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Filtri di sigaretta tra i più inquinanti del pianeta, ma ancora non c’è il divieto

Il duplice danno del fumo di sigaretta. Per la salute di chi è dipendente dalla nicotina. Per la salute dell’ambiente, visto che i filtri sono fatti di una plastica chiamata acetato di cellulosa: un materiale non biodegradabile, ma fotodegradabile, cioè che si disgrega sotto l’azione della luce UV, frammentandosi in microplastiche, inquinando fiumi e oceani. Per dissolversi nell’ambiente impiegano diversi anni, dai 5 ai 12 a seconda delle condizioni. Il risultato è un danno ambientale di dimensioni enormi e difficilmente contenibile.

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Si stima che i mozziconi di sigaretta siano il rifiuto più diffuso sul pianeta. Ogni anno sono scartati 4,5 trilioni di filtri e circa 800.000 tonnellate di questa plastica finiscono nell’ambiente. Insomma un problema non da poco, che si somma anche alla poca consapevolezza, da parte dei fumatori, sul ruolo marginale del filtro delle sigarette (introdotto negli anni Cinquanta), nel ridurre i danni da fumo. L’industria del tabacco lo introdusse ormai 70 anni fa, quando iniziò a crescere la preoccupazione pubblica che il fumo di sigaretta fosse correlata al cancro ai polmoni. Vennero introdotti i filtri, come protezione dalle sostanze tossiche del fumo, ma le ricerche scientifiche successive hanno smentito quella che ancora oggi è una falsa credenza.

Ma torniamo al tema che ci riguarda più da vicino: l’inquinamento ambientale da mozziconi di sigaretta. Il problema è che mentre le istituzioni internazionali hanno preso di petto certe tematiche, come la recente legislazione europea che ha limitato le plastiche per prodotti monouso come cannucce e piatti, i filtri delle sigarette sono riusciti a sfuggire alle maglie di questo tipo di regolamentazione. Infatti, in base alla Direttiva europea sulla plastica monouso (direttiva UE 2019/904), i filtri delle sigarette che contengono plastica non sono stati vietati, ma sono soggetti a misure per ridurne l’impatto ambientale.

Tra le principali disposizioni c’è la responsabilità in capo ai produttori dell’industria del tabacco che sono obbligati a coprire i costi della gestione dei rifiuti, dei mozziconi e delle campagne di sensibilizzazione. Inoltre le confezioni di prodotti del tabacco con filtri contenenti plastica devono riportare un’etichetta che informa i consumatori della presenza di plastica e dell’impatto ambientale negativo del filtro, se disperso nell’ambiente. In Italia, non è stata approvata una legge che vieta la commercializzazione di sigarette con filtri non biodegradabili, ma è stato presentato in Senato un disegno di legge (DDL S. 765) per obbligare i produttori a utilizzare filtri naturali e biodegradabili. Tuttavia, non è ancora diventata legge.

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Di fatto i filtri delle sigarette non sono ancora stati vietati, anche se ci si avvicina lentamente. La Convenzione quadro dellOrganizzaizone Mondiale della Sanità sul controllo del tabacco consiglia di evitare misure che mantengano la percezione di un danno ridotto. Il riferimento è ai filtri delle sigarette che rientrano pienamente in questa categoria. Vietarli rimuoverebbe sia l’illusione di sicurezza nei fumatori, ed eliminerebbe una delle fonti di inquinamento di plastica più diffuse, prevenendo centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti plastici ogni anno.

Invece nelle scorse settimane di agosto a Ginevra, i leader mondiali hanno preso parte al Comitato Intergovernativo di Negoziazione per un trattato globale sull’inquinamento da plastica; è stato il primo trattato ONU legalmente vincolante per affrontare la questione. Le negoziazioni, però, si sono concluse senza un accordo di fatto. I principali ostacoli all’accordo hanno riguardato la necessità di introdurre un tetto alla produzione di plastica, con alcuni Paesi – tra cui gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita – che preferiscono un approccio volontario incentrato solo sulla gestione dei rifiuti, e altri tra cui l’Unione Europea che spingono per misure vincolanti lungo l’intero ciclo di vita della plastica.

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La bozza del trattato include nel divieto, anche i filtri delle sigarette, ma solo parzialmente. Il trattato, infatti, include due Allegati: X e Y. Nel primo, i filtri di plastica delle sigarette sono soggetti a restrizioni volontarie o obbligatorie, ma possono essere commercializzati purché contengano meno plastica, quindi riducano il danno ambientale, senza risolvere il problema dell’inquinamento. Invece nell’Allegato Y s’impone un divieto completo per i prodotti elencati. Se i filtri delle sigarette fossero inseriti in questo secondo allegato, il loro uso e la loro produzione a livello globale sarebbero totalmente vietati. Ma le negoziazioni di agosto sono proseguite senza un accordo finale, ma con una bozza. Le trattative riprenderanno in futuro, senza una data, nella speranza di una direzione comune.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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