Per decenni la progettazione architettonica ha cercato di rispondere alla crisi climatica con la “mitigazione”, cercando di ridurre il nostro impatto, ma oggi questo approccio non è più sufficiente. Stiamo vivendo nell’età dell’adattamento: le condizioni climatiche ci costringono a ripensare nuovi modi di vivere e abitare. Questo è il messaggio che la Biennale Architettura 2025 che s’inaugura il 10 maggio (pre apertura il 7-8-9) invia al mondo. “L’architettura rappresenta da sempre una risposta alle sfide poste dalle condizioni climatiche. Fin dalle ‘capanne primitive’, la progettazione umana è stata guidata dalle necessità di ripararci per sopravvivere: le nostre creazioni hanno cercato di colmare il divario tra ambienti ostili e spazi sicuri e vivibili. Oggi però per affrontare un mondo in fiamme l’architettura deve sfruttare tutta l’intelligenza che ci circonda”.
Parole chiare quelle di Carlo Ratti, architetto e ingegnere, direttore del Senseable City Lab del MIT di Boston e docente del Politecnico di Milano, curatore della 19esima Biennale Architettura che non a caso s’intitola “Intelligens. Natural. Artificial. Collective.” E se al centro del dibattito è capire quale forma di abitare sarà possibile nell’età dell’adattamento, Venezia la “più antica città del futuro”, diventa luogo simbolico dove prendono vita i nuovi modelli urbanistici sostenibili.
“Un mondo profondamente cambiato”
Ma in che modo l’architettura può affrontare le trasformazioni ambientali e sociali globali? Diventando flessibile e dinamica, proprio come il mondo per cui sta progettando. Integrando e valorizzando le tre forme di intelligenza interconnesse: naturale, artificiale e collettiva. Spiega ancora Carlo Ratti: “Negli incendi di Los Angeles, nelle inondazioni di Valencia e Sherpur, la siccità in Sicilia, abbiamo assistito in prima persona a come acqua e fuoco ci stiano attaccando con una ferocia senza precedenti. Il 2024 ha segnato un momento critico: la Terra ha registrato le temperature più calde di sempre, spingendo le medie globali ben oltre il limite di +1,5°C fissato dagli Accordi di Parigi del 2016. In soli due anni, il cambiamento climatico ha impresso un’accelerazione che sfida anche i modelli scientifici più validi. Bisogna ripensare il modo in cui progettiamo in vista di un mondo profondamente cambiato”. Ed è in questo contesto che girando tra i padiglioni, sparsi tra i Giardini, le Corderie e una miriade di Palazzi e spazi sia pubblici che privati si potrà capire come in tutto il mondo architetti, urbanisti, sociologici, filosofi e politici stiano immaginando come saranno non solo le città del futuro, ma anche le nostre case, le scuole, gli spazi dedicati al lavoro e il tempo libero. Tenendo conto del clima che cambia, delle risorse che diminuiscono, mentre la temperatura aumenta e a breve renderà inabitabili diverse parti del pianeta.
Clima, demografia, risorse
Filo conduttore dei progetti che verranno presentati alla Biennale Architettura 2025 (chiude il 23 novembre) è l’intreccio tra scienza, tecnologia e design. Come nella sezione Natural Intelligence, dove sperimentazione e ricerca si incontrano per ridefinire proprio il rapporto tra architettura e ambiente. Tra i progetti che fanno capire come, concretamente, l’architettura possa adattarsi e rispondere alle sfide globali c’è da segnalare Il clima di domani: firmato da Sonia Seneviratne e David Bresch, in collaborazione con la Fondazione Cittadellarte Onlus di Michelangelo Pistoletto e Transsolar, che esplora gli effetti estremi del cambiamento climatico attraverso inondazioni artificiali e vortici d’aria rovente.
Oppure “The Other Side of the Hill”, guidato da Geoffrey West, Roberto Kolter, Beatriz Colomina e Mark Wigley, che indaga l’impatto del declino demografico e delle comunità microbiche sul consumo di risorse, con il design di Patricia Urquiola. E ancora. Per il tema costruire con la natura: il progetto “Living Structure”, a cura di Kengo Kuma And Associates e ricercatori dell’Università di Tokyo, che esplorano l’uso dell’intelligenza artificiale per trasformare il legno irregolare in materiale strutturale, coniugando artigianato tradizionale e tecnologia.
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Tra i materiali del futuro, la fibra di banana
E per quanto riguarda i materiali del futuro il progetto “Matter Makes Sense” che raccoglie sperimentazioni su materiali innovativi come biocalcestruzzo, fibra di banana e grafene. Coordinato da Ingrid Paoletti, Stefano Capolongo, Konstantin Novosëlov e Margherita Palli Rota, il progetto mostra come la ricerca sui materiali possa rivoluzionare l’architettura a livello molecolare ed ecologico.
Differenti forme di sapere: Intelligens
La parola Intelligens nel titolo si riferisce alle collaborazioni tra saperi. L’idea è infatti di superare la visione dell’intelligenza artificiale come unico strumento innovativo, enfatizzando invece l’importanza di una convergenza tra differenti forme di sapere. Una sorta di laboratorio che riunisce esperti nelle varie forme di intelligenza. Ed è per questo che per la prima volta, infatti la Mostra presenta oltre 750 partecipanti: architetti e ingegneri, matematici e scienziati del clima, filosofi e artisti, cuochi e programmatori, scrittori e intagliatori, agricoltori e stilisti, e molti altri.
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Collaborazione anche con COP30
L’adattamento è chiaro richiede inclusività e collaborazione, la Biennale non può esistere in isolamento, spiega ancora Ratti, ma deve inserirsi in una rete di collaborazioni internazionali. Per questo Intelligens ha stretto connessioni con altre Istituzioni globali, con la COP30 delle Nazioni Unite a Belem, con la C40, con la Baukultur Alliance di Davos, con il Soft Power Club e molti altri. Il suo programma pubblico, GENS, ospiterà una serie di incontri e conversazionii.
Artificial Intelligence per ricostruire città devastate
Qui si amplia il concetto di “artificiale” esplorando il ruolo di robotica, ingegneria e scienza dei dati nell’architettura e nei sistemi sociali. Ad esempio nell’edilizia come dimostrano i lavori di ricercatori internazionali, tra cui Philip Yuan (Tongji University) e Gramazio Kohler Research (Politecnico di Zurigo), utilizzano robot antropomorfi per ridefinire il rapporto tra automazione e lavoro umano. In Ucraina, studiosi come Kateryna Lopatiuk e Herman Mitish impiegano la computer vision per mappare e ricostruire città devastate dalla guerra, sottolineando il doppio volto della tecnologia: strumento di progresso o di distruzione, a seconda di chi la utilizza. Questa sezione invita a una riflessione critica sul potenziale dell’intelligenza artificiale nel plasmare il nostro futuro costruito.
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La Collective Intelligence
Il valore dell’apprendimento collettivo è possibile osservando come comunità di tutto il mondo – dalle favelas di Rio ai mercati di Lagos – combinino economia materiale e reti sociali per creare soluzioni innovative che contrastano il clima che cambia. La ricerca di Tosin Oshinowo evidenzia l’ingegno costruttivo che nasce ai margini. Per raccogliere molte voci provenienti da ogni angolo del mondo, la sezione Collective presenta uno Speakers’ Corner, una piattaforma fisica progettata da Christopher Hawthorne, Johnston Marklee e Florencia Rodriguez. Un luogo per ospitare panel, workshop e discussioni. La sezione conclusiva Out si apre con un’installazione sonora immersiva a 360° di Jean-Michel Jarre. Poi il progetto di Jeronimo Ezquerro, Charles Kim, Stephanie Rae Lloyd, Sam Sheffer, Emma Sheffer ed Emily Wissemann, ispirato alle tute spaziali, esplora nuove tecniche di costruzione e isolamento per migliorare l’architettura terrestre.
Una Biennale Circolare
Ratti ha parlato di un Manifesto di Economia Circolare con il contributo della Ellen MacArthur Foundation con precise linee guida per il riutilizzo dei materiali. Per una manifestazione così complessa è un aspetto fondamentale. È comunque da 2021 che la Biennale di Venezia ha avviato un percorso di sostenibilità ambientale, ottenendo la certificazione di neutralità carbonica. La maggior parte dei pannelli espositivi saranno realizzati in legno riciclato che sarà poi triturato al termine della Biennale Architettura e trasformato in nuovi materiali.