Che fine ha fatto l’educazione ambientale nella nostre scuole?
Gli studenti di una scuola media di Napoli hanno adottato il parco pubblico vicino la scuola. Ogni mese ragazzi e ragazze, con i volontari si occupano della pulizia del verde, raccolgono i rifiuti e fanno piccole manutenzioni. In Umbria lo scorso anno è nato il progetto “L’orto dei piccoli”: chi cura l’insalata, chi le erbe aromatiche. “Così i bambini hanno imparato non solo quanto tempo e lavoro richiede prendersi cura della terra, ma anche non sprecare il cibo”, spiegano gli insegnanti. A Venezia i bambini delle materne a turno salgono su un vaporetto insieme agli insegnanti per andare a conoscere le isole della laguna. Piccole storie che raccontano come la materia “Educazione all’ambiente” viene affrontata nelle scuole in Italia. Senza nessuna regia.
Diritto di tutti, ma senza linee guida
Perché se da una parte, è diventata una materia obbligatoria quando lo è diventata anche l’Educazione Civica (a partire dall’anno scolastico 2020-21 sono previste 33 ore all’anno) in tutte le scuole dalla primaria alla secondaria di secondo grado, dall’altra le modalità in cui viene insegnata sono lasciate all’autonomia delle singole scuole. Non è infatti previsto un programma nazionale unico. Questo significa che ogni preside o direttore didattico può decidere quali docenti coinvolgere e in quali materia trattare i temi ambientali. Risultato? L’autonomia ha portato in questi anni ad una grande varietà di esperienze. Così, ci sono scuole molto attive sul fronte ecologico e che organizzano progetti interdisciplinari altre invece che la inseriscono solo in scienze o geografia. Altre ancora collaborano con enti e associazioni esterne, come Legambiente, WWF e Marevivo che propongono iniziative e corsi di formazione per i docenti.
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Anche l’approccio didattico è lasciato alla sensibilità del corpo docente: può essere solo teorico, oppure prevedere esperienze in laboratorio, uscite all’aperto, utilizzare supporti digitali o meno. Insomma, tutto è affidato alla sensibilità del corpo docente: così nella stessa città ci possono essere scuole in cui si organizza un orto didattico, oppure lezioni sul clima, la pulizia del proprio quartiere, incontri con gli esperti e altre in cui semplicemente si chiama un esperto per tenere qualche lezione in classe di scienza sul riciclo e sull’inquinamento. Entrambe le formule rispettano formalmente l’obbligo, ma con un grado di coinvolgimento e profondità molto diverse.
Entra a scuola la “Consapevolezza finanziaria”
Così dopo la prima campanella già suonata in molte regioni di Italia, oltre 7 milioni di bambini e ragazzi tornano in classe senza sapere bene cosa faranno durante le ore di Educazione Civica dedicata all’ambiente, allo sviluppo sostenibile e la tutela del patrimonio. “Non solo. Quest’anno questa materia è stata depotenziata – spiega Claudia Cappelletti, responsabile Scuola per Legambiente – il Ministero dell’Istruzione ha introdotto sempre nella stessa materia ‘Educazione Civica’, anche l’insegnamento della ‘Consapevolezza economica e finanziaria’ per tutte le scuole. Eppure, l’ambiente era stata presentato come uno dei tre pilastri dell’Educazione Civica, gli altri due erano lo studio della Costituzione e l’uso consapevole delle tecnologie digitali”. A questo punto quanto tempo rimarrà agli studenti per coltivare l’orto a scuola, oppure pulire con gli insegnanti il tratto di spiaggia davanti casa e imparare con i volontari la raccolta differenziata e non sprecare il cibo? “Molto poco. Visto che dovranno dividerlo con chi insegnerà loro cosa vuol dire risparmio e investimento, banche e bilancio” tiene a sottolineare ancora Cappelletti che con Legambiente continua a proporre iniziative per insegnare la tutela all’ambiente.
“Come diventare cittadini consapevoli”
“Purtroppo è un’occasione persa. Speriamo che da parte delle scuole che godono appunto di autonomia didattica e organizzativa continuano a organizzare laboratori e uscite per gli studenti. Cerchiamo poi di far capire quanto sia importante inserire il tema della sostenibilità in ogni materia. Deve essere multidisciplinare: non può essere inserita solo durante l’ora di Scienze o Geografia. Anche l’approccio pratico, con i laboratori, le uscite, le esperienze fuori dalla scuola è importante e va salvato. Da parte nostra offriamo delle chiavi di lettura per studenti e docenti, ma poi l’obiettivo resta quello della scuola che deve formare i cittadini di domani, attivi e consapevoli. Un aspetto importante per la loro crescita. Come insegnare loro a diventare imprenditori e leggere un bilancio”. LEGGI TUTTO