. Per molti malati è dunque essenziale, al momento della ricaduta, essere pronti ad effettuare un nuovo test rapido».

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    Virginio racconta in musica l'artrite psoriasica

    Iniziative

    di Valeria GhittiPubblicato il: 06-07-2021

    Al via la campagna che dà voce ai pazienti: fino al 6 agosto si possono indicare le sei parole più rappresentative della convivenza con la malattia, per ispirare il cantautore nella realizzazione di un brano.

    © iStock

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    Sanihelp.it – Fa leva sul linguaggio universale della musica Dammi 6 Parole – Il racconto dell’artrite psoriasica, l’iniziativa promossa da Amgen in collaborazione con ANMAR (Associazione Nazionale Malati Reumatici)  e APMARR (Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare), per sensibilizzare e informare su questa complessa patologia ancora poco conosciuta (ma che solo in Italia colpisce 300 mila persone) e favorire il rapporto medico-paziente, in particolare con il reumatologo.
    Fino al 6 agosto, sul sito www.6domini.it i pazienti potranno scegliere 6 parole chiave legate alla loro esperienza di convivenza con la patologia. Una giuria composta dai rappresentanti delle Associazioni pazienti e da Virginio selezionerà le 6 parole più rappresentative, che ispireranno la composizione di un brano musicale da parte del cantautore (che sarà presentato in autunno nel corso di un evento digitale e sui canali social dell’artista) e anche un podcast informativo dedicato alla malattia.
    «La musica crea l’opportunità di muovere le coscienze e aprire mondi su storie rimaste nell’ombra. È un veicolo artistico che unisce le persone e favorisce la condivisione» commenta Virginio. «Ho scelto di aderire alla campagna per contribuire a raccontare le esigenze di chi affronta una malattia poco riconosciuta e per sensibilizzare chi ne è affetto senza saperlo, perché non ha ancora ricevuto una diagnosi. Per un artista, ogni singola parola può essere fonte di ispirazione. A maggior ragione potranno esserlo per me le parole scelte dai pazienti con artrite psoriasica, che scaturiranno dalla loro necessità di raccontarsi, di sentirsi compresi, di riaffermare che la patologia con cui convivono li riguarda ma non li definisce».
    L’artrite psoriasica è una malattia infiammatoria cronica a carico delle articolazioni che può colpire le persone già affette da psoriasi, di solito entro quattro anni dopo la diagnosi, ma che può manifestarsi anche prima e indipendentemente. Può coinvolgere le articolazioni, la pelle e i tendini con sei tipi di manifestazioni (domini): artrite periferica, entesite, dattilite, malattia assiale, psoriasi e psoriasi ungueale. Se non trattata e non tempestivamente diagnosticata può comportare gravi disabilità con pesanti ricadute sulla vita sociale e lavorativa.
    Sul sito www.6domini.it sono anche disponibili risorse e approfondimenti sulla malattia, sulle sue 6 manifestazioni, sulla combinazione dei domini, e dettagli aggiornati sui Centri di Reumatologia ospedalieri ed universitari e sugli Ambulatori territoriali.

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    Tumori: approvato in Europa daratumumab sottocute

    Tumori: prevenzione e terapie

    di Elisa BrambillaPubblicato il: 29-06-2021

    Questo riduce di molto il tempo di somministrazione del farmaco

    © iStock

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    Sanihelp.it – La Commissione Europea ha approvato daratumumab in formulazione sottocutanea per due nuove indicazioni: mieloma multiplo e amiloidosi.
    Il mieloma multiplo è un tumore delle plasmacellule, che si moltiplicano senza controllo nel midollo osseo e talora in altre parti del corpo. Le plasmacellule derivano dalle cellule B (linfociti B), un tipo di globuli bianchi che normalmente produce anticorpi.  il sintomo più comune della malattia è rappresentato dal dolore osseo. 
    Amiloidosi è un gruppo di malattie caratterizzate dall’accumulo, spesso in sede extracellulare, di un materiale proteico insolubile, definito come amiloide. Queste malattie compromettono la funzionalità di diversi organi. Inoltre, i sintomi dell’amiloidosi sono diversi e aspecifici, il che può comportare un ritardo nella diagnosi.
    Entrambe queste malattie del sangue non hanno cure ben definite.Questa nuova formulazione di daratumumab, in associazione con ialuronidasi, riduce di ore il tempo di somministrazione del farmaco, mantenendo l’efficacia e riducendo l’incidenza delle reazioni avverse legate all’infusione (IRR). Per ridurre il rischio di IRR devono infatti essere somministrati medicinali pre-infusione prima del trattamento con daratumumab, come cortisonici, antipiretici, antistaminici.
    Daratumumab è un anticorpo monoclonale che si è dimostrato un potente inibitore della crescita in vivo di particolari cellule tumorali e che viene usato in combinazione con altri chemioterapici, oppure in monoterapia per il trattamento di pazienti con mieloma multiplo recidivo e refrattario alle terapie. 

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    Zerbi e Balivo per un'estate in salute

    Attualità

    di Valeria GhittiPubblicato il: 29-06-2021

    I due conduttori sono stati scelti come ambassador di una guida pratica per affrontare l’estate al meglio tra vaccini e vacanze, proteggendo le vie respiratorie.

    © www.proteggiituoipolmoni.it

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    Sanihelp.it – La prima estate con la campagna vaccinale contro il coronavirus in corso è cominciata. I turisti immunizzati, così come quelli in attesa della prima o della seconda dose, preparano la valigia e alimentano un flusso di spostamenti che, entro settembre, si stima possa sfiorare i 39 milioni di viaggiatori tra italiani e stranieri, con un incremento di circa il 12% rispetto alla scorsa estate. 
    Sì viaggiare, dunque, ma è necessario tenere alta la guardia, sia prima che dopo la vaccinazione, ed essere consapevoli di tutti quei comportamenti pratici, di quei micronutrienti e di quelle sostanze che possono contribuire a limitare i rischi di contagio, aumentare le difese del sistema immunitario e in particolare delle vie respiratorie.
    Nasce così la guida pratica Estate, io sono pronto: un’iniziativa che fa parte della campagna educazionale Proteggi i tuoi polmoni, promossa da Zambon Italia, e che è stata messa a punto dalla Professoressa Maria Pia Foschino Barbaro, Direttore dell’Unità Operativa di Malattie dell’Apparato Respiratorio del Policlinico Riuniti di Foggia, per evidenziare le 10 cose da sapere e fare per un’estate responsabile. Dall’alimentazione all’attività fisica, dai mezzi di trasporto al benessere mentale e all’aria condizionata, fino alla possibilità di aumentare le difese immunitarie delle vie respiratorie.
    Per trascorrere un’estate in sicurezza tra viaggi, vacanze e vaccini, sensibilizzare gli italiani e diffondere i consigli pratici della guida scendono in campo anche due ambassador d’eccezione, il conduttore televisivo e speaker radiofonico Rudy Zerbi e la conduttrice televisiva Caterina Balivo. «Sono molto onorato che Zambon Italia mi abbia scelto come ambassador di Estate, io sono pronto – commenta Rudy Zerbi – in quanto sono convinto che la priorità per gli italiani, in questo momento, sia quella di poter passare un’estate in salute, proteggendo se stessi e gli altri. Attraverso la campagna mi impegnerò in prima persona per far sì che questo importante messaggio arrivi al maggior numero di persone possibile».
    La guida Estate, io sono pronto è consultabile online e scaricabile gratuitamente dal sito www.proteggiituoipolmoni.it.

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    Olio di canfora, tutti gli utilizzi

    Rimedi dolci

    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 29-06-2021

    Come usare questa sostanza nota fin dai tempi antichi non solo per rilassare i muscoli, ma anche per pelle e tosse

    © iStock

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    Sanihelp.it – Un olio molto conosciuto, ma dalle applicazioni spesso ignorate.
    Si tratta dell’olio di canfora, utilizzato da moltissimo tempo anche in Italia, i cui utilizzi vanno oltre rispetto a quelli conosciuti dalle nonne.
    L’olio, che viene estratto dall’albero omonimo, può essere usato solo a livello topico e non dovrebbe mai essere ingerito.
    Ecco tutte le diverse applicazioni dell’olio di canfora, per la bellezza e il benessere.
    Come prima cosa, l’olio di canfora potrà essere usato per prevenire e curare le infiammazioni, sia di origine batterica sia quelle provocate da un colpo.
    Si può utilizzare per evitare che la pelle si infetti e si può utilizzare anche sulla pelle che sia affetta da prurito.
    L’olio di canfora è ottimo anche per ridurre il dolore e il gonfiore. Ad esempio, lo si potrà applicare su un livido oppure a seguito di una storta.
    Un’applicazione ottima per quest’olio è anche quella legata ai funghi. L’olio di canfora, infatti, è anche antifungino e si potrà utilizzare allo scopo di combattere i funghi a livello di pelle e unghie.
    Si potrà utilizzare l’olio di canfora anche contro la tosse, ma sempre con uso esterno. Si potrà massaggiare sul petto e sulla schiena per calmare la tosse e ridurre il fastidio anche a lungo.
    Infine, l’applicazione dell’olio consente di rilassare i muscoli, e forse questo è il tipo di utilizzo per il quale l’olio di canfora è più famoso in assoluto.
    Com’è già stato indicato, non si deve mai ingerire l’olio, e non lo si dovrà applicare sulla cute lesa.  

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    Leucemia linfatica cronica: i benefici di acalabrutinib

    Tumori: prevenzione e terapie

    di Elisa BrambillaPubblicato il: 22-06-2021

    Il farmaco conferma il buon profilo di tollerabilità e i benefici a lungo termine

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    Sanihelp.it – Lo studio ELEVATE-TN, presentato recentemente al congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) conferma che il trattamento con l’inibitore di BTK (tirosin-chinasi di Bruton) di nuova generazione, acalabrutinib da solo o in combinazione con l’anticorpo monoclonale obinutuzumab, offre un beneficio significativo di sopravvivenza libera da progressione rispetto alla chemioimmunoterapia con clorambucile più obinutuzumab nei pazienti con leucemia linfatica cronica non trattati in precedenza. 
    «Sono dati che testimoniano la grande efficacia e la tollerabilità molto buona del trattamento con acalabrutinib con un periodo di osservazione importante, 4 anni, in pazienti che erano mediamente anziani», ha detto ai microfoni di Pharmastar Antonio Cuneo, Direttore della Sezione di Ematologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Arcispedale Sant’Anna di Ferrara e Professore Ordinario di Ematologia all’Università degli Studi di Ferrara e Parma. «Sicuramente e soprattutto nei pazienti con un profilo di malattia che prevediamo non risponderebbe bene alla chemioimmunoterapia convenzionale con clorambucile e obinutuzumab, acalabrutinib (da solo o in combinazione) sarà sicuramente un trattamento di ampio utilizzo, in grado di migliorare la sopravvivenza libera da progressione di questi pazienti e, speriamo, anche la sopravvivenza globale».
    Prima dell’introduzione dell’inibitore di BTK ibrutinib, la combinazione clorambucile-obinutuzumab rappresentava un’opzione standard di prima linea per i pazienti con leucemia linfatica cronica.A fine 2019, la Food and drug administration (FDA) ha approvato acalabrutinib per il trattamento di pazienti con leucemia linfatica cronica o linfoma linfocitico a piccole cellule, sulla base dei dati dello studio ELEVATE-TN, e a fine 2020 acalabrutinib ha avuto anche il via libera europeo.

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