“È un trionfo per la giustizia climatica, un momento decisivo per le persone e le comunità ingiustamente colpite dal cambiamento climatico, che è una delle più grandi ingiustizie della storia umana”. Il giorno dopo il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia non si spegne l’eco delle reazioni. E dalle Filippine arriva a Green&Blue la soddisfazione di Yes Sano, attivista climatico, a lungo leader di Greenpeace nel Sudest asiatico, membro del gruppo “catto-ambientalista” Laudato Si’ Movement, ispirato all’omonima enciclica di Papa Francesco. Nel 2013 le immagini di Sano fecero il giro del mondo: all’epoca era un giovanissimo dirigente della delegazione filippina alla Cop19 di Varsavia. Quando prese la parola commosse le centinaia di diplomatici intorno a lui: un tifone si era appena abbattuto sul suo villaggio natale e lui non aveva più notizie della famiglia. Il Paese anche in questi affronta una emergenza climatica: il tifone Wipha ha colpito duramente, con molti morti e decine di migliaia di sfollati a causa degli allagamenti.
Clima, storica sentenza della Corte dell’Aia: “Sì a risarcimenti dai Paesi che violano gli obblighi”
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A maggior ragione Yes Sano celebra il verdetto della Corte Internazionale di Giustizia: “Il suo parere chiarisce finalmente l’obbligo degli Stati, in base al diritto internazionale, di affrontare la crisi climatica. La Corte Internazionale di Giustizia ha dimostrato di non essere solo un tribunale, ma una corte di giustizia. E Vanuatu ci ha mostrato la strada per trovare il coraggio e stare dalla parte giusta della storia”. Proprio dallo Stato insulare più rischio per l’innalzamento dei livelli del mare si alza la voce di Ralph Regenvanu, ministro per i cambiamenti climatici di Vanuatu: “La Corte ha confermato ciò che le nazioni vulnerabili affermano e sanno da tempo: gli Stati hanno l’obbligo legale di agire sui cambiamenti climatici. Il documento sarà uno strumento fondamentale nei prossimi negoziati sul clima e probabilmente ispirerà nuove cause legali”. Soddisfazione è stata espressa anche da Harj Narulla, avvocato specializzato in contenziosi climatici e rappresentante delle Isole Salomone: “I risarcimenti previsti dalla Corte includono la restituzione – come la ricostruzione delle infrastrutture distrutte e il ripristino degli ecosistemi – e anche un indennizzo monetario”.
Il caso
Crisi climatica e aiuti ai paesi vulnerabili: un processo storico alla Corte di Giustizia dell’Aia
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Ma c’è chi esulta anche in Occidente. Per esempio Mary Robinson, prima donna presidente d’Irlanda ed ex Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani: “La Corte Suprema internazionale ci ha fornito un nuovo, potente strumento per proteggere le persone dagli impatti devastanti della crisi climatica e per rendere giustizia per i danni che le emissioni hanno già causato. Questo è un dono del Pacifico e dei giovani del mondo alla comunità globale, una svolta giuridica che può accelerare il percorso verso un futuro più sicuro ed equo. La Corte ha chiarito: i governi devono accelerare per proteggere il diritto delle generazioni presenti e future a un clima sicuro, e questo include il controllo delle aziende e degli attori finanziari. La fine dell’era dei combustibili fossili sta arrivando e ieri è stata posata una pietra miliare importante in questo percorso”. Anche il Wwf esulta: “La Corte internazionale di giustizia ha riconosciuto chiari obblighi a carico degli Stati di evitare gli impatti delle emissioni di gas serra sul sistema climatico e sulla natura, affermando il legame essenziale tra ecosistemi sani e stabilità climatica”.