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    Alla Biblioteca degli Alberi di Milano il premio LivCom Award for SDGs

    Nel corso del 12° World Urban Forum/WUF12 è stato assegnato a BAM – Biblioteca degli Alberi Milano, progetto di Fondazione Riccardo Catella – il LivCom Award for SDGs, prestigioso riconoscimento internazionale promosso da LivCom Committee, l’organizzazione non profit supportata dall’ONU e da diverse agenzie delle Nazioni Unite e organizzazioni internazionali. Premio dedicato alle migliori pratiche […] LEGGI TUTTO

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    Lo studio T&E: “Meno scie e cambio di tragitto per il 3% dei voli per dimezzare le emissioni”

    Il problema è a tutti chiaro: la Cop29 di Baku lo sta evidenziando con parole (e numeri) chiari. Ma le soluzioni? Per contrastare il cambiamento climatico ci sono strategie che risulterebbero efficaci. Per esempio, secondo il nuovo report di Transport & Environment, principale organizzazione indipendente europea per la decarbonizzazione dei trasporti, basterebbe soltanto modificare l’itinerario di una piccola parte dei voli, il 3%, per abbattere in modo esponenziale – più del 50% entro il 2040 – l’effetto climalterante delle cosiddette “contrail”, le scie di condensazione lasciate in cielo dagli aerei al loro passaggio. Scie che spesso si dissolvono in pochi minuti, ma in alcune condizioni possono persistere nell’atmosfera, diffondendosi e diventando cirri artificiali. Quel che più conta, determinando un effetto netto di riscaldamento.

    La modifica avrebbe dei costi economici? Sì, ma non particolarmente rilevanti: il carburante addizionale utilizzato per aggiornare gli itinerari, allungandoli in termini di miglia percorse per evitare così la formazione di scie, si tradurrebbe in un incremento del solo 0,5% dei consumi, su base annua, dell’intera aviazione civile globale. Il che significa, in soldoni, che con un incremento di carburante del 5% circa si ridurrebbe dell’80% l’effetto climalterante delle scie. LEGGI TUTTO

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    Danni irreversibili alla criosfera, lo scioglimento dei ghiacciai non è più sostenibile

    Molte aree del Pianeta potrebbero a breve sperimentare un innalzamento del livello del mare o una perdita di risorse idriche incompatibile con le nostre capacità di adattamento. Perché la criosfera, l’insieme dei ghiacci della Terra, il 90% dei quali concentrati nella regione antartica, sta registrando danni irreversibili. La denuncia arriva dal nuovo Rapporto sullo Stato della Criosfera 2024, pubblicato dall’International Cryosphere Climate Initiative (ICCI) e presentato alla Cop29 di Baku. Gli autori, oltre 50 tra i massimi esperti globali del tema, evidenziano come la perdita di ghiaccio marino, sempre più consistente, sia diretta conseguenza del superamento del limite di 1,5°C dell’accordo di Parigi.

    Le ricadute sono sotto gli occhi degli scienziati: la perdita di ghiaccio ha raggiunto livelli record in alcune regioni, in particolare nelle Alpi europee. La calotta glaciale della Groenlandia sta perdendo addirittura 30 milioni di tonnellate di ghiaccio ogni ora, “un fenomeno cui non avrei mai immaginato di assistere nella mia vita”, sottolinea Rob DeConto, scienziato dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC). Ancora: il Venezuela ha perso il suo ultimo ghiacciaio e l’Eternity Glacier dell’Indonesia, l’ultimo ghiacciaio tropicale dell’Asia, si avvia verso la scomparsa, pronosticata addirittura entro i prossimi due anni. Il manto nevoso ha raggiunto i minimi storici nell’Hindu Kush Himalaya, con un impatto sulla disponibilità di acqua a valle per miliardi di persone.

    Crisi climatica

    La fusione dello strato di ghiaccio sull’Artico potrebbe influenzare le correnti oceaniche

    di Sara Carmignani

    01 Novembre 2024

    Con lo scioglimento progressivo del permafrost, inoltre, le regioni artiche emettono più carbonio di quanto ne assorbano ed entrambi gli oceani polari mostrano segni crescenti di acidificazione, con potenziali danni a lungo termine per la pesca regionale, come quella del merluzzo e del salmone, e in generale sulla loro biodiversità. Danni, denuncia il report, che sembrano essere “irreversibili per i prossimi secoli, o addirittura per migliaia di anni”. LEGGI TUTTO

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    Bonus colonnine elettriche: domande entro il 22 novembre

    Chi ha deciso di acquistare una colonnina per la ricarica in casa della propria auto o della bici elettrica ha ancora quale giorno di tempo per usufruire del bonus dell’80% previsto per le spese del 2024. Lo sportello on line sarà infatti aperto fino al 22 novembre prossimo. Presentando la domanda sarà possibile avere il […] LEGGI TUTTO

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    Le Atp Finals si tingono di verde: un giardino verticale al Fan Village

    Il campo azzurro, arancioni i tifosi di Sinner, ma il cuore delle Nitto Atp Finals di Torino è verde. Anzi, sempre più verde. Il messaggio di Fitp, Atp e Nitto è chiaro: il futuro dello sport passa attraverso la sostenibilità. Come spiega Marco Martinasso, direttore generale della Federazione Italiana Tennis e Padel: “Abbiamo scelto di dedicare sempre più impegno alla sostenibilità perché è un imperativo globale, ma anche per rimanere rilevanti con il nostro pubblico e i nostri partner, che ci chiedono attenzione e innovazione“.

    (ansa) LEGGI TUTTO

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    I giudici olandesi ci ripensano: “Nessun obbligo per Shell di tagliare le emissioni”

    La corte d’Appello dell’Aja ha ribaltato la storica sentenza con cui i giudici olandesi di primo grado avevano ordinato alla Shell di ridurre le sue emissioni di carbonio del 45%, rispetto al 2019, entro il 2030 con la motivazione che esse stavano contribuendo al riscaldamento globale e alle sue disastrose conseguenze. La decisione è stata […] LEGGI TUTTO

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    Drosera, come curare la pianta carnivora semplice da coltivare

    Capolavoro della natura, la drosera è una pianta carnivora davvero unica che si fa notare in ogni ambiente in cui è collocata. Appartenente alla famiglia delle Droseraceae, è particolarmente diffusa in Africa, Australia e Sud America e in quantità inferiore in Asia, Nord America ed Europa. Presente in più di 150 specie, tutte sono accomunate da lunghe foglie verdi, o rosse, ricoperte di tentacoli colorati su quali sono presenti delle goccioline di una sostanza collosa, prodotta dalle sue ghiandole e in grado e di catturare piccoli insetti come zanzare, ragni e moscerini.

    Come si coltiva la drosera
    La drosera è una delle piante carnivore più semplici da coltivare: il periodo migliore per la sua semina coincide con la primavera. Il vaso in cui coltivarla non dovrebbe essere troppo grande, e preferibilmente in plastica, procedendo riempiendolo metà con la torba e metà con la perlite, per poi versare al suo interno anche dell’acqua distillata. I semi della drosera sono davvero piccoli e, proprio per questo, vanno maneggiati con grande cautela, ponendoli su un foglio bianco per non perderli di vista: successivamente si aggiungono nel vaso senza coprirli con il terriccio visto che necessitano di tanta luce per svilupparsi. Ci vorranno tra i 15 e i 20 giorni per far sì che le piantine facciano la loro comparsa. La pianta carnivora cresce in modo molto lento e va rinvasata ogni 3 anni, meglio se durante la primavera.

    Qual è l’esposizione migliore per drosera
    La drosera è originaria delle zone calde e, proprio per questo, richiede un ambiente mite, con temperature tra i 18 e i 25 gradi. La pianta tropicale non apprezza il freddo e necessita di tanta luce: i raggi solari diretti non rappresentano un problema, ma anzi l’esposizione in pieno sole rende il colore delle sue foglie ancora più rosso brillante. Malgrado questo, è importante tuttavia proteggere la pianta nelle ore centrali delle giornate estive più calde in quanto potrebbe soffrire. La drosera sopravvive anche nelle zone di mezz’ombra, ma è importante sapere che se non riceve abbastanza luce solare (minimo 4 ore al giorno) tende a decolorarsi, la sua crescita si indebolisce, il suo ciclo di vita diventa breve e la produzione della sua sostanza appiccicosa è messa in difficoltà.

    Se la drosera si trova in giardino, durante l’inverno non bisogna ritirarla in casa, visto che va in riposo vegetativo, lasciandola bensì all’esterno, al massimo proteggendola sotto un portico. Per la coltivazione della drosera il luogo migliore è quindi soleggiato e all’aperto, a fronte del fatto che il vento combatte le eventuali infezioni. Qualora si desiderasse far crescere la pianta in casa dovrà essere collocata su un davanzale che sia soleggiato. Per quanto riguarda il terreno richiede un substrato acido e frutto della miscela tra la torba e la perlite.

    Prendersi cura della drosera: quando eseguire le innaffiature
    La drosera vive in luoghi paludosi e proprio per questo richiede un elevato livello di umidità: pertanto, è necessario assicurarsi che nel sottovaso siano presenti 3 o 4 cm di acqua distillata. Per mantenere l’ambiente umido possiamo vaporizzare la pianta ogni giorno. L’irrigazione di questa pianta carnivora richiede attenzioni particolari: oltre a essere eseguita di sovente, bisogna anche ricordare come il calcare sia mal sopportato dalla drosera, che quindi non va bagnata con l’acqua del rubinetto (potenziale nemico per le sue radici), ma bensì ricorrendo all’acqua demineralizzata oppure distillata. La pianta si nutre di insetti vivi tramite le sue trappole e per questo non va fertilizzata.

    Drosera: altri aspetti da tenere in considerazione
    La potatura della drosera non deve essere eseguita costantemente. Tuttavia, dopo la fioritura è bene rimuovere le foglie danneggiate oppure morte e i fiori vecchi, mentre durante la crescita bisogna intervenire sulle foglie malate. Nel caso in cui si desideri soltanto sfoltire la pianta è necessario non rimuovere più del 30% del suo fogliame, iniziando il processo dalle foglie più esterne per poi procedere dall’interno. Un aspetto da non sottovalutare sono i parassiti che possono attaccare la pianta soprattutto durante l’estate, dovendo intervenire quanto prima con un insetticida apposito. Altro problema che potrebbe insorgere sono le malattie fungine, come la muffa grigia, che colpiscono la pianta soprattutto quando c’è uno scarso riciclo dell’acqua. LEGGI TUTTO

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    Euphorbia, come curare la pianta dalle mille varietà

    Il genere dell’euphorbia è veramente molto ampio, giacché comprende non solo piccoli arbusti e piante erbacee, bensì anche rampicanti e piccoli alberi. Non mancano, poi, anche piante succulenti, simili alle cactaceae. Vediamo come prendersi cura di queste piante.

    Le varietà
    Quando si parla dell’euphorbia non si può fare a meno di pensare alle oltre 2000 varietà che si trovano in natura. Ogni pianta è contraddistinta da forme, dimensioni e caratteristiche differenti a seconda della varietà e dell’habitat in cui si trova. Proprio per questo, è necessario considerare quelle varietà che si possono trovare più comunemente nei vivai, così da potersi prendere cura nel modo migliore della pianta.

    Qui di seguito ecco una lista di quelle che si possono acquistare facilmente:
    · Euphorbia milii: questa pianta, nota anche con il nome di spina di cristo, è un arbusto semi-succulento che troviamo nel Madagascar. Raggiunge i 70-90 cm di altezza con i suoi fusti eretti e spinosi e con fiori di colore rosso.
    · Euphorbia trigona: nota anche come cactus africano o albero africano può raggiungere i 3 metri di altezza, anche se è una pianta succulenta.
    · Euphorbia characias: questo arbusto che raggiunge i 120 cm si presenta con foglie lanceolate di colore verde-azzurro e fusti che emettono un lattice irritante.
    · Euphorbia pulcherrima: è conosciuta più comunemente come stella di Natale ed è originaria del Messico. Questa pianta è caratterizzata da fiori rossi, anche se è possibile trovarne specie con fiori bianchi, rosa e variegati.
    · Euphorbia helioscopia: è una pianta annuale che si trova facilmente nel nostro continente e può arrivare a un massimo di 40 cm di altezza. Si presenta con un fusto rossastro e cilindrico, foglie a spirale e piccoli fiori verdi.

    La cura dell’euphorbia
    Prendersi cura dell’euphorbia non è così complicato, giacché spesso vi sono alcune caratteristiche comuni tra le varie specie. Naturalmente è importante conoscere bene l’esemplare che si è acquistato, così da evitare qualunque problematica. Per esempio, la cura dell’euphorbia suppone la scelta di un buon terreno, di una posizione accogliente e di un clima abbastanza temperato e soleggiato, facendo attenzione all’esposizione diretta ai raggi solari. Inoltre, è importante rammentare che alcuni esemplari presentano un lattice bianco irritante che può uscire quando si effettuano dei tagli. Per questo è importante utilizzare guanti e non toccarsi gli occhi.

    Dove posizionarla
    Per quanto riguarda l’esposizione è sempre necessario considerare che vi sono delle differenze a seconda dell’euphorbia che si acquista. Per esempio, l’euphorbia milii va preservata dalla luce solare diretta delle ore più calde del giorno, ma ha comunque bisogno di molta luce per poter
    crescere bene. L’euphorbia characias, invece, predilige posizioni ben soleggiate e si può coltivare con facilità in qualunque giardino. La stella di Natale, invece, ama la luminosità e quindi la si può collocare vicino a una finestra o in veranda, facendo attenzione alla luce diretta dei raggi solari. L’euphorbia helioscopia è una pianta che può ricordare il girasole per via del gradimento all’esposizione: infatti, i suoi fiori si volgono verso il sole.

    Qual è il terreno migliore per l’euphorbia?
    Tutte le varietà di euphorbia gradiscono un terriccio drenante: come succede molto spesso, le piante hanno bisogno di un terreno dove non possono presentarsi dei ristagni idrici. In questa maniera, si evita la comparsa del marciume radicale.

    Come e quando annaffiare
    A seconda della varietà di euphorbia si ha a che vedere con annaffiature moderate e sporadiche. La maggior parte degli esemplari che ricordano proprio i cactus richiedono meno acqua, mentre le altre la gradiscono, ma in quantità controllata. Il suggerimento è di controllare sempre lo stato del terreno: in caso di secchezza è importante annaffiare per evitare la comparsa di parti gialle.

    Come e quando concimare
    Per la concimazione è importante selezionare un prodotto idrosolubile che si può sciogliere con l’acqua dell’irrigazione. Questo tipo di prodotto è perfetto per le piante succulente, ma anche per tutte le altre varietà e va dato circa ogni 15 giorni durante la primavera-estate. Durante l’autunno-inverno si può ridurre la dose ogni 30 giorni.

    La potatura dell’Euphorbia
    Le diverse varietà non hanno bisogno di potature particolari: infatti, è importante eliminare le parti secche o troppo sporgenti che possono rovinare la forma della pianta.

    Malattie e parassiti
    Anche in tal caso è necessario considerare che le piante possono incorrere in problemi differenti. Per esempio, quelle che hanno fiori e foglie possono incorrere in parassiti o problemi che li fanno cadere. Poca acqua, ma anche temperature troppo fredde, sono delle ulteriori cause della caduta di queste parti. Le malattie fungine, poi, sono un altro comune problema dell’euphorbia ed è spesso causata da un’eccessiva irrigazione che porta alla comparsa di foglie macchiate di nero. La cocciniglia, ovvero degli insetti bianchi immobili sulla pianta, possono attaccare facilmente l’euphorbia. In tal caso, è necessario acquistare un prodotto apposito per la rimozione della cocciniglia. LEGGI TUTTO