Nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise l’arte contemporanea trova da otto anni un rifugio ideale. Grazie ad Arteparco, un progetto che, edizione dopo edizione, ha trasformato sentieri, radure, promontori di roccia in altrettante postazioni di un museo a cielo aperto, dimostrando come la creatività possa abitare – rispettosamente, senza colonizzare – anche i luoghi più incontaminati. L’ottava edizione, inaugurata a luglio, porta la firma di Velasco Vitali, artista lombardo dalla cifra poetica e plastica ben riconoscibile, con un’opera che è già un simbolo: Stasis. Una quercia trasformata in colonna, con in cima la scultura, fusa in alluminio, di un lupo appenninico, un custode solitario che veglia sulla foresta e sui suoi misteri.
Collocata in una radura appartata, al termine di un sentiero del Parco, Stasis si fonde con l’ambiente in modo armonioso e inatteso, offrendo un esempio meditato di sintesi tra arte e natura. Quasi un pensiero incastonato nel paesaggio. Si tratta di un omaggio alla fauna del Parco, ma anche di una riflessione potente sull’equilibrio tra uomo e ambiente, tra apparente staticità e senso di una natura in continuo movimento. L’idea nasce dall’esperienza mistica degli stiliti, asceti che cercavano l’elevazione spirituale trascorrendo anni su alte colonne, quasi a cercare il contatto con il Cielo. Vitali ne riprende il senso profondo, ma lo trasforma: non più distacco, ma relazione con il mondo, con il paesaggio, con chi guarda e in qualche modo viene chiamato in causa.
“Per le Foreste Vetuste del Parco ho immaginato una scultura simbolica, punto di partenza di un percorso in cui ognuno è chiamato a lasciare la propria impronta, a testimonianza del legame con il territorio”, racconta lo scultore.
Ideato da Paride Vitale, vulcanico imprenditore della comunicazione, Arteparco è un progetto che nel tempo ha visto la partecipazione di artisti dalla cifra stilistica molto diversa tra loro come, fra gli altri, Marcantonio, Matteo Fato e Valerio Berruti. “Arteparco ci ricorda quanto la natura possa essere fonte inesauribile di ispirazione per la creatività contemporanea”, commenta Paride Vitale. Il percorso si snoda lungo i sentieri C1 e C2 del Parco, patrimonio Unesco, dove ogni installazione si mimetizza o si impone, a seconda del punto di vista e soprattutto dello sguardo di chi osserva. Come nell’architettura organica, dove l’edificio nasce in dialogo con l’ambiente e non contro di esso, qui l’arte rinuncia ai confini artificiali degli spazi convenzionali per riaffermare un principio essenziale: la natura non è scenografia, è interlocutrice.
In attesa della collaborazione con il MAXXI, che dal 2026 rafforzerà la rete tra istituzioni e sponsor, Arteparco continua a crescere. Non (solo) come una mostra diffusa, ma come un organismo che convive con il bosco, seguendone i ritmi e le trasformazioni. Lungo quei sentieri, anche lo sguardo di chi cammina può trovare un altro ritmo, più lento e più ricettivo, capace di accogliere la bellezza e forse di coglierne, per un momento, il senso profondo.