Quando le foglie delle querce tremano sotto una pioggia estiva, sembrano sussurrare storie antiche. Nei Royal Botanic Gardens a Kew, il quartiere a sud-ovest di Londra, una nuova storia prende forma. Apre il 25 luglio il Carbon Garden, il “giardino del carbonio”, progettato per mostrare come le piante possano diventare alleate concrete nella lotta contro la crisi climatica.
Un paesaggio che racconta il carbonio
Situato poco distante dal Davies Exploration House, questo innovativo spazio immersivo di 4.900 metri quadrati è un esperimento di divulgazione e paesaggismo, ma anche una dichiarazione di intenti. “Volevamo creare un luogo dove le persone potessero vedere e capire come il paesaggio possa catturare carbonio e sostenere la biodiversità” spiega Richard Wilford, curatore del progetto.
Le quattro anime del giardino
Il Carbon Garden si sviluppa in quattro zone tematiche. Nel Dry Garden convivono piante resistenti alla siccità e suoli porosi, che mostrano strategie vegetali per sopravvivere a climi aridi. Il Rain Garden raccoglie e filtra l’acqua piovana, mentre la Bioswale – una sorta di canale vegetale scavato nel suolo – cattura sedimenti e inquinanti, mitigando il deflusso urbano. Infine, le Climate Stripes, ispirate al celebre grafico cromatico di Ed Hawkins, tracciano visivamente l’aumento delle temperature globali.
Esperienza sensoriale e divulgativa
Tutto qui è pensato per dialogare con il pubblico. Cartelli interattivi, QR code e infografiche spiegano quanta CO2 viene trattenuta da ciascuna zona. Al centro del giardino si erge un padiglione in legno progettato da Mizzi Studio, con un tetto a forma di fungo e materiali a basso impatto. Ispirato alla simbiosi tra piante e funghi, l’edificio utilizza legno lamellare e forme biomorfiche per fondersi armonicamente con il paesaggio naturale. Il padiglione ospita incontri, esposizioni e momenti educativi.
Un tassello della strategia climatica britannica
Il Carbon Garden si inserisce anche nella più ampia strategia del Regno Unito per la neutralità climatica entro il 2050: un esempio tangibile di come la scienza ambientale possa tradursi in strumenti di sensibilizzazione e coinvolgimento pubblico. Secondo il piano nazionale, il sequestro del carbonio attraverso suolo e vegetazione è uno degli assi portanti della transizione ecologica, insieme alla riduzione delle emissioni e all’adozione di energie rinnovabili.
La natura che invia ad ascoltare
L’ambizione è quella di tradurre la scienza del carbonio in esperienza sensoriale. La divulgazione si intreccia alla bellezza naturale, trasformando un giardino in uno spazio di relazione tra umani e ambiente. Il messaggio è duplice: da un lato, comprendere la complessità dei cicli naturali; dall’altro, adottare pratiche concrete, replicabili su piccola scala, per contribuire al bilancio ecologico del pianeta.
E suggerire che, nel nostro piccolo, possiamo replicare questi modelli nei balconi, nei quartieri, nei parchi. Perché la lotta al cambiamento climatico comincia anche dalla terra sotto i nostri piedi.