consigliato per te

  • in

    Un farmaco sperimentale per la leucemia linfatica cronica

    Tumori: prevenzione e terapie

    di Elisa BrambillaPubblicato il: 23-03-2021

    Si chiama pirtobrutinib e sembra essere molto promettente

    © iStock

    Contenuti correlati

    Sanihelp.it – Pirtobrutinib è un farmaco sperimentale facente parte degli inibitori della tirosina chinasi di Bruton (BTK). La cosa buona è che ha prodotto ottimi tassi di risposta in pazienti con tumori ematologici delle cellule B fortemente pretrattati.
    Lo studio, chiamato BRUIN, è stato recentemente pubblicato sulla rivista The Lancet.
    Sono stati valutati 139 pazienti con leucemia linfocitica cronica o linfoma dei piccoli linfociti e il tasso di risposta globale è stato del 63%, con pirobrutinib a tutte le dosi, tasso che non è stato influenzato dal tipo di trattamento ricevuto in precedenza.
    Sono stati ottenuti buoni risultati anche in pazienti con linfoma mantellare e in un piccolo gruppo di pazienti con macroglobulinemia di Waldenström (raro tipo di linfoma non Hodgkin).
    «Che fosse un farmaco con ottima attività clinica e un buon profilo di tollerabilità, era evidente già prima di avere analizzato i dati» ha reso noto Jennifer Brown, del Dana-Farber Cancer Institute di Boston, co-autrice dell’articolo.
    Gli inibitori di BTK attualmente disponibili, ibrutinib, acalabrutinib e zanubrutinib, sono tutti inibitori irreversibili e molto efficaci, ma i pazienti trattati con questi farmaci spesso vanno incontro a progressione, in quanto sviluppano resistenze a causa di mutazioni.Per quanto riguarda gli effetti collaterali più frequentemente riferiti con pirtobrutinib, sono stati debolezza, diarrea e contusioni, neutropenia (10%), anemia (4%), cefalea (1%), più dolori addominali, dispnea (difficoltà di respiro), stipsi e febbre in meno dell’1% dei pazienti ciascuno.Inoltre, si sono registrati casi di fibrillazione atriale nell’1% dei casi, ma solo l’1% dei pazienti ha interrotto il trattamento a causa di tossicità. 

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Pharmastar © 2021 sanihelp.it. All rights reserved.

    VOTA:

    3.5 stars / 5 LEGGI TUTTO

  • in

    Caroline Wozniacki volto della campagna Advantage Hers

    Malattie autoimmuni

    di Valeria GhittiPubblicato il: 23-03-2021

    L’ex tennista danese condivide il suo percorso con l’artrite reumatoide attraverso i canali social per ispirare e incoraggiare altre donne affette da malattie infiammatorie croniche

    © ucb

    Contenuti correlati

    Sanihelp.it – La vincitrice del Grande Slam Caroline Wozniacki è l’atleta di sesso femminile di più alto livello a cui è stata diagnosticata l’artrite reumatoide mentre stava ancora giocando a tennis a livello professionistico. Era infatti la numero 2 al mondo quando, nel 2018, ha cominciato ad accusare i sintomi della malattia: «Nell’estate del 2018, mi sentivo come se avessi preso una bruttissima influenza. Avevo persino abbandonato le partite per questo motivo. Le nocche delle mani erano infiammate e doloranti, e mi sentivo malissimo» ha raccontato.
    Arrivare alla diagnosi non è stato facile neppure per un’atleta del suo calibro:  «Mi sono fatta visitare da alcuni medici. Mi è stato detto che ero fuori forma, che potevo essere incinta e depressa! Essendo una fra le migliori tenniste al mondo, sentirmi dire all’apice della mia carriera che ero fuori forma è stato sbalorditivo. Ero così turbata e arrabbiata per il fatto che nessuno mi credesse, quando io conoscevo il mio corpo meglio di chiunque altro. Però, dopo alcuni momenti molto duri […]sono finalmente riuscita a trovare uno straordinario reumatologo che mi ha diagnosticato l’artrite reumatoide».
    Ha continuato a gareggiare a tennis per tutto il 2019, annunciando poi il ritiro a gennaio 2020, non ancora trentenne. «Non ha nulla a che fare con la mia salute e questo non è un addio, non vedo l’ora di condividere il mio entusiasmante viaggio con tutti voi!» spiegò all’epoca sul suo profilo Instagram. «Mi sono resa conto che c’è molto di più nella vita che mi piacerebbe realizzare fuori dal campo». Già in quell’occasione anticipò l’imminenza di un progetto per aumentare la consapevolezza sull’artrite reumatoide.
    In collaborazione con l’azienda farmaceutica UCB, infatti, Caroline è ora il volto di Advantage Hers, campagna che punta ad accrescere la consapevolezza circa le esigenze insoddisfatte di milioni di donne in tutto il mondo affette da malattie infiammatorie croniche come artrite reumatoide, spondiloartrite assiale, artrite psoriasica e psoriasi. L’iniziativa intende fornire informazioni e sostegno per consentire loro di assumere un ruolo più attivo nelle loro cure (per saperne di più si può visitare il sito dell’Iniziativa www.ucb.com/advantage-hers/it)
    «Attraverso questa nuova campagna di consapevolezza e responsabilizzazione, voglio mettermi in contatto con il maggior numero possibile di donne affette come me da malattie infiammatorie croniche in tutto il mondo, per contribuire a ispirarle, incoraggiarle e fornire loro tutto il sostegno e le informazioni possibili. Insieme possiamo sostenerci reciprocamente e ottenere un vantaggio sulle nostre malattie: una piccola vittoria alla volta» ha spiegato  la campionessa, che condivide il suo percorso con l’artrite reumatoide sui suoi canali social  (Instagram, Twitter e Facebook).

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Instagram (profilo ufficiale di Caroline Wozniacki), www.ucb.com/advantage-hers/it© 2021 sanihelp.it. All rights reserved.

    VOTA:

    3.5 stars / 5 LEGGI TUTTO

  • in

    Sofora, l'erba per osteoporosi ed emorroidi

    Cure alternative

    di Stefania D’AmmiccoPubblicato il: 16-03-2021

    Una pianta ornamentale utilizzata da secoli nella Medicina Tradizionale Cinese per i suoi benefici sul corpo

    © iStock

    Contenuti correlati

    Sanihelp.it – Una pianta orientale ma che può essere molto utile anche per la salute.
    Si tratta della Sofora, un vegetale molto diffuso in Giappone, Cina, Corea e Vietnam, ma ormai presente anche in Occidente.
    È proprio la medicina tradizionale cinese ad occuparsi di utilizzare la Sofora per scopi legati alla salute, e qui sarà possibile apprezzarne alcune applicazioni.
    La somministrazione di questa pianta avviene soprattutto per via orale, e le parti più utilizzate sono quelle dei boccioli e dei frutti.
    In particolare, si potrà notare il suo utilizzo per trattare soprattutto disturbi intestinali, che vanno dalla dissenteria, alle emorroidi, fino alle emorragie uterine e intestinali. Si usa, però, anche per trattare l’ipertensione arteriosa e le infezioni a livello della pelle.  
    L’uso della Sofora si estende anche ad altri tipi di disturbi, come la prevenzione dell’osteoporosi e dei tumori.
    Tutto questo perché i suoi estratti sono ricchi di proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e antivirali.
    Inoltre, grazie al suo contenuto in flavonoidi è ottima per ridurre la glicemia e trattare i problemi a carico del peso corporeo.
    Infine, il suo contenuto in rutina consente anche di trattare disturbi della circolazione, come la comparsa dei classici capillari, ma anche la predisposizione alla trombosi venosa.
    Ovviamente, come tutte le erbe anche la Sofora dovrà essere assunta sotto controllo medico, e ci si dovrà rivolgere ad un erborista qualificato per la sua preparazione.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Healthline© 2021 sanihelp.it. All rights reserved.

    VOTA:

    3.5 stars / 5 LEGGI TUTTO

  • in

    Tumori: aspirina migliora la sopravvivenza in alcune forme

    Tumori: prevenzione e terapie

    di Elisa BrambillaPubblicato il: 16-03-2021

    L’ultimo di diversi studi in merito all’assunzione di acido acetilsalicilico (aspirina) contro i tumori conferma un legame

    © iStock

    Contenuti correlati

    Sanihelp.it – Secondo un recente studio pubblicato su JAMA Network Open, l’assunzione di acido acetilsalicilico almeno tre volte alla settimana pare associata a una migliore sopravvivenza nei pazienti anziani con tumori alla vescica o al seno, mentre non si notano effetti su altre forme tumorali.
    Indagini ulteriori hanno dimostrato che l’uso di acido acetilsalicilico può essere associato con una minore incidenza del rischio di tumore e con una aumentata sopravvivenza in alcuni tipi di tumore, come quello del colon-retto, mentre nessun legame è stato osservato con tumori della prostata e dell’ovaio.
    Estendendo gli studi ad altre forme tumorali, si è notato appunto un aumento della sopravvivenza per la vescica e la mammella, senza però riduzione del rischio di tumore. I pazienti coinvolti nell’analisi erano di età uguale o superiore a 65 anni. Nessun beneficio per la sopravvivenza, invece, per quanto riguarda tumori all’esofago, allo stomaco, al pancreas e all’utero.
    Ma perché l’acido acetilsalicilico ha questo effetto (oltre a quelli ben noti come antinfiammatorio, antipiretico, analgesico e, a dosi minori, antiaggregante piastrinico)? 
    Non ci sono certezze, ma diverse ipotesi. L’acido acetilsalicilico agisce inibendo due isoforme dell’enzima ciclossigenasi: COX1 e COX2. Tramite questo meccanismo d’azione ostacola la produzione di prostaglandine ed è responsabile delle azioni conosciute dell’acido acetilsalicilico.
    Uno studio pubblicato tempo fa sulla rivista Science ha dimostrato che alte concentrazioni di salicilato (sale sodico dell’acido acetilsalicilico) attivano una proteina che gioca un ruolo chiave nella regolazione del metabolismo e della crescita cellulare. L’attivazione di questa proteina sembra avere un effetto positivo in diverse patologie, come tumori e diabete. Ecco il motivo per il quale l’acido acetilsalicilico è costantemente oggetto di studio, e chissà che non riservi altre sorprese.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Pharmastar© 2021 sanihelp.it. All rights reserved.

    VOTA:

    3.5 stars / 5 LEGGI TUTTO

  • in

    Oldani e Albertini a fianco della LILT

    Prevenzione

    di Valeria GhittiPubblicato il: 16-03-2021

    Lo chef e l’ex calciatore sono i testimonial della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori per la XX edizione della Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica.

    © rete

    Contenuti correlati

    Sanihelp.it – Torna l’appuntamento con la Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica, la campagna di sensibilizzazione, istituita con decreto dell’allora Presidente del Consiglio, volta a diffondere la cultura della prevenzione e l’importanza di adottare un corretto stile di vita per tenere lontano il cancro.
    Per la XX edizione, in corso fino al prossimo 21 marzo, la LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) ha scelto come testimonial, Davide Oldani, chef e inventore della cucina POP, una cucina basata sulla semplicità e su materie prime di qualità, esempio di uno stile alimentare gustoso ma soprattutto salubre, e Demetrio Albertini, una vita consacrata allo sport, per lavoro e per passione, dirigente sportivo e, prima, campione indimenticabile ovunque nel mondo sul campo da calcio. Due eccellenze che si fanno portavoce di queste semplici ma preziosissime regole: alimentarsi correttamente, praticare attività sportiva, dire no al fumo, limitare l’alcol, esporsi al sole con moderazione e sottoporsi a controlli clinico-sanitari periodici.
    «Questo del tutto particolare storico momento socio-economico-sanitario sta insegnando a ciascuno di noi come la tutela della salute sia la cosa più preziosa che abbiamo. Salute che dipende in larga parte dalle scelte che compiamo ogni giorno, a partire dai piccoli gesti della vita quotidiana, dall’importanza di cosa mettiamo nel piatto, sino all’inserimento dell’attività fisica nelle nostre abitudini, al pari dello spegnere definitivamente la sigaretta e ricordarsi di sottoporsi a periodiche visite specialistiche di controllo. Possiamo fare moltissimo per allontanare il rischio cancro e vivere meglio. Basti solo pensare che oltre il 40% dei tumori sarebbe evitabile semplicemente adottando un corretto stile di vita, soprattutto a tavola» ricorda il Presidente Nazionale della LILT Francesco Schittulli. «Il crescente fenomeno dell’obesità, ad esempio, è strettamente correlato all’insorgenza di tumori, oltre che di tante altre patologie ed i recenti studi hanno evidenziato come il sovrappeso sia direttamente proporzionale ad una prognosi negativa, con maggiore rischio di mortalità nelle persone affette da Covid-19».In questo momento così difficile per tutto il sistema sanitario, LILT continua a rimanere al fianco di chi lotta contro il cancro e ad impegnarsi quotidianamente per diffondere la cultura della prevenzione come prima arma per tenere lontana la malattia. L’invito è a non trascurare o rimandare i controlli: presso gli ambulatori LILT, circa 400 in tutta Italia, è possibile prenotare visite di prevenzione in senologia, ginecologia, endocrinologia, pneumologia, gastroenterologia e dei tumori della pelle. Rimane inoltre sempre attivo il numero verde SOS LILT 800 998877 (lun-ven dalle 10:00 alle 15:00): voci di esperti potranno supportare e indirizzare chi chiama in cerca di aiuto per smettere di fumare, assistere un famigliare malato, conoscere i propri diritti come paziente, ricevere informazioni su come adottare uno stile di vita più salutare o individuare l’ambulatorio LILT più vicino.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:comunicato stampa© 2021 sanihelp.it. All rights reserved.

    VOTA:

    3.5 stars / 5 LEGGI TUTTO

  • in

    Tumori: nuovo studio su un complesso proteico

    Tumori: prevenzione e terapie
    di Elisa BrambillaPubblicato il: 09-03-2021

    I ricercatori da anni cercano di saperne di più sul ruolo di questa sostanza, e ora finalmente si apre una strada
    © iStock

    Contenuti correlati

    Sanihelp.it – Lo studio, sostenuto da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, è stato pubblicato sulla rivista eLife ed è stato svolto dai ricercatori dell’Istituto di ricerca genetica e biomedica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irgb), in collaborazione con l’Università di Otago (Nuova Zelanda) e l’Australian National University (Australia).
    I dati dell’Associazione italiana registri tumori (Airtum), in collaborazione con l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), fanno sapere che in Italia nel 2020 sono stati diagnosticati circa 1.030 nuovi casi di tumore al giorno e che il numero totale nel corso dell’intero anno è stato di oltre 376.000.In alcuni tumori sono state rinvenute mutazioni nei geni che codificano per un complesso proteico noto come coesina.  
    «La coesina contribuisce a una corretta divisione cellulare, all’organizzazione tridimensionale del nucleo e alla regolazione dell’espressione genica», spiega Antonio Musio, ricercatore dell’Istituto che ha condotto lo studio.
    Se la coesina non funziona correttamente, la cellula si destabilizza, cresce in maniera incontrollata e si trasforma in cellula tumorale. 
    I molteplici ruoli del complesso proteico offrono anche l’opportunità di inibire la crescita delle cellule tumoraliinterferendo con le vie biochimiche che dipendono dalla funzione della coesina stessa.«Nella ricerca abbiamo studiato l’efficacia di 3.009 composti chimici, di cui 2.399 approvati dalla Food and Drug Administration (FDA), nell’inibire la crescita delle cellule tumorali con mutazioni a carico della coesina», aggiunge Musio «Dallo screening sono stati selezionati 206 composti e particolarmente interessante si è rivelato il composto LY2090314. Inibendo il gene GSK3, tale composto attiva la via biochimica di Wnt, una famiglia di glicoproteine, determinando un’efficace riduzione della crescita cellulare». 
    Dopo anni di ricerche volte a comprendere il ruolo della coesina nello sviluppo tumorale, la speranza è quella di aprire la strada a nuove terapie.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR© 2021 sanihelp.it. All rights reserved.

    VOTA:

    3.5 stars / 5 LEGGI TUTTO

  • in

    La gnoccanza in salute di Federica Accio sostiene l'AIRC

    Attività fisica
    di Valeria GhittiPubblicato il: 09-03-2021

    Fino all’8 aprile l’anti personal trainer più famosa di Instagram sosterrà la ricerca contro il cancro devolvendo una parte del ricavato dalla vendita dei pacchetti di home fitness.
    © instagram – profilo personale

    Contenuti correlati

    Sanihelp.it – Si chiama Federica Accio, ma molti hanno imparato a conoscerla attraverso il profilo Instagram @Informaconfede durante il lockdown: forte della laurea in scienze motorie e dei 23 ani di esperienza, è una personal trainer (o meglio, come ama definirsi, una anti personal trainer) che propone un home fitness diverso dal solito, pensato per chi odia la palestra, preferisce allenarsi a casa o all’aperto e «migliorarsi senza stramazzare al suolo mentre si allena».
    Con un approccio non convenzionale, alimentato anche da espressioni e slogan particolari e d’impatto (come nopainogainfanculino, divanite, ginnastichina, gnoccanza in salute eccetera), Federica è riuscita a conquistare circa  70 mila follower sul suo profilo Instagram e 12 mila antiallieve, come lei stessa le definisce, che seguono la sua proposta di home fitness basta su una ginnastichina non impegnativa, sostenibile e inclusiva.
    Il metodo si basa sull’ ascolto e sull’accettazione dei propri limiti considerando l’esercizio fisico un momento che rigenera corpo e mente, non stressogeno e non finalizzato esclusivamente al risultato estetico. «L’attività fisica che porta a risultati estetici senza effetti negativi sull’organismo deve essere moderata, costante e deve rispettare muscoli e articolazioni» ricorda l’anti personal trainer.
    Quest’anno, al grido di #gnoccanzainsalute, dall’8 Marzo all’8 Aprile, Federica da sempre vicino alle donne, sosterrà la ricerca contro il cancro devolvendo a Fondazione AIRC il 22% del ricavato dai pacchetti acquistati dalle antiallieve. Sarà anche l’occasione per sottolineare l’importanza dell’esercizio fisico nella prevenzione oncologica.

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:comunicato stampa Informaconfede© 2021 sanihelp.it. All rights reserved.

    VOTA:

    3.5 stars / 5 LEGGI TUTTO

  • in

    Diabete e vaccino anti-Covid, una scelta salvavita

    Diabete e Covid 19
    di Alberta MascherpaPubblicato il: 24-02-2021

    Sono una delle categorie più a rischio, confermano i dati. Ecco perché vaccinarsi per chi soffre di diabete è fondamentale.
    © istock

    Contenuti correlati

    Sanihelp.it – Il Covid è un nemico pericoloso, per le persone con diabete loè ancora di più. Per questo la Società Italiana di Diabetologia, insieme all’Associazione Medici Diabetologi e alla Società Italiana di Endocrinologia, si sono fatte promotrici della richiesta di rendere prioritaria la vaccinazione anti-Covid per le persone con diabete.
    A ulteriore conferma di quanto il vaccino sia fondamentale per la popolazione diabetica, arrivano i risultati aggiornati dello studio Coronado, pubblicati oggi su Diabetologia dai professori Bertrand Cariou e Samy Hadjadj dell’Università di Nantes in Francia.
    I dati pubblicati a maggio evidenziavano che il 10% delle persone con diabete e Covid moriva entro la prima settimana di ricovero. Secondo la nuova analisi, effettuata su 2.796 partecipanti, arruolati presso 68 centri ospedalieri francesi, evidenzia che un paziente su 5, tra i diabetici ricoverati per Covid muore entro 28 giorni dal ricovero. Una glicemia elevata al momento del ricovero si associa infatti a un aumentato rischio di morte.
    «La pandemia di Covid» afferma il professor Agostino Consoli, presidente della Società Italiana di Diabetologia «continua a mietere vittime che sono certamente molto più numerose tra le persone già affette da altre patologie e tra queste vanno incluse quelle che soffrono di diabete».
    Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità il diabete mellito è presente nel 30% dei pazienti deceduti per Covid-19, una percentuale significativamente superiore rispetto alla prevalenza della malattia diabetica nella popolazione generale che in Italia interessa il 6,7 % tra uomini e donne.
    Recentissimi studi internazionali non fanno che confermare questo dato drammatico. Un lavoro inglese del dottor Andrew McGovern dell’Università di Exeter, appena pubblicato online su Diabetologia, dimostra che tra i soggetti affetti da Covid il rischio di morte in un individuo di 50 anni con diabete è pari al rischio di morte di un soggetto di 66 anni senza diabete. «Lo studio osservazionale francese Coronado conferma che 1 su 5 pazienti diabetici ricoverati per Covid va incontro al decesso durante le prime quattro settimane di ricovero» continua l’esperto.
    «Dati drammatici che sottolineano ancora volta quanto sia fondamentale ed irrinunciabile, per tutti, ma in particolare per le persone con il diabete, prevenire il contagio e proteggersi con il vaccino» commenta il dottor Consoli. 
    «Tutti i dati ad oggi disponibili dimostrano che anche nelle persone con diabete la vaccinazione anti-SARS Cov 2 è efficace e sicura» commenta l’esperto. «E’ quindi necessario che le persone affette da questa condizione si rendano conto di quanto sia fondamentale la protezione offerta dal vaccino e corrano a vaccinarsi appena questo sarà possibile nelle loro sedi. Questo sempre continuando a rispettare scrupolosamente nei comportamenti le norme di sicurezza generali necessarie per limitare la trasmissione del virus cioè l’uso della mascherina e il distanziamento sociale».

    FONTE – CONFLITTO DI INTERESSI:Società Italiana Diabetologia© 2021 sanihelp.it. All rights reserved.

    VOTA:

    3.5 stars / 5 LEGGI TUTTO