La motosega sui ghiacciai. Mentre i giganti bianchi stanno scomparendo a un ritmo allarmante, il presidente argentino Javier Milei sta tentando di mettere mano sui territori dove si trovano i piccoli ghiacciai sudamericani, un modo secondo le associazioni ambientaliste per favorire gli interessi del comparto minerario. Nelle ultime ore, proprio al fianco dei gruppi che si battono per preservare le grandi riserve d’acqua, si è schierato anche il cantante Manu Chao al grido di “no alle mega miniere, salviamo i ghiacciai”. Per capire cosa sta succedendo in Argentina, terra che ospita meraviglie naturali già in sofferenza come il famoso Perito Moreno, grande ghiacciaio che si sta gradualmente ritirando, bisogna partire dal 2010. Quattordici anni fa il Congresso ha infatti approvato una legge nazionale, la 26.639, che stabilisce come tutti i ghiacciai e le formazioni periglaciali del territorio argentino devono essere protetti e conservati. I vari articoli della legge definiscono che questa va applicata a tutti i ghiacciai o le masse di ghiaccio perenne e istituiscono misure di monitoraggio e protezione, così come vietano attività minerarie e di sfruttamento degli idrocarburi nelle aree interessate.
Di recente però l’esecutivo guidato da Javier Milei, il cui simbolo – la motosega – sta diventando anche icona dei tagli alle politiche di protezione ambientale – sta tentando di modificare i criteri di protezione decisi con la 26.639 escludendo per esempio i ghiacciai di piccoli dimensioni, quelli inferiori a un ettaro. Di conseguenza questo permetterebbe, per esempio per le imprese minerarie, di operare in quelle aree. Il possibile emendamento ha suscitato una forte indignazione nel Paese soprattutto tra ambientalisti e difensori delle risorse naturali, preoccupati per un “attacco alle riserve d’acqua dolce dell’Argentina”, Paese che come il vicino Cile soffre di criticità idriche e siccità. L’idea che Milei voglia sfruttare i piccoli ghiacciai per questioni economiche ha visto unirsi, per opporsi, circa 40 organizzazioni che hanno rilasciato una dichiarazione comune. “Da Mendoza a nord, la maggior parte dei ghiacciai ha una superficie inferiore a un ettaro. Senza di essi, i fiumi di montagna non avrebbero portata durante i periodi di siccità. Solo nella provincia di San Juan, oltre 1.400 ghiacciai sarebbero privi di protezione” si legge fra le righe di un appello per dire no a progetti minerari sui ghiacciai. “Il governo con la motosega di Javier Milei punta a tutto. Questa volta tocca ai ghiacciai, alle riserve di acqua dolce. In Argentina, nel 2010, grazie alla lotta sociale, è stata approvata la legge 26.639 per la protezione dei ghiacciai e delle aree periglaciali, ma oggi è nuovamente minacciata dalle riforme di un presidente al servizio delle multinazionali” scrive sui social anche il cantante Manu Chao, molto legato al Sudamerica e alle questioni ambientali.
Lo scioglimento dei ghiacciai diminuisce le risorse di acqua dolce
19 Febbraio 2025
Proprio Manu Chao, oltre vent’anni fa, nei suoi dischi è stato fra i primi ad inserire la questione del “cambio climatico”, la crisi del clima – innescata dalle emissioni umane – che oggi sta portando i ghiacciai a scomparire. In soli 20 anni, dal 2003 al 2023, è infatti scomparso in media il 5% del loro volume totale e abbiamo perso 6.500 miliardi di tonnellate di ghiaccio. Per questo, con un secco “los glaciares no se tocan” (i ghiacciai non si toccano, ndr), le associazioni, sostenute da Manu Chao e altri artisti, stanno tentando di opporsi alle operazioni del RIGI (Regime di incentivi ai grandi investimenti) con cui Milei sta agevolando, esattamente come Donald Trump negli Usa, l’estrattivismo e le esplorazioni del fossile e dei minerali. Chi si oppone parla di “un tentativo incostituzionale” e una violazione dei diritti collettivi all’acqua, ricordando oltretutto come il sistema idrico andino funziona come un ecosistema interconnesso dove, se si vanno a intaccare anche solo pochi piccoli ghiacciai, tutto rischia di avere conseguenze catastrofiche. “Il decreto presidenziale mira a creare una zona franca in cui le aziende possono distruggere i ghiacciai senza restrizioni. Quali criteri vengono utilizzati per decidere che un ghiacciaio di 90 metri per 90 non merita protezione?” chiedono i firmatari specificando che “ognuno di essi, per quanto piccolo, è una fonte d’acqua indispensabile”.
Greenpeace Argentina nel frattempo ha lanciato una petizione, che ha già ricevuto quasi 180mila firme, per chiedere sostegno contro la possibile modifica della legge. L’esecutivo ha rilanciato rassicurando che i controlli ambientali verranno mantenuti, ma ha anche detto che le province avranno maggiore autonomia e maggiori strumenti di “sicurezza giuridica” relativa ai progetti di investimento. Su questo, il governo sta proseguendo sulla sua strada nel tentativo di ottenere la modifica, un passaggio simile a quello che riguardava a inizio mandato il disegno di legge “Ley de Bases” – e che includeva l’allentamento di protezioni ambientali – che poi però non fu approvato. Se Milei centrerà l’obiettivo, in nome del business, per le associazioni ambientaliste i ghiacciai andini e le comunità locali potrebbero subire un enorme contraccolpo. Già oggi, i ghiacciai tropicali, come quelli sulle Ande, si stanno infatti sciogliendo a un tasso dieci volte superiore alla media globale.