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    Burro dall’aria senza sacrificare il gusto: ci pensa una startup (su cui ha puntato Bill Gates)

    “Alla base del gusto eccezionale del nostro burro c’è un processo scientifico in grado di dare vita ad una nuova Era Alimentare. Creando grassi senza coltivazioni animali o vegetali, possiamo ridurre drasticamente il consumo di suolo, di acqua e l’uso dii fertilizzanti necessari per la produzione agricola di grassi, che attualmente rappresenta il 7% delle emissioni di gas serra del pianeta. Paragonabili alle emissioni di tutte le auto in circolazione. È un obiettivo enorme, ma utilizzando ingredienti che non richiedono compromessi in termini di gusto o prestazioni, crediamo che sia alla nostra portata. Questa è la strada giusta per dare il nostro contributo: adesso, perché siamo dinanzi alla più grande crisi climatica mai verificatasi prima d’ora”.

    A parlare è Kathleen Alexander, co-fondatrice e CEO di Savor, startup climate tech nata a San Jose (in California) nel 2022, che da qualche giorno ha annunciato il lancio commerciale del ‘burro senza burro’ un prodotto rivoluzionario, realizzato in laboratorio a partire da anidride carbonica e idrogeno, senza l’utilizzo di grassi animali o vegetali, offrendo un’alternativa sostenibile al burro tradizionale. Si tratta di una startup alimentare pionieristica che crea grassi puri, versatili e sostenibili direttamente dal carbonio, senza bisogno di agricoltura convenzionale.

    A credere nel progetto Breakthrough Energy Ventures – il fondo di Bill Gates che scommette su giovani aziende tech che combattono il cambiamento climatico – che ha investito circa 33 milioni di dollari insieme a Synthesis Capital. I fondi sono serviti per far partire il primo stabilimento produttivo a Batavia (in Illinois) da 2300 metri quadrati. “Crediamo in un futuro in cui possiamo usare meno per creare di più. Un futuro in cui possiamo creare e proteggere l’abbondanza nel mondo naturale. Per arrivarci, dobbiamo ampliare le nostre fonti e i mezzi di produzione alimentare. In Savor, questa è la nostra missione e abbiamo trovato un modo per produrre grassi e oli, un macronutriente vitale, utilizzando alcuni dei processi chimici organici più antichi ed efficienti della Terra”, spiegano dall’azienda.

    (foto: Savor.it)  LEGGI TUTTO

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    Come migliorare la qualità dell’aria in casa con le piante

    Nelle case le piante rappresentano elementi di arredo che rendono gli ambienti colorati e ricercati. Oltre a fare la differenza dal punto di vista estetico, molte varietà sono estremamente utili per la salubrità degli spazi, visto che migliorano la qualità dell’aria producendo ossigeno, contrastando gli agenti inquinanti che si insinuano tra le mura domestiche e regolando i livelli di umidità. Ci sono alcune piante da appartamento che si prestano particolarmente a purificare l’aria, eliminando l’inquinamento domestico, diventando quindi immancabili nelle nostre stanze.

    Come purificare l’aria in casa con le piante
    Nella cura della casa, tra i tanti aspetti da tenere in considerazione, spicca anche la qualità dell’aria, che purtroppo non sempre è ottimale. Infatti, l’inquinamento casalingo è un problema diffuso, frutto della concausa di diversi fattori. La salubrità del microclima domestico viene minata per esempio da agenti chimici rilasciati da mobili, vernici, plastiche e prodotti per la pulizia e da acari, muffe, batteri, parassiti, funghi e fumo di sigaretta. A tutto questo si aggiungono anche inquinamento acustico, smog cittadino, temperature molto alte oppure troppo basse, umidità elevata e ridotto ricambio d’aria.

    Vivere in ambienti in cui la qualità dell’aria è scarsa incide negativamente sulla nostra salute, portando a criticità come stanchezza, fastidi alla testa, allergie e problematiche respiratorie. Le piante da appartamento, capaci di assorbire gli agenti nocivi e di mantenere i giusti livelli di umidità, possono in parte aiutare a migliorare la qualità dell’aria in casa.

    Questo avviene grazie alla fotosintesi clorofilliana, attraverso cui le piante assorbono l’anidride carbonica e rilasciano l’ossigeno nell’aria, al loro processo di traspirazione, attraverso le loro foglie che liberano vapore acqueo, mantenendo i gusti livelli di umidità, e alla loro capacità di filtrare contaminanti chimici.

    Dall’aloe vera alla sansevieria
    Tra le varie tipologie di piante che assolvono alla perfezione il compito di migliorare la qualità dell’aria spicca l’aloe vera, splendida pianta succulenta appartenente alla famiglia delle Asphodelaceae. Nota per la sua bellezza e le sue proprietà curative, questa pianta si distingue anche per la sua capacità di purificare l’aria, in particolare assorbendo agenti inquinanti, come ad esempio la formaldeide. Inoltre, rilascia costantemente ossigeno, rendendo gli ambienti più salubri, rappresentando quindi una scelta ottimale per contrastare l’inquinamento indoor. Questa meravigliosa pianta conta anche su una manutenzione molto semplice, non richiedendo grandi cure, avendo bisogno di poca acqua, ma molta luce.

    Altra pianta consigliata è la sansevieria, che incanta con il suo aspetto esotico e la sua capacità di purificare l’aria delle case. Proveniente dal Madagascar e appartenente alla famiglia delle Asparagaceae, questa meravigliosa pianta tropicale succulenta genera ossigeno nel corso della notte, ripulendo le stanze dalle sostanze inquinanti: in particolare, permette di evitare problematiche come la gola secca, essendo molto efficace in camera da letto. Chiamata anche lingua di suocera, è ideale per contrastare la formaldeide, sostanza che si trova spesso nei detersivi, e l’elettrosmog, proveniente dagli elettrodomestici. Semplice da coltivare, la sansevieria è estremamente resistente, adattandosi a temperature differenti e sopportando la siccità. Questa pianta necessita di poche cure: non richiede molta luce, sopravvivendo anche nell’ombra, e si accontenta di irrigazioni sporadiche.

    Altre piante facili da coltivare in casa
    Un’inquilina verde da non farsi mancare negli ambienti domestici è la dracena, tra le migliori per purificare l’aria. Appartenente alla famiglia delle Asparagaceae, è nota per il suo aspetto unico, che ricorda quello di una palma, donando un tocco esotico ovunque si trovi. Inoltre, si distingue per la sua capacità costante di assorbire anidride carbonica e produrre ossigeno, aspetto che le consente di essere un ottimo strumento per migliorare la salubrità dell’aria. La dracena riduce i livelli di inquinamento indoor ed elimina sostanze come tricloroetilene, formaldeide e xilene, oltre a contrastare il fumo di sigaretta, essendo ideale nelle case abitate da fumatori. Da porre in un luogo luminoso e umido, nella sua cura è necessario prestare attenzione alle irrigazioni, dovendo darle da bere con regolarità, ma evitando eccessi idrici, visto che le sue radici tendono a marcire facilmente.

    Tra le piante più affascinanti con cui contrastare l’aria impura spicca il pothos, appartenente alla famiglia delle Araceae. Splendida rampicante, proveniente dalle isole Salomone, arreda gli ambienti con le sue grandi foglie verdi brillanti e, oltre che scenografica, è anche nota per le sue capacità di purificare l’aria, eliminando agenti inquinanti e tossine, come formaldeide, carbonio e benzene. Altro punto di forza del pothos è la sua coltivazione semplice, tanto da essere adatto anche a coloro che sono alle prime armi con il giardinaggio. Molto resistente, cresce nelle condizioni più estreme, perfino in ambienti bui e secchi: gli unici accorgimenti da mettere in atto nella sua cura sono evitare le irrigazioni eccessive, in quanto la pianta è soggetta al marciume radicale, e le temperature troppo fredde, che mal tollera.

    Poi c’è l’edera, pianta rampicante tra le più amate e diffuse, che decora non solo balconi e muri, ma anche interni. Appartenente alla famiglia delle Araliaceae, questa pianta sempreverde cattura sostanze inquinanti, come benzene e tricloroetilene, e agenti pericolosi, tra cui ad esempio la formaldeide, responsabili di allergie e problematiche a livello respiratorio. Oltre a contrastare gli inquinanti indoor, l’edera ha il pregio di essere piuttosto semplice da coltivare, adattandosi a diverse temperature, seppur la si debba proteggere dalle gelate. La pianta si sviluppa anche all’ombra ed è necessario irrigarla in modo da mantenere il terriccio umido, ma mai eccessivamente bagnato.

    Il ficus è ideale anche come arredo. Questa pianta, che appartiene alla famiglia delle Moraceae, dona un tocco esotico agli spazi domestici, aiuta a eliminare al contempo agenti inquinanti, tossine e fumo di sigaretta. Tra le diverse varietà, una estremamente capace di purificare l’aria è il ficus benjamin, con cui contrastare facilmente sostanze chimiche come benzene, formaldeide, ammoniaca, colle e pesticidi. Elegante e longeva, questa pianta è semplice da coltivare, richiedendo un luogo luminoso, un terreno drenato, temperature medio alte e irrigazioni moderate, evitando di esagerare con l’acqua, visto che non tollera i ristagni idrici.

    Tra le piante d’appartamento antismog spicca anche l’anturio, noto per le sue splendide foglie a forma di cuore, spesso rosse scure, capaci di assorbire agenti tossici, in particolare sostanze come toluene, xilene e formaldeide. Appartenente alla famiglia delle Araceae e originaria dell’America centrale e del sud, questa pianta tropicale sempreverde ripulisce l’aria di casa e decora gli ambienti grazie al suo aspetto esotico. Per farla risplendere è necessario evitare l’esposizione alla luce solare diretta e proteggerla dalle correnti d’aria. La pianta va irrigata spesso, ma con poca acqua, mantenendo l’ambiente sempre umido, evitando però i ristagni idrici. LEGGI TUTTO

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    Quando e come potare la forsizia

    Quando non si ha il pollice verde, o quando non si ha troppo tempo da dedicare alle piante della propria casa, la Forsizia è perfetta. Coltivarla nel proprio giardino è la scelta più giusta che si possa fare: il motivo? Richiede davvero pochissime attenzioni ed è semplice da gestire. Infatti, una volta individuata la posizione in cui piantarla, l’esposizione adeguata e dopo averle fornito terreno fertile e ben drenato, basterà seguire poche e semplici regole di “manutenzione”. Tra queste, ovviamente, compare la potatura, essenziale per ottenere una fioritura della pianta rigogliosa e in salute.

    In quale mese si pota la forsizia?
    La scelta del periodo giusto per la potatura è cruciale per assicurare una fioritura abbondante. La forsizia fiorisce sui rami prodotti nella stagione vegetativa precedente; pertanto, la potatura dovrebbe avvenire subito dopo la fioritura, generalmente tra aprile e giugno, a seconda della zona climatica. È molto importante evitare la potatura della pianta in autunno o in inverno, poiché potrebbe comprometterne la fioritura dell’anno successivo.

    Eseguire una corretta potatura non solo mantiene l’estetica della pianta, ma ne favorisce anche la salute e la fioritura folta. Come si pota la forsizia? Di seguito qualche dritta utile per non cadere in errori banali:
    Rimozione dei rami vecchi e danneggiati: eliminare tutto ciò che è secco, malato e/o danneggiato alla base stimola la crescita di nuovi germogli;
    Accorciamento dei rami fioriti: dopo la fioritura, i rami che hanno prodotto fiori dovrebbero essere accorciati di circa un terzo della loro lunghezza. Questo favorisce la produzione di nuovi germogli che fioriranno l’anno successivo;
    Sfoltimento della chioma: la rimozione dei rami che si incrociano o che crescono verso l’interno della forsizia garantisce una buona circolazione dell’aria e l’accesso alla luce solare.

    Se la forsizia non viene potata regolarmente seguendo queste precise modalità, si rischia di assistere a un precoce invecchiamento dell’arbusto con il rischio di doversi impegnare con molta più fatica a produrre nuovi piccoli rametti fioriti. Inoltre, e non è poco, dimenticarsi di potare la forsizia significa contribuire al suo totale allargamento, che contribuirà a uno svuotamento del centro e tutti i rami più esterni, toccando il terreno, attecchiranno di nuovo dando vita ad altre piante. Il risultato? Una forsizia sempre più ampia, sempre più disordinata e poco curata.

    Come coltivare la forsizia
    Con i suoi caratteristici fiori gialli, la forsizia è molto semplice da coltivare. Perfetta per i principianti e per chi non ha uno spiccato pollice verde, questa pianta richiede davvero poche attenzioni, oltre alla potatura si intende. Intanto, essa predilige le esposizioni in pieno sole e sopporta piuttosto bene anche le posizioni in mezz’ombra. Attenzione però all’ombra, che non ama: sebbene riesca a crescere anche in condizioni ombrose, il risultato non sarà lo stesso di quando cresce alla luce. Per quanto riguarda gli agenti atmosferici, possiamo dire che la forsizia tollera abbastanza bene il vento, motivo per il quale resiste anche a posizioni esposte, purché non si tratti di manifestazioni particolarmente intense.

    Irrigazione e terreno
    Sull’irrigazione poche e semplici dritte: è richiesta la regolarità, non troppa frequenza ma una quantità abbondante di acqua. Questo consentirà alla pianta di crescere il più rigogliosa possibile. Per quanto concerne invece il terreno e il substrato di coltivazione, la forsizia ha bisogno di poche attenzioni. Si consiglia sempre di farle avere un terreno fertile dotato di un ottimo drenaggio.

    Coltivare la forsizia in vaso
    In caso di coltivazione in vaso, sarebbe utile scegliere un terriccio universale e porre sul fondo uno strato di almeno 1 cm di materiale drenante, quindi argilla espansa o ghiaia. Il vaso deve essere obbligatoriamente di almeno 40-50 cm di diametro, in modo tale che tutte le radici della pianta riescano a crescere e a svilupparsi senza difficoltà. Per questa stessa ragione e siccome il suo apparato radicale si espanderà notevolmente, è consigliabile rinvasare la forsizia ogni anno, ricordandosi che il nuovo terriccio dovrà sempre essere ricco di sostanze nutrienti e sempre e comunque drenato. La forsizia sopporta bene lo smog e questo le consente di adattarsi senza difficoltà a terrazzi di città; insomma, una pianta perfetta per tutte le soluzioni.

    Come moltiplicare la forsizia
    Quando le temperature si abbassano e l’inverno bussa alle porte del mondo, la forsizia entra di prassi in riposo vegetativo. Questo è il momento perfetto per riprodurre la pianta con successo attraverso la talea. Grazie a questo metodo, il risultato sarà ottimo: si otterranno piante di forsizia con le stesse identiche caratteristiche di quella “madre” e il motivo è molto semplice. Infatti, le piantine nate da moltiplicazione, non sono figlie di una ricombinazione genica come nel caso dei semi.

    Eseguire la moltiplicazione della forsizia è semplicissimo, ma l’attenzione ai passaggi è fondamentale. Per prima cosa, è necessario munirsi di forbici da giardinaggio affilate e subito dopo prelevare talee apicali della lunghezza di circa 15 cm (devono essere presenti 4 o 6 gemme). Una volta fatti questi due step, si passa alla preparazione del contenitore: riempitelo di sabbia e di torba in parti uguali e inserite le talee in profondità, in modo che spuntino dal terreno al massimo di 10 cm. Ultimo passaggio, non meno importante, compattate la terra con le mani attorno alle talee e irrigate con delicatezza. È importante che le talee siano lontane da gelate, ma l’esposizione deve comunque essere all’aperto. Passato un anno, le talee cominceranno a generare foglioline nuove e non appena le radici saranno sviluppate in toto, la pianta potrà essere spostata a dimora in un vaso adatto, oppure in piena terra in giardino. LEGGI TUTTO

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    Dalle patelle di Ischia una risposta (inattesa) alla crisi climatica

    Nella sfida legata alla crisi climatica in atto ci sono specie che potrebbero partire avvantaggiate. Sarebbero in grado, cioè, di mostrare una certa resistenza, o meglio di mettere in campo strategie adattive in grado di garantire loro la sopravvivenza, nonostante global warming e acidificazione degli oceani. Così l’ultima, sorprendente risposta arriva dalle patelle (Patella caerulea il nome scientifico), sottoposte nei mari di Ischia a uno stress del tutto simile a quello che l’acidificazione degli oceani di origine antropica imporrà, su scala globale, a tutte le specie marine. Già, perché a Ischia i cosiddetti “vents” – colonne di anidride carbonica che fuoriescono, per effetto del vulcanesimo secondario, dai fondali marini in più punti del perimetro sommerso dell’isola, a cominciare dal Castello Aragonese – creano in modo del tutto naturale le condizioni che le continue immissioni di anidride carbonica, di cui è responsabile l’uomo, causeranno nei mari di tutto il mondo entro la fine del secolo.Indiziate numero uno a pagarne le conseguenze sono le cosiddette specie sessili, che hanno margine di movimento ridotto. Ma sarà effettivamente così? “Noi abbiamo studiato le patelle, partendo dall’assunto che la loro conchiglia calcarea soffrisse l’abbassamento del pH, rischiando dunque di non sopravvivere in acque così corrosive”, spiega Camilla Della Torre, docente di ecologia al Dipartimento di Bioscienze dell’Università degli Studi di Milano e associata alla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, che ha coordinato la ricerca, i cui esiti sono stati appena pubblicati sulla rivista Environmental Research. LEGGI TUTTO

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    Dalla scelta del luogo ai rifiuti, il picnic può essere sostenibile

    Raggi del sole tiepidi che illuminano i torrenti, fili d’erba cullati dalla brezza primaverile, alberi che sembrano invitare, con le loro maestose fronde, alla quiete e al silenzio. È tempo di picnic all’aperto, un’attività che piace molto agli italiani, se è vero che, come quantifica un’indagine commissionata da Coldiretti e realizzata dall’Istituto Ixè, se ne contano circa 20 milioni ogni anno. Tuttavia, se svolte senza la dovuta attenzione, queste allegre scampagnate rischiano di diventare poco sostenibili.

    Uno dei principali impatti ambientali è l’abbandono dell’immondizia. I volontari di Legambiente hanno rilevato, nei parchi italiani, in media tre rifiuti per metro quadrato. E molti di questi derivano proprio da pranzi conviviali: circa il 16% sono articoli usa-e-getta (piatti, bicchieri, posate, cannucce, tovaglioli) e un ulteriore 24% imballaggi alimentari. Inoltre, nel 47% delle aree monitorate gli accumuli di spazzatura erano concentrati attorno a panchine e tavoli da picnic. A ciò si possono poi sommare il disturbo della fauna selvatica e il degrado di suolo e vegetazione.

    Per evitare tutto questo, basta mettere in pratica alcuni semplici consigli, mirati a rispettare la natura che ci circonda senza rinunciare allo svago.

    Scegli aree adatte
    Anzitutto è bene preferire zone appositamente attrezzate con tavoli, panche, cestini, evitando di improvvisare assembramenti. Prima di organizzare il ritrovo con parenti e amici, documentati sulle norme locali: molti parchi, soprattutto se sono aree protette, hanno regolamenti specifici. Per esempio, nelle riserve potrebbe essere vietato oltrepassare i sentieri segnalati oppure alcuni spazi potrebbero essere chiusi in determinati periodi dell’anno per proteggere la nidificazione di specie rare.

    Riduci imballaggi e sprechi
    Una pianificazione attenta permette di evitare sia un eccesso di rifiuti sia avanzi di cibo. Prepara le giuste quantità di alimenti in rapporto al numero di partecipanti e riponi le provviste in contenitori riutilizzabili, come scatole ermetiche e barattoli, anziché in sacchetti o pellicole. Abbandona gli articoli monouso a favore di quelli realizzati con materiali durevoli e resistenti, tra cui piatti in melamina o in acciaio smaltato, bicchieri in policarbonato o metallo, tovaglioli di stoffa.

    Se proprio hai necessità di prodotti usa-e-getta (per esempio, in occasione di una festa con numerosi partecipanti), scegli quelli compostabili o biodegradabili, a base di carta, foglia di palma, crusca pressata, bioplastica o legno. Infine, per quanto riguarda l’acqua e le bibite, evita di acquistare le tradizionali bottigliette: meglio preparare thermos e borracce, che hanno anche il vantaggio di mantenere fresche le bevande.

    Preferisci cibi locali e stagionali
    Anche la scelta del menù può influire sulla sostenibilità del picnic. Via libera a frutta estiva comprata dal contadino, formaggi del territorio, pane artigianale. Da considerare pure l’impronta ecologica degli alimenti: piatti vegetariani o vegani hanno un impatto ambientale molto inferiore rispetto alla carne. Inoltre, sono compassionevoli nei confronti dei nostri amici animali e benefici per la nostra salute.
    Non lasciare in giro i rifiuti
    Se nell’area sono presenti cestini o bidoni, utilizzali. Se invece sono assenti, raccogli i rifiuti e portali a casa. Scarti organici come bucce, torsoli, gusci d’uovo non devono essere abbandonati sul terreno: è vero che sono biodegradabili, ma potrebbero impiegare molto tempo per decomporsi. Del resto, lasciare in giro spazzatura varia non è solo scorretto, ma illegale: in Italia, chi la getta a terra può essere multato con sanzioni che vanno da 30 a 300 euro.
    Rispetta la natura
    Non raccogliere fiori, piante, conchiglie, rocce e osserva la fauna senza disturbarla: se avvisti uno scoiattolo o un capriolo, ammiralo senza avvicinarti troppo. Mai dare da mangiare a uccelli e ad altri esemplari: alimenti comuni per noi, come pane o cracker, possono, infatti, causare loro problemi digestivi gravi.

    Se hai un cane, anche se docile, tienilo sotto controllo, rispettando eventuali divieti di accesso per tutelare le specie selvatiche e gli animali al pascolo. Infine, evita di accendere musica ad alto volume e di urlare. Una ricerca condotta in una foresta negli Stati Uniti ha evidenziato che, in presenza di rumori molesti, i mammiferi avevano una probabilità di fuga 3,1-4,7 volte superiore e rimanevano in allerta per un periodo fino a tre volte più prolungato rispetto a condizioni di silenzio.
    Fai attenzione ai fuochi
    Le grigliate comportano sempre dei rischi. Anzitutto, verifica se è permesso accendere barbecue nell’area prescelta: in molte zone (soprattutto parchi nazionali o riserve) è vietato per scongiurare incendi. Qualora sia consentito, utilizza solo le aree attrezzate con bracieri e segui le regole: mantieni il fuoco di piccole dimensioni, tieni acqua a portata di mano, non lasciare le fiamme incustodite. Al termine, spegnile completamente e assicurati che le braci siano fredde prima di andartene. Non accendere fuochi a terra se non espressamente permesso, dato che il suolo e la lettiera di foglie possono bruciare in profondità danneggiando il terreno. Anche i fornelli da campeggio vanno usati con cautela. Da ultimo, le sigarette: fumare all’aperto è permesso, ma gettare un mozzicone acceso può avere conseguenze gravissime. Per questo è bene non farlo mai. LEGGI TUTTO

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    Tutti i numeri della crisi climatica

    Giornate cononde di calore e anomalie mediedi temperatura
    2024, anno dei record. Spicca l’ennesimo record di temperature globali registrato dal programma europeo Copernicus che indica il 2024 come l’anno più caldo da inizio registrazioni con, per la prima volta, il superamento della soglia di 1,5 °C sopra i livelli pre-industriali.

    Il mese di novembre 2024 è stato il secondo più caldo a livello globale, dopo il novembre 2023, con una temperatura media dell’aria superficiale di 14,1°C, +0,7°C al di sopra della media di quel mese del periodo compreso tra il 1991 e il 2020. Il novembre 2024 è stato di 1,6°C al di sopra del livello pre-industriale ed è stato il 16° mese in un periodo di 17 mesi in cui la temperatura superficiale media globale dell’aria ha superato di 1,5°C i livelli pre-industriali. Anche la temperatura superficiale media marina per il mese di novembre 2024 ha registrato livelli record, con 20,6°C, il secondo valore più alto registrato per il mese, e solo 0,13°C al di sotto del novembre 2023. LEGGI TUTTO

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    Dal frigo alla tavola, ecco come sprechiamo il cibo e cosa fare per evitarlo

    Alzi la mano chi, andando al supermercato, non si è mai lamentato dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari? Ed ora alzi la mano chi non ha mai sprecato quel cibo tanto prezioso, per negligenza o dimenticanza in fondo al frigorifero? Sì, può capitare. Ma un italiano su tre getta cibo ogni settimana. Più al sud che al centro-nord. A dircelo è un’indagine condotta per Too Good To Go – l’app sviluppata proprio per contrastare lo spreco alimentare – realizzata con YouGov, che ha analizzato il rapporto di noi italiani nei confronti del cibo, (un campione di 1015 adulti) rivelando abitudini quotidiane spesso contraddittorie, a volte sbagliate.

    Bisogna dire però, a nostra discolpa, che il 99% degli intervistati riconosce l’importanza di ridurre lo spreco e che il 78% considera la lotta allo spreco come una priorità. Quindi c’è tanta consapevolezza, ma non è ancora sufficiente se il 31% ammette di buttare il cibo nella spazzatura almeno una volta a settimana: al Sud si sale al 38% che arriva al 44% tra i genitori con figli minorenni. LEGGI TUTTO

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    Fotovoltaico, al via i nuovi incentivi per l’autoconsumo e i sistemi di accumulo

    Al via dal 3 giugno le domande per i nuovi incentivi al fotovoltaico. La procedura, prevista dal decreto FERX in versione transitoria, riguarda sia gli impianti dei privati di piccola taglia, sia quelli di più grandi dimensioni. I privati possono presentare la domanda per ottenere una tariffa incentivante sull’energia prodotta entro il prossimo 24 giugno. Il supporto favorisce l’autoconsumo e l’abbinamento degli impianti a fonti rinnovabili con i sistemi di accumulo.

    Il rapporto

    Italia rimandata in materia di transizione: bene le rinnovabili male la decarbonizzazione

    di Luca Fraioli

    22 Aprile 2025

    Contributi e decarbonizzazione
    Il decreto FERX prevede un meccanismo transitorio di supporto per impianti a fonti rinnovabili con costi di generazione vicini alla competitività di mercato ha la finalità di sostenere la produzione di energia elettrica di impianti a fonti rinnovabili con costi di generazione vicini alla competitività di mercato. Definito per questo di un meccanismo di supporto che ne promuova l’efficacia, l’efficienza e la sostenibilità in misura adeguata al perseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, coerentemente con gli obiettivi di sicurezza e adeguatezza del sistema elettrico. Il decreto cessa di applicarsi il 31 dicembre 2025.

    Fisco Verde

    Reddito energetico 2025: come funziona e limiti di accesso

    Antonella Donati

    06 Maggio 2025

    Accesso diretto per impianti inferiori a 1 MWPer gli impianti fotovoltaici con potenza nominale inferiore a 1 MW, vale a dire quelli che rientrano nella categoria “di piccola taglia”, l’accesso è diretto, senza necessità di partecipare a bandi competitivi. L’unico requisito richiesto è quello di aver avviato i lavori successivamente alla data di entrata in vigore del decreto, ossia non prima del 28 febbraio 2025. Gli impianti acquisiscono il diritto di accedere al meccanismo a fronte della presentazione della comunicazione di inizio lavori. Tutti gli interventi devono essere realizzati utilizzando componenti nuovi. Rientrano nell’ambito di applicazione del decreto anche gli interventi di rifacimento integrale e parziale e di potenziamenti di impianti esistenti, fermo restando che, per questi ultimi, l’accesso al meccanismo di supporto è consentito limitatamente alla nuova sezione di impianto che corrisponde al potenziamento.

    La tariffa incentivante
    Per gli impianti fino a 1 MW l’incentivo viene riconosciuto attraverso una tariffa fissa omnicomprensiva sulla produzione netta immessa in rete. La tariffa, calcolata secondo i criteri ARERA, oscilla tra 85 e 95 €/MWh, a seconda della taglia e della tecnologia. L’incentivo viene erogato per 20 anni, a partire dalla data di entrata in esercizio dell’impianto. Il valore dei prezzi di aggiudicazione può essere aggiornato annualmente tenendo conto delle analisi svolte dal GSE. Nel documento Regole operative per la comunicazione di avvio lavori, reperibile sul sito del GSE, sono disciplinate le modalità di accesso diretto al meccanismo di supporto e i requisiti e le condizioni per l’erogazione dei prezzi di aggiudicazione.Come presentare domandaLe domande si presentano esclusivamente attraverso il portale FER-X del GSE, accessibile con SPID, CIE o CNS. È necessario allegare la scheda tecnica dell’impianto; la dichiarazione di possesso del titolo abilitativo; l’eventuale documentazione sull’area idonea e sul punto di connessione.

    Energia

    Comuni Rinnovabili 2025, i premi alle migliori CER d’Italia

    di Luca Fraioli

    27 Maggio 2025

    Il GSE ha fissato un termine massimo di 45 giorni per l’istruttoria, al termine della quale – in caso di esito positivo – il soggetto richiedente riceverà il contratto da firmare digitalmente. Il criterio applicato è quello cronologico. Ciò significa che le domande saranno ammesse in ordine di arrivo fino a esaurimento delle risorse, con priorità per gli impianti più rapidi nell’attivazione. La tariffa sarà riconosciuta a partire dalla data effettiva di messa in esercizio, verificata attraverso i dati di Terna. LEGGI TUTTO