Tumori: prevenzione e terapie
Si chiama pirtobrutinib e sembra essere molto promettente
Sanihelp.it – Pirtobrutinib è un farmaco sperimentale facente parte degli inibitori della tirosina chinasi di Bruton (BTK). La cosa buona è che ha prodotto ottimi tassi di risposta in pazienti con tumori ematologici delle cellule B fortemente pretrattati.
Lo studio, chiamato BRUIN, è stato recentemente pubblicato sulla rivista The Lancet.
Sono stati valutati 139 pazienti con leucemia linfocitica cronica o linfoma dei piccoli linfociti e il tasso di risposta globale è stato del 63%, con pirobrutinib a tutte le dosi, tasso che non è stato influenzato dal tipo di trattamento ricevuto in precedenza.
Sono stati ottenuti buoni risultati anche in pazienti con linfoma mantellare e in un piccolo gruppo di pazienti con macroglobulinemia di Waldenström (raro tipo di linfoma non Hodgkin).
«Che fosse un farmaco con ottima attività clinica e un buon profilo di tollerabilità, era evidente già prima di avere analizzato i dati» ha reso noto Jennifer Brown, del Dana-Farber Cancer Institute di Boston, co-autrice dell’articolo.
Gli inibitori di BTK attualmente disponibili, ibrutinib, acalabrutinib e zanubrutinib, sono tutti inibitori irreversibili e molto efficaci, ma i pazienti trattati con questi farmaci spesso vanno incontro a progressione, in quanto sviluppano resistenze a causa di mutazioni.
Per quanto riguarda gli effetti collaterali più frequentemente riferiti con pirtobrutinib, sono stati debolezza, diarrea e contusioni, neutropenia (10%), anemia (4%), cefalea (1%), più dolori addominali, dispnea (difficoltà di respiro), stipsi e febbre in meno dell’1% dei pazienti ciascuno.
Inoltre, si sono registrati casi di fibrillazione atriale nell’1% dei casi, ma solo l’1% dei pazienti ha interrotto il trattamento a causa di tossicità.