Giugno 2025

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    “Indignazione motore dei social” tra i temi. L’autrice Lalli: “Buffo, mica ho scoperto penicillina”

    Il cellulare che suona ininterrottamente, il suo nome finito tra le sette tracce della maturità. A Chiara Lalli, bioeticista, saggista, giornalista, che effetto fa? «Mi viene molto da ridere, è buffo, insomma anche meno… Mica ho scoperto la penicillina!».
    «La prima cosa che ho pensato – prosegue al telefono – è che avevano finito gli autori da citare. Capisco che inventarsi ogni anno sette temi nuovi sia difficile. Pure io, che ho una rubrica bisettimanale, a volte fatico a tenere il ritmo. Allora capita pure che alla maturità ti ritrovi me e la mia amica Anna Meldolesi», ride Lalli.
    Ma di che parla questa traccia? “L’indignazione è il motore dei social. Ma serve a qualcosa? Una nuova ricerca, pubblicata su Science, dimostra che questa reazione emotiva accompagna spesso contenuti discutibili e chi si scandalizza davanti a una presunta ingiustizia non perde tempo a cliccare sui link, per approfondire e verificare. Così, visto che la mente umana può esprimere solo un tot di rabbioso disgusto, finiamo per sprecarlo su questioni irrilevanti per ignorare invece i temi che davvero meriterebbero la nostra irritazione”. Eccolo l’estratto del brano pubblicato su 7-Sette, supplemento settimanale del Corriere della Sera scritto da Anna Meldolesi e Chiara Lalli, appunto.
    A partire da questo stralcio di testo, agli studenti viene chiesto di “riflettere su questa rilevante caratteristica dei social, traendo spunto dalle tue esperienze, dalle tue conoscenze e dalle tue letture”.
    «Noi scrivevamo di disgusto e umanità, citando una gigante come la filosofa statunitense Martha Nussbaum. E di questa ossessione che abbiamo di commentare tutto, di dire la nostra anche quando non è interessante il nostro pensiero. E di questa involuzione rabbiosa che i social hanno esasperato», spiega Lalli.
    Che aggiunge: «Citavamo, proprio nello stralcio citato nella traccia del tema, uno studio molto interessante uscito su Science su come ci si scandalizza, sulla reazione immediata, istintiva, senza nemmeno approfondire. Parlavamo del caso di Justine Sacco che dopo un tweet interpretato come razzista ha perso il lavoro e molte altre cose e su cui Jon Ronson ha scritto un libro bellissimo intitolato So You’ve Been Publicly Shamed. Parlavamo dell’onda di sdegno, di schifo, di indignazione pubblica e feroce che travolge tutto e tutti e del fatto che siamo quasi abituati a questa oscenità. Della necessità di sentirsi dalla parte dei giusti e dei buoni».
    «Altro che maturità! – esclama Lalli – Siamo in una eterna ricreazione da scuole medie».
    Sull’uso di smartphone e social da parte dei giovanissimi, Lalli preferisce non intervenire, «piuttosto – dice – chiuderei i social agli adulti, metterei una badante accanto a chi li usa oltre una certa età».
    I social lei li usa? «Ormai lì sono semi morta. Penso di aver postato cinque cose nell’ultimo anno e mezzo. Ne approfitto per parlare della mia disobbedienza civile, di diritti, del lavoro con l’associazione Luca Coscioni, di dati, di aborto, di gestazione per altri. Ma per il resto mi annoiano moltissimo, un ring o un luogo inutile per annoiati. Se solo non avessimo la lavatrice…».
    Cosa c’entra ora la lavatrice con i social? «Lo ha spiegato Hans Rosling in un bellissimo discorso alla conferenza TedWomen nel 2010: la sottovalutiamo ma la lavatrice è stata una rivoluzione, un cambiamento stratosferico. Se dovessimo andare a lavare i panni al fiume, forse avremmo meno tempo per scrivere sui social».
    «Ecco – conclude – Se potessi consigliare un tema per la maturità 2026 al ministro, gli suggerirei la lavatrice magica di Rosling». LEGGI TUTTO

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    Le tracce della maturità 2025: tutti i temi, da Pasolini all’indignazione sui social

    È iniziata la maturità per 524.415 studenti. Per la prima prova, il tema d’italiano, sono sette le tracce comuni a tutta Italia, divise in tre diverse tipologie: analisi del testo, testo argomentativo e attualità. Ecco tutti i temi scelti dal ministero.

    Tracce tipologia A, analisi del testo
    Proposta A1, poesia – Pier Paolo Pasolini
    Una poesia di Pier Paolo Pasolini è stata proposta agli studenti per la comprensione e l’analisi. Nello specifico, si tratta di una poesia dall’opera “Dal diario”, pubblicata nel 1954. Il titolo, “Appendice 1” LEGGI TUTTO

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    “Rispetto” tra le tracce della maturità con un brano di Maccioni: “Parola per disarmare i discorsi”

    “Una parola che esprime attenzione, gusto dell’incontro, stima. Che anche quando introduce un attacco verbale, non alza i toni del discorso, anzi sembra voler prendere le distanze da quanto sarà detto subito dopo”. Così il giornalista Riccardo Maccioni, in un articolo apparso su Avvenire il 17 dicembre 2024 – selezionato tra le tracce della Maturità 2025 – commenta la scelta dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani di nominare “rispetto” come parola del 2024.
    Una decisione che appare come “un auspicio, che porta con sé il desiderio di costruire, di usare il dizionario non per demolire chi abbiamo di fronte ma per provare a capirne le ricchezze, le potenzialità – scrive Maccioni – Perché se è vero che le parole possono essere pietre, è altrettanto giusto sottolineare come siano in grado di diventare il cemento necessario a edificare case solide e confortevoli, la colla capace di tenere insieme una relazione a rischio di rottura”.
    Lo conferma, prosegue l’autore, “arriva proprio dai termini che rimandano al significato opposto, tutti concetti orientati a distruggere le relazioni, a demolire gli altri: indifferenza (che spesso fa più male dell’odio), noncuranza, sufficienza fino ad arrivare all’insolenza, al disprezzo, allo spregio”.
    Il rispetto è un’altra cosa, “affonda le sue radici in respicere che, letteralmente significa guardare di nuovo, guardare indietro, cioè richiama il dovere di non cedere alla smania del giudizio immediato figlio dell’emotività, che non tiene conto delle storie delle persone, delle loro battaglie interiori. Occorre, invece, allenarsi alla bellezza del prendersi cura, del fare attenzione, del preoccuparsi per la vita altrui, così che la comunità possa crescere in armonia facendo assaporare in chi ne fa parte il gusto dell’appartenenza alla medesima famiglia umana. Il rispetto, dunque, come rivendicazione dell’importanza delle relazioni autentiche, oltre la superficialità, soprattutto libera dalla schiavitù della banalità, dell’approccio interpersonale mediato unicamente dai social, che possono essere un bene a patto che non si deleghi loro la semina dei rapporti umani”.
    “Il primo passo – conclude Maccioni – allora, è purificare il dizionario, disarmare i discorsi, rifiutare la dittatura della cultura che, per dirla con don Lorenzo Milani, premia chi sa tante parole rispetto a chi ne conosce poche. Una, fondamentale, da respirare tutti, da vivere più che da ripetere semplicemente, è rispetto”. LEGGI TUTTO

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    Pasolini, la poesia dal Diario in una traccia della Maturità 2025

    L’opera di Pasolini proposta per l’analisi del testo per l’esame di maturità è una sua poesia tratta dall’opera “Dal diario” (1943-1944), si tratta di “Appendice 1”, poesia priva di titolo che rappresenta il sunto dell’itinerario letterario che l’autore ha percorso fin dagli anni della sua giovinezza. Lo scrittore non è usciva dal 1999.

    Il diario è stato redatto tra il 1943 e il 1944 nel pieno della Seconda guerra mondiale, è come un luogo di riflessione personale dove l’autore annota pensieri, paure e speranze riflettendo sulla complessità dell’epoca.

    Mi ritrovo in questa stanza
    col volto di ragazzo, e adolescente,
    e ora uomo. Ma intorno a me non muta
    il silenzio e il biancore sopra i muri
    e l´acque; annotta da millenni
    un medesimo mondo. Ma è mutato
    il cuore; e dopo poche notti è stinta
    tutta quella luce che dal cielo
    riarde la campagna, e mille lune
    non son bastate a illudermi di un tempo
    che veramente fosse mio. Un breve arco
    segna in cielo la luna. Volgo il capo
    e la vedo discesa, e ferma, come
    inesistente nella stanca luce.
    E così la rispecchia la campagna
    scura e serena. Credo tutto esausto
    di quel perfetto inganno: ed ecco pare
    farsi nuova la luna, e – all’improvviso –
    cantare quieti i grilli il canto antico. LEGGI TUTTO

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    Borsellino nelle tracce Maturità: “I giovani, la mia speranza”, il testo del messaggio ai ragazzi

    “I giovani, la mia speranza” un messaggio del giudice Paolo Borsellino è una delle sette tracce fornite ai maturandi per la prima prova scritta, Italiano, dell’esame di Stato.

    Sono nato a Palermo e qui ho svolto la mia attività di magistrato. Palermo è una città che a poco a poco, negli anni, ha finito per perdere pressoché totalmente la propria identità, nel senso che gli abitanti di questa città, o la maggior parte di essi, hanno finito per non riconoscersi più come appartenenti a una comunità che ha esigenze e valori uguali per tutti. E questo è dimostrato dal fatto che questa città, dove ci sono molte abitazioni, al loro interno ricche e ben curate, ha strade in pessime condizioni com’è facile vedere. E i monumenti, che ricordano il passato regale, sono nelle stesse condizioni di disfacimento. Questa è la situazione in cui Palermo si è venuta a trovare per tante ragioni: perché è stata una delle città più danneggiate dai bombardamenti, e già questo provocò una fuoriuscita degli abitanti dal centro storico, cioè dai luoghi in cui riconoscevano la propria identità. Ma a questa perdita d’identità hanno contribuito anche le attività delle organizzazioni mafiose. Avendo deciso, in un determinato periodo della loro storia, di sfruttare a pieno le aree edificabili attorno a Palermo, hanno fatto sì che anche l’asse geografico della città si spostasse. Molti abitanti del centro storico (e io sono stato uno degli ultimi a lasciarlo) sono finiti in quartieri periferici privi di servizi dove vivono in condizioni di profondo degrado ambientale. Tuttavia a Palermo, dall’inizio degli anni Ottanta e a causa dei gravissimi delitti della guerra di mafia che turbarono ferocemente l’ordine pubblico, e a causa anche del clamore delle inchieste giudiziarie iniziate subito dopo dal pool antimafia, cominciò a crescere una notevole rinascita della coscienza civile. Nel senso che a un certo punto vi è stata una parte della città che si è reinterrogata su se stessa e in qualche modo, talvolta anche un po’ arruffone, ha cercato di reagire. E la maggior parte di coloro che cominciano a domandarsi chi sono, e come debbono portare avanti questa città, sono giovanissimi. E’ una constatazione che io faccio all’interno della mia famiglia, perché sono stato più volte portato a considerare quali sono gli interessi e i ragionamenti dei miei tre figli, oggi tutti sui vent’anni, rispetto a quello che era il mio modo di pensare e di guardarmi intorno quando avevo quindici – sedici anni.A quell’età io vivevo nell’assoluta indifferenza del fenomeno mafioso, che allora era grave quanto oggi. Addirittura mi capitava di pensare a questa curiosa nebulosa della mafia, di cui si parlava o non si parlava, comunque non se ne parlava nelle dichiarazioni degli uomini pubblici, come qualcosa che contraddistinguesse noi palermitani o siciliani in genere, quasi in modo positivo, rispetto al resto dell’Italia.Invece i ragazzi di oggi (per questo citavo i miei figli) sono perfettamente coscienti del gravissimo problema col quale noi conviviamo.E questa è la ragione per la quale, allorché mi si domanda qual è il mio atteggiamento, se cioè ci sono motivi di speranza nei confronti del futuro, io mi dichiaro sempre ottimista. E mi dichiaro ottimista nonostante gli esiti giudiziari tutto sommato non soddisfacenti del grosso lavoro che si è fatto. E mi dichiaro ottimista anche se so che oggi la mafia è estremamente potente, perché sono convinto che uno dei maggiori punti di forza dell’organizzazione mafiosa è il consenso. È il consenso che circonda queste organizzazioni che le contraddistingue da qualsiasi altra organizzazione criminale.Se i giovani oggi cominciano a crescere e a diventare adulti, non trovando naturale dare alla mafia questo consenso e ritenere che con essa si possa vivere, certo non vinceremo tra due-tre anni. Ma credo che, se questo atteggiamento dei giovani viene alimentato e incoraggiato, non sarà possibile per le organizzazioni mafiose, quando saranno questi giovani a regolare la società, trovare quel consenso che purtroppo la mia generazione diede e dà in misura notevolissima. E’ questo mi fa essere ottimista.Mi sono fatto questa convinzione non solo attraverso le indagini sui miei figli, ma anche a seguito di un episodio accaduto qualche tempo fa: una delle macchine che mi scortava, uccise involontariamente due ragazzi davanti ad un liceo palermitano, il Meli (lo stesso che avevo frequentato in gioventù). Questi giovani, che sul momento si erano messi a picchiare coi pugni la mia macchina, quando si resero conto della situazione dimostrarono di capire che quello, purtroppo, era il prezzo da pagare per combattere le organizzazioni mafiose: in quel momento il prezzo era la difesa del magistrato che se ne occupava e la situazione della scorta che, forse inopportunamente correva troppo. Questi giovani mi furono vicinissimi, sollevandomi in parte dalla crisi morale che l’incidente mi provocò. Loro, quei giovani avevano capito appieno qual era la battaglia che si stava conducendo, quali prezzi altissimi si dovevano pagare e quali prezzi bisognava accettare….questo tipo di criminalità non può vivere se non ha un certo rapporto con il potere, che è essenziale alla criminalità mafiosa; ecco una delle ragioni per cui, essendoci questo rapporto, è difficile che il potere si muova globalmente nei confronti dell’organizzazione…Paolo Borsellino…ora rinasce la tentazione della connivenza con la mafia, tentazione durissima da sradicare. Ma i giovani e la popolazione studentesca sono la parte più vicina alla magistratura ed alla lotta contro la mafia: e questo è un punto di non ritorno…
    Tratto da Epoca del 14 ottobre ’92, a cura di Antonietta Garzia LEGGI TUTTO

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    Gli anni Trenta e il New Deal nel testo di Brendon tra le tracce della Maturità

    Gli anni Trenta e il New Deal sono gli argomenti proposti in una delle sette tracce sottoposte ai maturandi all’esame di Stato. Il testo è tratto da Piers Brendon ‘Gli anni trenta. Il decennio che sconvolse il mondo’ Carocci editore. Gli studenti devono sintetizzare il contenuto, individuare le motivazioni, offrire riflessioni e argomentare. E’ questa […] LEGGI TUTTO

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    Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa tra le tracce Maturità: la visita di Angelica ai Salina

    L’opera di Tomasi di Lampedusa proposta per l’analisi del testo è, come prevedibile, “Il Gattopardo”. Si tratta del passaggio in cui si parla della visita di Angelica, fidanzata di Tancredi, alla famiglia dei principi di Salina.
    Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo, prefazione di Giorgio Bassani, Feltrinelli, Milano, 1992, pp. 166-168

    «La prima visita di Angelica alla famiglia Salina, da fidanzata, si era svolta regolata da una regia impeccabile, e le comunicazioni lente ed astratte erano state perfette a tal punto che sembrava suggerito parole per parola dal “Galateo”. A fine di una settimana il soggiorno era terminato improvvisamente: nessuno dei presenti aveva potuto dire se la partenza di Angelica fosse stata imposta o decisa: il quale atto di suprema padronanza del meccanismo domestico lasciava tutti ammirati. La seconda visita, quella che ora si stava per compiere, era invece destinata ad essere ben diversa: la presenza di Tancredi, la sua intimità con Angelica, la loro reciproca indifferenza per il principio, che aveva presieduto la prima visita, avrebbero dato a questa un tono ben diverso: le soffici trine ricoperte di polvere, le poltrone imbottite di crine, i tappeti sbiaditi, i ritratti di famiglia, tutto avrebbe avuto un aspetto meno solenne, più umano, più caldo. Angelica era giunta, e la sua bellezza, la sua grazia, la sua intelligenza, la sua ricchezza, avevano fatto dimenticare a tutti la sua origine borghese. Don Fabrizio, che aveva sempre avuto un debole per la bellezza femminile, si sentiva già preso dal fascino di quella ragazza, e si era già affezionato a lei come a una figlia. Angelica si sentiva perfettamente a suo agio, e il suo affetto per Tancredi si rifletteva in una gentilezza particolare verso tutti i membri della famiglia. La principessa, che aveva accolto Angelica con una certa freddezza, si era lasciata conquistare dalla sua dolcezza e dalla sua vivacità. Solo Concetta, la figlia maggiore, continuava a guardarla con una certa diffidenza, ma anche lei, a poco a poco, si lasciava vincere dal fascino della nuova venuta. Si avvicinava così il momento della partenza, e tutti sentivano che quella visita aveva segnato l’inizio di una nuova epoca per la famiglia Salina. “Sono fatti che fanno epoca”, pensava don Fabrizio, e si sentiva un po’ più vecchio, un po’ più stanco, ma anche un po’ più sereno. “Zione”: Angelica lo chiamava così, e in quella parola c’era tutto l’affetto, tutta la riconoscenza, tutta la fiducia che la ragazza sentiva per lui. Don Calogero, il padre di Angelica, era soddisfatto: la figlia era stata accolta come una principessa, e lui stesso si era sentito trattato con rispetto e considerazione. Solo la moglie di don Calogero, una donna timida e riservata, era rimasta un po’ in disparte, ma nessuno sembrava farci caso. Don Calogero, per parte sua, si preoccupava di apparire sempre all’altezza della situazione, e per questo motivo, quando qualcuno gli chiedeva notizie della moglie, rispondeva con frasi vaghe e rassicuranti, senza mai entrare nei particolari. In realtà, la povera donna soffriva di una malattia cronica che la costringeva a vivere quasi sempre in casa, ma don Calogero preferiva non parlarne, per non suscitare compassione o imbarazzo.» LEGGI TUTTO