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Anche le gomme da masticare rilasciano microplastiche

Si trovano appiccicate alle panchine, attaccate sotto i banchi di scuola, abbandonate sui marciapiedi. Le gomme da masticare sono un grande business, con un valore stimato di 42,85 miliardi di euro nel 2025. Una valutazione globale indica che ne vengono prodotte 1.740 miliardi all’anno, con un peso medio per singolo pezzo di 1,4 grammi, il che significa che la quantità totale ammonta a ben 2,436 milioni di tonnellate annue.

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Gomme a base di petrolio

La maggior parte delle chewing gum è realizzata con gomme sintetiche a base di petrolio. Di fatto, ci si ritrova a masticare un pezzo di plastica malleabile.

“Il marchio Wrigley Extra collabora con dentisti di tutto il mondo per promuovere l’uso di gomme senza zucchero per migliorare la salute orale”, spiega David Jones, docente alla Facoltà di Scienze dell’ambiente e della vita dell’Università di Portsmouth, nel Regno Unito. “Ma le analisi dimostrano che il prodotto contiene stirene-butadiene, sostanza chimica resistente utilizzata per realizzare pneumatici per auto; polietilene, cioè la plastica usata per produrre sacchetti e bottiglie; acetato di polivinile, ovvero colla per legno. E poi dolcificanti e aromi”.

Dai contenitori dedicati alla segnaletica

Dopo aver sputato la gomma, molti consumatori la buttano, purtroppo, per terra. Nel Regno Unito, uno studio ha stimato che 250mila chewing gum fossero rimaste appiccicate in Oxford Street a Londra, mentre una ricerca del 2015 ha evidenziato che il costo della rimozione dalle strade della capitale ammontava a 56 milioni di sterline. Per ovviare a un problema che, a quanto pare, è molto diffuso, sono stati avviati vari progetti. Alcuni Paesi hanno, per esempio, installato contenitori dedicati alla raccolta delle gomme usate, come è avvenuto a Hong Kong dal 2018. Altri hanno incoraggiato, tramite un’apposita segnaletica, lo smaltimento responsabile. Singapore ha addirittura vietato l’importazione e la vendita di chewing gum dal 1992. Insomma, tutti si sono concentrati sulla questione dei rifiuti, con provvedimenti più o meno drastici. Il che va bene, però non basta.

Un inquinamento da contrastare

“L’adeguato smaltimento delle gomme non può essere considerato una soluzione a questa forma di inquinamento da plastica”, stigmatizza Jones. “Il chewing gum, al pari di altre materie plastiche, non è biodegradabile. Si indurisce e si decompone in microplastiche, un processo che può richiedere decenni”. In proposito, un gruppo di ricercatori dell’Università della California, negli Stati Uniti, ha evidenziato che un grammo di gomma da masticare rilascia una media di 100 microplastiche, mentre alcune ne rilasciano addirittura fino a 600 per grammo.

“Chiarire ciò significa affrontare la causa principale della questione, spostando la focalizzazione dalla negligenza individuale al sistema aziendale. E questo pone la responsabilità non solo sui consumatori, ma anche sui produttori”, prosegue l’esperto.

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11 Aprile 2025

In attesa di alternative sostenibili

“Anzitutto bisognerebbe apporre un’etichettatura più esauriente e completa sulle confezioni, in modo che gli acquirenti possano fare scelte consapevoli”, propone il docente. “Poi ci vorrebbero normative più severe e rigorose, per obbligare i fabbricanti a rendere conto delle proprie azioni. Infine, servirebbe una tassa sulle gomme sintetiche, mirata anche a incentivare gli investimenti in gomme a base vegetale o a creare altre alternative sostenibili. L’inquinamento da chewing gum è solo un’ulteriore forma di inquinamento da plastica. È ora di iniziare a trattarlo come tale”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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