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    Tumore alla prostata: per Covid persa una diagnosi su due

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 02-02-2021

    Una diagnosi su due persa dall’inizio della pandemia

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    Sanihelp.it – L’allarme viene dalla Fondazione PRO, organizzazione senza scopo di lucro il cui obiettivo è diffondere la cultura della prevenzione e del benessere nella popolazione maschile.
    «Il tumore alla prostata è il secondo tumore con maggior incremento annuo dopo il melanoma per gli uomini under 50 – spiega il Prof. Vincenzo Mirone, ordinario di Urologia dell’Università Federico II di Napoli e Presidente di Fondazione PRO – in Italia sono oltre 564.000 gli uomini che devono convivere con questa patologia, con un’età media di 72 anni al momento della diagnosi. Non possiamo permetterci di abbassare la guardia e dobbiamo mettere i pazienti nelle condizioni di non abbandonare i trattamenti».
    Il 2020 è stato un anno molto duro per il Servizio Sanitario Nazionale, durante il quale molte cure sono state sacrificate per dare la priorità all’infezione virale da Coronavirus, con conseguente crollo delle diagnosi e dei percorsi terapeutici in generale.
    La Fondazione PRO è intervenuta proprio per arginare la paura del contagio da Covid che tiene lontane dagli ospedali e dagli ambulatori le persone che avrebbero bisogno di controlli, e l’ha fatto con una campagna, Per il cancro non c’è lockdown, realizzata con il supporto di Ipsen e che vede come testimonial Massimiliano Allegri, allenatore di calcio.
    «Il nostro appello alle persone colpite da cancro alla prostata – conclude il Prof. Mirone – è a non abbandonare i trattamenti per nessun motivo, consultando il proprio urologo o oncologo in caso di dubbi o timori. Come Fondazione PRO ci impegniamo a intervenire sul sommerso non diagnosticato con campagne educazionali come Per il cancro non c’è lockdown e a presidiare, in questa seconda ondata di contagi, i percorsi diagnostico-terapeutici riservati ai malati di cancro alla prostata».

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    Tumori: una lattuga velenosa contro il glioblastoma

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 02-02-2021

    Una molecola estratta da una pianta molto comune potrebbe essere molto utile per potenziare le cure contro il glioblastoma
    © iStock

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    Sanihelp.it – Il glioblastoma è una forma molto aggressiva di tumore che colpisce il sistema nervoso centrale, purtroppo piuttosto difficile da curare. 
    La malattia si manifesta con mal di testa di crescente intensità, nausea, vomito, a volte attacchi epilettici e disturbi della personalità, a seconda di quale area del cervello è interessata.
    La terapia prevede l’intervento chirurgico, di solito non risolutivo perché il tumore è spesso localizzato in aree fondamentali del cervello, radiazioni e chemioterapia con temozolomide.
    Oggi, una ricerca diretta da Antonella Arcella, del Laboratorio di Neuropatologia molecolare dell’Unità di Neuropatologia dell’Irccs Neuromed di Pozzilli, e pubblicata su Molecules, rivela che una lattuga selvatica, non commestibile perché tossica, contiene una molecola che potrebbe aiutare nel potenziare le terapie antitumorali contro il glioblastoma.
    La lactucopicrina, estratta dalla pianta Lactuca virosa, dove virosa sta, appunto, per velenosa, nel corso di un esperimento è stata usata per trattare uno specifico tipo di cellule del glioblastoma.
    «Il trattamento delle cellule di glioblastoma – spiega la Dottoressa Arcella, coordinatrice del laboratorio – si è dimostrato efficace utilizzando vari meccanismi. La lactucopicrina è infatti capace sia di arrestare il ciclo cellulare che di indurre la morte programmata delle cellule (apoptosi). Inoltre la stessa molecola è capace di aumentare la sensibilità delle cellule tumorali verso la temozolomide, il chemioterapico di prima scelta contro il glioblastoma».
    «Si è manifestata una azione combinata – continua Arcella – tra la lactucopicrina e il farmaco, cosa che ci fa pensare che la lactucopicrina possa entrare a far parte di una terapia multimodale che, combinando gli effetti della chemioterapia e dell’estratto naturale, possa rappresentare una strada terapeutica più efficiente contro questo insidioso tumore cerebrale».

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    Benedetta Parodi e il ritorno delle Arance della salute

    Iniziative
    di Valeria GhittiPubblicato il: 02-02-2021

    Dal 4 febbraio torna la campagna a sostegno della ricerca contro il cancro, con modalità riviste per via della pandemia, ma sempre con il supporto di volti noti. La conduttrice è una di loro.
    © www.arancedellasalute.it

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    Sanihelp.it – «Le arance sono uno degli alimenti migliori perché combattono il cancro, fanno bene e sono piene di vitamine. Proprio l’arancia è il simbolo che ha scelto Fondazione AIRC, per la prima campagna di raccolta fondi dell’anno» ricorda Benedetta Parodi, uno dei numerosi ambasciatori che l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) ha scelto per promuovere la storica campagna Le Arance della salute. Insieme a lei ci sono anche altri personaggi televisivi come Antonella Clerici, Carlo Conti, Giulia Arena e Maddalena Corvaglia, gli sportivi Margherita Granbassi, Paolo Pizzo, Carlotta Ferlito e  Sofia Goggia, gli chef Andrea Berton, Moreno Cedroni e Bruno Barbieri.
    «Quest’anno i volontari distribuiranno miele e marmellata mentre le arance saranno disponibili in moltissimi supermercati» continua Benedetta, evidenziando la principale novità dell’iniziativa in questo 2021 segnato dalla pandemia. Poiché, infatti, quest’anno non è possibile distribuire in piazza la classica reticella di arance rosse, dal 4 febbraio sarà acquistabile in oltre 6.000 supermercati e ipermercati su tutto il territorio italiano fino a esaurimento: per ogni reticella venduta nel periodo, le aziende aderenti doneranno 50 centesimi di euro a supporto della lotta contro il cancro. Sono oltre 50 le insegne partner e sono elencate sul sito www.arancedellasalute.it.
    Non è tutto:  per raccogliere risorse fondamentali per il lavoro dei nostri scienziati e parlare dell’importanza di adottare comportamenti salutari per prevenire il rischio di cancro, da lunedì 1 febbraio i Comitati Regionali e i volontari della Fondazione stanno distribuendo, in forma privata, marmellata d’arancia (vasetto da 240 grammi, donazione minima 6 euro) e miele di fiori d’arancio (confezione da 500 grammi, donazione minima 7 euro), insieme alla speciale guida con preziose informazioni sulla prevenzione e con alcune ricette sane e gustose a tema arance firmate dagli chef aderenti ai Jeunes Restaurateurs d’Italia.
    Maggiori informazioni su come contattare i volontari si trovano sul sito della campagna, dove è anche possibile acquistare online miele e marmellata. «Scegliete questi prodotti per fare un pieno di vitamine, fate del bene a voi e insieme fate bene anche alla ricerca sul cancro» è l’invito di Benedetta Parodi.

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    Lapacho, il composto naturale contro candida e infiammazioni

    Cure alternative
    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 26-01-2021

    Un rimedio molto utile a coloro che soffrano di infezioni ricorrenti alle vie urinarie, ma anche per curare la pelle
    © iStock

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    Sanihelp.it – Un nome esotico per un prodotto che si può trovare anche in Italia.
    Si tratta del Lapacho, una tisana che viene creata grazie all’utilizzo della corteccia di uno specifico albero che cresce soprattutto nella Foresta Amazzonica.
    Gli indigeni del Sud America utilizzano da secoli questa corteccia e ne preparano un infuso grazie al quale è possibile curare e trattare diversi disturbi.
    Questo perché il Lapacho contiene moltissimi sali minerali, ma anche oligoelementi, come la xilodina e il lapacholo, sostanze che hanno proprietà antibiotiche e antinfiammatorie.
    Proprio grazie a queste sue proprietà, il lapacho può essere utilizzato sia esternamente, creando dei composti che sono costituti sempre dalla corteccia dell’albero sudamericano, sia internamente.
    A livello esterno si potrà utilizzare il lapacho per curare lesioni cutanee, psoriasi e anche punture di insetto.
    Interiormente sarà possibile utilizzare la tisana di lapacho per la cura delle cistiti, della candida e di altre forme di infezioni delle vie urinarie, ma anche per l’apparato riproduttivo femminile.
    Si può usare il lapacho anche per rinforzare tutto l’anno le difese immunitarie, e si potrà assumere l’infuso per ridurre i picchi glicemici e per limitare la pressione sanguigna troppo alta.
    Per quanto riguarda l’uso specifico, si potrà preparare una tisana versando un cucchiaio di composto in 1,5 litri d’acqua. Si porterà ad ebollizione il tutto e si lascerà in infusione per quindici minuti.
    La polvere e il composto cremoso potranno essere usati esternamente per curare la pelle.
    Bisognerà evitare di usare il lapacho nel periodo della gravidanza e durante l’allattamento. Inoltre, il suo uso è controindicato nel caso in cui si prendano farmaci anticoagulanti oppure l’aspirina, spesso prescritta sempre per fluidificare il sangue.

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    Melanoma, individuati meccanismi di resistenza ai farmaci

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 26-01-2021

    Una scoperta molto importante per la terapia del melanoma
    © iStock

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    Sanihelp.it – È stato pubblicato sulla rivista specializzata Biomedicines uno studio che spiega, almeno in parte, quali sono i meccanismi alla base della resistenza ai farmaci nel melanoma, tumore della pelle in continuo aumento, che deriva dalla trasformazione tumorale delle cellule che formano la pelle, i melanociti.
    La ricerca è stata effettuata da un gruppo di scienziati dell’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con i colleghi dell’IDI-IRCCS e del Campus Biomedico di Roma.
    Il dr. Francesco Facchiano, coordinatore dello studio, ha spiegato che «Nonostante i recenti progressi delle nuove opzioni terapeutiche ne abbiano significativamente modificato l’esito clinico, sono sempre molto frequenti i melanomi cutanei resistenti agli inibitori della proteina BRAF (BRAFi), una chinasi che risulta mutata in circa il 50% del totale dei casi di melanoma, e diverse evidenze suggeriscono che i cambiamenti nel microambiente tumorale giochino un ruolo fondamentale nei meccanismi di resistenza acquisiti».
    Sono state studiate in particolare delle proteine secrete dal melanoma resistenti a un farmaco antitumorale chiamato vemurafenib, inibitore della proteina BRAF.
    I dati confermano che le cellule resistenti al BRAFi mostrano un comportamento più aggressivo, fa sapere il dr. Claudio Tabolacci, primo autore dell’articolo e ricercatore sostenuto dalla Fondazione Umberto Veronesi.
    «La comprensione di questi meccanismi è di grande importanza per mettere a punto nuove opzioni terapeutiche in grado di superare la resistenza ai farmaci antitumorali» concludono gli scienziati.

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    Mario Cipollini reduce da una miocardite

    Cardiologia
    di Valeria GhittiPubblicato il: 26-01-2021

    L’ex campione del mondo di ciclismo su strada ha rivelato in una recente intervista i problemi di cuore riscontrati negli ultimi anni. E che lo hanno portato due volte in sala operatoria.
    © Di Eric HOUDAS – Opera propria, CC BY-SA 3.0

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    Sanihelp.it – Si è ritirato da anni dalle corse professionistiche, ma non ha mai accantonato la bicicletta. Eppure Mario Cipollini, campione del mondo di ciclismo su strada nel 2002, ha temuto di non poter più pedalare a causa delle bizze del cuore. Non si tratta di questioni sentimentali, ovviamente, ma di una stanchezza eccessiva e un opprimente dolore al petto che hanno cominciato a farlo preoccupare nell’estate del 2019.
    «Ho valutato questo malessere come conseguenza di un periodo particolarmente stressante da diversi punti di vista. Ho temporeggiato e ho proseguito i miei allenamenti come se niente fosse, ma nel giro di poche settimane la pressione al petto era aumentata e in più avvertivo delle extrasistoli importanti. Un po’ allarmato, mi sono rivolto al mio medico sportivo di fiducia, con il quale ho trascorso tanti anni durante la mia carriera da professionista. Il dottore, che è anche un cardiologo, mi ha prescritto un ecodoppler sotto sforzo, in grado di rilevare delle anomalie cardiache durante le fasi di massima intensità fisica. L’esame ha diagnosticato una fibrillazione atriale, una patologia molto comune che causa palpitazioni e aritmia» ha raccontato in una recente intervista a Ok salute e benessere.
    Seguendo le raccomandazioni del medico, Cipollini si è imposto il riposo assoluto e, nel giro di un paio di settimane, ha prenotato un intervento di ablazione, convinto di poter tornare presto in sella. Ma proprio durante l’operazione i chirurghi si sono accorti che qualcosa non andava e, invece di procedere con l’ablazione, hanno effettuato delle biopsie cardiache che hanno svelato la presenza di una miocardite, infiammazione risultata la vera responsabile della fibrillazione atriale. Ha quindi cominciato una cura farmacologica, continuando ad astenersi da qualsiasi attività sportiva.
    «Sono stati mesi lunghi, difficili, che però mi hanno permesso di arrivare al secondo intervento in ottime condizioni. A febbraio dell’anno scorso, infatti, mi sono sottoposto all’operazione che, finalmente, è stata portata a termine con successo» ha spiegato il ciclista, che ha poi rominciato gradualmente a riavvicinarsi allo sport. Quando ha ottenuto il via libera per tornare ad allenarsi, però, c’era il lockdown,  per cui si è accontentato di pedalare sui rulli per diverse settimane prima di poter tornare su strada. «Ora mi sento in perfetta forma, mi alleno ogni giorno ma senza strafare, poiché sono consapevole di quale sia il mio limite. Devo dire però che, nonostante non sia più un ragazzino, ancora mi difendo dignitosamente». Parola di Super Mario.

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    Tumori: un trattamento fondamentale, la radioterapia

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 19-01-2021

    La radioterapia è un trattamento che utilizza le radiazioni per distruggere le cellule tumorali
    © iStock

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    Sanihelp.it – La radioterapia è una terapia localizzata, non invasiva e, insieme alla chemioterapia e alla chirurgia, viene considerata una delle terapie più efficaci. Lo scopo è quello di provocare il massimo danno alle cellule tumorali e di limitare contemporaneamente il danno ai tessuti sani circostanti, grazie alle radiazioni ionizzanti.
    La radioterapia può essere utilizzata a scopo curativo, per eliminare il tumore, da sola o in combinazione con chemioterapia e chirurgia, a scopo cautelativo, per evitare che il tumore si ripresenti, per esempio dopo un intervento chirurgico, per ridurre le dimensioni del tumore e renderne più semplice l’asportazione (radioterapia preoperatoria), oppure a scopo palliativo, per ridurre la sintomatologia in caso non ci siano altri tentativi da compiere e per migliorare la qualità di vita del paziente.
    La radioterapia può essere somministrata per via esterna, quando la fonte dei raggi è situata all’esterno del corpo, o interna, se la sorgente delle radiazioni è posizionata all’interno del corpo, vicino alla massa tumorale o dentro di essa, e poi rimossa.
    Il trattamento comprende diverse sedute effettuate nel corso di qualche settimana in modo da consentire ai tessuti sani di recuperare i danni da radiazione tra una seduta e l’altra. Gli effetti collaterali sono dovuti al fatto che le radiazioni, seppure in misura minima, possano colpire i tessuti sani vicini al tumore, provocando alcuni disturbi: pelle arrossata, stanchezza, caduta dei capelli o dei peli nell’area colpita dal trattamento, effetti sullo stato emotivo, ulcere alla bocca o bocca asciutta, riduzione del senso del gusto, diarrea. La maggior parte degli effetti collaterali scompare una volta terminato il trattamento.

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    Come depurare il fegato naturalmente

    Rimedi dolci
    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 19-01-2021

    Eliminare le tossine e rinforzare il sistema immunitario con l’utilizzo di erbe e di sostanze facili da trovare e amiche dell’organismo
    © iStock

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    Sanihelp.it – Il fegato svolge una continua azione di filtraggio del nostro sangue.
    A causa dell’assunzione di alcuni farmaci, ma anche di abitudini quotidiane errate, come l’assunzione di cibi troppo ricchi di grassi e di alcolici, il fegato può avere bisogno di un reset e di una purificazione per funzionare meglio.
    Sì, perché dal fegato dipendono anche le nostre difese immunitarie, ed è per questo che sarebbe bene mantenerlo sempre al massimo della sua salute.
    Ecco alcuni rimedi che si potranno mettere in pratica per depurare il fegato naturalmente.
    Acqua e limone al mattino
    Bere ogni mattina un bicchiere d’acqua tiepida con il succo di mezzo limone aiuterà ad alcalinizzare il corpo e a ridurre la presenza di tossine.
    Sarà anche molto utile per contrastare la stipsi e per risvegliare a livello generale il proprio corpo.
    Tisana di tarassaco
    Ci si potrà far preparare una tisana a base di tarassaco dal proprio erborista. Questa potrà essere assunta ogni giorno per una settimana in modo da attivare la purificazione del fegato, e poi si potrà assumere meno frequentemente.
    Crab Apple
    Si potrà assumere questo fiore di Bach per iniziare il proprio periodo di purificazione del fegato. Questo fiore, infatti, viene consigliato soprattutto a chi voglia lasciare indietro i carichi troppo pesanti e a coloro che si vergognino del proprio corpo.
    Estratto di carciofo
    Il carciofo è ottimo sia come alimento sia come estratto per purificare il fegato, soprattutto nei casi in cui ci si trovi a combattere con il colesterolo alto.
    Anche in questo caso ci si potrà rivolgere al proprio erborista per ottenere una tintura madre da assumere tutti i giorni, secondo il dosaggio indicato dall’erborista.
    Linfa di betulla
    Infine, per chi voglia anche ridurre i liquidi in eccesso sarà possibile utilizzare la linfa di betulla.
    Si assumerà un cucchiaio ogni mattina per tre settimane per attivare la disintossicazione e per eliminare i gonfiori.
    Tutti i rimedi andranno sempre assunti con cautela e non prima di essersi consultati con il proprio medico.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Healthline.com© 2021 sanihelp.it. All rights reserved.

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