Tira una brutta aria a Padova, Milano, Brescia, Torino, dove si respirano polveri sottili oltre i limiti consentiti. E a Palermo, Napoli, Messina e Genova, i cui cieli contengono troppo biossido di azoto. Sono queste le città italiane che guidano la classifica dei centri urbani con il maggior tasso di inquinamento atmosferico, secondo una analisi condotta sui dati relativi al primo trimestre di quest’anno. Sono stati presi in considerazione appunto le polveri sottili (pm2,5) e il biossido di azoto, confrontando le concentrazioni rivelate dalle Arpa in 26 città di 17 regioni. I risultati sono pessimi: “Vari capoluoghi e grandi città hanno già superato, ampiamente e per la maggior parte dei giorni, il limiti di guardia previsti dalla Ue e dall’Organizzazione mondiale della sanità”, dicono gli autori dello studio.
Per quanto riguarda le pm2,5 la Direttiva europea 2024/2881 prevede un valore limite (dal 2030) di una media giornaliera di 25 microgrammi per metro cubo per non più di 18 giorni l’anno. La normativa attuale non parla invece di media giornaliera, ma solo di una media annua che deve essere al di sotto dei 25 microgrammi/metro cubo. L’Oms invece suggerisce di non superare 15 microgrammi/metro cubo per più di 3/4 volte l’anno. Ebbene, nei primi tre mesi del 2025 Padova ha superato i valori massimi previsti dalla Ue per 52 giorni e quelli dell’Oms per 74. Milano, rispettivamente, per 51 e 74 giorni. Brescia per 50 e 73. Torino per 48 e 65. Seguono, con valori più bassi ma comunque oltre i limiti, Vicenza, Modena, Bergamo, Parma, Trento, Bologna. Insomma città del Nord, con l’unica eccezione di Terni, che compare in nona posizione.
Lo scenario cambia quando si considera il biossido di azoto: Palermo ha superato i valori Ue (18 giorni con più di 50 microgrammi/metro cubo) per 53 giorni, Napoli per 49, Messina per 46, Genova per 44. Torino, però, compare nella parte alta della classifica anche in questo caso: al quinto posto con 42 giorni di sforamento. Anzi, in alcune zone di grandi città, ed è il caso di Torino Rebaudengo, non si è registrato neanche un giorno sotto i limiti dall’inizio dell’anno, sia per l’uno che per l’altro inquinante.
Dati molto preoccupanti per l’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (Isde Italia), che insieme all’Osservatorio Mobilità Urbana Sostenibile promosso da Clean Cities Campaign e al Kyoto Club, da gennaio 2025 ha iniziato a esaminare mensilmente i dati rilevati dalle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria gestite dalle ARPA/APPA che fanno parte del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente. “È necessario ridurre subito le emissioni inquinanti attraverso politiche più ambiziose e coerenti con le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità”, dicono Roberto Romizi, presidente di Isde, e Paolo Bortolotti, responsabile del progetto inquinamento della stessa associazione. “Chiediamo alle istituzioni italiane (dal livello locale a quello nazionale) ed europee di agire con urgenza, recependo immediatamente i nuovi limiti sulla qualità dell’aria, investendo in mobilità sostenibile e transizione energetica”. Se infatti i dati sulle polveri sottili evidenziano ancora una volta come la Pianura Padana, con le sue attività produttive, sia una zona ad altissimo rischio, i valori elevati di biossido di azoto in molte città del Sud rendono evidente che pesano anche i problemi relativi alla mobilità urbana e al trasporto navale. Gli autori dell’analisi ricordano che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni anno nel mondo oltre 7 milioni di persone muoiono prematuramente a causa dell’aria inquinata, mentre l’Agenzia Europea dell’Ambiente stima che solo nel nostro Paese l’esposizione agli inquinanti atmosferici provochi decine di migliaia di decessi prematuri all’anno.